I libri liturgici - Euchologhion e Aghiasmatarion - riportano l'akoloutia per amministrare il sacramento della Confessione: ΑΚΟΛΟΥΘΙΑ ΤΩΝ ΕΞΟΜΟΛΟΓΟΥΜΕΝΩΝ.
Si tratta infatti di un vero e proprio rito di una certa complessità. Si apre con il consueto preambolo: Trisaghion, "Santissima Trinità...", "Padre nostro..." con la consueta ekfonesis: "Poiché tuoi sono il regno..." 12 "Signore, pietà", Gloria... , il triplice "Venite, adoriamo..." che costituiscono l'apertura di tutte officiature. Segue la recita del salmo 50, seguito da tre tropari e di nuovo da 40 "Signore, pietà" e una prima preghiera:"Dio, Salvatore nostro, che per mezzo del tuo profeta Natan a Davide pentito dei suoi peccati...". Solo a questo punto ha luogo la vera e propria accusa dei peccati da parte del penitente.
Al termine di questa, dopo un'ulteriore preghiera, il sacerdote recita le 4 preghiere di assoluzione, l'ultima delle quali è definita συνοπτική (riepilogativa). Una breve ektenia sacerdotale ed il congedo concludono il rito.
Come si vede non è cosa di tutti i giorni, probabilmente è stata concepita per l'uso all'interno di una comunità, in cui, ferma restando l'accusa personale e segreta dei peccati, il resto costituisce una cornice d'inquadramento comune per più penitenti. L'Euchologhion to mega, riporta all'inizio addirittura una lunga ektenia diaconale.
L'Aghiasmatarion - non l'Euchologhion - riporta però una seconda forma del rito definita breve; in questa Trisaghion e Padre nostro diventano opzionali, il salmo è omesso, e dopo i tre tropari e l'accusa dei peccati, il sacerdote recita soltanto 2 preghiere di assoluzione.
Una nota nell'Aghismatarion specifica che nel caso in cui il penitente versi in pericolo di vita, il sacerdote recita solo la preghiera riepilogativa.