Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: Cronache dell’Arcidiocesi Metropolitana di Milano

  1. #11
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    «Chi ha conservato la fede in Dio non ha perduto niente,
    quand’anche avesse perduto il resto del mondo» (Axel Oxenstierna).



  2. #12
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  3. #13
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    Videomessaggio di Mons. Mario Delpini in occasione degli augurii per il nuovo anno:





    (Dal canale YouTube ChiesadiMilano).
    «Chi ha conservato la fede in Dio non ha perduto niente,
    quand’anche avesse perduto il resto del mondo» (Axel Oxenstierna).



  4. #14
    Cardinale Bellarmino
    visitatore
    Citazione Originariamente Scritto da Laudato Si’ Visualizza Messaggio
    Il link riporta informazioni sbagliate. Mi permetto di correggerlo.

    Vicario generale: S.Ecc. Mons. Franco Agnesi

    Moderator Curiae
    e Vicario Episcopale per gli affari generali:
    Mons. Bruno Marinoni, O.SS.C.A.
    Vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della Fede: Don Mario Stefano Antonelli
    Vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l'azione sociale: Mons. Luca Bressan
    Vicario episcopale per la formazione permanente del clero e responsabile del diaconato permanente: Mons. Ivano Valagussa
    Vicario episcopale per la vita consacrata e la Pastorale Scolastica: S.Ecc. Mons. Paolo Martinelli, O.F.M.Cap.
    Vicario episcopale per gli eventi e gli incarichi speciali: S.Ecc. Mons. Erminio De Scalzi
    Vicario giudiziale diocesano, presidente del tribunale diocesano dell'Arcidiocesi: Mons. Paolo Giuseppe Bianchi

    Rettore del Seminario Arcivescovile: Don Enrico Castagna
    Cancelliere Arcivescovile: Mons. Marino Mosconi
    Responsabile dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali: Stefano Femminis
    Portavoce dell'Arcivescovo
    : Don Walter Magni

  5. #15
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    ESEQUIE
    Mons. Luigi Negri, il 5 gennaio celebrazione in Duomo

    Sarà presieduta alle 15 da mons. Delpini. L'arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio è deceduto lo scorso 31 dicembre a Cesano Boscone. Sacerdote ambrosiano, è stato tra i più stretti collaboratori di don Giussani prima in Gs e poi in Cl


    Si terrà mercoledì 5 gennaio alle 15 nel Duomo di Milano la celebrazione presieduta da mons. Mario Delpini per la scomparsa di mons. Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio. Concelebreranno i vescovi Perego, Camisasca, Martinelli, Mazza e Sanguineti (i sacerdoti che vogliono concelebrare portino camice e stola viola).
    Mons. Luigi Negri è deceduto all’età di 80 anni lo scorso il 31 dicembre presso la Casa di Cura ambrosiana di Cesano Boscone (Milano).

    Le esequie

    Intenso il programma delle esequie. Martedì 4 gennaio alle 18, presso la Basilica di S. Francesco a Ferrara, l’arcivescovo mons. Gian Carlo Perego presiederà una Messa in presenza della salma e alle ore 21 una Veglia di preghiera. Dalle ore 19 alle ore 22.30 la Basilica di S. Francesco resta aperta per un saluto.

    Le esequie si terranno mercoledì 5 gennaio alle ore 10, sempre presso la Basilica di San Francesco, presiedute dal card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna.

    La salma proseguirà per Milano dove è attesa alle ore 15 per la celebrazione in Duomo dell’arcivescovo Delpini. Seguirà la tumulazione al cimitero di Vignate nella tomba di famiglia secondo le sue volontà.

    […].


    (Dal sito dell’Arcidiocesi di Milano, fonte; PUBBLICATO DOMENICA 2 GENNAIO 2022).
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  6. #16
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    EVENTO
    L'Arcivescovo in cammino per Milano con l'animo del pellegrino

    Questo lo spirito della Visita pastorale in città, che dal 13 gennaio al maggio del 2023 incontrerà tutti gli ambienti ecclesiali, ma anche realtà "lontane". Monsignor Azzimonti, Vicario di Zona, illustra carattere, contenuti e finalità


    Il 13 gennaio 2022 inizia la Visita pastorale alla città di Milano. Un momento importante e certamente atteso, che giunge dopo il rinvio a causa della pandemia. Con quale spirito l’Arcivescovo si avvii a intraprendere questo impegno, lo chiediamo a monsignor Carlo Azzimonti, Vicario episcopale per la Zona pastorale I: «Credo che possiamo riprendere le parole con le quali, nel recente Discorso alla Città di Sant’Ambrogio, l’Arcivescovo ha annunciato l’inizio della Visita pastorale alla città, in calendario dal gennaio 2022 al maggio 2023. “Con l’animo del pellegrino e lo stile della gentilezza, desidero incontrare e lasciarmi incontrare da tutti coloro che, pensosi, s’interrogano sul perché e per chi vivere, sul bisogno di relazioni, di fraternità, di giustizia, di solidarietà”. Mi pare che qui sia espresso per intero il senso di ciò che l’Arcivescovo intende realizzare e raggiungere».

    La Visita è un adempimento previsto dal Direttorio dei Vescovi, che la definisce un’«azione apostolica», ma va anche al di là di un dovere da compiere. Cosa significa, nel suo insieme?
    Certamente è così. Infatti vorrebbe essere l’avvio di un processo da vivere, per usare ancora un’espressione dell’Arcivescovo, «con l’animo del pellegrino». Il pellegrino non è il vagabondo, ma è colui che cammina e ha una meta, quella dell’incontro con coloro che abitano la città di Milano: i credenti, i non credenti, i pensosi, coloro che forse sono indifferenti e quelli che, secondo il Sinodo minore “Chiesa dalle genti” sono stati definiti «stranieri nella fede», anagraficamente battezzati, ma dimentichi del loro battesimo.

    Insomma, tutti coloro che vogliono, desiderano incontrare dal Vescovo e lasciarsi interrogare su questa «benedetta maledetta città»?
    Sì. La Visita è un processo che intende attivare domande che portino, poi, a immaginare alcuni percorsi capaci di coinvolgere la vita della città e nella città con la presenza della Chiesa. Non a caso, l’Arcivescovo, ancora nel Discorso del 6 dicembre scorso, ci ha ricordato che «la potenza d’amore dello Spirito continua ad abitare anche la nostra Milano, facendo germogliare infiniti semi di bene». Sta a noi saperli leggere e cogliere, attraverso lo sguardo di tutti coloro che vorranno mettersi in cammino con l’Arcivescovo.

    La Visita è portata a livello decanale, ma l’Arcivescovo si recherà in ciascuna delle parrocchie di ogni Decanato…
    In questo anno e mezzo visiterà tutte le parrocchie dei 12 Decanati in cui si divide Milano, incontrandone i sacerdoti e i diaconi permanenti, i Consigli pastorali, i religiosi e religiose, i giovani e i Gruppi Barnaba. Ci saranno celebrazioni eucaristiche e del Vespero o altri momenti di preghiera nelle singole parrocchie. Ma non mancheranno, prevalentemente nella giornata di sabato, momenti che potremmo chiamare extra-parrocchiali nelle scuole, magari in un ospedale presente nel territorio, in luoghi di carità, di cultura e dove operano entità di servizio e sostegno a categorie specifiche. Infatti, a partire proprio da ciò che esiste a livello territoriale, i Decani con i parroci hanno individuato degli spazi in cui l’Arcivescovo avrà modo di conoscere diverse realtà di Chiesa, incontrando le presenze sociali che popolano la metropoli.

    […].


    (Dal sito dell’Arcidiocesi di Milano, fonte; di Annamaria BRACCINI; PUBBLICATO DOMENICA 2 GENNAIO 2022.
    Citazione sulla Visita Pastorale: Direttorio per il Ministero Pastorale dei Vescovi
    Apostolorum Successores, © Libreria Editrice Vaticana).
    Ultima modifica di Laudato Si’; 02-01-2022 alle 18:38
    «Chi ha conservato la fede in Dio non ha perduto niente,
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  7. #17
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    PROGRAMMA
    Visita pastorale, le tappe ad Affori

    Primo appuntamento la serata del 13 gennaio con i giovani a Bruzzano. Poi Messe in tutte le parrocchie, incontri con il clero, i Consigli pastorali, l’Assemblea decanale e le realtà sociali, ecclesiali ed educative. Conclusione il 23 gennaio


    Il primo Decanato milanese nel quale farà tappa la Visita pastorale in città è quello di Affori. L’Arcivescovo incontrerà in udienza privata tutti i sacerdoti e i diaconi permanenti in attività pastorale, presiederà una celebrazione in ogni chiesa parrocchiale (seguita o preceduta dall’incontro con il Consiglio pastorale), incontrerà i giovani, l’Assemblea decanale e le realtà sociali, ecclesiali ed educative. Come già nelle altre Zone, sono previsti incontri con le famiglie dei ragazzi dell’iniziazione cristiana, la consegna ai nonni della regola di vita e il saluto ai chierichetti.

    Dialogo con i giovani

    La Visita ad Affori sarà introdotta dall’incontro con i giovani del Decanato, in programma giovedì 13 gennaio, alle 21, nell’oratorio San Luigi della parrocchia Beata Vergine Assunta in Bruzzano (via Acerbi 12, Milano). Invitati sono i 18/30enni, i gruppi giovanili con i loro educatori, associazioni, movimenti, gruppi sportivi… I giovani si presenteranno, racconteranno le loro esperienze nella Chiesa locale e rivolgeranno alcune domande all’Arcivescovo. Il dialogo spazierà su vari temi, sulla scia lasciata dalla Christus Vivit: l’Arcivescovo ascolterà le domande e poi risponderà. La serata si concluderà con una preghiera e una sorta di mandato, perché i giovani siano come “scintille” che diffondono la luce del Vangelo che li ha attirati e li ha conquistati.

    La Visita poi partirà nel pomeriggio di sabato 15 gennaio nella parrocchia dell’Annunciazione. Domenica 16 sarà la volta della parrocchia di Santa Giustina e della Cp “Gesù Buon Pastore” (che comprende le parrocchie dei Santi Giovanni e Paolo e di Santa Maria del Buon Consiglio), mentre martedì 18 toccherà alla parrocchia di San Bernardo.

    […].


    (Dal sito dell’Arcidiocesi di Milano, fonte; PUBBLICATO DOMENICA 2 GENNAIO 2022).
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  8. #18
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    COVID
    Agnesi: «Comportamenti corretti per creare fiducia e fare il bene delle persone»

    Davanti all'incremento dei contagi il Vicario generale ribadisce la posizione della Diocesi: «Le autorità competenti hanno definito gli strumenti per promuovere la salute pubblica, gli appelli alle vaccinazioni sono un punto di riferimento per tutti. La Chiesa ha il compito di dare occasioni perché, con creatività, si possa esprimere al meglio la nostra umanità»


    Dare fiducia, fare sempre il bene delle persone, non mettere mai in pericolo qualcuno, specie se fragile. Il Vicario generale, monsignor Franco Agnesi, sintetizza come comportarsi in questo tempo di aumento della diffusione dei contagi, così come è stato sempre indicato dall’Arcidiocesi fin dall’inizio della pandemia.

    La Diocesi di Milano ha da tempo precisato le norme che devono regolare l’accesso alle celebrazioni e il comportamento dei fedeli all’interno dei luoghi di culto in tempo di Covid. In questi giorni alcune affermazioni di un parroco diocesano hanno destato clamore. Qual è la posizione della Chiesa ambrosiana?
    Occorre avere chiaro il nostro punto di partenza: noi vogliamo il bene delle persone. Il criterio morale fondamentale è creare le condizioni perché nessuno, soprattutto se in condizione di fragilità, possa essere messo in difficoltà. La nostra posizione, come Diocesi, è corrispondere al bene comune, quello che viene indicato dalle autorità competenti dello Stato e della Sanità, che hanno definito quali siano gli strumenti per promuovere la sicurezza e la salute pubblica. Gli appelli alle vaccinazioni che vengono dalle autorità devono costituire un punto di riferimento per ciascuno.

    Le indicazioni fornite dall’Ufficio Avvocatura della Diocesi sono aggiornate in tempo reale con l’evolversi della situazione. Lei stesso, come Vicario generale, ha pubblicato una nota nei mesi scorsi…
    Sì. Per quanto riguarda la vita comunitaria, ciò che è richiesto è realizzare le condizioni per evitare contagi: quindi, occorre osservare i protocolli necessari, le distanze, le mascherine e l’igienizzazione. Tutto questo lo diciamo oggi ed è avvenuto sempre, portando anche a poter vivere bene e con una tranquillità fondamentale questo Natale. Per quanto attiene a ciò che riguarda i contatti con le persone – pensiamo ai catechisti, ai coristi, ai ministri straordinari della comunione eucaristica – ricordiamo che sono richieste ulteriori attenzioni quali il Green pass. Come sacerdoti – ma anche gli operatori pastorali – tutti dobbiamo dare fiducia, perché chiediamo fiducia alla gente. Non siamo politici, medici o virologi, quindi non possiamo decidere cosa è bene e cosa è male in questi ambiti. Dobbiamo, invece, garantire che, con il nostro corretto comportamento, cresca la fiducia. E con la fiducia si può fare tanto. Lo abbiamo visto e fatto: celebrare bene, realizzare l’oratorio estivo, promuovere iniziative che, nella garanzia dei protocolli, sono veramente creative. Dobbiamo essere creativi nel bene, nel creare occasioni buone.

    D’altra parte, l’Arcivescovo di Milano ha visitato e benedetto alcuni centri vaccinali, l’ultimo proprio il 31 dicembre 2021, presso il Pio Albergo Trivulzio. La Diocesi ha messo anche a disposizione degli spazi. Insomma, la via da seguire è chiara…
    Certo. Sono segnali che dicono che quanto si sta cercando di fare, pur nella provvisorietà di ogni strumento. La Chiesa, ripeto, ha il compito di dare occasioni perché si possa esprimere al meglio, nelle condizioni in cui siamo, la nostra umanità. Dunque, dobbiamo preoccuparci di celebrare bene, dobbiamo aiutare i ragazzi a incontrarsi in modo sicuro, ritrovando il gusto della solidarietà e della vicinanza. Mi pare che questo sia lo sforzo fondamentale che ci è chiesto.

    […].


    (Dal sito dell’Arcidiocesi di Milano, fonte; di Annamaria BRACCINI; PUBBLICATO MARTEDÌ 4 GENNAIO 2022).
    «Chi ha conservato la fede in Dio non ha perduto niente,
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  9. #19
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    RICORDO
    Vittorio, dove vai così in fretta?

    Il profilo e l’impegno instancabile di don Ferrari, il fidei donum ambrosiano scomparso nei giorni scorsi in Perù, nelle parole del confratello don Antonio Colombo. Il 7 gennaio alle 20.30 Messa di suffragio a Cesano Maderno


    Sabato 31 dicembre 2021, al termine della Messa di requiem celebrata dal Vescovo nella piazza di Sayan, il suo “paese”, mi sono avvicinato al feretro di don Vittorio Ferrari per pochi secondi per vederlo per l’ultima volta, prima di esprimere a tutti ciò che sentivo nel mio cuore. Ho tolto la mascherina, gli occhi erano inumiditi di tristezza.

    Dovevo parlare in spagnolo, ma ho cominciato in italiano, dicendo: «Vittorio, me l’hai combinata grossa, queste cose non si fanno a un amico…». Era con me a Huacho fino alle 17, aveva fretta per tornare a dire Messa. Ha celebrato e poi… verso l’alto. Ci eravamo riuniti con le Suore e tre amici per celebrare il Natale con tradizionale pranzo all’italiana: un buon piatto di lasagne, salame, parmigiano… Lui ha mangiato di gusto, ma in uno strano silenzio. Finalmente ha fatto un breve saluto a tutti, una preghiera secondo il suo stile, mezz’ora di riposo e poi via… Tutto troppo in fretta, in meno di 10 ore… Non c’è piú! Basta, basta, come diceva spesso…

    Parlo a nome della sua famiglia, di sua sorella Giuliana, dell’altra di 90 anni che vive a Ivrea e di un suo nipote. Loro hanno dato il permesso per lasciarlo qui in Perù, la sua terra.

    Amici e confratelli

    Don Vittorio era nato nel 1939, in una buona famiglia di operai, ed è entrato in Seminario a 11 anni. Ci siamo incontrati ai 14 anni, tutti e due con la veste nera da seminaristi. Divento sacerdote io, diventa sacerdote Vittorio, passiamo i primi anni tra la gioventú, io vado missionario in Africa, lui fa il parroco a Milano e poi diventa cappellano di un grande ospedale. A 65 anni va in pensione e scopre il Perú. Tre anni dopo, nel 2007, tocca a me arrivare a Huacho. Ci ritroviamo: «Oh, Vittorio… Oh, Antonio!». Immediatamente si riallaccia la nostra amicizia di 70 anni prima.

    Una parola sugli ultimi tre anni, dal momento decisivo delle vacanze in Italia nel 2019. Tutti ci dicono: «Siete due vecchietti, dove volete andare ancora?». Il Vescovo di Huacho ci vorrebbe ancora, ma è necessario chiedere udienza al nostro arcivescovo Mario Delpini: è lui che deve firmare l’accordo per i fidei donum. In verità tremiamo tutti e due, ma è Vittorio a parlare per primo a monsignor Mario con una foga missionaria, parlando di Gesú, di Sayan, del suo apostolato, tanto da ottenere inmediatamente il permesso per continuare il nostro cammino qui a 79 anni di età. Non c’è stato bisogno delle mie parole.

    Nel gennaio 2020 monsignor Mario viene a vedere le nostre parrocchie, poco prima che scoppi il Covid. Tutti ricordano come è stata bella la sua Messa a Sayan e l’incontro con la comunità all’entrata della chiesa. Ma nel frattempo Vittorio inizia ad abbassare il suo corpo verso terra, anche se il suo spirito è sempre puntato al cielo. In che lingua parla? Mischia lo spagnolo con un intercalare italiano di «ecco, allora…»: gli scappa qualche espressione anche in dialetto. Si fa capire eccome, anche a gesti, nella sua nuova lingua, quella del cuore: «Il vittoriano».

    Conosciuto e amato da tutti

    Io sono anche cappellano degli ospedali e quando incontro un ammalato di Sayan gli chiedo: «Conosci padre Vittorio?». Di slancio mi rispondono: «Certamente, mi chiama per nome, viene a casa di mia nonna… ha sposato mia sorella». Una volta ho incontrato una signora che si diceva di Sayan, ma che non conosceva padre Vittorio. «Scusi, ma lei non deve essere proprio di Sayan!». «È vero, sono di un villaggio verso le montagne…».

    La sua salute si stava indebolendo, è stato all’ospedale, ma il cuore ha sempre funzionato bene. Andava in giro sempre con la sua cartella – piena di mille cose -, una biro in mano, un quaderno dove scrivere, in qualsiasi posto si trovasse. In casa ho appena visto più di 50 grossi quaderni, non so che cosa ne faremo… Dentro c‘è tutta la sua saggezza, la sua teologia, annotazioni dei libri che leggeva, ma soprattutto ci scriveva i nomi, i numeri di telefono dell’uno e dell’altro e chiamava a qualsiasi ora del giorno e anche della notte: era il suo stile apostolico, il contatto personale. Potrei parlare anche delle migliaia di messaggi con posta elettronica che inviava nel mondo agli amici… E la sua incredibile memoria, con mille dettagli che raccontava con freschezza saltando da un punto all’altro.

    Attento ai problemi sociali

    Tutte le mattine, alle sei, era alla porta della chiesa e salutava i primi operai che arrivavano in piazza sperando di essere contrattati per lavorare nei campi. Si interessava, eccome, dei temi sociali e anche della política. Ricordiamo tutti le vicende e le lotte per la fabbrica di zucchero di Andahuasi. Lui era lì, come il padre di due figli che stanno litigando, ascolta l’uno e ascolta l’altro, sempre con saggezza paterna. Per questo tutti a Andahuasi gli volevano bene: lo si è visto nell’incredibile omaggio funebre di ieri sera, quando hanno voluto che il feretro arrivasse nella piazza, quasi passando tutti in rassegna, come un re. Era il re di Andahuasi, con tanti anni passati lì!

    Era appassionato di sport, non come giocatore, ma come tifoso dell’Inter e soprattutto della Ferrari, che porta il suo stesso cognome. Purtroppo non vince più, e per questo lui era triste.

    La passione per la politica

    L’appassionava di più la politica, da sempre. Penso di non scandalizzare nessuno, forse è un segreto: padre Vittorio sposò la candidatura di Pedro Castillo, attuale Presidente comunista. Una domanda: «Ci sono qui tra voi quelli di Chota, i tagliatori di canna da zucchero, che vengono dalla stessa regione di Castillo?». Padre Vittorio si legò al gruppo di Chota, li conosceva uno a uno, per arrivare al candidato-presidente, sempre di Chota. Perché? Quando sentí il programma e il grido di Castillo («Per il popolo, per i poveri»), si entusiasmò al pensiero che finalmente i poveri avrebbero avuto un leader. Addirittura sognava di poter diventare consigliere spirituale del Presidente. Recentemente si raffreddò un poco, non vedendo progressi. Ma questo non cancella l’amore intenso del padre verso i poveri, visitava a qualsiasi ora gli ammalati di Sayan all’ospedale e, appena poteva, riusciva anche a entrare nel carcere per predicare e aiutare. Quanta gente toccava alla sua porta e riceveva sempre un aiuto anche con grosse cifre. A chi lo criticava su questo punto e lo invitava a essere prudente, non faceva caso. Tutto partiva dal cuore.

    Come scrive l’Arcivescovo di Milano, egli amava Milano e amava Huacho. Amava il suo paese di Cesano Maderno, la sua famiglia e questa terra di Sayan, Andahuasi e i paesini attorno. Camminava e camminava anche gli ultimi tempi, con il bastone e tutto curvo verso terra, con la colonna vertebrale a pezzi.

    Sempre di corsa, mai fermo

    Posso dire di aver avuto qualche problema con lui per questo. Ogni settimana, nonostante i 60 km che ci dividono, veniva a casa mia con qualsiasi mezzo: quanti taxisti e conduttori di pullmini lo conoscono. Suonava due volte il campanello, chiedeva subito un caffè e una banana e poi: «Ciao, grazie, adesso vado…». «Ma ti vedo stanco, non ti fermi?». «Ho una Messa, ho un funerale di un mio amico, uno mi aspetta…». Sempre così e scappava via. «Ma se è così, perché vieni, sta a casa tua…» Ma come dire di no a padre Vittorio che tutto faceva per gli altri, senza risparmiarsi!

    Anche ieri ha fatto lo stesso, è scappato via da Huacho, con un minivan è venuto qui a dire Messa, appaggiandosi all’altare e predicando seduto, forse sognando il Paradiso come il vecchio Simeone del Vangelo. «Ho 82 anni, tanto ho fatto, ho visto Gesù nei piccoli, ho parlato tanto di Lui, posso andare…». Dopo solo sei ore, nel sonno, ha bussato alla porta del cielo.

    Questo sparire veloce, proprio non riesco a digerirlo. Signore, tu sai, però aumenta la mia fede, e la fede di questo popolo che lo ama. A nome della famiglia e di tutti voi, ti saluto Vittorio, grazie, arrivederci.

    Ps. Il momento più duro per me è stato quando il muratore ha sigillato lentamente, con il cemento, il loculo dove era appena entrata la bara nel piccolo cimitero di Sayan, proprio ai piedi della montagna arida del monte San Gerolamo che domina il paese. Sono tornato a casa solo.

    […].


    (Dal sito dell’Arcidiocesi di Milano, fonte; di don Antonio COLOMBO; PUBBLICATO LUNEDÌ 3 GENNAIO 2022).
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  10. #20
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    Cannobio celebra il Miracolo della Santa Pietà

    Venerdì 7 gennaio la tradizionale ricorrenza, con decine di migliaia di lumini a rischiarare le vie e le acque


    Venerdì 7 gennaio a Cannobio, sul Lago Maggiore, diecimila lumini saranno accesi sulle barche e nella cittadina, lungo il tragitto della processione che porta la «Sacra Costa» (il Miracolo della Santa Pietà) dalla Basilica di San Vittore sino al Santuario della Pietà.

    […].


    (Dal sito dell’Arcidiocesi di Milano, fonte; PUBBLICATO LUNEDÌ 3 GENNAIO 2022).
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