Per di più gli altri giorni hanno tutti formulari propri.
Ho notato una piccola stranezza nella nuova edizione del Messale riguardante la chiusura del prefazio di Pentecoste.
Nell'originale latino, detto prefazio si conclude alla stessa maniera dei cinque prefazi pasquali e dei due dell'Ascensione:
Quaprópter, profúsis paschálibus gáudiis,
totus in orbe terrárum mundus exsúltat.
Sed et supérnæ virtútes atque angélicæ potestátes
hymnum glóriæ tuæ cóncinunt, sine fine dicéntes:
Nell'edizione italiana del 1983 detto passaggio era tradotto in questo modo:
Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l'umanità esulta su tutta la terra,
e con l'assemblea degli angeli e dei santi
canta l'inno della tua gloria:
Questa invece è la traduzione della nuova edizione italiana per i cinque prefazi pasquali e i due dell'Ascensione:
Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l’umanità esulta su tutta la terra
e le schiere degli angeli e dei santi
cantano senza fine l’inno della tua gloria:
Il prefazio di Pentecoste invece si chiude curiosamente con una sorta di "mix" tra la vecchia e la nuova traduzione:
Per questo mistero,
nella pienezza della gioia pasquale,
l’umanità esulta su tutta la terra
e con l’assemblea degli angeli e dei santi
canta senza fine l’inno della tua gloria:
Dato che l'orignale latino non presenta alcuna variazione tra i summenzionati prefazi, sarebbe interessante capire la motivazione di questa discordanza nella traduzione. Forse un errore sfuggito in fase di revisione delle bozze?![]()
Genus humánum, in ténebris ámbulans,
ad fídei claritátem per mystérium incarnatiónis addúxit.
(Praefatio de Dominica IV in Quadragesima [A])
Al di là della stranezza in sè, trovo che ambo queste traduzioni banalizzino terribilmente quel bel verso latino...
A un anno di distanza dall'entrata in uso della terza edizione del Messale in italiano, Rivista di Pastorale Liturgica gli dedica una monografia scaricabile liberamente da qui (file pdf):
https://www.queriniana.it/files/Maga...ALE_1-2022.pdf
Si fa un primo bilancio della ricezione, con qualche proposta (non sempre condivisibile, almeno per me) e qualche spunto di riflessione.
Preparando il libretto della votiva a San Pio per sabato sera, mi sono accorto (eh si a due anni di distanza) che hanno tolto, tra i riti di introduzione, il saluto del celebrante che poteva dire: "Fratelli, eletti secondo la prescienza di Dio Padre mediante la santificazione dello Spirito per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue, grazia e pace in abbondanza a tutti voi".
Come mai è stata tolta? Era così significativa e volevo usarla per sabato (dato che si riprende questa celebrazione dopo il Covid e volevo scegliere i testi più solenni) ma nun se po'![]()
«Credo, Signore!»
Credo che sia stato tolto perché come stile era diverso dagli altri saluti e con quel "Fratelli" iniziale assomigliava troppo all'introduzione dell'atto penitenziale. Se non erro, però, il Messale ammette una certa libertà nelle frasi di saluto iniziale, ponendo come condizione preferenziale che siano tratte dalla Sacra Scrittura.
Direi quindi che potete usarla, trattandosi anche di un'occasione speciale (per me, il saluto migliore rimane sempre Il Signore (La pace) sia con voi, ma io sono un tipo di poche parole).
Ho controllato e nella terza edizione, sia in latino, sia in italiano, non c'è più questa rubrica che ammette un minimo adattamento del saluto (forse non era nemmeno nel Messale, ma in qualche altro libro liturgico).
Resto comunque dell'idea che si possa usare, almeno in qualche occasione straordinaria, come mi sembra questa Messa votiva in onore di san Pio.
Confermo: non v’era neanche nella II edizione.
Le rubriche a cui ti riferisci sono quelle del Benedizionale, dove per ogni rito è proposta una formula di saluto adatta e specifica, ma accompagnata dalle diciture:
Il ministro, se sacerdote o diacono*, saluta i presenti con le seguenti parole o altre adatte, tratte di preferenza dalla Sacra Scrittura:
[Formula di saluto proposta].
R. E con il tuo spirito.
o in un altro modo adatto.
* Oppure è scritto «Il sacerdote saluta…», se la benedizione è a lui riservata.
Scusa, ma perché si dovrebbe poter usare? Se il rito non lo prevede più…
«Genus humánum, in ténebris ámbulans,
ad fídei claritátem per mystérium incarnatiónis addúxit».
In effetti il "vel similibus verbis" (che pure appare così spesso nel Messale di Paolo VI) non c'è neanche nelle edizioni tipiche latine, in tutte le quali le formule di saluto sono sempre e solo tre (Gratia Domini nostri Iesu Christi..., Gratia vobis et pax,... Dominus vobiscum/Pax vobis.) . Le altre come noto sono aggiunte della CEI. Per fare un raffronto, nella versione americana della USCCB non ci sono saluti aggiuntivi, come non ci sono alternative scritte per il Kyrie tropato (nel quale tuttavia c'è comunque libertà di cambiarle). [Ci si potrebbe chiedere perché tutte queste variazioni da una versione all'altra, fatti salvi gli "adattamenti" regionali, ma non mi dilungo]
Te lo dico io perché la CEI non ha mantenuto quell'alternativa: esperienza personale di tanti anni fa in una parrocchia italiana, a una messa domenicale con diverse decine di persone.
Sacerdote: Fratelli, eletti ... a tutti voi.
(qualche secondo di silenzio)
Sacerdote: E con...?
La perpetua del sacerdote: ...il tuo spirito!
Sacerdote: Eh... ci sono diverse formule a scelta...
Probabilmente, per abitudine, il fedele di lingua italiana si aspetta di sentire "...sia con voi" o "...sia con tutti voi" per rispondere "E con il tuo spirito". (Un po' il motivo per cui hanno messo "Per Cristo Signore nostro" nei prefazi: perché per abitudine "per Cristo nostro Signore" sollecita automaticamente "Amen"). Nelle altre lingue, in particolare in latino, non è/non deve essere necessariamente così. Ma molte formule sono una questione d'abitudine (ragion per cui, per fare un altro esempio, l'atto penitenziale con il "Miserere nostri Domine quia peccavimus tibi" è usato così poco).
Et dabo vobis cor novum, et spiritum novum ponam in medio vestri.