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Cronista di CR
Cronache dell'Arcidiocesi di Urbino - Urbania - Sant'Angelo in Vado anno 2022
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Cronista di CR
L'Arcidiocesi e il territorio
Patrono
San Crescentino (1 giugno)
Copatroni
San Cristoforo M. (25 luglio)
San Michele Arcangelo (29 settembre)
Cattedrale
Basilica di Maria Ss.ma Assunta di Urbino
Concattedrali
San Cristoforo Martire di Urbania
San Michele Arcangelo di Sant'Angelo in Vado
Sede Arcidiocesi
P.zza Pascoli, 2 - 61029 Urbino
tel. 0722 2450 Segreteria Arcivescovile
tel. 0722 322529 Economato/Ufficio Beni Culturali/Ufficio Tecnico
tel. 0722 4778 Cancelleria e Archivio
Superficie Territoriale: 781 chilometri quadrati
Abitanti: 57.000
Comuni: 14
Unità Pastorali: 7
Parrocchie: 54
Sacerdoti diocesani: 39
Sacerdoti non incardinati impegnati pastoralmente: 19
Diaconi permanenti: 5
Case religiose maschili: 2
Case religiose femminili: 7
Comunità monastiche Femminili: 6
Comuni facenti parte del territorio diocesano:
Urbino, Acqualagna, Borgopace, Colbordolo, Fermignano, Isola del Piano, Mercatello sul Metauro, Montecalvo in Foglia, Peglio, Petriano, Piobbico, Sassocorvaro, Sant'Angelo in Vado, Urbania (parzialmente nella Diocesi: Lunano - Fossombrone - Montellabate - Piandimeleto).
Composizione delle Unità Pastorali
1. Unità Pastorale Urbino
Parrocchia S. Maria Assunta Basilica Cattedrale
Parrocchia SS. Annunziata
Parrocchia S. Maria de Cruce in Mazzaferro
Parrocchia S. Donato
Parrocchia S. Martino in Pallino - Sacro Cuore in Ca’ Staccolo
Parrocchia Cristo Re in Trasanni
Parrocchia S. Cassiano in Castelcavallino
Parrocchia S. Maria Assunta in Gadana
Parrocchia S. Tommaso a la Torre
Parrocchia S. Cipriano
Parrocchia S. Giovanni Battista in Pozzuolo
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2. Unità Pastorale Massa Trabaria
Parrocchia S. Michele Arcangelo in S. Angelo in Vado
Parrocchia S. Veronica Giuliani in Mercatello sul Metauro
Parrocchia S. Michele Arcangelo in Lamoli
Parrocchia S. Maria nuova in Borgopace
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3. Unità Pastorale Urbania
Parrocchia S. Cristoforo di Urbania
Parrocchia S. Giorgio in Piano
Parrocchia S. Maria del Piano
Parrocchia S. Pietro in Muraglione in Monte San Pietro
Parrocchia S. Fortunato in Peglio
Parrocchia S. Giovanni in Petra
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4. Unità Pastorale Candigliano
Parrocchia S. Lucia in Acqualagna
Parrocchia S. Maria del Pelingo
Parrocchia S. Giovanni Bosco in Pole
Parrocchia S. Stefano in Piobbico
Parrocchia S. Maria in Val d’Abisso
Parrocchia S. Donato del Piano
Parrocchia S. Vincenzo in Candigliano
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5. Unità Pastorale Metauro
Parrocchia S. Veneranda in Fermignano
Parrocchia Cristo lavoratore in Calpino
Parrocchia S. Barbara
Parrocchia S. Maria di Repuglie
Parrocchia S. Silvestro in Iscleto
Parrocchia S. Maria Assunta in Canavaccio
Parrocchia S. Stefano di Gaifa
Parrocchia S. Maria del Carmine in Calmazzo
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6. Unità Pastorale Apsa
Parrocchia S. Giovanni Battista in Colbordolo
Parrocchia S. Gaudenzio in Montefabbri
Parrocchia S. Michele Arcangelo in Talacchio
Parrocchia S. Maria Annunziata in Morciola
Parrocchia S. Martino in Petriano
Parrocchia Maria Immacolata in Gallo
Parrocchia S. Cristoforo in Isola del Piano
Parrocchia S. Andrea in Scotaneto
Parrocchia S. Barbara in Fontecorniale
Parrocchia S. Giovanni in Monteguiduccio
7. Unità Pastorale Foglia
Parrocchia S. Giovanni Battista in Sassocorvaro
Parrocchia S. Donato in Taviglione
Parrocchia S. Nicolò in Montecalvo in Foglia
Parrocchia S. Silvestro in Ca’ Gallo
Parrocchia S. Giorgio in Foglia in Borgo Massano
Parrocchia S. Giovanni Battista in Pieve di Cagna
Parrocchia S. Giovanni Battista in Schieti
Fonte: https://www.arcidiocesiurbino.info/l...-il-territorio
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Elenco dei Vescovi e degli Arcivescovi
Vescovi
Nome e Cognome - Patria - Elezione - Traslato / Rinuncia - Morte
1 Evandro 313
2 Leonzio 592
3 Esilarato 680
4 Temaurino 769
5 Mariano 826
6 Costantino 853
7 Pietro I 861
8 Giovanni 877
9 Alberto 887
10 Teodorico 1021
11 Teuzone 1050
12 Mainardo 1056
13 Pietro II Urbino 1088
14 Guido I 1145 1146
15 Giso 1162 1192
16 Ugo Brandi Urbino 1192 1203
17 Vivio 1204 1213
18 Ranieri Rimini 1214
19 Oddone 1220 1242
20 Pietro III 1242 1258
21 Guido Brancaleoni 1259 1283
22 Egidio Spoleto 1285 1309
23 Fra Giacomo Urbino 1309 1317
24 Alessandro Guidi Romena 1317 1340
25 Fra Marco Roncioni Ripafratta 1342 1347
26 Fra Bartolomeo Carusi Urbino 1347 1349
27 Francesco Brancaleoni Piobbico 1350 1370
28 Fra Guglielmo 1373 Deposto 1378
29 Fra Francesco 1379 Rinuncia 1379
30 Oddone da Colonna Urbino 1380 1408
31 Matteo Ghiri Urbino 1409 Deposto 1413
32 Fra Giorgio Gubbio 1413 Rinuncia 1413
33 Matteo Ghiri Urbino 1417 1423
34 Fra Tommaso Tomassini Venezia 1423 Traslato 1424
35 Fra Giacomo Balardi Lodi 1424 1435
36 Antonio Altan S. Vito Friuli 1436 1450
37 Latino Card. Orsini Roma 1450 Traslato 1452
38 Andrea Percibelli Veroli 1452 1463
39 Girolamo Staccoli Urbino 1463 1468
40 Giovanni Card. Millini Roma 1468 1478
41 Fra Lazzaro Racanelli Gubbio 1478 1486
42 Filippo Controni Lucca 1486 1491
43 Giampietro Arrivabene Mantova 1491 1504
44 Gabriele Card. Gabrielli Fano 1504 1511
45 Antonio Fra Trombetta Padova 1511 Rinuncia 1514
46 Domenico Card. Grimani Venezia 1514 Rinuncia 1523
47 Giacomo Nordi Cividale del Friuli 1523 1540
48 Dionisio Card. Laurerio Benevento 1540 1542
49 Gregorio Card. Cortesi Modena 1542 1548
50 Giulio Card. Della Rovere Urbino 1548 Rinuncia 1551
51 Felice Tiranni Cagli 1551
Arcivescovi
Il 4 giugno 1563 la sede viene elevata a Metropolitana e gli ordinari diventano Arcivescovi
Nome e Cognome - Patria - Elezione - Traslato / Rinuncia - Morte
52 Felice Tiranni Cagli 1563 1578
53 Giulio Card. Della Rovere Urbino 1578 1578
54 Antonio Giannotti Padova 1578 1597
55 Giuseppe Ferrerio Savona 1597 1610
56 Benedetto Ala Cremona 1610 1620
57 Ottavio Accoramboni Gubbio 1621 Rinuncia 1623
58 Paolo Santorio Caserta 1623 1635
59 Antonio Card. Santacroce Roma 1636 Rinuncia 1639
60 Francesco Vitelli Città di Castello 1639 1646
61 Ascanio Maffei Roma 1646 1659
62 Giacomo Card. De Angelis Pisa 1660 Rinuncia 1667
63 Fra Callisto Puccinelli Lucca 1667 1675
64 Giambattista Candiotti S. Angelo in Vado 1675 1684
65 Antonio Roberti Recanati 1685 1701
66 Sebastiano Card. Tanara Bologna 1703 Rinuncia 1709
67 Antonio Card. Sanvitali Parma 1709 1714
68 Fra Tommaso Marelli Torino 1716 Traslato 1739
69 Antonio Guglielmi Jesi 1739 1766
70 Domenico Monti Senigallia 1766 1787
71 Spiridione Berioli Città di Castello 1787 1819
72 Ignazio Ranaldi Macerata M 1819 1827
73 Giangrisostomo Dondini Cento 1827 1832
74 Giovanni Tanara Bologna 1832 Rinuncia 1845
75 Alessandro Angeloni Urbania 1846 1881
76 Fra Antonio Pettinari Fano 1881 Traslato 1885
77 Carlo Borgognoni Bologna 1885 Traslato 1889
78 Nicodario Vampa Fano 1889 1903
79 Fra Giammaria Santarelli Assisi 1904 1908
80 Ciro Pontecorvi Sonnino 1909 1911
81 Giacomo Ghio Spessa P. (Ge) 1912 Rinuncia 1931 1935
82 Antonio Tani Savignano di Rigo (FC) 1932 Rinuncia 1952 1966
83 Anacleto Cazzaniga Abbiategrasso (Mi) 1953 Rinuncia 1976 1996
84 Ugo Donato Bianchi Molino di Bascio (PU) 1977 1999
85 Francesco Marinelli Appignano del T. (AP) 2000 Rinuncia 2011
86 Giovanni Tani Sogliano al Rubicone 2011 -
Fonte: https://www.cattoliciromani.com/thre...o-in-Vado-2021
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Arcivescovo S.E. Mons Giovanni Tani
Biografia
S.E. Mons. Giovanni Tani ( e-mail arcivescovo.tani@arcidiocesiurbino.it )
Nato a Sogliano al Rubicone (Forlì), nella diocesi di Rimini, l'8 aprile 1947.
Ha compiuto gli studi nel Seminario Minore di Rimini e poi al Seminario Regionale di Bologna. Alunno del Pontificio Seminario Romano Maggiore, ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo la Laurea in Teologia Spirituale. Ha conseguito anche la Licenza in Diritto Canonico nella Pontificia Università Lateranense.
È stato ordinato sacerdote il 29 dicembre 1973 per la diocesi di Rimini.
Nel ministero ha ricoperto i seguenti incarichi: Direttore Spirituale del Seminario di Rimini, dal 1974 al 1985; Direttore Spirituale del Pontificio Seminario Romano Maggiore, dal 1985 al 1999; Parroco di Nostra Signora di Lourdes a Tormarancia in Roma, dal 1999 al 2003; Rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, Rettore della Chiesa dei Santi Quattro Coronati al Laterano, Membro del Consiglio Presbiterale, Membro del Consiglio Pastorale Diocesano, Presidente dei Missionari dell'Istituto Imperiale Borromeo, dal 2003; Assistente Spirituale dell'Apostolato Accademico Salvatoriano, dal 2006.
Nel 1992 è stato nominato Cappellano di Sua Santità.
Il 24 giugno 2011 è stato eletto Arcivescovo di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado.
Il 17 settembre 2011 è stato ordinato vescovo ed ha iniziato il suo ministero episcopale.
Il 5 febbraio 2014 è stato eletto Segretario della Conferenza Episcopale Marchigiana.
Stemma episcopale
Descrizione araldica
Inquartato, d’azzurro e d’argento: nel 1° all’agnello pasquale con la testa rivolta, nimbato d’oro e tenente in sbarra con la zampa anteriore destra l’asta crociata dello stesso di un vessillo bifido d’argento alla croce di rosso, sostenuto da tre colli addossati verdeggianti; nel 2° al Palazzo Ducale di Urbino dei suoi colori al naturale, sormontato da una stella di sette raggi d’azzurro; nel 3° al gonfalone pontificio astato e cimato da un pomo crocettato d’oro, e gheronato di sette pezzi di rosso e d’oro; nel 4° alla colomba d’argento al volo spiegato, posta in maestà e nimbata d’oro, sormontante il mare fasciato ondato d’argento e del campo.
Lo scudo accollato ad una croce astile doppia trifogliata d’oro e gemmata di sette pezzi d’azzurro, e timbrato da un cappello prelatizio a dieci nappe per lato, il tutto di verde.
Motto: IN UNITATE SPIRITUS SANCTI.
Spiegazione simbolico-teologica
Lo stemma di Mons. Giovanni Tani si presenta come una sintesi della sua storia personale, dei suoi valori spirituali e del suo programma pastorale.
L’agnello pasquale è simbolo eloquente del Redentore (cf Gv 1,29; Ap 5,6), ma anche emblema di Giovanni il Battista che con questo titolo additò il Figlio di Dio venuto nel mondo per eliminarne il peccato. Dunque richiama il nome di Battesimo del titolare. Tale allusione è rafforzata dalla presenza nel 1° quarto di tre colli che richiamano i paesaggi del Montefeltro, e del paese natale del Presule, Sogliano al Rubicone (FC).
Il Palazzo Ducale di Urbino, oltre ad essere richiamo diretto alla Città di Urbino e alla sua ricchezza di storia e di arte, vuole simboleggiare anche “Il Castello interiore”, il celebre itinerario dell’anima alla ricerca dell’unione perfetta con Dio, delineato da Santa Teresa d’Avila, della quale Mons. Tani è appassionato studioso. Le stella di sette raggi d’azzurro che sormonta l’edificio richiama le sette mansioni o stanze che introducono sempre più al centro, dove si trova il sole splendente e la sorgente d’acqua viva. La stella ha inoltre un valore mariano, richiamando la Madonna della Fiducia alla quale tante generazioni di seminaristi e di sacerdoti del Seminario Romano (di cui Mons. Tani è stato Rettore) hanno guardato e continuano a guardare come guida sicura nel cammino.
Il gonfalone pontificio, emblema della Chiesa romana, simboleggia il legame profondo dell’Arcivescovo con la Diocesi di Roma nella quale per tanti anni si è formato e ha esercitato il ministero sacerdotale, prima come direttore spirituale nel Pontificio Seminario Romano Maggiore, quindi come Parroco, infine come Rettore dello stesso Seminario. L’ombrello (insieme alle chiavi petrine) è del resto anche emblema del Seminario Romano. Infine si ritrova nello stemma civico della seconda delle sedi diocesane affidate alla cura pastorale di Mons. Tani, Urbania (così chiamata in onore di Papa Urbano VIII che elevò Casteldurante al rango di Città e Diocesi). Non manca nello stemma un riferimento alla terza sede diocesana, Sant’Angelo in Vado, lo stemma civico della quale è d’argento alla croce di rosso: ciò che nel 1° quarto si ritrova come vessillo dell’agnello pasquale.
Il mare nell’ultimo quarto richiama la Diocesi d’origine dell’Arcivescovo, Rimini. Sormontato dalla colomba dello Spirito simboleggia pure le acque del Battesimo, il sacramento della rinascita in Cristo che segna l’ingresso nell’unica Chiesa, corpo di Cristo (cf 1Cor 12,13). Lo Spirito che risuscitò Cristo, donato ai credenti, è principio vitale della loro unità (cf Ef 4,1-6).
Il motto, di sapore liturgico, esplicita questo messaggio. E in qualche modo tutta la composizione araldica sottolinea il valore imprescindibile dell’unità tra i credenti che trovano in Dio il principio unificante di tutta la loro esistenza. Infatti l’agnello, simbolo del Risorto, ha la testa rivolta, quasi come a gettare lo sguardo sulla colomba dello Spirito, di cui lo stesso Risorto è datore (cf Gv 20,22). Attorno a questo ideale sguardo si articolano le altre figure araldiche poste a richiamare più chiese diocesane. L’unica Chiesa di Cristo, animata dall’unico Spirito, continua a vivere il perenne rendimento di grazie all’unico Dio Padre di tutti.
Roma, 29 giugno 2011
Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Apostoli
Fonte: https://www.arcidiocesiurbino.info/biografia
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Cronista di CR
Arcivescovo emerito: S.E. Mons. Francesco Marinelli
Biografia
S.E. Mons. FRANCESCO MARINELLI Arcivescovo emerito
Nato ad Appignano del Tronto (Ascoli Piceno) nel 1935. Ordinato Sacerdote (daS.E. Mons. Marcello Morgante) della Diocesi di Ascoli Piceno dal 1961. Dopo ilsecondo anno di liceo classico nel Seminario ascolano è inviato a Roma pressoil Pontificio Seminario Romano Maggiore, ove completa il liceo conseguendo ildiploma di maturità classica. Frequenta le Facoltà di Filosofia, Teologia eDiritto Canonico nella Pontificia Università Lateranense e la Facoltà diLettere per laurea in Filosofia presso l'Università 'La Sapienza' di Roma.Consegue la Laurea in Teologia sotto la direzione del prof André Conbesdell'Istituto Cattolico di Parigi; la Licenza in Diritto Canonico; la Laurea inFilosofia presso l'Università La Sapienza' di Roma con la tesi 'Maritain e la suaconcezione politica'. Abilitato all'insegnamento di Filosofia e Storia nelleScuole di Stato. Docente di religione, ad Ascoli Piceno e a Roma, per quindicianni nelle scuole statali. Vicerettore e docente del Seminario diocesano(diritto canonico e prassi amministrative), quindi Parroco a Poggio di Bretta(Ascoli Piceno). In Diocesi svolge diverse attività di carattere pastorale. Nel1967 è richiamato a Roma per l'incarico dell'insegnamento di DogmaticaSacramentaria e Pastorale Sacramentaria nelle Pontificie Università Lateranensee Urbaniana. Attualmente è ordinario di Sacramentaria. Per due mandati èPreside del Pontificio Istituto Pastorale della PUL quindi, per quattromandati, Preside dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose 'Ecclesia Mater'(PUL). Dal 1987 al 1992 è membro della Commissione Preparatoria; dellaCommissione Centrale del Sinodo Pastorale Diocesano di Roma; Moderatore delleCongregazioni Generali del Sinodo Diocesano di Roma. Nell'anno 1997-1998 tieneun corso al biennio di Specializzazione Sacramentaria dell'Istituto Teologicodi Ancona, aggregato alla Pontificia Università Lateranense. Il 3 febbraio 1998è nominato Segretario del Comitato (Presidente Cardinal Camillo Ruini) per il47° Congresso Eucaristico Internazionale del 2000. E' Rettore della Basilica diSanta Anastasia al Palatino e Cappellano della Chiesa del Preziosissimo Sanguea Roma. Ha svolto mansioni particolari per la Santa Sede: Dal 1990 al 1995 èDelegato al Consiglio d'Europa per la 'Commissione sui problemi universitari'.Dal 1994 è membro della 'Commissione speciale per la trattazione delle Cause diDispensa dagli obblighi sacerdotali-religiosi e la riduzione allo statolaicale', presso la Congregazione del Culto Divino e la Disciplina deiSacramenti. Partecipa a gruppi di lavoro per il Comitato Centrale per il GrandeGiubileo del 2000 (volontariato; guida del pellegrino). Collabora con molteriviste di carattere teologico e pastorale con la stesura di articoli e studispecializzati.
Eletto arcivescovo di Urbino - Urbania - Sant'Angelo in Vado l'11 marzo2000; ordinato vescovo il 29 aprile 2000; il suo ministero episcopale inizia il27 Maggio 2000 e termina il 17 settembre 2011.
Stemma episcopale
Descrizione Araldica
Lo scudo si presenta con campo d'azzurro alla croce d'argento lampassata d'oro, decorata con un tralcio di vite al naturale fruttata di rosso e serti di spighe pure al naturale. Lo scudo è accollato alla croce a stile arcivescovile gemmata. Il tutto è timbrato dal galero arcivescovile di verde.
Indicazioni sul significato
Il soggetto centrale dello stemma è la Croce, segno glorioso della redenzione di tutti gli uomini. Cristo si dona oggi alla Chiesa e al mondo intero nell'Eucarestia, presenza del mistero pasquale offerta nei segni del pane (spighe) e del vino (uva). Lo sfondo azzurro indica Maria, Madre del Redentore, Madre della Chiesa, Madre nostra e Fiducia nostra. L'Eucarestia porta ancora in sé, come pane fragrante, il sapore e il profumo della Vergine Madre.
Il motto
Pastor in Sanguine testamenti aeterni
Pastore nel Sangue dell'alleanza eterna (Eb 13,20)
Fonte: https://www.arcidiocesiurbino.info/arcivescovo-emerito
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Cronista di CR
Cenni storici
Urbino, antica città italica, con la conquista romana divenne municipio aggregato alla tribù stellatina. Le invasioni barbariche e le varie guerre intraprese dai bizantini ne rilevarono l’importanza strategica e difensiva dilatando il suo territorio civile e religioso dal Foglia al Candigliano, dal ponte romano sul Metauro di Calmazzo agli Appennini, inglobando totalmente o parzialmente i municipi distrutti di Tiferno Metaurense (Sant’Angelo in Vado), Pitino Mergente (presso Acqualagna), Pitino Pisaurense (Macerata Feltria). Se dubbia è l’assegnazione alla cattedra urbinate del vescovo Evandro, firmatario nel 313 ad un sinodo romano, antica è la sede episcopale e al vescovo di Urbino Leonzio papa Gregorio Magno affidava nel 592 la visita delle diocesi di Rimini stante l’infermità del vescovo Castorio.
?La prima Cattedrale sorse nel suburbio, dedicata a S.Sergio M., patrono delle milizie bizantine, che in Urbino ebbero stanza per combattere Goti e Longobardi. Nel contempo si costituivano nella diocesi le pievanie, non vaste per l’accidentata morfologia del territorio, e lungo le valli dei tre fiumi diocesani sorgevano, fari di fede e di civiltà, i monasteri benedettini di Pietrapertusa (Furlo), di Lamoli, del Ponte (Urbania), di S.Silvestro (Fermignano), di Gaifa (Canavaccio), delle foreste (Schieti) e quello di S.Angelo alle porte della città (S.Francesco). I ss. X-XI-XII-XIII segnarono la ripresa della città sul feudo e la ricostituzione della vita comune del clero: Urbino non fece eccezione. Col vescovo Teodorico (1021-1049) la cattedrale venne trasferita in città, dedicata a Santa Maria Assunta e ufficiata da un capitolo canonicale: l’una e l’altro trovarono nel vescovo Mainardo (1056-1088) il ricostruttore e il riorganizzatore, colui che arricchì il nuovo tempio delle reliquie del martire San Crescentino, costituito patrono della città e della diocesi, l’amico di S.Pier Damiani, che lo chiama vescovo “di veneranda santità”, come “di santa memoria” chiama Teuzone (1050-1056) predecessore di Mainardo.
La presenza del Damiani in diocesi portò un afflato di rinnovamento monastico e a quella dei vecchi cenobi si aggiunse l’influenza di quello di Fonte Avellana.
Il sorgere del Comune tra i ss. XI-XII, con l’espansione rapida e notevole della città, non fu senza un certo travaglio tra vescovo e cittadini e vive furono le fazioni guelfa e ghibellina, capeggiata sempre quest’ultima dalla famiglia Montefeltro. La città dal secolo XII contò cinque parrocchie oltre la cattedrale e accolse i nuovi ordini mendicanti: Francescani (dal loro sorgere), Domenicani (c.1245), Agostiniani (c.1258), Celestini (fine secolo XIII) con i rami femminili delle Clarisse, Agostiniane (tre conventi), Santucciane (Benedettine).
Il secolo XIV segnò il nascere delle gloriose confraternite di S.Croce (1318), del Corpus Domini (c.1350), dell’Umiltà (1362), di S.Giovanni (1393), dello Spirito Santo (c.1395) e la nascita o l’incremento di vari ospedali nella città e nel territorio diocesano. Una ferita colpì la diocesi l’8 marzo 1402: i Brancaleoni, signori di Massa Trabaria, per proprio prestigio e autonomia dai Montefeltro ottennero il dismembramento della abbazia durantina di S.Cristoforo con le chiese ad essa aggregate, una sessantina, tra cui i due centri più popolosi e vivaci: Castel Durante (Urbania) e Sant’Angelo in Vado.
Intanto un nuovo Ordine Religioso, quello dei Girolamini, sorgeva in diocesi nel 1380 ad opera del B. Pietro Gambacorta da Pisa (1355-1435), che si estese in tutta Italia e fuori; fra noi ebbe quattro conventi: a Montebello, Talacchio, Urbino, Isola del Piano, e di qui uscirono sette Generali dell’Ordine e religiosi di santa vita. Trovarono favore e protezione presso il conte Guidantonio Montefeltro (1404-1443), che aiutò anche i Servi di Maria, stabilitisi all’Annunziata nel 1389 e introdusse nel 1425 i Minori a S.Donato (S.Bernardino). Il figlio Federico, grande nella strategia militare, abile nel reggimento politico, mecenate di artisti non fu debole credente. Se si potevano dire estinti gli antichi monasteri benedettini egli introdusse gli Olivetani a Gaifa e in città i Canonici Regolari del SS.Salvatore a S.Agata (1481), i Gesuati alla Trinità (1481), eresse il monastero delle Clarisse dell’antica regola a S.Chiara (1445) e si occupò del Capitolo Cattedrale aumentandone le rendite e il numero dei canonici, aggiungendo al Proposto anche l’Arcidiacono. Sotto di lui si strutturò il meraviglioso palazzo ducale, ma fu dato incremento alla nuova cattedrale, che su disegno di Francesco di Giorgio Martini tra il 1481 e il 1488 era complessivamente compiuta, anche se verrà consacrata nel 1534 e completata di cupola nel 1609: i migliori artisti locali, quali Timoteo Viti, Girolamo Genga, Federico Brandani, Francesco Paciotti, Federico Barocci vi lasciarono l’orma del loro ingegno e della loro fede. Quella cattedrale il 4 giugno 1563 ad opera del card.Giulio Della Rovere diverrà chiesa Metropolitana, avendo suffraganee le diocesi del Ducato, e il Capitolo metropolitano conterà in più due dignità: l’Arciprete e il Decano.
Se nel 1535 a riabilitare donne traviate sorgerà il convento di S.Maria della Bella e nel 1545 saranno presenti i Cappuccini, di capitale importanza fu l’apertura del Seminario il 21 novembre 1592: decretato già nel 1574 dal Visitatore mons. G.Ragazzoni, per ragioni economico-logistiche ebbe inizio solo a quella data presso la chiesa di S.Sergio fino al 1874, quando l’Arcivescovo Angeloni provvide un nuovo grandioso Seminario sull’area dell’antico convento di S.Domenico appositamente soppresso.
E’ questo il secolo in cui ad impulso del Concilio Tridentino
fioriscono in tutte o quasi le parrocchie rurali le Confraternite del SS.Sacramento e del Rosario e maggiore si fa l’incremento della tipica devozione mariana della “Madonna del Giro”.
Il secolo XVII vedeva la scomparsa dei piccoli conventi di Monte Busseto, di Petriccio, di Isola del Piano, di Acqualagna e in città dei Gesuiti, dei Celestini e dei Servi di Maria, ma registrava l'efficienza della Congregazione di Vicari Foranei, sorta sul cadere del 1500, l’accurata Visita Pastorale di mons.Benedetto Ala (1610-1620), i quattro Sinodi degli arcivescovi Santorio (1627), Santacroce (1639), Vitelli (1645), Maffei (1648), la nascita ad opera di zelanti sacerdoti della Congregazione degli Infermi Poveri, con lo scopo di aiutarli a domicilio (1648), la fondazione della Casa dei Filippini al Crocifisso (1637), mentre i Carmelitani Scalzi subentravano ai Servi di Maria (1681), per la formazione dei giovani si apriva la casa dei Padri delle Scuole Pie (1686) e fra i laici sorgevano la Compagnia della Visitazione, fondata dal ven. G.Bartolini nel 1615 e quella delle Cinque Piaghe nel 1638.
L’ascesa al pontificato del card. Gianfrancesco Albani, urbinate, col nome di Clemente XI (1700-1721) fu salutare sia sotto il profilo religioso che sotto quello civile. Per i PP.Scolopi fece costruire il grandioso “Collegio dei Nobili”, s’interessò dei monasteri, degli ospedali, del brefotrofio, del restauro dell’arcivescovado, fu munifico verso il duomo che arricchì del superbo altar maggiore, di suppellettili preziose, dei dipinti del Maratta e del Cignani: il nipote card. Annibale Albani (1682-1751) ne continuò le benemerenze a favore di chiese e luoghi pii, senza dimenticare la fondazione della casa delle Maestre Pie Venerini per l’educazione delle giovani da lui fondata e dotata (1732).
Tutto il secolo XVIII è caratterizzato dal fiorire di numerose Congregazioni (una decina) in aggiunta alle precedenti più corporative e dal sorgere di due Santuari, quello del SS.Crocifisso di Battaglia (1717) e quello della Madonna della Misericordia di Pelingo (1782), richiami irresistibili di fede ben oltre i confini diocesani.
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Notevoli danni, soprattutto alle chiese di campagna, arrecò il terremoto del 3 giugno 1781 che desolò la parte montana della provincia. Nel gennaio 1789 crollava la cupola del duomo, rovinando non poche opere d’arte: si diede subito mano alla ricostruzione, affidata all’architetto G.Valadier, e il tempio, in veste neoclassica, si riapriva l’8 settembre 1801. Ma altri mali incombevano: le teorie illuministiche esplose nella rivoluzione francese, con la discesa di Napoleone Bonaparte in Italia, produssero i loro effetti anche in diocesi. Si iniziò con scorrerie varie, accompagnate da perquisizioni di vettovaglie, di denaro, di argento e quadri di valore dalle chiese, per nulla tollerati dalla popolazione che insorse (1797) obbligando i francesi a tre spedizioni che solo nel 1798 portarono all’innalzamento dell’albero della Libertà. Fu soppresso il tribunale ecclesiastico, inventariati per ogni evenienza i beni mobili e immobili della diocesi, gravati i conventi all’estinzione del debito pubblico, imposto il giuramento secondo la Costituzione Civile ai docenti dell’Università e del Seminario. Breve fu la restaurazione portata nel 1800 da Francesco d’Austria: dal 2 aprile 1802 al 1814 Urbino diventerà provincia del Regno d’Italia. L’arcivescovo Berioli (1788-1821) fu l’unico presule marchigiano filonapoleonico: pochi nel clero furono dalla sua parte, molti i contrari cominciando dal Capitolo Metropolitano, senza tuttavia creare divisioni insanabili.
La caduta di Napoleone riportò al senno l’arcivescovo che pur tanto zelo e denaro aveva profuso per la sua diocesi. Il vento nuovo d’oltralpe maturerà il movimento risorgimentale, soprattutto fra il ceto colto, che sfocerà nell’accoglienza del Regno d’Italia (1860), con momenti anche di tensione fra novatori e conservatori. Se di costoro fu considerato l’arcivescovo Angeloni (1846-1881), processato per ben tre volte, è pur vero che fu il fondatore dell’orfanotrofio maschile, benefattore generoso di quello femminile, restauratore del duomo e creatore del nuovo Seminario, dando lavoro per tanti anni a parecchi operai; eresse la pia Casa delle Convertite, diede vita alla Conferenza di S.Vincenzo de Paoli, dettò sagge disposizioni per la musica in chiesa, tenne il Sinodo Provinciale nel 1859 e due Sinodi Diocesani nel 1867 e nel 1880. Nel 1888 per il “lascito Ciccolini”, sorgeva l’Istituto “S.Felicita” per l’istruzione delle fanciulle povere affidato alle Suore di Carità di S.Giovanna Antida, che fino al 1902 furono presenti anche all’ospedale civile.
In quel fine secolo sorgeva la Banca Cattolica e furono promosse le Cooperative Cattoliche e le Casse Rurali a sostegno delle classi meno abbienti. Nel 1900 esce il giornale cattolico “L’Ancora”, seguito poi da “Il Dovere”, espressione dell’Azione Cattolica (1913) e da “Il Lavoro” contro la violenza della propaganda socialista rivoluzionaria, che creò momenti di tensione. Nel 1925 entrano in ospedale le Suore della Misericordia e viene loro affidato anche il Ricovero di Mendicità, mentre le Maestre Pie Venerini, espulse nel 1861, entrano alla direzione del “Convitto L.Battiferri”, per le giovani (1922). Indefessa fu l’opera di mons. A.Tani (1932-1953) per l’Azione Cattolica e per le Vocazioni Ecclesiastiche e, durante il conflitto 1939-1944, per attutire disagi, salvare vite, risparmiare distruzioni: nel 1939 celebrò il Congresso Eucaristico Regionale e nel 1940 tenne il Sinodo Diocesano. Nel 1949 ebbe inizio la “Peregrinatio Mariae” per la diocesi, mentre in occasione della proclamazione del dogma dell’Assunta nel 1950, la Metropolitana diventava anche Basilica Minore.
Mons. A.Cazzaniga (1953-1977), fu presente al Concilio Vaticano II (1962-1965) procurando di attuarne in diocesi i decreti, specialmente in materia liturgica, promosse l’adorazione eucaristica, l’A.C., eresse varie chiese parrocchiali richieste dai nuovi insediamenti di popolazione agricola che lasciava il sistema mezzadrile. Con la morte di mons. Giovanni Capobianco (7 aprile 1965) divenne Amministratore delle Diocesi unite di Urbania e S.Angelo in Vado.
Il distacco da Urbino della vetusta abbazia di Castel Durante (1402), frutto peraltro di interessi politici fra le Signorie locali, impoverì la diocesi urbinate di due centri popolati e cospicui civilmente e religiosamente: Castel Durante e Sant’Angelo in Vado. Per 134 anni formarono una Abbazia “nullius dioecesis” in cui rientrava anche Sassocorvaro, affidata ad abbati commendatari, tra i quali va ricordato il card. Giovanni Bessarione (1445 - 1468), che della sua chiesa curò l’interesse spirituale ed artistico. A garantire l’indipendenza dai vescovi di Urbino, non rassegnati allo stralcio di quel territorio, i durantini pensarono di erigere l’abbazia in Vescovado: ciò avvenne il 18 febbraio 1636 ma non come diocesi unica, bensì come due diocesi “aeque principaliter” sotto un solo vescovo, per comprensibile orgoglio dei vadesi, non tolleranti di essere semplice parrocchia di Castel Durante. E perchè le due diocesi risultavano di poca estensione, venne estinta la “prelatura nullius”, di Mercatello (1180), antica Pieve d’Ico e unita, per opzione dei mercatellesi ad Urbania, il nuovo nome di Castel Durante, mutuato dal pontefice Urbano VIII, creatore delle diocesi, mentre a Sant’Angelo in Vado venne assegnata l’abbazia “nullius” di Lamoli.
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Se il lungo governo del primo vescovo mons. O. Honorati (1636 - 1683) fu provvido per l’organizzazione delle due chiese, va ricordato tuttavia che quel lavoro avveniva su un terreno non già incolto e sterile. Mercatello oltre a zelanti arcipreti e sacerdoti sentì l’influsso francescano sin dall’inizio dall’ordine serafico sia nel ramo femminile che in quello maschile con i conventi di Santa Chiara (c. 1224) e di S.Francesco, scomparso questo con la soppressione napoleonica e l’altro nel 1887 per la legge del 1866. Sant’Angelo in Vado, risorto con questo nome intorno alla metà del sec. VI dopo la distruzione di “Tiferno Metaurense”, fu pieve e terra notevole e tra il secolo XIII e il secolo XVI contò i conventi dei Servi di Maria, dei Conventuali, dei Minori, dei Cappuccini, quattro conventi di monache, sei confraternite di sacco e altre sei senza distintivo, oltre tre ospedali e il Monte di Pietà.
Castel Durante, sorta con questo nome circa l’ultimo ventennio del sec. XIII intorno alla abbazia di S. Cristoforo del Ponte, dopo la distruzione di Castel delle Ripe, non fu da meno nel fervore di istituzioni cristiane.
A parte ospedali e celle nate sul primo crescere della terra, alla vigilia del vescovado oltre il “Convento dei preti”, valida associazione di sacerdoti, contava i conventi dei PP. Conventuali, dei Minori, dei Cappuccini e dei Chierici Regolari Minori (Caracciolini), un monastero di Benedettine e uno di Clarisse, sei confraternite di sacco e sei compagnie senza distintivo, quattro ospedali oltre il Monte di Pietà e tutti e tre i centri con belle chiese, arricchite d’opere d’arte anche di concittadini, quali Antonio Bencivenni, Federico Zuccari e Francesco Mancini, Giustino Episcopi, Giorgio Picchi e Domenico Peruzzini. Erette le due diocesi, suffraganee di Urbino, miglior impulso ebbe la vita cristiana, contando anche sull’erezione del Seminario per la formazione del clero in Urbania
Fonte: https://www.arcidiocesiurbino.info/cenni-storici
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Cronista di CR
Patrono principale dell'Arcidiocesi: San Crescentino Martire
Crescentino, o Crescenziano, sarebbe nato a Roma nel 276, figlio di Eutimio, un nobile romano convertito al cristianesimo. Fu indirizzato alla carriera militare ed entrò nella prestigiosa prima coorte della prima legione, di stanza a Roma per la difesa dell’Imperatore. Questa legione era comandata da San Sebastiano, insieme al quale operò per la propagazione della fede cristiana.
Esilio
La leggenda riferisce che a causa di un editto dell’imperatore Diocleziano ai soldati romani venne proibito di praticare il cristianesimo e di conseguenza molti soldati cristiani vennero uccisi o costretti all’esilio. Crescentino nel 297 abbandonò la capitale insieme ai suoi genitori e si rifugiò a Perugia. Perduti i genitori, donò parte dei suoi beni ai poveri e lasciò Perugia a cavallo recandosi con alcuni compagni nella valle Tiberina. Arrivato a Tifernum Tiberinum, oggi Città di Castello, allora interamente pagana, si propose di convertirne gli abitanti. La leggenda narra che la campagna intorno alla città , in località Pieve de’ Saddi, era oppressa da un terribile mostro (un drago) che con il proprio alito pestilenziale procurava malattie agli abitanti e devastava le campagne. Il santo, dopo aver predicato la fede cristiana, uccise il mostro in combattimento a Pieve de’ Saddi (dove tuttora sono presenti tre presunte costole del drago) e fu accolto come un liberatore dalla popolazione.
L’imperatore Diocleziano, venuto a conoscenza dei fatti prodigiosi e dell’ascendenza ottenuta da Crescentino sulla popolazione, ordinò al prefetto dell’Etruria, Flacco, di chiedere a Crescentino l’abbandono della fede cristiana e il ritorno nella sua legione, sotto pena della morte fra i più atroci tormenti. Crescentino invece si impegnò maggiormente nella predicazione della sua fede e si guadagnò nuove conversioni, compiendo diversi miracoli.
Martirio
La leggenda prosegue con la narrazione del martirio subito dal santo; Flacco fece trascinare Crescentino in un tempio dedicato a Giove, dove il Santo rifiutò di obbedire all’ordine di adorare gli Dei pagani. Crescentino venne allora messo al rogo, ma con meraviglia dei suoi carnefici risultò immune dalle fiamme, nel mezzo delle quali continuava ad intonare canti di lode a Dio. I soldati allora lo denudarono e, legatigli mani e piedi, con una corda al collo lo trascinarono per le strade cittadine, e infine, gli tagliarono la testa. Il martirio sarebbe avvenuto, secondo la leggenda, il 1 giugno del 303.
Culto
Nella notte alcuni cristiani si sarebbero quindi recati sul luogo del supplizio per dare onorata sepoltura al giovane martire, che venne sepolto nel mezzo di un bosco. Sul luogo della sepoltura del santo sarebbe quindi sorta una piccola chiesa (Pieve de’ Saddi). Nello stesso luogo, il successivo 10 giugno sarebbero stati sepolti anche i compagni di Crescentino, che a loro volta avevano subito il martirio tutti insieme. I nomi dei compagni di Crescentino riportati dalla leggenda sono: Grivicciano, Giustino, Fortunato, Benedetto, Orfito, Europio, Esusperanzio e Viviano, tutti venerati dalla Chiesa come martiri.
Benché la data del martirio sia tradizionalmente indicata al 1º giugno, san Crescentino fu ascritto nel Martirologio Romano del Baronio (come santo locale) alla data dell’8 agosto.
Patrono di Urbino
Nel 1068 il vescovo di Urbino Mainardo, poi divenuto beato, desideroso di dare alla chiesa urbinate le reliquie di un santo da venerare come proprio Patrono; chiese a Fulcone, vescovo di Tifernum Tiberinum (Città di Castello), il corpo di un martire, visto che quella diocesi ne aveva diversi. Fulcone acconsentì volentieri; per cui il vescovo Mainardo, accompagnato dal clero, dai nobili e da molti cittadini, partì da Urbino in pieno inverno, circa la metà di dicembre, e superati con fatica i passi Appenninici raggiunse la Pieve de’ Saddi per ricevere il corpo del martire donato da Fulcone.
La reliquia, destinata a ornare la chiesa urbinate, era il corpo di san Crescentino; aperta l’urna, le spoglie del santo furono trasferite in un’altra più piccola in legno, per facilitarne il trasporto. Ma il vescovo Fulcone non volendo privare la città di un suo martire si volle riservare la testa (attualmente conservata nella cripta del Duomo di Città di Castello).
Mentre il vescovo Mainardo, assieme al clero e ai notabili cittadini, si era rimesso in cammino per tornare ad Urbino; il popolo di Tiferno, avendo ormai compreso che gli urbinati si portavano via il corpo del santo, corse ad inseguirli per sottraglielo e riportarlo indietro. Ma secondo un’antica tradizione, ancora viva tra gli urbinati e sostenuta da antichi documenti, si dice che una fitta nebbia si alzò improvvisamente nel mezzo dell’Appennino, tanto che i tifernati non poterono più vedere gli urbinati; per cui, perduta la speranza di raggiungerli, se ne tornarono indietro.
Quando gli urbinati giunsero col corpo del Santo nella loro città, la sera del 18 dicembre 1068, il vescovo Mainardo posò la cassa che ne conteneva i resti nel luogo poi divenuto piazza Farina. Il corpo di San Crescentino fu sepolto in una tomba sotto alla Cattedrale e il vescovo Mainardo avviò subito i lavori di costruzione per il nuovo Duomo, il primo entro le mura cittadine, dedicato a Santa Maria Assunta in Cielo e a San Crescentino.
Sull’antica piazza Farina venne eretta nel 1737 una colonna sostenuta da un’ara in pietra, provenienti dalla Chiesa dei SS. Apostoli di Roma, sormontate da una statuetta del santo in bronzo, ora conservata nella Galleria Nazionale delle Marche, dono del cardinal Annibale Albani. Nel giugno 2009 una copia è stata ricollocata sulla sommità della colonna e il sito in cui è situato il piccolo monumento è stato intitolato al Santo (Largo San Crescentino).
Fonte: http://www.prolocomorra.it/it/confra...n-crescentino/
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Cronista di CR
Santi e Beati dell'Arcidiocesi
Patrono:
San Crescentino Martire (Patrono principale dell?Arcidiocesi e della città di Urbino)
Co-Patroni:
San Michele Arcangelo (patrono principale di Sant'Angelo in Vado)
San Cristoforo (patrono principale di Urbania)
Santi e beati originari della diocesi:
S. Margherita della Metola (+1320)
S. Veronica Giuliani da Mercatello (+1727)
B. Mainardo vescovo (+1088)
B. Giovanni Pelingotto di Urbino (+1304)
B. Sante Brancorsini da Montefabbri (+1394)
B. Girolamo Ranuzzi di S. Angelo in Vado (seconda metà sec XV)
B. Serafina Montefeltro Sforza di Urbino (+1478)
B. Benedetto Passionei di Urbino (+ 1625)
Fonte: https://www.cattoliciromani.com/thre...o-in-Vado-2021
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Cronista di CR
La Curia Arcivescovile
Informazioni e contatti sulla Curia e gli Organismi Centrali
La Curia diocesana consta di quelle persone ed uffici che più da vicino collaborano col Vescovo nel suo ufficio pastorale, e con lui formano quasi una cosa sola.
Il Vescovo ordina la Curia ed imprime a tutta la sua attività, non esclusa quella amministrativa e giudiziaria, uno spirito ed una speditezza tale da renderla per il Vescovo uno strumento idoneo non solo per l'amministrazione della diocesi, ma anche per l'esercizio delle opere di apostolato.
(Christus Dominus, 27; Ecclesiae Imago, 200)
Sede
Piazza Pascoli, 2
61029 Urbino (PU)
Tel. e fax 0722 322529
Vicario Generale
Brivio don Daniele Maria
Segretario dell'Arcivescovo
Luigi Fedrighelli
Archivio
Gregoratto mons. Eugenio
Brancati Francesca
Cancelleria
Brivio don Daniele, Brancati Francesca
La Cancelleria è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 12.
Si consiglia di prendere appuntamento telefonando al numero 0722.4778.
Direttore Ufficio Tecnico Amministrativo
Brivio don Daniele
Economo Generale
Giorgio Giampaoli
Sostentamento del clero
Giovanni Palazzi
Vicari Episcopali
Gori mons. Franco per l’Università
Pellegrini mons. Piero per la famiglia
Tabarini mons. Giuseppe per la pastorale
Tonti mons. Davide per la Cultura e l'Arte
Fonte: https://www.arcidiocesiurbino.info/l...nismi-centrali
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Cronista di CR
Consiglio Presbiterale e Collegio dei Consultori
CONSIGLIO PRESBITERALE
MEMBRI ELETTI (can. 497, 1°):
1. Don Gianluigi CARCIANI
2. Don Fabio PIERLEONI
3. Don Andrea RIGHI
4. Don Piero PASQUINI
5. Mons. Franco GORI
6. P. Fermino GIACOMETTI, ofm conv.
7. Don Roberto CRAPANZANO
8. Don Romano CONTI
MEMBRI DI DIRITTO IN RAGIONE DEL LORO UFFICIO (can. 497, 2°):
1. Don Daniele BRIVIO – Vicario Generale e Vicario foraneo Foglia
2. Don Andreas FASSA – Vicario foraneo Urbino
3. Mons. Piero PELLEGRINI – Vicario foraneo Urbania
4. Mons. Davide TONTI – Vicario foraneo Sant’Angelo in Vado
5. Don Domenico CURZI – Vicario foraneo Candigliano
6. Don Salvatore PARISI – Vicario foraneo Apsa
7. Mons. Giuseppe TABARINI – Vicario foraneo Metauro
8. P. Luca GABRIELLI – Parroco parrocchia universitaria
MEMBRI DI NOMINA ARCIVESCOVILE:
1. Don Diego TORRES RIOS
2. Don Richard NKUANGA MBADU
3. Don Felice VOLPICELLA
4. Padre Piergiorgio ROSSI
L’ufficio di Segretario è affidato al rev.do don Andreas Fassa.
Compiti e funzioni del Consiglio presbiterale sono stabiliti dalla normativa canonica vigente, in particolare dai cann. 495-501, dal diritto particolare e dallo Statuto del Consiglio presbiterale.
COLLEGIO DEI CONSULTORI
COMPOSIZIONE
1. BRIVIO don Daniele
2. CARCIANI don Gianluigi
3. CURZI don Domenico
4. PASQUINI don Piero
5. PELLEGRINI mons. Pietro
6. TABARINI mons. Giuseppe
Fonte: https://www.arcidiocesiurbino.info/c...o-presbiterale; https://www.arcidiocesiurbino.info/c...dei-consultori
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