Come si spiegano i passaggi sulla sottomissione delle mogli nelle lettere di San Pietro e San Paolo?
Come si spiegano i passaggi sulla sottomissione delle mogli nelle lettere di San Pietro e San Paolo?
Mi accusano di essere preconciliare ma mi consolo pensando che anche Gesù lo era
Carissimo, diciamo che è più un tema da Sacra Scrittura, ma comunque provo ad articolare un pensiero.
Intanto, spieghiamo la Scrittura con il contesto proprio: la sottomissione della donna è sempre associata a qualche caratteristica dell'uomo, che è chiamato nel contempo ad amare come Cristo, fino alla croce, e ad essere sottomesso a Lui. Quindi non è solo la questione dell'uomo dominante ad essere messa in gioco, ma la sottomissione al Capo che è Cristo, nella quale l'uomo è chiamato a donarsi come Cristo; a questo sacrificio dell'uomo la donna è sottomessa, ma non è schiava: si tratta comunque di rapporto sponsale (almeno in Paolo), e in analogia al rapporto sponsale di Cristo con la Chiesa, che è generata da lui (e in analogia alla generazione "carnale" di Eva da Adamo) la donna è sottomessa all'uomo solo in virtù del fatto che si dona tutto per lei, come Cristo si dona alla Chiesa continuamente, unicamente, totalmente. Questo è il contesto.
Poi, c'è anche il contesto storico, che volutamente ho messo in secondo piano. Proprio Paolo, che esprime "non c'è più nè uomo nè donna" era cosciente che qualcosa era cambiato: però la cultura dell'epoca, senza scandali, ancora accettava, professava che la donna dovesse essere sottomessa allo sposo che era chiamato a mantenerla e a rispettarla.
La vera sottomissione, poi, nel mio pensiero, si da solo a chi ti sa rispettare totalmente, guardandoti non con superiorità ma con lealtà.
Crediamo in un solo Dio, non in un Dio solo!
Come ha giustamente detto SantoSubito, il passo della sottomissione della donna, va letto alla luce dell'affermazione inerente l'amore di Cristo per la Chiesa. Partendo da lì, tutto assume un significato profondamente diverso, perché il rapporto fra Cristo e la Chiesa è un rapporto in cui lo Sposo si dona totalmente, fino alla morte, per dare la vita alla sua Sposa. Lo Sposo non è, quindi, padrone della Sposa, ma è una cosa sola con lei, perché entrambi vivono dal suo sangue, sono una cosa sola (è la stessa cosa che, fra l'altro dice Adamo: essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa; e sempre la Genesi dice: i due saranno una sola carne).
Parliamo, quindi, di un rapporto in cui i due sono la stessa cosa, nessuno dei due è superiore, nessuno è inferiore, non sono neanche "pari", sono la stessa cosa. Questo è più della parità dei sessi, la Sacra Scrittura va oltre ciò che oggi viene definito "novità", in una dimensione che ancora è sconosciuta alle rivendicazioni laiche.
Il fatto che in alcuni passi si sottolineino alcuni aspetti (in questo caso il modo in cui la donna deve donare se stessa nel matrimonio) è da inserire nella storicità di quel messaggio. Infatti le lettere di Paolo sono rivolte a precise comunità di un periodo storico preciso, per cui è necessario calcare la mano su una cosa piuttosto che su un'altra. Lo stesso messaggio ha, poi, un valore universale, ma questa universalità la possiede non nella singola frase, ma nell'intero messaggio della Salvezza (Scrittura, Traditio, Magistero), sempre letto sub luce Evangelii.
vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.