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Per quanto riguarda infine l'uso della mitra c'è da notare una particolarità propria del rito ambrosiano: quando l'arcivescovo o un vescovo presiede una processione eucaristica all'aperto, fuori da un edificio sacro, reca l'ostensorio tenendo in capo la mitra. Circa l'origine di questa usanza c'è da registrare la polemica fra Angelo Fumagalli e Pietro Mazzucchelli. Il primo, nella
Dissertazione 25 del suo
Saggio storico-critico sopra il rito ambrosiano ritiene che sia stato l'arcivescovo Giovanni Visconti ad introdurre tale uso in occasione della processione del
Corpus Domini del 1335 o 1336, quando era ancora vescovo di Novara e solo "Ecclesiae Mediolanensis conservator": secondo il Fumagalli, l'uso di tenere la mitra durante la processione eucaristica sarebbe stato indotto in Giovanni Visconti dal fatto che era cosa normale per un vescovo comparire mitrato, durante la altre processioni; in seguito la cosa divenne un dato costante nella prassi rituale ambrosiana, ma questo non toglie, afferma il Fumagalli, che ci si possa legittimamente chiedere se tale prassi sia conveniente e rispettosa.
A dire il vero il documento che per la prima volta ci testimonia quest'uso e che ci descrive la processione eucaristica del 1335-1336, ha qualche particolare che merita attenzione: si tratta dell'
Opusculum de rebus gestis Azonis Vicecomitis di Galvano Fiamma, secondo il quale non Giovanni Visconti, definito ancora come "episcopus Novarensis", ma un altro vescovo presiedette la processione dalla cattedrale in S. Ambrogio; senonché, come testualmente dice Galvano Fiamma, "cum Corpus Christi appropinquaret monasterio Sancti Ambrosii, tunc episcopus Novarensis in pontificalibus
cum mitra episcopali Corpus Christi de manu alterius episcopi substulit ed usque ad altare sancti Ambrosii portavit". Il testo non dice che il vescovo che presiedette la processione portasse la mitra, mentre afferma ciò di Giovanni Visconti che recò il ss. Sacramento fino all'altare di S. Ambrogio, contrariamente dunque alla prassi ambrosiana successiva secondo la quale il vescovo reca l'ostensorio senza mitra quando è all'interno di un luogo di culto. La testimonianza di Galvano Fiamma risulta insomma troppo generica ed imprecisa per essere considerata risolutiva circa l'origine di tale usanza.
Essa invece, secondo il Mazzucchelli, va cercata in tutt'altra direzione: rispondendo al Fumagalli, l'allora prefetto dell'Ambrosiana riuscì a selezionare un'ampia documentazione che comprova l'uso da parte del papa di recare processionalmente il ss. Sacramento con la mitra in capo. In realtà non si tratterebbe neppure di un rito particolare del cerimoniale papale, perché questo doveva in effetti essere l'uso universale, come dimostrano anche alcune prove iconografiche dalla quali risulta chiaramente che il vescovo, e non solo il papa, presiedendo la processione del Corpus Domini tiene la mitra in capo. L'esempio più evidente è una miniatura di Attavante degli Attavanti (1452-1525 c.), nel graduale della Biblioteca Laurenziana di Firenze (cor. 4, f. 7v), che riproduce una solenne processione del
Corpus Domini ambientata in un quartiere fiorentino: il vescovo compare, sotto il baldacchino, in mitra, ed oltre tutto reca l'eucaristia in un ostensorio a forma di tempietto (secondo quella foggia che verrà poi denominata tipica dell'ostensorio ambrosiano) ed è rivestito di piviale rosso. Non solo dunque l'uso della mitra, ma anche gli altri due particolari coincidono con quelle che verranno poi indicate come specificità cerimoniali del rito ambrosiano.
Furono alcuni pontefici (fra i quali il Mazzucchelli ricorda Leone X, Pio V e Benedetto XIII) che, come segno di umiltà e di devozione, vollero occasionalmente recare l'ostensorio, durante le processioni, senza mitra, uso questo che divenne poi normale nel cerimoniale romano.
Si può quindi concludere affermando che, anche per questo particolare rituale (l'uso della mitra per recare processionalmente l'eucaristia), come, ad esempio, per la forma del cosiddetto "ostensorio ambrosiano" e fors'anche per l'uso del colore rosso nelle funzioni eucaristiche, quello che era l'uso comune ed universale, quando, per vari motivi, fu mutato dalla Chiesa romana, si conservò solo nella Chiesa milanese, con l'esito che divenne facile ed ovvio a quel punto considerare tutto ciò una peculiarità ambrosiana.