Nella lettera di "presentazione" al Motu Proprio, che il Papa invia ai vescovi sono esplicitati i motivi, che sono davvero sotto gli occhi di tutti e che alcuni cercano di negare nonostante l'evidenza.
Una lettera molto severa quella del Papa, ma anche chiara e, soprattutto, ispirata dalla sollecitudine paterna del Romano Pontefice e dalla consapevolezza che l'esperimento di Benedetto XVI non ha prodotto i risultati sperati, anzi ha creato ulteriori divisioni.
Interessante anche il riferimento alla "creatività" liturgica di certi sacerdoti. Era ora che si procedesse a un riordino di una situazione che negli ultimi tempi era davvero abbandonata a se stessa.
vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Mi accusano di essere preconciliare ma mi consolo pensando che anche Gesù lo era
Del resto questo era uno degli obiettivi del Conclave (anche se non certamente uno dei principali), quindi direi che è arrivato fin troppo tardi rispetto a quello che ci si poteva aspettare.
Purtroppo quello che succederà è che gli abusi della "forma ordinaria" (da oggi di nuovo unica forma) dove c'erano continueranno come prima e saranno tollerati e la forma straordinaria diventerà abusiva oltre che illecita. E' infatti ovvio che praticamente nessuno che in questi anni ha seguito assiduamente la forma straordinaria di punto in bianco cambierà idea, ed è altrettanto ovvio che ci saranno ben poche concessioni da parte dei vescovi, dato che la richiesta di abolire di fatto la forma straordinaria è partita soprattutto da loro.
In definitiva non vedo come questa scelta possa favorire in qualche modo l'unità dato che allontanerà (probabilmente in molti casi definitivamente) chi vuole continuare a seguire la fu forma straordinaria. A meno che l'idea di unità che sottende a questo motu proprio sia esclusiva e non inclusiva, cosa che purtroppo non escludo affatto.
Condivido in pieno. Se venisse usata tanta sollecitudine anche verso gli abusi della forma ordinaria, ci sarebbe sicuramente molta più unità nella Chiesa. Sono sicuro che molti di coloro che sono molto attratti dalla (ex) forma straordinaria vogliono fuggire dagli abusi della forma ordinaria e cercare quella sacralità e spiritualità che ormai è raro trovare nelle celebrazioni ordinarie.
Se poi tra coloro che seguono la (ex) forma straordinaria ci sono veramente degli scismatici, che vengano individuati e perseguiti secondo le regole del diritto canonico, ma fare di tutta un'erba un fascio avrà solo l'effetto di ampliare la divisione.
Ma se l'intento è esclusivo e non inclusivo allora tutto si spiega...
Attirare non significa aiutare, il Papa lo ha spiegato benissimo nella lettera di "presentazione", non sono i numeri ma la qualità che conta. Puoi anche avere 10.000 seminaristi ma se hanno il cervello impapocchiato è come non averne neanche uno. Questo, ovviamente, vale per qualunque idea liturgica, per qualunque rito e per qualunque cultura.
Le motivazioni espresse nella lettera sono chiarissime e sono cose che stanno sotto gli occhi di tutti, basterebbe solo leggere gli interventi su questa sezione del forum.
Ovviamente la notizia è spiacevole per vari motivi, ma se si è arrivati a una decisione così drastica la colpa non è certo del Papa, ma di chi ha usato le aperture di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI per fomentare divisione e anticonciliarismo.
vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.
Se S.S. il Santo Padre Papa Francesco, Pontefice felicemente regnante, ha preso questa decisione, bisogna tributarle tutta l'obbedienza, l'ossequio ed il rispetto dovuti: Roma locuta, causa finita.
Però, quando, nei mesi scorsi, cominciò a circolare la notizia, qualcuno, non tutti, iniziò ad aggredire con ferocia e odio chiunque accennasse all'ipotesi di una riforma del Summorum Pontificum, con inverosimili accuse di complottismo, lefevrismo, sedevacantismo, antipapafrancesco-ismo.
Spero che costoro, e se serve riprendo i loro post uno per uno e li ripubblico, stiano zitti per un bel po'.
Alcune considerazioni, leggendo il Motu Proprio:
1. Intanto, non è stato vietato nulla di ciò che già esiste. É chiesto "semplicemente" un atto di unità ecclesiale, nel senso che chi partecipa a questa forma di celebrazione non deve farlo per dispregio al Concilio, al Messale Romano "di Paolo VI e Giovanni Paolo II" (che ormai è l'unico ordinario) e al Magistero. Penso sia una cosa semplice da fare. E invece, leggendo anche alcune tristezze, penso che il Papa non abbia tanto torto a dire che non c'è comunione ecclesiastica piena. Non è ex cathedra, ma è un pronunciamento sulla fede, perchè la Liturgia è fonte e culmine della vita della Chiesa. E non l'ha detto SantoSubito, ma il Concilio.
2. Si ribadisce che il Vescovo, se non l'avesse ancora capito dopo più di 50 anni dal Concilio, è il Liturgo della Diocesi: è lui che deve sovrintendere, gestire, regolare, insegnare, tutto ciò che riguarda la Liturgia. Qui si apre il capitolo di come oggi lo intendano, e alcuni lo intendono anche teatralmente. Me ne rendo conto. Però la verità è questa: ontologicamente il Vescovo presiede la Liturgia della Diocesi, e nel presiedere insegna, e se necessario bacchetta.
3. Basta chiedere una autorizzazione per continuare a celebrare, se ci sono motivazioni: quali fedeli si sentono già orfani? Quali congregazioni (riconosciute tanto che sono passate sotto la Congregazione per la vita consacrata e gli istituti di vita apostolica) potranno dire "che Papa cattivo, doveva stare ancora Benedetto"?
Mia considerazione a margine: guardate che, seppur in buona fede e soprattutto per ricucire uno scisma, ma è un tantinello pericoloso dire formule del tipo "due forme della stessa lex orandi"..
Crediamo in un solo Dio, non in un Dio solo!
In realtà non basta chiedere, ma bisogna ottenere. Sappiamo bene che molti vescovi vietavano anche quando il Summorum Pontificum era in vigore (e quindi non era nemmeno richiesta la loro autorizzazione) figuriamoci adesso. Del resto sono stati proprio i vescovi a chiedere insistentemente l'abolizione, non vedo perchè adesso dovrebbero autorizzare (ovviamente ci sono eccezioni ma come sappiamo molto minoritarie).