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Discussione: La Chiesa Cattolica e i cattolici in Sudan e Sudan del Sud.

  1. #1
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    La Chiesa Cattolica e i cattolici in Sudan e Sudan del Sud.

    Discussione dedicata alla Chiesa Cattolica e ai cattolici in Sudan e Sudan del Sud.


    Vista la scomparsa del thread generale sulla Chiesa in Africa, apro questa discussione nella quale possiamo discutere della situazione dei cattolici e in generale della Chiesa Cattolica nei suddetti Paesi.
    «Ego sum resurrectio et vita.
    Qui credit in me, etsi mortuus fuerit, vivet»
    (Io. 11, 25).



  2. #2
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  3. #3
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  4. #4
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    Agguato e ferimento di Mons. Carlassare

    Il vescovo Eletto di Rumbek è stato sorpreso in un agguato e ferito con armi da fuoco.

    https://www.ansa.it/sito/notizie/top...025744e39.html

    https://telegra.ph/Sud-Sudanagguato-...onario-04-26-3

  5. #5
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    Durissimo colpo alla Chiesa
    Sud Sudan: Agguato al vescovo Carlassare

    A quasi due mesi dalla sua nomina a vescovo di Rumbek, Monsignor Christian Carlassare, missionario comboniano, é stato colpito nella notte da colpi di arma da fuoco. Sarà trasportato a breve per le cure a Nairobi. Rassicurando tutti padre Christian, da vero pastore, chiede di pregare e di occuparsi soprattutto della sua gente

    26 Aprile 2021 09:30Filippo Ivardi Ganapini


    Questa mattina nelle primissime ore del giorno, trenta minuti dopo la mezzanotte due persone armate e ancora sconosciute, hanno fatto irruzione nella casa di Monsignor Christian Carlassare, missionario comboniano e nuovo vescovo di Rumbek in Sud Sudan, e gli hanno sparato alle gambe. Padre Christian è fuori pericolo e i medici del Cuamm si stanno prendendo cura di lui nell’ospedale di Rumbek ma il vescovo ha perso molto sangue e verrà presto trasferito nella capitale Juba e poi a Nairobi dove sarà sottoposto a una trasfusione. Cosciente e sofferente padre Christian ha telefonato direttamente la famiglia per informarla e ha detto al responsabile dei Missionari Comboniani in Italia: “pregate non tanto per me ma per la gente di Rumbek che soffre più di me”. Parole di un vero pastore che dà la vita per le pecore come ricordava il Vangelo di ieri. I fedeli di Rumbek, Diocesi a maggioranza dinka, una delle etnie più numerose nel paese, avevano accolto nella gioia padre Christian con un rito di benvenuto lo scorso 16 aprile. Papa Francesco l’ha infatti nominato vescovo l’8 marzo e padre Christian è diventato, a 43 anni, il vescovo più giovane del mondo della giovanissima Diocesi di Rumbek, nata solo nel 1975 e guidata, prima di lui, anche dal “padre del popolo” Cesare Mazzolari, missionario comboniano morto nel luglio del 2011, una settimana dopo la dichiarazione dell’indipendenza del Sud Sudan.
    Ma probabilmente a qualcuno non andava giù che un giovane venuto da lontano e che avesse lavorato per quindici anni con l’altro gruppo etnico preponderante nel paese, i Nuer, fosse stato scelto proprio per guidare la Diocesi di Rumbek. Ora si attende una grande risposta popolare nonviolenta dei fedeli nel segno dell’autenticità del Vangelo e dell’unità della Chiesa, a dimostrazione del sostegno e dell’affetto verso il loro pastore con l’ ”odore delle pecore” come lo vuole papa Francesco.
    Poche settimane fa padre Christian aveva dichiarato a Nigrizia il suo sogno: “Sogno che i giovani del Sud Sudan possano realizzare i loro sogni, che non siano costretti a darsi alle armi o a lasciare il paese, che possano studiare e trovare un lavoro che costruisca il futuro e dia stabilità al paese. Sogno che le giovani ragazze del Sud Sudan possano emanciparsi e non essere totalmente dipendenti dai loro capi famiglia e che possano fare le proprie scelte in libertà”
    Vedendo le tue foto all’ospedale con la maglietta macchiata di sangue, carissimo Christian, questa mattina ho ricordato quelle di Lele Ramin, martire comboniano in Brasile il 24 luglio del 1985. Tu sei vivo e lo sarai sempre e come diceva Lele: “il seminatore getta il seme e non torna indietro”. Che queste parole di Lele diano forza a te, alla tua famiglia, al tuo popolo e a noi tuoi fratelli. Noi di Nigrizia siamo con te, sicuri che quella vita che già hai dato per il Sud Sudan continuerai a spenderla sempre per e con gli ultimi del mondo come hanno fatto Gesù di Nazaret e i profeti a te cari: Daniele Comboni, Oscar Romero e Charles De Foucauld.




  6. #6

  7. #7
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    Sud Sudan, dodici arrestati per l’agguato al vescovo Carlassare: ci sono anche tre preti della diocesi

  8. #8
    CierRino
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    Primi arresti dopo l'agguato al vescovo di Rumbek
    Sud Sudan: il volto feroce della Chiesa

    Tra i fermati alcuni preti e laici in posizioni preminenti nella diocesi. Dopo l'agguato a Monsignor Christian Carlassare si comincia a parlare anche dei presunti mandanti. Intanto la voce del pastore oltrepassa odio e rivalità, con il cuore rivolto al suo popolo
    27 Aprile 2021 16:48Filippo Ivardi Ganapini


    Dodici persone sono state arrestate ieri mattina a Rumbek, in Sud Sudan, accusate di essere coinvolte nell’agguato al vescovo Christian Carlassare. Lo ha riferito l’agenzia d’informazione ACI Africa. Tre di loro, tra cui spicca il nome del coordinatore diocesano John Mathiang, sono preti della diocesi di Rumbek mentre gli altri sono laici con diverse responsabilità a livello della Chiesa locale.
    Certo, la magistratura farà le sue indagini e speriamo si arrivi a un regolare processo, ma la notizia è comunque terrificante agli occhi di chi cerca protezione dalla comunità dei discepoli di Gesù di Nazaret e trova connivenza con crimini e complicità in interessi economici, corruzione e metodi mafiosi.
    La Chiesa sudsudanese ne esce distrutta ed è seriamente invitata, insieme alla Chiesa universale, a una seria riflessione su quanto è successo e su infiltrazioni di questo tipo fin nelle sue radici.
    «Le cose erano chiare da subito – conferma una fonte sicura che manteniamo anonima per sicurezza – ma ora sono evidenti e possiamo dire con certezza che la responsabilità è di una porzione di Chiesa dinka (l’etnia del presidente Salva Kiir), che chiamo “clan”, all’interno delle autorità ecclesiali locali. John Mathiang è solo una pedina di questo clan. Il vero mandante è più lontano ancora ed è collettivo. Si tratta di una frazione della comunità ecclesiale di origine dinka che vuole avere il suo peso nella Chiesa e nel paese, per mettere mano sulle sue ricchezze».
    ACI Africa rivela che gli arresti sono stati possibili grazie al ritrovamento del telefonino che sarebbe caduto ad uno dei due assalitori durante l’agguato e che padre Christian, colpito alle gambe, avrebbe involontariamente nascosto cadendovi sopra. Dai tabulati sarebbe così stato possibile per le autorità che investigano sulla vicenda, risalire ai responsabili.
    Ma l’operazione tempestiva della polizia locale è realmente stata possibile soltanto grazie al comunicato del presidente Salva Kiir che ieri, in un’apposita nota, chiedeva investigazioni rapide dopo l’accaduto.
    «Quello del presidente è stato un segnale preciso – conferma la nostra fonte – che si doveva agire perché si erano oltrepassati i limiti. Lui, che si definisce cattolico, sognava da tempo un vescovo dinka ma con questa vicenda a livello internazionale il Sud Sudan ne esce distrutto e stavolta Salva Kiir non può permetterselo. Con quella nota ha dato il via libera alle ricerche e ha segnato un punto di svolta. Lo stesso Mathiang è un caro amico del presidente ma ora qualcosa si è rotto».
    E ora cosa succederà? «Spero si voglia fare davvero verità fino in fondo – conclude la nostra fonte – e che non si voglia cercare un capro espiatorio in un laico o in un prete. Si deve davvero voltare pagina e riconoscere che la responsabilità è collettiva, è di un clan molto preciso! Ma, a onore del vero e al di là di responsabilità penali, dobbiamo anche dire che ci sono gravi segni di inefficienza a livello di autorità ecclesiali in Roma perché si è lasciata una diocesi complessa e con grandi strutture e progetti da gestire, per oltre 8 anni nelle mani di un giovane prete con solo cinque anni di esperienza dall’ordinazione. Si sapeva che il successore di padre Cesare Mazzolari, morto nel luglio del 2011, avrebbe dovuto prendere su di sé una grande croce in una situazione esplosiva».
    Così quella croce è toccata a padre Christian Carlassare che dall’ospedale conferma a Nigrizia la sua sofferenza per il popolo e la sua richiesta di preghiere per la sua gente semplice che lo ha accolto con grande gioia ed entusiasmo al suo arrivo a Rumbek. La stessa che quando ha preso l’aereo per Juba gli ha gridato: “Torna Padre, se devi morire moriremo insieme!”

  9. #9
    CierRino L'avatar di S.Stefano
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    Ero certo che sarei stato ucciso!

    https://www.corriere.it/esteri/21_ap...e681b819.shtml
    Andate in tutto il mondo ad annunziare il Vangelo.

  10. #10
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    Sud Sudan: mons. Carlassare al Sir, “tornerò a Rumbek a fatti chiariti e in sicurezza”. Rimandata cerimonia ordinazione in diocesi:
    https://www.agensir.it/quotidiano/20...ne-in-diocesi/
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