Arthur Roche: La promozione della liturgia tradizionale è stata limitata, ma ciò non rappresenta una discriminazione
In un'intervista al quotidiano National Catholic Register, l'Arcivescovo Arthur Roche, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha dichiarato: "ciò che è importante ora è rendersi conto che il Santo Padre ha parlato." Ha affermato, inoltre, che "Le possibilità liturgiche ci sono; la sfida è andare avanti senza leccarsi le ferite quando non c'è alcun ferito".
Nelle sue risposte, l'Arcivescovo Roche ha respinto le accuse secondo cui le restrizioni non sono state attuate in modo sinodale, affermando che sinodalità significa "camminare insieme, che è lo scopo preciso del Motu Proprio, che esprime la direzione in cui la Chiesa deve camminare".
"Vorrei chiarire una questione importante. La liturgia non è mai semplicemente una questione di gusti o preferenze personali. È la lex orandi della Chiesa, che in fedeltà alla tradizione ricevuta dai tempi apostolici, è determinata dalla Chiesa e non dai singoli membri. Il Messale Romano dei santi Papi, Paolo VI e Giovanni Paolo II, è testimone di una fede inalterata e di una tradizione ininterrotta e viva. [...] La promozione di queste liturgie è diventata problematica rispetto a quanto aveva decretato il Concilio, che è la più alta forma di legislazione nella Chiesa cattolica. [...] C'è un solo rito romano, gli altri non sono riti, ma consuetudini — adattamenti o inculturazione del Rito Romano, che per motivi specifici hanno ricevuto l'approvazione della Sede Apostolica."
Articolo completo: https://www.ncregister.com/interview...s-are-in-place