Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: Cronaca della Diocesi di Parma - Anno 2022

  1. #1
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    Cronaca della Diocesi di Parma - Anno 2022

    CRONACA DELLA DIOCESI DI PARMA

    Anno 2022

    Virtus ex Alto

  2. #2
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    Cronache degli anni passati

    CRONACHE DEGLI ANNI DECORSI

    Per consultare le cronache degli anni precedenti vedasi in: "L'osservatorio dei Cattolici Romani" - Indice delle cronache delle Diocesi - Regione Ecclesiastica Emilia-Romagna
    Virtus ex Alto

  3. #3
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    Ambito territoriale - Notizie storiche

    ERETTA NEL IV SECOLO

    § Regione Ecclesiastica Emilia Romagna
    § Metropolia di Modena-Nonantola
    § Provincia di Parma, di cui comprende circa 2/3
    § Abitanti (al 2016 ) 339.547 di cui 278.429 battezzati
    § Superficie Kmq 2154
    § Parrocchie n.308 ricomprese dal 2012 in 56 unità pastorali
    § Sacerdoti n.255, di cui 151 secolari e 104 regolari
    § Religiosi 156 uomini e 430 donne
    § Diaconi permanenti n. 24

    NOTIZIE STORICHE

    I - Dalle origini all’alto Medioevo

    Una serie di frammenti documentari attesta l’esistenza della sede vescovile di Parma già nella seconda metà del IV sec., sotto la guida di Urbano, che in seguito venne deposto in quanto seguace dell’Arianesimo.
    Probabilmente però, prima di lui, vi fu un altro vescovo di cui non si hanno notizie fondate.
    È da ritenersi che, alla destituzione di Urbano, la sede episcopale, che dipendeva da Milano, venisse spostata da Ambrogio a Brescello, appartenente al territorio della diocesi parmense, nella quale fu insediato Genesio.
    La sede tornò definitivamente a Parma nel 497, dopo che la diocesi era stata resa suffraganea di Ravenna.
    Il vuoto conoscitivo sugli sviluppi della storia della Chiesa locale e sulla serie dei vescovi si interrompe con Pietro, che resse la diocesi fino all’819.
    Nei quattro secoli successivi, l’autorità vescovile, depositaria di un potere giuridico capace di imporsi alla frammentazione di una società fluida, conobbe un sensibile rafforzamento, grazie anche alla capacità di inserirsi nelle lotte per l’egemonia dell’Italia.
    Sotto Vibodo (860-895), rimasto fedele a Carlomanno, figlio di Ludovico II il Germanico, nonostante l’intervento di Papa Giovanni VIII in favore di Carlo il Calvo, iniziò la giurisdizione politica dei vescovi su Parma, formalizzata dalla donazione da parte del nuovo re d’Italia della corte regia all’interno della città e delle regalie connesse.
    La fondazione del Collegio dei canonici della cattedrale si deve a Vibodo, il quale poi, dopo la deposizione di Carlo il Grosso, si schierò con Guido da Spoleto, riuscendo peraltro a ottenere dal Re di Germania Arnolfo la conferma dei precedenti privilegi.
    A riprova dell’influenza politica progressivamente acquisita, va rilevato come non pochi cancellieri imperiali si alternarono alla sede vescovile di Parma: Elbungo (896-915), Sigifredo I (926-945), Uberto (960-980).
    Con Sigifredo II (981-1015), presente all’incoronazione imperiale di Enrico II il Santo, che gli ampliò i poteri sul contado, si ebbe la fondazione del monastero benedettino di San Giovanni Evangelista, nello spirito della riforma cluniacense.
    Il processo di estensione della giurisdizione ecclesiastica si perfezionò dopo la morte dell’ultimo conte laico Bernardo, quando l’imperatore Corrado II il Salico concesse al vescovo Ugo (1027-1044) il contado con il relativo titolo nobiliare.
    Il conflitto per le investiture apertosi tra l’autorità secolare e il papato interessò sensibilmente Parma, quando nel 1045, secondo uno schema consolidato, venne nominato vescovo il cancelliere imperiale Cadalo, sostenitore del principio della subordinazione della Chiesa all’impero, duramente censurato da Pier Damiani, che si era formato alla Scuola vescovile parmense, fondata agli inizi dell’XI sec., dove si era fermato poi a insegnarvi.
    All’elezione nel 1061 di Alessandro II senza il consenso imperiale, Cadalo venne designato antipapa con il nome di Onorio II, cercando invano di spodestare il rivale, prima di ritirarsi definitivamente a Parma, dove morì nel 1072.
    Sulla stessa linea, il successore Everardo sostenne l’antipapa Clemente III (Giberto della famiglia parmense dei Giberti) contro Gregorio VII.


    II - Dall’alto Medioevo al concilio di Trento

    La situazione si normalizzò solamente negli anni dell’episcopato di Bernardo degli Uberti (1106-1133), abate generale vallombrosano, che avvalendosi della protezione di Matilde di Canossa, di cui fu anche consigliere, ripristinò i diritti del papato, impose la disciplina ecclesiastica e favorì il radicamento della riforma gregoriana.
    Canonizzato dal successore Lanfranco, venne poi dichiarato patrono della diocesi.
    La fazione favorevole all’impero ebbe, comunque, l’ultimo sussulto con Aicardo da Cornazzano (1162-1170), che appoggiò il sogno di restaurazione di Federico I Barbarossa, prima di essere deposto.
    Sotto Obizzo Fieschi (1194-1224) sorse, peraltro, un conflitto giurisdizionale con il comune che diede forza al radicamento delle idee ghibelline fra i «non devoti e duri e crudeli» parmigiani, secondo l’aspro giudizio di fra Salimbene da Parma.
    In questo clima, si può comprendere meglio da un lato la diffusione del francescanesimo – un discepolo del santo d’Assisi fu anche acclamato podestà –, dall’altro la presa delle correnti religiose riformatrici di stampo ereticale nel corso del XIII . Tra queste, conobbe una certa vivacità il movimento detto degli apostolici, guidato da Gherardino Segarelli, che venne arso vivo nell’anno santo 1300 e che ebbe in Dolcino da Novara l’ideale continuatore.
    Nell’eclissi dello spirito comunale, la Chiesa si trovò pienamente coinvolta nell’estenuante lotta tra le signorie cittadine, simboleggiata dall’elezione a vescovo di Ugolino Rossi (1323-1377), appartenente a una delle famiglie parmensi più potenti, il cui governo rimase insuperato per durata temporale.
    Analogamente, negli anni della dominazione esterna dei Visconti e degli Sforza su Parma, che si protrasse fino alla fine del XV sec., l’istituzione ecclesiastica locale non rimase immune dalle contese politiche.
    Fu con papa Giulio II, il quale fece occupare Parma e Piacenza, che la Santa Sede riuscì a rivendicare il dominio sulla città.
    Durante il pontificato di Leone X, a Parma fu anche commissario e governatore apostolico Francesco Guicciardini.
    Per contro, quando Alessandro I Farnese, che era stato amministratore perpetuo della Chiesa di Parma dal 1509 al 1534, fu eletto papa con il nome di Paolo III, il Ducato dell’Emilia occidentale venne affidato al figlio Pier Luigi, che in precedenza era stato nominato gonfaloniere della Chiesa.
    In tal modo, autorità religiosa e potere civile trovavano una saldatura senza precedenti.


    III - Da Trento al periodo napoleonico

    Nel periodo del concilio di Trento la diocesi fu retta da Guido Ascanio Sforza (1535-1560) e da suo fratello Alessandro Sforza (1560-1573).
    Quest’ultimo istituì nel 1566 il seminario.
    L’applicazione della riforma ebbe un impulso decisivo con la visita apostolica del 1578-1579 compiuta dal vescovo di Rimini Giovanni Battista Castelli, preceduta e seguita idealmente dai tre sinodi cosiddetti farnesiani, celebrati nel 1575, nel 1581 e nel 1583 da Ferdinando Farnese (1573-1606).
    Nel 1582 la diocesi divenne suffraganea di Bologna.
    Al lento processo di secolarizzazione del ducato dalla influenza religiosa, si accompagnò la stabilizzazione più compiuta del dettato conciliare nel corso del XVII sec., quando la pratica delle visite pastorali si impose durante gli episcopati di Nembrini (1652-1677), Saladini (1681-1694), Olgiati (1694-1711).
    Va, inoltre, sottolineato che in virtù della spinta post-tridentina cominciarono a porsi le premesse per realizzare un collegamento meno aleatorio tra la città e i villaggi della campagna, reso sempre problematico nella diocesi di Parma dalle tensioni politiche che ne avevano segnato le vicende nei secoli precedenti.
    Non di meno autorità spirituale e potere politico trovarono forme di convergenza, testimoniate dalla presenza ininterrotta nel secolo dei lumi di vescovi «nobili» ai vertici della Chiesa parmense: Camillo Marazzani (1711-1760) e Francesco Pettorelli-Lalatta (1760-1788).
    Questa tendenza si invertì con il cappuccino Adeodato Turchi (1788-1803), che diede un’interpretazione estensiva del modello episcopale tracciato a Trento.
    Alla visita pastorale che inaugurò l’episcopato, fece seguito una fitta serie di interventi pastorali, nei quali, come reazione al trauma della rivoluzione del 1789 e ai contraccolpi prodotti dalla campagna napoleonica, non mancò di sottolineare insistentemente la derivazione divina delle istituzioni politiche.
    Il passaggio del ducato alla Francia segnò il riallineamento di questa sensibilità: alla morte del religioso «antifrancese» a Parma venne designato il cardinale «napoleonista» Carlo Francesco Caselli (1804-1828), che era stato tra i fautori del concordato del 1801.
    Il servita, attraverso i Te Deum che accompagnavano le imprese militari di Bonaparte, assecondò il nuovo corso della politica ecclesiastica, procedendo al riordinamento delle parrocchie cittadine, riformando il calendario delle feste, promulgando il decreto imperiale per le fabbricerie, adottando il catechismo napoleonico.
    Nel 1806 la diocesi venne assoggettata alla Metropolia Genova.
    La salvaguardia di spazi di autonomia nell’ambito dell’istruzione religiosa e della formazione dei chierici consentì alla Chiesa parmense, che nel 1818 fu posta alle dipendenze dirette della Santa Sede, di inserirsi senza scossoni destabilizzanti nel clima della restaurazione, segnato dal governo di Maria Luisa d’Asburgo-Lorena, protrattosi fino al 1847, quando il ducato passò ai Borbone di Lucca.


    IV - L’età contemporanea

    Il mutato clima politico e culturale non segnò una cesura netta nella storia della Chiesa di Parma.
    La continuità negli orientamenti pastorali di fondo fu garantita da Vitale Loschi (1831-1842), già vicario di Caselli, che sollecitò la diffusione dell’insegnamento della dottrina cristiana e aprì il seminario di Berceto destinato ai chierici dell’Appennino.
    L’insediamento, su sollecitazione di Maria Luisa, di un «vescovo austriaco», come venne ribattezzato l’ungherese Giovanni Neuschel (1843-1852), al governo della diocesi innescò uno strisciante clima di ostilità nel clero locale, culminato nei moti del 1848, quando il presule fu indotto ad abbandonare la città, mentre Giovanni Carletti, tra i più influenti sacerdoti parmensi, veniva eletto nel governo provvisorio insediatosi dopo la destituzione dei Borbone.
    Il passaggio dalla «seconda» restaurazione del potere ducale all’unità nazionale venne gestito dal cappuccino Felice Cantimorri (1854-1870), il primo vescovo nominato da papa Pio IX, il cui approccio pastorale trovò localmente una mediazione rigorosamente fedele.
    Nel conflitto tra Stato e Chiesa, infatti, si aprì a Parma una crepa vistosa, paradigmaticamente restituita dagli avvenimenti del 1866: dopo l’invio in domicilio coatto del vescovo e dei suoi più diretti collaboratori, il capitolo della cattedrale levò un proclama in appoggio alla terza guerra d’indipendenza.
    Le divisioni nel tessuto ecclesiale resero più difficile l’applicazione del programma pastorale del presule, volto soprattutto alla cura spirituale del clero e alla riorganizzazione del seminario.
    Al concilio Vaticano I egli si associò alla maggioranza infallibilista con interventi che monsignor Giulio Arrigoni bollò impietosamente come «cinguettii ».
    Le tensioni insorte vennero progressivamente riassorbendosi negli anni dell’episcopato di Domenico Maria Villa (1872- 1882), il quale, spronando clero e fedeli a essere integralmente cattolici «senza epiteti », rimase fermo nella convinzione che «non la Chiesa con la Civiltà, ma la Civiltà deve conciliarsi con la Chiesa, ritornando ai principi dell’autorità e della giustizia ».
    Il netto intransigentismo in campo dottrinale, solidamente radicato, secondo gli impulsi di Leone XIII, al rilancio del tomismo, che ebbe una traduzione immediata con l’istituzione dell’accademia filosofica di San Tommaso d’Aquino, venne mitigato nell’azione di governo, contrassegnata dalla celebrazione di un sinodo e dall’indizione di due visite pastorali.
    Tra i frutti più fecondi di questo impegno, vanno annoverati il profondo rinnovamento del seminario, la sensibilità per una purificazione delle pratiche sacramentali e devozionali, la viva attenzione per l’istruzione catechistica.
    Parimenti vanno ricordati il sostegno offerto alle prime forme di associazionismo laicale inquadrate nell’Opera dei congressi e alle opere caritative, che ebbero in suor Anna Maria Adorni, fondatrice nel 1855 dell’istituto del Buon Pastore (eretto in congregazione nel 1876), e in don Agostino Chieppi, fondatore nel 1865 delle Piccole Figlie dei Sacri Cuori, l’espressione più incisiva.
    Vicino alle correnti conciliatoriste, Giovanni Andrea Miotti (1883-1893) lasciò cadere i motivi di opposizione polemica allo Stato liberale, proseguendo peraltro nel solco aperto dal predecessore per quanto concerneva il rilancio della catechesi (attraverso la creazione della prima scuola di religione in Italia) e la diffusione del movimento cattolico (con istituzioni di carattere economico e sociale).
    In questo, si avvalse particolarmente di alcune congregazioni religiose come gli stimmatini o i salesiani, giunti a Parma rispettivamente nel 1876 e nel 1888.
    Sotto il successore Francesco Magani (1893-1907) la Chiesa di Parma conobbe un periodo ininterrotto di lacerazioni interne, originate da un contrasto su un’eredità, che poi finì per non lasciare immune praticamente nessun settore pastorale.
    Al conflitto con una parte della curia e del clero, il presule di origine pavese vide, infatti, sommarsi i contrasti con il laicato più attivo raccolto attorno alla personalità emergente di Giuseppe Micheli, che toccavano la presenza nella società di opere volte a fronteggiare l’avanzata del socialismo, l’impegno cattolico nelle amministrazioni comunali, sullo sfondo di visioni ecclesiologiche affatto collimanti.
    Le tensioni si acuirono in corrispondenza della crisi dell’Opera dei congressi nel recupero «moderato» dei fermenti murriani.
    Toccò a Guido Maria Conforti (1907- 1931), già vicario generale nella parabola iniziale dell’episcopato di Magani e fondatore in diocesi dell’Istituto per le missioni estere intitolato a san Francesco Saverio, impegnato nel rilanciare l’evangelizzazione della Cina, venire a capo delle «condizioni eccezionalmente lagrimevoli di questa Diocesi».
    All’atteggiamento prudente tenuto nella temperie modernista, corrisposero le pressanti sollecitazioni per la formazione spirituale e culturale del clero, l’incoraggiamento al rinnovamento della parrocchia, una più matura distinzione tra piano religioso e sfera politica nella missione della Chiesa, la promozione del movimento liturgico, la maturazione di una visione «moderna» della collaborazione laicale.
    Alieno da prese di posizione nei confronti dell’autorità costituita, non esitò tuttavia a denunciare le violenze dello squadrismo fascista.
    I densi stimoli pastorali trovarono un compendio nei due sinodi celebrati (1914 e 1930) e nelle cinque visite pastorali promosse.
    Nel 1996 fu proclamato beato da Giovanni Paolo II e poi fatto Santo da nel 2011 da Benedetto XVI.
    Il lungo episcopato di Evasio Colli (1932-1971) fu segnato dal notevole impulso dato al laicato organizzato, in particolare dell’Azione cattolica (fu anche segretario della commissione cardinalizia preposta alla direzione del centro nazionale nella congiuntura bellica), e dall’incessante attenzione rivolta alla qualificazione del clero (anche attraverso l’incremento delle vocazioni).
    Sostenitore di un lealismo lontano da pieghe nazionalistiche, negli anni della guerra civile Colli si adoperò attivamente per far ritrovare la «concordia di animi», prodigandosi come mediatore nello scambio di prigionieri tra le parti in conflitto.
    Ancorato a una visione di Chiesa portata a sottolineare il ruolo «docente» del vescovo (di qui l’indizione di una specifica giornata annuale), si trovò spiazzato dalle novità del concilio Vaticano II, durante il quale tenne un profilo defilato, vedendosi poi affiancare nel 1966 (anche per le peggiorate condizioni di salute) un Amministratore Apostolico “sede plena” (mons. Amilcare Pasini)
    I fermenti postconciliari ebbero un momento di acuta tensione con l’occupazione della cattedrale nel 1968, trovando poi una non piatta opera di decantazione prima e di rilancio nella recezione dello spirito del Vaticano II poi da parte di Amilcare Pasini (1971-1982) e di Benito Cocchi (1982-1996).
    In continuità va letto il successivo episcopato di Mons.Cesare Bonicelli (1997-2007).

    NEL 1986 LA DIOCESI DIVENNE SUFFRAGANEA DELLA SEDE METROPOLITANA DI MODENA.
    Virtus ex Alto

  4. #4
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    Cronotassi dei Vescovi

    Serie dei Vescovi di Parma

    Urbano † (attestato dal 366 al 382)

    Esuperanzio † (attestato nel 603)

    Grazioso † (attestato nel 680)

    Aicardo † (attestato nel 731)

    Alboino † (attestato nel 744)

    Gerolamo † (attestato nel 775 circa)

    Lamberto † (827 - 835)

    Guibodo (o Wibodo) † (855 - 895)

    Elbungo † (896 - 916)

    Aicardo † (920 - 927)

    Sigefredo I † (927 - 945 ?)

    Aldeodato I † (947 - 953 ?)

    Oberto † (960 - 980 deceduto)

    Sigefredo II † (980 - 1015 ?)

    Enrico † (1015 - 1027)

    Ugo † (1027 - 1044)

    Cadalo † (1045 - 1073)

    Everardo † (1073 - 1085)

    Wido (1085 (?) - 1104)

    Bernardo degli Uberti, O.S.B.Vall. † (1106 - 1133)

    Alberto † (1133 - 1135)

    Lanfranco † (1139 - 1162 ?)

    Aicardo da Cornazzano † (1162 - 1170) (scismatico)

    Bernardo II † (1172 - 1194 ?)

    Obizzo Fieschi † (23 dicembre 1194 - 22 maggio 1224 deceduto)

    Grazia † (3 settembre 1224 - 26 settembre 1236 deceduto)

    Martino da Colorno † (1237 - 1242 deceduto)

    Bernardo Vizio de' Scotti † (1242 - 7 luglio 1243 deposto)

    Alberto Sanvitale † (1243 - 16 maggio 1257 deceduto) (Vescovo eletto)

    Obizzo Sanvitale † (1257 - 1295 nominato Arcivescovo di Ravenna)

    Giovanni da Castell'Arquato † (1295 - 25 febbraio 1299 deceduto)

    Goffredo da Vezzano † (1299 - marzo 1300 deceduto)

    Papiniano della Rovere † (3 giugno 1300 - 14 agosto 1316 deceduto)

    Simone Saltarelli, O.P. † (3 giugno 1316 - 6 giugno 1323 nominato Arcivescovo di Pisa)

    Ugolino Rossi † (6 giugno 1323 - 28 aprile 1377 deceduto)

    Beltrando da Borsano † (8 gennaio 1379 - circa 1380)

    Giovanni Rusconi † (1383 ? - settembre 1412 deceduto)

    Bernardo Pace, O.F.M. † (1412 - 11 luglio 1425 deceduto)

    Delfino della Pergola † (24 agosto 1425 - 24 settembre 1463 nominato Vescovo di Modena)

    Giovanni Antonio della Torre † (24 settembre 1463 - 1475 deceduto)

    Sagramoro Sagramori † (15 gennaio 1476 - 25 agosto 1482 deceduto)

    Gian Giacomo Schiaffinato † (1º settembre 1482 - 8 dicembre 1496 deceduto)

    Stefano Taverna † (20 dicembre 1497 - gennaio 1499 deceduto)

    Giovanni Antonio Sangiorgio † (6 settembre 1499 - 14 marzo 1509 deceduto)

    Alessandro Farnese † (28 marzo 1509 - 13 ottobre 1534 eletto Papa con il nome di Paolo III)

    Alessandro Farnese † (1º novembre 1534 - 13 agosto 1535 nominato Amministratore apostolico di Avignone)

    Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora † (13 agosto 1535 - 26 aprile 1560 dimesso)

    Alessandro Sforza di Santa Fiora † (26 aprile 1560 - 30 marzo 1573 dimesso)

    Ferdinando Farnese † (30 marzo 1573 - 1606 deceduto)

    Papirio Picedi † (30 agosto 1606 - 4 marzo 1614 deceduto)

    Alessandro Rossi † (9 luglio 1614 - 24 marzo 1615 deceduto)

    Pompeo Cornazzano, O.Cist. † (4 dicembre 1615 - 5 luglio 1647 deceduto)

    Gerolamo Corio † (2 maggio 1650 - 23 luglio 1651 deceduto)

    Carlo Nembrini † (1º luglio 1651 - 16 agosto 1677 deceduto)

    Tommaso Saladino † (23 luglio 1681 - 21 agosto 1694 deceduto)

    Giuseppe Olgiati † (1694 - 26 gennaio 1711 nominato Vescovo di Como)

    Camillo Marazzani † (9 maggio 1711 - 1760 deceduto)

    Francesco Pettorelli Lalatta † (21 novembre 1760 - 2 maggio 1788 deceduto)

    Diodato Turchi, O.F.M.Cap. † (15 settembre 1788 - 1803 deceduto)

    Carlo Francesco Maria Caselli, O.S.M. † (28 maggio 1804 - 19 aprile 1828 deceduto)

    Remigio Crescini, O.S.B. † (23 giugno 1828 - 20 luglio 1830 deceduto)

    Vitale Loschi † (28 febbraio 1831 - 31 dicembre 1842 deceduto)

    Giovanni Tommaso Neuschel, O.P. † (27 gennaio 1843 - 17 settembre 1852 nominato Arcivescovo titolare di Teodesiopoli)

    Felice Cantimorri, O.F.M.Cap. † (23 giugno 1854 - 28 luglio 1870 deceduto)

    Domenico Maria Villa † (28 febbraio 1872 - 22 luglio 1882 deceduto)

    Giovanni Andrea Miotti † (25 settembre 1882 - aprile 1893 deceduto)

    Francesco Magani † (12 giugno 1893 - 12 dicembre 1907 deceduto)

    Guido Maria Conforti † (12 dicembre 1907 succeduto - 5 novembre 1931 deceduto)

    Evasio Colli † (7 maggio 1932 - 14 marzo 1971 deceduto)

    Amilcare Pasini † (31 dicembre 1965 - 30 novembre 1981 dimesso)

    Benito Cocchi (22 maggio 1982 - 12 aprile 1996), nominato Arcivescovo-abate di Modena-Nonantola)

    Silvio Cesare Bonicelli † (13 dicembre 1996 - 19 gennaio 2008 ritirato)

    ENRICO SOLMI, DAL 19 GENNAIO 2008
    Virtus ex Alto

  5. #5
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    S.E. Mons. Enrico Solmi - Vescovo di Parma

    Notizie biografiche su Mons. Enrico Solmi



    VESCOVO DIOCESANO - S.E. Mons. Enrico SOLMI

    Il Vescovo Mons. Enrico Solmi è nato a San Vito di Spilamberto, provincia e Arcidiocesi di Modena, il 18 luglio 1956. Ha frequentato il Seminario minore, poi quello maggiore di Modena ed ha completato la formazione sacerdotale nell’Istituto interdiocesano di Reggio Emilia.
    È stato ordinato presbitero il 28 giugno 1980 a Modena. Inviato a Roma a perfezionare gli studi, ha conseguito il dottorato in teologia morale presso l'Accademia Alfonsiana e la specializzazione in bioetica presso l'Università Cattolica. È stato vicario parrocchiale a San Felice sul Panaro e a Santa Rita (Mo) e direttore dell'Ufficio regionale di Pastorale familiare dell'Emilia Romagna.
    È stato insegnante di teologia morale presso lo Studio Teologico interdiocesano di Reggio Emilia e presso l'Istituto di Scienze religiose di Modena.
    Nel 1991 ha ricevuto l’incarico di delegato arcivescovile per la Pastorale familiare e dal 1996 al 2008 ha diretto il Centro diocesano per la Pastorale familiare di Modena.
    Nel 2005 è stato nominato Vicario episcopale dell'Arcidiocesi di Modena.
    Nominato da Papa Benedetto XVI Vescovo della Diocesi di Parma il 19 gennaio 2008, ordinato Episcopo nella Cattedrale di Modena il 9 marzo (foto a lato), ha preso possesso della Diocesi il 30 marzo 2008.
    Dal 2010 al 2015 è stato presidente della Commissione episcopale per la Famiglia e la Vita della CEI.
    È Delegato della Conferenza Episcopale Regionale per la Famiglia.
    Virtus ex Alto

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    Santi della chiesa parmense

    SANTI DELLA CHIESA PARMENSE

    § San Bernardo degli Uberti (4 dic.) – Patrono della Diocesi

    § Sant’Ilario di Poitiers (13 gen) – Patrono della citta e compatrono della diocesi – Dottore della Chiesa

    § San Bertoldo di Parma

    § San Guido Maria Conforti

    § San Giovanni abate

    § San Pietro Faber

    § San Moderanno Vescovo

    § San Giuseppe Pignatelli

    Tra le chiese considerate “santuario” una menzione particolare deve essere riservata alla Chiesa Magistrale della Steccata in Parma. Insigne per storia, arte e devozione mariana.

    (Notizie tratte e rielaborate dal Sito della Diocesi di Parma, da Annuario CEI e da Wikipedia.)
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    Lutto nel clero

    DON PRIMO DALL'ASTA

    MARTEDÌ 11 GENNAIO 2022, IL SIGNORE HA CHIAMATO A SÉ DA QUESTA VITA DON PRIMO DALL’ASTA, DI ANNI 87, GIÀ PARROCO DI SAN GIUSEPPE IN PARMA.

    La veglia funebre di suffragio si è tenuta giovedì 13 gennaio alle 19,30 nella "sua" chiesa di San Giuseppe, mentre le esequie sisono svolte in forma privata, per volontà della famiglia.

    Per lui la preghiera di suffragio di tutta la Chiesa di Parma riconoscente per il suo servizio pastorale.

    DON PRIMO DALL'ASTA
    (24 ottobre 1934 - 11 gennaio 2022)

    Avendo don Primo passato gli ultimi otto anni (2013-oggi) ospite a Porporano, assistito dalla sorella Delfina, che gli è stata vicina fino all’ultimo, oltre che dai confratelli, dalle suore e dall’intero personale di Villa S. Ilario, cui va tutta la riconoscenza della diocesi, in apertura lascio la penna a mons. Domenico Magri, in quegli anni assistente della “Casa del Clero”, che così ricordava la “straordinaria” famiglia presbiterale dei Dall’Asta, i tre fratelli presbiteri Don Giovanni, Don Primo e Don Giuseppe: «Non si può certo dire che la famiglia Dall’Asta sia stata una famiglia qualunque! Originari di Viarolo, gli sposi Dante e Maria si erano stabiliti a Roccabianca, dove hanno impiantato una grossa coltivazione di frutta. E sono nati Giovanni, Primo, Giuseppe e Delfina. Il papà è mancato in età non ancora abbastanza avanzata, ma la mamma Maria ha tirato avanti la sua esistenza fino a ben 104 anni, vivendo gli ultimi nella Villa S. Ilario in compagnia del figlio don Primo e assistita con amore dalla presenza quotidiana di Delfina, l’unica femmina, tra l’altro medico geriatra. Era un quadretto simpatico vedere insieme la mamma, don Primo e Delfina quasi attaccati fra di loro. A proposito dei tre figli maschi, sappiamo tutti che cosa è successo: l’uno ha tirato l’altro e ci sono saltati fuori tre preti. E non si tratta di preti basta che sia! Si vede che la famiglia è stata un vero terreno di cultura cristiana che ne ha favorito la vocazione. Don Giovanni, nato nel 1930 e ordinato presbitero nel 1953, (…) ha lasciato un segno in particolare come fondatore della Parrocchia del Buon Pastore (1970-1984): chi non ricorda la sede provvisoria in un locale di via Mordacci? Da lì ha preso la decisione di entrare nei Camaldolesi, quelli di stretta osservanza, col nome di padre Santiago, ed è partito per la Colombia dove è morto nel 2014 e là è sepolto. Adesso anche il più giovane, don Giuseppe, viene sepolto in terra lontana, in Brasile. (…) Don Giuseppe, nato nel 1938 a Roccabianca e ordinato presbitero nel 1961, (…) nel 1970 ha preso la coraggiosa decisione di partire per il Brasile, a Goiania. (…) Là è vissuto per 47 anni e ha operato per il Vangelo e la promozione sociale, là è morto nel 2018. Una volta all’anno tornava in Italia per una breve vacanza, per rivedere la mamma, Don Primo, la Delfina e tanti amici che sostenevano il suo impegno missionario. E quando arrivava era una festa. Il Presbiterio di Parma può andare fiero dei confratelli (basta pensare anche a don Onesto Costa) che hanno lasciato gli affetti più cari e la loro terra d’origine per testimoniare il Vangelo in una terra lontana».DonPrimoDallAsta-ordinazioneV.gif

    Don Primo, nato a Roccabianca il 24.10.1934, viene ordinato presbitero il 01.11.1958 dal vescovo Evasio Colli, che lo invia cappellano a San Giuseppe, a fianco del parroco don Raffaele Dagnino, definito “l’erede di Padre Lino” per la sua testimonianza di vita cristiana e sacerdotale, condotta con forza e radicalità. Vi resta otto anni (1958-66), che non sono pochi e dicono tanto anche di lui, considerando proprio la personalità del suo “famoso” parroco. Dopo un’esperienza più che decennale come parroco di Casalbarbato (1966-77), torna a San Giuseppe come successore di d. Dagnino, che si era ritirato nella vicina comunità interparrocchiale di S. Maria del Rosario e - raccontano - provò sincera gioia alla notizia. Don Primo rimane a San Giuseppe fino alle sue dimissioni per motivi di salute (1977-2013). Durante il lungo parrocato ha potuto servire anche in Curia, per tre anni come Segretario dell’Ufficio Amministrativo (1967-70) e in Seminario, per tre anni come Amministratore dei Seminari Diocesani (1981-84).

    Quelli di Don Primo a San Giuseppe sono stati ben 36 anni, segnati dal suo stile riflessivo e attento al “profilo formativo” della pastorale e della liturgia, dove ha potuto mettere a frutto quelle sue “passioni”, che ha portato financo a Villa sant’Ilario, improvvisando momenti di animazione dei confratelli, soprattutto in campo liturgico e artistico. Era infatti licenziato in Sacra Liturgia, nonché diplomato in Sociologia, in Paleografia e Diplomatica, in Archivistica. Senza mai “scomporsi” per carattere, era cordialmente orgoglioso della buona riuscita della sua azione formativa. Ho ancora impresso nella memoria le tante occasioni in cui, quando ero assistente diocesano dei giovani, il gruppo parrocchiale di Azione Cattolica di S. Giuseppe era certamente uno dei più vivaci e partecipi alle iniziative della diocesi, a cui ha messo a disposizione un bel numero di giovani ed adulti che hanno fatto la storia recente dell’Associazione!

    Don Primo, raccogli ora il premio di quanto hai seminato e dalla Liturgia del cielo, “concelebrata” con i tuoi fratelli-confratelli, intercedi per le nostre famiglie, perché siano aperte a tutte le vocazioni, a cominciare da quella presbiterale e per la famiglia del nostro presbiterio, perché sia fatta sempre più di confratelli-fratelli!!

    don Stefano Maria

    Parma, 11 gennaio 2022

    (Fonte: sito della Diocesi)
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  8. #8
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    Esulti la Chiesa di Parma

    NUOVO DONO PER LA VIGNA DEL SIGNORE


    SABATO 29 GENNAIO ALLE ORE 11 NEL DUOMO DI COLORNO LA COLORNESE ROSA NAPOLITANO FARÀ LA PRIMA CONSACRAZIONE NELLA COMPAGNIA DI SANT'ORSOLA, DETTA ANCHE ISTITUTO SECOLARE DI SANT'ANGELA MERICI.

    Venerdì 28 gennaio alle ore 18.30 in Duomo a Colorno ci sarà una veglia di preghiera in preparazione.
    _________________
    Dal sito della Diocesi
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  9. #9
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    News diocesane

    ROTTA BALCANICA: CAMMINO E ACCOGLIENZA


    SABATO 5 FEBBRAIO ALLE 21 SU ZOOM (ACCESSO DA TINYURL.COM/MISS5FEB) IL GRUPPO MISSION, DA OLTRE 25 ANNI IMPEGNATO CON GIOVANI MAGGIORENNI IN VIAGGI DI SERVIZIO IN REALTÀ DI POVERTÀ, INVITA ALL’INCONTRO LA ROTTA BALCANICA: IL CAMMINO E L’ACCOGLIENZA, CON GIAN ANDREA FRANCHI E LORENA FORNASIR, FONDATORI ASS. LINEA D’OMBRA (TS).

    Sarà proiettato il “corto” Umar. Il gruppo Mission, affiliato al Centro missionario diocesano (missio Parma), coi missionari Saveriani propone per luglio e agosto nove esperienze di servizio: in Italia, a Modica (RG), Scampia (NA), Trieste, Ventimiglia (IM) e Foggia. All’estero, in Camerun, Thailandia, Benin e Brasile.

    Info: 335.725.94.53 –
    ________________
    Dal sito diocesano
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  10. #10
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    DOMENICA 27 FEBBRAIO IL CONFERIMENTO DEL LETTORATO AI SEMINARISTI

    DOMENICA 27 FEBBRAIO ALLE ORE 11 CON LA GIORNATA DIOCESANA DEL SEMINARIO, NELLA CHIESA DI SISSA, SI TERRÀ LA S. MESSA PRESIEDUTA DAL VESCOVO ENRICO SOLMI, CON CONFERIMENTO DEL LETTORATO AI SEMINARISTI GIUSEPPE PAPPALARDO E LORENZO BELTRAME.

    Sempre domenica alle ore 16-17 al Cpd (viale Solferino, 25), preghiera con tutti: giovani, adulti, famiglie, iscritti , religiose/i, presbiteri.
    ________________
    Dal sito diocesano
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