
Originariamente Scritto da
Abbas S:Flaviae
Il discorso, comunque, non cambia da parte di Dio. Il fatto stesso di pregarlo, quale che sia l'atteggiamento nei confronti della "riuscita", è già un atto di fede, certo incompleto quando accompagnato dalla sfiducia, ma, come dice sant'Agostino: "chi cerca Dio lo ha già trovato".
Un atteggiamento negativo nella preghiera, invece, è deleterio per noi stessi. Pregare con fiducia è già, di per sé, un atto di guarigione spirituale e, talvolta, anche fisica, non per nulla nel Vangelo più volte Gesù dice: "la tua fede ti ha salvato". Ponendo al cosa al contrario, quindi pregando senza fiducia, otterremo l'effetto inverso, ovvero una maggiore frustrazione e depressione spirituale, che non ci aiuterà di certo nella "guarigione".
Quando mi capita di avere dei confronti con atei incalliti, che neanche ascoltano la controparte, amo chiudere la discussione con questa considerazione:
qualunque sia la risposta sull'esistenza o meno di Dio, c'è un dato di fatto incontrovertibile, che rende la fede qualcosa di positivo e reale: io che credo guardo al mondo, al presente, al futuro con una prospettiva positiva, perché vedo nel mondo il Creato da custodire, nel presente il luogo in cui impegnarmi per costruire un Regno d'Amore e di Pace, nel futuro la promessa di una vita senza fine, e questo fa della mia vita qualcosa di utile, di bello e dà un senso a tutto, specialmente dona forza e speranza nei momenti di dolore e di sofferenza; l'ateo non ha questa prospettiva e, di conseguenza, la sua vita diventa fine a sé stessa, chiusa, negativa.
Chi ci guadagna di più sono certamente io.
La stessa cosa vale per l'atteggiamento nella preghiera, pregare con prospettiva positiva ci dona forza e speranza, che ci aiutano se non a guarire almeno a sopportare la Croce, che ci viene data. In mancanza di questa prospettiva, che chiamiamo fede e fiducia, tutto è tristezza e disperazione.