Rinnovamento nello Spirito:
cenacolo aperto sul mondo
Il presidente nazionale Salvatore Martinez commenta il nuovo statuto approvato
dalla Cei: «Sempre più vicini alla vita delle comunità locali»
Di Matteo Liut
U</I></B>n cammino di fede arricchito e guidato dai doni dello Spirito Santo, una presenza sempre più decisa nella vita delle Chiese locali, un'organizzazione attenta nel dare un volto attuale all'intero movimento. È questo il profilo che emerge dal nuovo statuto del Rinnovamento nello Spirito Santo, approvato nei giorni scorsi dal Consiglio episcopale permanente della Cei. Un passo che arriva a 40 anni dalla nascita e a 12 anni dall'approvazione del primo statuto e che, come sottolineato nella lettera inviata al Movimento dal vescovo Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, spinge il Rinnovamento «ad adempiere quel ruolo esemplare all'interno delle molteplici esperienze del Movimento carismatico cattolico, che ne ha motivato il peculiare riconoscimento da parte dell'Episcopato italiano». E un grazie particolare per «la paternità, l'attenzione dimostrata e l'accompagnato in questi anni da parte dei vescovi italiani» giunge da Salvatore Martinez, finora coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito e da poco eletto presidente dello stesso.
Salvatore Martinez quali sono le novità di questo statuto?</I>
«Innanzitutto va sottolineato che non si tratta di un documento redatto ex novo ma del precedente statuto rivisto e ampliato, esattamente come succede per la vita di fede che è chiamata continuamente a rispondere a ciò che lo Spirito richiede. Di certo lo statuto approvato nei giorni scorsi è l'espressione di una più vasta visione ecclesiale e della volontà di essere sempre più parte attiva all'interno della vita della Chiesa, senza dimenticare le specificità di un movimento carismatico».
Come si traduce questa scelta?</I>
«In primo luogo nell'esplicitare che l'adesione al Rinnovamento non è una generica esperienza spirituale ma la chiara scelta di un cammino di fede. Una particolare sottolineatura va al livello diocesano in quanto dimensione all'interno della quale si articola e trova espressione la vita del movimento. Infine la scelta di dare una nuova articolazione agli organi nazionali di servizio in modo da rispondere all'esigenza di una cresciuta corresponsabilità e di una maggiore complessità».
Come si è arrivati a questi risultati?</I>
«Direi che è stata la maturazione che è avvenuta all'interno di un lungo percorso. Soprattutto nel segno di una profonda autoconsapevolezza che è andata consolidandosi nel tempo. Di fondo c'è la volontà di lasciare i nostri cenacoli aperti in un movimento di scambio con la vita della Chiesa e con l'esterno, il mondo di oggi».
Come si articola oggi il rapporto tra un movimento carismatico e la gerarchia?</I>
«Ripensando e rivivendo in continuazione il binomio tra carisma e istituzione che trovano nel concetto di "popolo di Dio" la loro massima sintesi. Un concetto ampiamente rilanciato dal Concilio Vaticano II e dall'ecclesiologia che ne è sgorgata. Oggi del resto, il Rinnovamento nello Spirito non si coglie di certo come esterno alla Chiesa, anzi, si pone al cuore della comunità cristiana e dall'interno rivolge la propria "contestazione" al mondo, troppo spesso lontano dalla logica della Pentecoste e dalla vita caratterizzata dai doni dello Spirito. Questo non aggiunge nulla a ciò che la Chiesa vive già, ne sottolinea, invece, una dimensione fondante».
Quali sono i momenti caratterizzanti la vita del Movimento?</I>
«Va detto che l'adesione non si manifesta attraverso un tesserino. Esperienza "generante", infatti, è la preghiera per l'effusione dello Spirito che non è caratterizzata tanto da un momento rituale, quanto dal continuo impegno a mostrare in maniera attiva con la propria vita il risveglio che nasce dai doni dello Spirito. L'attività del Movimento, poi, trova una speciale espressione nella diffusione della "cultura della Pentecoste", un mandato che costituisce in maniera particolare il lascito al Rinnovamento da parte di Giovanni Paolo II. L'attività del movimento carismatico, infatti, non si ferma alla vita di preghiera ma si sforza continuamente di far conoscere lo Spirito Santo e di cercarne i segni nella cultura, nella società e nel mondo che ci circonda. Un'attività che, secondo anche l'indicazione del Convegno di Verona, si realizza attraverso la conoscenza e l'ascolto delle voci dei testimoni della fede».
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