Sino alla riforma ottocentesca del typikon della Grande Chiesa, per ogni categoria di fedeli: uomini, donne, bambini, bambine, monaci, sacerdoti, vescovi, regnanti, i libri liturgici prevedevano riti funebri propri. La riforma abolì tali differenze.
Anche la Chiesa Cattolica non prevede differenziazioni. Il testo dell'ufficio delle esequie è riportato dall'Euchologhion to mega pubblicato a Roma nel 1873 e mai ristampato.
Il rituale non prevede in occasione dei funerali la celebrazione della Divina Liturgia, ma una akoloutia articolata.
Questa si svolge in tre fasi in tre luoghi diversi.
Ha inizio in casa del defunto, dove il sacerdote recita alcune preghiere; è il medesimo rito che poi verrà utilizzato per le commemorazioni periodiche.
Il corteo funebre accompagna la salma alla chiesa al canto del trisaghion.
La cerimonia in chiesa ha inizio con il canto di specifici versetti del salmo 118 (119); seguono gli elovghitaria: brevi inni intercalati dal versetto “Εὐλογητὸς εἶ, Κύριε, δίδαξόν με τὰ δικαιώματά σου” – “Benedetto sei tu, Signore: insegnami i tuoi decreti” e altri inni (idiomela). Se vi è l’uso si cantano i makarismi (beatitudini) altrimenti si passa alla lettura dell’epistola -Tessalonicesi (4,13-17) -preceduta, come di consueto, dal canto da parte del lettore del prokimenon - un versetto tratto spesso dai salmi- La bellezza di questo specifico prokimenon ha fatto sì che spesso venga intonato invece dai celebranti e quindi ripreso da tutti i presenti: “Μακαρία ἡ ὁδός, ἢ πορεύει σήμερον, ὅτι ἡτοιμάσθη σοὶ τόπος ἀναπαύσεως.” – “Beata è la via in cui oggi cammini, poiché è preparato per te un luogo di riposo eterno.”
Il Vangelo quindi letto è quello secondo Giovanni. (5, 24-30).
Segue una breve litania diaconale e quella che possiamo considerare la preghiera funebre del rito bizantino per eccellenza: “Dio degli spiriti e di ogni carne che, calpestata la morte hai sopraffatto il demonio ed hai largito la vita al mondo, Tu, o Signore concedi il riposo anche all'anima del defunto tuo servo N. e ponilo nel luogo della luce, della letizia, del refrigerio, dove non vi è dolore né affanno né gemito. Condona a lui ogni peccato commesso in parole, in opere, in pensiero, quale Dio clemente ed amante degli uomini; poiché non vi è persona che viva e non pecchi. Tu solo infatti, o Signore, sei senza peccato: la tua giustizia è in eterno e la tua parola è verità. “
Il ben noto canto: “Αἰωνία σου ἡ μνήμη, ἀξιομακάριστε καὶ ἀείμνηστε ἀδελφέ ἡμῶν.” – “Eterna la tua memoria, fratello nostro indimenticabile e degno della beatitudine” precede l’estremo saluto al defunto. Secondo la tradizione l’intera cerimonia ha avuto luogo a bara aperta e i presenti, raccogliendo l’invito del coro: ”Venite, fratelli, a dare l’ultimo saluto al defunto, ringraziando Dio. Egli, infatti, si è separato dai suoi parenti e va verso il sepolcro e non si preoccupa più delle vanità e del corpo pieno di sofferenza. Dove sono ora i parenti e gli amici? Ora che ci separiamo da lui preghiamo perché il Signore gli conceda il riposo eterno” sfilano per dare l’ultimo bacio al defunto
La terza fase del rito ha luogo al cimitero, dove il sacerdote versa del vino e una manciata di terra sulla salma.
Una forma particolare del rito è prevista per l’eventuale celebrazione durante la Settimana Luminosa o del Rinnovamento: quella che segue la Pasqua.
Anche i fanciulli al disotto dei sette anni hanno una propria officiatura.
Poiché non sono riuscito a trovare l’Euchologhion to mega, per la realizzazione dei miei opuscoli ho fatto ricorso a testi ortodossi greci e ciprioti ampiamente presenti su internet.
ΑΚΟΛΟΥΘΙΑ ΝΕΚΡΩΣΙΜΩΣ - UFFICIO DELLE ESEQUIE
ΑΚΟΛΟΥΘΙΑ ΝΕΚΡΩΣΙΜΟΣ ΚΑΤΑ ΤΗΝ ΔΙΑΚΑΙΝΗΣΙΜΟΝ ΕΒΔΟΜΑΔΑ - UFFICIO DELLE ESEQUIE NELLA SETTIMANA DEL RINNOVAMENTO
ΑΚΟΛΟΥΘΙΑ ΝΕΚΡΩΣΙΜΩΣ ΕΙΣ ΝΗΠΙΑ - UFFICIO DELLE ESEQUIE DEI FANCIULLI
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I testi sono raggiungibili dalla pagina http://www.webalice.it/giovanni.fabr..._liturgici.htm