MILANO
Visita pastorale a Milano. «Un pellegrinaggio alla ricerca dei segni del Regno tra noi»
Nella basilica di sant’Ambrogio si è svolta la celebrazione di apertura della Visita pastorale dell’Arcivescovo alla città di Milano. «Cerco quello che abbiamo perduto e quello che sta preparando il futuro della città, cerco quelli che si fanno avanti perché la missione continui»
«Così voglio visitare la città: le parrocchie e le istituzioni, le organizzazioni di carità, le iniziative educative, i luoghi di preghiera e della cultura, le attività produttive e gli ambienti della sofferenza. Cerco Dio, cerco i segni del Regno, cerco quello che abbiamo perduto e quello che sta preparando il futuro della città, cerco quelli che si fanno avanti perché la missione continui».
A dirlo è l’Arcivescovo, definendo lo spirito con cui intende vivere la Visita pastorale alla città di Milano che, dopo tanti mesi di rinvio a causa della pandemia, prenderà inizio il 13 gennaio da Affori, il primo dei 12 decanati in cui si svolgerà. Nella basilica di sant’Ambrogio, nel nome del santo Patrono, si celebra, con una liturgia della Parola, tale apertura con i decani, i membri dei Gruppi Barnaba, i rappresentanti delle parrocchie. A spiegare il senso di questo ritrovarsi beneaugurante è monsignor Carlo Azzimonti, vicario Episcopale della Zona pastorale I, appunto, Milano.
Il saluto del Vicario episcopale per la città
«Siamo qui convocati dallo Spirito santo per metterci in ascolto della Parola e per pregare per tutti gli abitanti del nostra Milano, anche per coloro che non vediamo nelle nostre celebrazioni, ma che, come persone pensose, si interrogano sul perché e per chi vivere, sul desiderio di solidarietà e di giustizia. In un tempo ancora così difficile e complicato, siamo certi che la Visita potrà essere un’occasione di grazia che ci sosterrà anche nelle nostre paure, incertezze e individualismi con la gioia del Vangelo e ci aiuterà a sollevare lo sguardo verso l’alto», conclude il Vicario, prima della liturgia della Parola con le letture degli Atti al capitolo 11 – l’invio di Barnaba ad Antiochia – e del Vangelo di Luca 15, 8-9, la parabola della donna che perse e ritrovò la dracma.
L’omelia
«Sono qui a pregare con voi e a chiedere collaborazione, ma come prima parola desidero ringraziare. Passando di parrocchia in parrocchia, di territorio in territorio, interpreto la Visita come un pellegrinaggio, cercando l’incontro con i segni di Dio che sono in mezzo a noi e vorrei essere benedizione», sottolinea subito il vescovo Mario.
«In questo tempo particolarmente complicato per la pandemia, in questa città, in questi territori, il Regno di Dio è vicino. Vengo come un pellegrino – il programma per alcuni decanati e già definito e per altri, magari imparando via via, si preciserà -, e voglio visitare in primo luogo i preti, i confratelli che portano con me la responsabilità del missione e i diaconi, i componenti dei Gruppo Barnaba. Vorrei non soltanto vedere cose o partecipare a riunioni, ma stare con le persone in dialogo e ascolto reciproco. Non ho nuove direttive da indicare, ma sono come un mendicante che chiede aiuto perché la missione che mi è stata affidata possa continuare. Vorrei essere come uno che non disturba troppo: un povero che ha bisogno di sentire il frutto che, nelle comunità, ha portato la parola di Dio. E vengo come la donna della parabola che cerca la moneta perduta», prosegue l’Arcivescovo in riferimento al Vangelo appena proclamato: l’icona biblica scelta per la Visita.
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(Dal sito dell’Arcidiocesi di Milano, fonte; di Marta VALAGUSSA; PUBBLICATO VENERDÌ 7 GENNAIO 2022).