Ecumenismo, tutti uniti in Cristo
DI MARIA CRISTINA GHITTI *
Ancora risuonano nell’aria le melodie del Natale e nel cuore la gioia delle feste appena celebrate. Abbiamo visto arrivare e ripartire i Magi ed eccoli di nuovo tra di noi per accompagnarci a vivere in pienezza la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani in corso fino a martedì 25 gennaio. E proprio quel giorno in diocesi la Settimana si concluderà con una Veglia interconfessionale alle 19 in Cattedrale (diretta streaming su www.chiesadibologna.it e sul canale YouTube di 12Porte).
Quest’anno, il tema è stato scelto dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente e le parole che ci guideranno sono tratte dal Vangelo di Matteo 2,2: «In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo». I Magi sono stati da sempre considerati rappresentanti della universalità della chiamata delle genti, che nella loro diversità di tradizioni e di fedi si ritrovano però tutti uniti dal profondo desiderio di vedere e di conoscere il Re appena nato. Ognuno dei Magi offre un dono, tratto dai tesori preziosi del proprio Paese.
Forse, ci possiamo interrogare sul significato che oggi potremmo dare a questi doni, come possano, essere un segno che interpretino le grandi attese del mondo. Il salmo 141 ci presenta una delle immagini più belle del significato dell’incenso, quello della preghiera: «Come incenso salga a te la mia preghiera», possano davvero salire unanimi le nostre suppliche. In che cosa si può individuare il dono dell’oro? In questi ultimi anni il tema del Creato, della sua custodia ci accompagna. Risuonano le parole dell’enciclica di papa Francesco, «Laudato si’», ma anche le iniziative del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, oltre agli appelli di leader di altre religioni, come Sua Santità il Dalai Lama. In questi giorni dobbiamo accogliere questi appelli e farci davvero voce di questo grande dono che il Signore ci ha posto tra le mani.
Resta il dono della mirra, così particolare nel suo significato più profondo, così arduo da comprendere, così come è difficile accostare il grande mistero del dolore e della morte.
Sorge allora nel cuore il desiderio di presentare al Signore quanti in questo anno ci hanno preceduti nella sua casa, chi ha perso la vita a causa della sua testimonianza per la fede, ma anche i tanti che sono morti nei mari, nei deserti, quanti la pandemia ha strappato improvvisamente alle nostre case, quanti a causa delle guerre hanno versato il loro sangue innocente… Il ricordo si fa pesante, ma la luce di questa stella che ci guida verso il Figlio di Dio che per noi si è incarnato ce ne svela ancora gli arcani più profondi.
Ci sembra doveroso sottolineare, come molto indicativa sia stata l’evoluzione e il cambiamento del dialogo ecumenico nella nostra Chiesa. Il lavoro di tanti ha permesso che questo cammino, un tempo inteso come un «ritorno», giungesse alla umile richiesta di conversione al Vangelo per tutti, conversione che potesse portare ad una vera crescita in Cristo e conseguente convergenza nella carità, nella fratellanza, nel rispetto reciproco fra le varie Chiese. Meta auspicabile di tutte le Chiese cristiane è di rendere vivi i rapporti fraterni, la collaborazione pratica fra le Comunità nel servizio alle realtà locali.
San Gregorio di Nazianzo in un sermone, rivolto ai suoi fedeli così scriveva: «Tutto è stato fatto perché voi diventiate come altrettanti soli, cioè forza vitale per gli altri uomini. Siate luci perfette dinanzi a quella Luce immensa e sarete inondati del suo splendore sovrannaturale».
Questo è quanto desideriamo!
* Ufficio per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso.
Fonte: Bologna7 di oggi, p. 2