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Cronista di CR
Cronaca della Diocesi di Carpi - Anno 2023
CRONACA DELLA. DIOCESI DI CARPI - Anno 2023

(Niccolò, ambone nelle chiesa plebanàle detta "Sagra" di Carpi - Foto scattata da Carpense)
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Cronista di CR
Cronache degli anni passati
Per consultare le cronache dei decorsi anni vedasi in: "L'osservatorio dei Cattolici Romani" - Indice delle cronache delle Diocesi - Regione Ecclesiastica Emilia-Romagna.
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Cronista di CR
Ambito territoriale - Notizie storiche
LA DIOCESI DI CARPI (DIOECESIS CARPENSIS) È UNA SEDE DELLA CHIESA CATTOLICA, SUFFRAGANEA DELL’ARCIDIOCESI DI MODENA-NONANTOLA, APPARTENENTE ALLA REGIONE ECCLESIASTICA EMILIA-ROMAGNA.
Territorio
La Diocesi comprende la città di Carpi e tutti per intero i comuni in provincia di Modena di San Possidonio, Novi di Modena, Concordia sulla Secchia, Mirandola) oltre a Rolo in provincia di Reggio Emilia e le frazioni Limidi del comune di Soliera e Panzano del comune di Campogalliano. Inoltre essa si estende su una piccola zona del comune di San Felice sul Panaro, nell'area dell'abitato di Mortizzuolo-Confine.
Sede Vescovile è la città di Carpi, dove si trova la Cattedrale di Santa Maria Assunta. In città sono presenti due monasteri femminili di clausura (cappuccine e clarisse) e fino al 2019 era presente un convento maschile (frati minori cappuccini), annesso alla monumentale chiesa detta “Tempio di San Nicolò”, che è stato chiuso dopo sei secoli di presenza ininterrotta.
Il territorio è suddiviso in 39 parrocchie, di cui una eretta solo canonicamente, che attualmente costituiscono 8 zone pastorali.
Nel 2016 contava 116.920 battezzati su 130.298 abitanti.
I sacerdoti sono 67, di cui 51 secolari e 16 regolari. 16 i diaconi permanenti. Le religiose sono 59.
È RETTA, DAL VESCOVO MONS. ERIO CASTELLUCCI – ARCIVESCOVO ABATE METROPOLITA DI MODENA-NONANTOLA, IN QUANTO LE DUE DIOCESI DI MODENA E DI CARPI DAL 7.12.2020 RISULTANO UNITE “IN PERSONA EPISCOPI”.
NOTIZIE STORICHE
La Chiesa di Carpi venne fondata dal Re longobardo Astolfo nel 751, il che è attestatodalla bolla “Commissa Nobis” di Papa Callisto II del 1123, che riprendeva una bolla papale risalente a dieci anni prima.
Da questa documentazione, emerge come la Pieve di Carpi godesse di un profilo autonomo, che la rendeva dipendente direttamente e unicamente dalla Santa Sede.
I privilegi di indipendenza vennero riconosciuti e confermati in anni successivi dai papi Gregorio VII e Urbano II.
Alla Chiesa plebanale di Carpi, su istanza del principe della città Alberto Pio, nel 1512 e nel 1515 vennero aggregate diverse parrocchie e furono concesse agli arcipreti facoltà proprie degli ordinari diocesani, così come il
conferimento della tonsura e degli ordini minori, la celebrazione dei pontificali
ecc.
Il successivo conflitto sorto ben presto con la Diocesi di Modena sulla concessione di queste facoltà rimase a lungo pendente.
Su sollecitazione del Duca di Modena Francesco III, nel 1779 papa Pio VI, con la bolla “Inter plurimas”, elevò la Prelatura Nullius di Carpi a Diocesi pleno iure, nominando come primo vescovo diocesano il già arciprete Francesco Benincasa (1779-1793).
La fondazione della diocesi venne a coincidere con il periodo rivoluzionario apertosi con la rivoluzione francese, che lasciò profondi strascichi sui fragili assetti della Chiesa locale.
La soppressione del Capitolo della cattedrale (con il conseguente incameramento dei beni) fece così da preludio alla vacatio della sede episcopale protrattasi per ben sette anni dopo la morte di Monsignor Carlo Belloni (1794-1800), che aveva appena fatto in tempo ad espletare una visita pastorale.
Lo stesso Capitolo aderì al concilio Gallicano, prima della ritrattazione che aprì la fase non meno problematica della restaurazione.
Dal 1815 al 1820, infatti, la Diocesi, per ragioni di natura economica, non ebbe il successore di Giacomo Boschi (1807-1815).
La normalizzazione conseguì poi un riconoscimento di natura formale nel 1821, quando alla Diocesi vennero aggregate le parrocchie dell’antico Ducato della Mirandola , pur con «grande dispiacere» del clero locale.
I riflessi del moto insurrezionale del 1831 nel Ducato di Modena spinsero i vescovi Adeodato Caleffi (1826-1831) e Clemente Bassetti (1831-1839) ad un’interpretazione estensiva del legittimismo assolutistico come fattore di stabilizzazione religiosa e di tranquillità sociale.
Il secondo arrivò a scrivere del duca Francesco IV d’Austria-Este che «egli e[ra] tutto per tutti».
La piena convergenza tra autorità ecclesiastica e civile trovò una consacrazione nel concordato del 1841.
Su questa linea rimase attestato anche Gaetano Maria Cattani (1850-1863) dopo i sommovimenti del 1848, che vennero letti quali sintomi di mali tesi a contrastare il primato della Chiesa all’interno della società.
Va notato come tutti i vescovi nominati dalla fondazione della diocesi, secondo una tendenza destinata a perdurare fino all’avvento del fascismo, erano di origine emiliano-romagnola.
Per di più, se si eccettua appena un caso, essi appartenevano alle chiese del Ducato di Modena.
II - Dall’unità d’Italia all’avvento del fascismo
La persistenza di questo approccio nelle nomine dei vescovi e nel governo della diocesi medesima spiega anche le difficoltà incontrate dalla Chiesa di Carpi nel periodo risorgimentale, di cui si fece interprete interprete lo stesso Monsignor Cattani nel timore che la religione potesse essere «tolta dall’Italia », con il conseguente invito ai fedeli a stringersi attorno alla «cattolica unità».
Dal 1863 al 1871 e dal 1891 al 1895 si registrarono altri due periodi di vacanza della sede episcopale, legati ai ritardi nella concessione del previstodell’exequatur governativo.
L’«intervallo» fu segnato dal lungo governo di Gherardo Araldi, che sollecitò ripetutamente il «diletto popolo» alla mortificazione, per far cessare i «castighi di Dio sull’Italia».
La soppressione ventennale della plurisecolare processione dell’Assunta, a cui è dedicata la cattedrale, per «ragioni di ordine pubblico», divenne l’elemento simbolico del conflitto tra la Chiesa e il nuovo Stato unitario.
Il successore Andrea Righetti (1894- 1924), parimenti debitore alla sensibilità diffusa di radicale opposizione agli effetti della secolarizzazione, che aveva introdotto la «blasfema e insipiente proclamazione dei diritti dell’uomo sovra i diritti di Dio», si trovò a dover fronteggiare il radicamento del socialismo, che ebbe nella Bassa modenese una delle sue più solide roccaforti emiliane, incontrando esso un diffuso consenso anche a motivo della grave crisi economica.
Per combattere la piaga della povertà, il mondo cattolico carpigiano promosse, oltre ad una solida e attiva Conferenza di San Vincenzo, l’Opera del Pane di Sant’Antonio.
Fu però soprattutto attraverso la vivacità dell’ “Opera dei congressi” che si dipanò la sfida al «pericolo rosso».
Contro la piega clerico-moderata assunta dalla dirigenza locale, che si manifestava anche nelle elezioni amministrative, si mobilitarono i giovani murriani raccolti attorno a don Roberto Maletti (1878-1927), brillante polemista dalle colonne de «L’Operaio Cattolico» e instancabile organizzatore di istituzioni di diversa natura.
Non si registrarono, invece, fermenti modernistici all’interno del clero diocesano.
Il «rientro» in una sfera più strettamente religiosa avvenne dopo la prova della grande guerra.
In questo periodo, sotto la spinta di don Armando Benatti (1887- 1937), assistente della Gioventù cattolica, sorsero diverse iniziative rivolte al mondo giovanile, che poi confluirono nell’Opera Realina, forme queste di apostolato sociale che innescando la reazione allarmata del fascismo locale.
III - Dal periodo fascista al postconcilio
La Chiesa di Carpi ritrovò una condizione di «normalità», dopo la lunga malattia di Righetti, negli anni dell’episcopato del bolognese Mons.Giovanni Pranzini (1924-1935), che appoggiò le intuizioni e l’apostolato di don Zeno Saltini (1900-1981), fondatore della ben nota “Opera piccoli apostoli”, poi trasformatasi in Nomadelfia, la città dove la «fraternità è legge », e della sorella Marianna, detta Mamma Nina (1889-1957), che, dopo essere rimasta vedova, avviò l’esperienza della Casa della Divina Provvidenza, per raccogliere ed «educare cristianamente» le bambine abbandonate.
Un altro fratello, don Vincenzo Saltini (1896-1961), segretario dello stesso vescovo, avrebbe poi fondato l’Istituto degli Oblati di Gesù, con lo scopo di formare il clero in servizio nei seminari.
Queste opere ricevettero l’approvazione canonica di Carlo De Ferrari (1935-1941), il quale, a differenza del predecessore, non mancò di tributare pubblicamente ossequi, non privi di venature nazionaliste, alla «pacificazione religiosa» attuata dal regime fascista.
Il Vescovo De Ferrari consolidò l’iniziativa, avviata da Pranzini, dei grandi Congressi Eucaristici Diocesani, come momento di sacralizzazione della vita collettiva, che doveva ritornare a battere i sentieri indicati dalla Chiesa.
A lui, inoltre, si deve la celebrazione del primo (e finora unico) sinodo diocesano.
Vigilio Federico Dalla Zuanna (1941- 1952), già Generale dei Cappuccini, prese possesso della diocesi nel pieno della guerra, durante la quale, soprattutto nella fase finale, si prodigò per «incoraggiare tutti colla parola e coll’esempio, portandosi sempre in mezzo al pericolo », esemplarmente rappresentato dalla presenza in diocesi del tristemente noto campo di concentramento di Fossoli.
In particolare, l’intrepido Vescovo intervenne con successo per evitare la rappresaglia nazifascista nei confronti di seicento persone.
Nella bufera bellica, l’ex presidente dell’Azione cattolica Odoardo Focherini (1907-1944), beatificato da Papa Francesco nel 2013, mise in piedi, in collaborazione con Don Dante Sala, una rete per il salvataggio degli ebrei, che gli costò l’arresto e la deportazione nei campi di sterminio nazisti, dove morì martire.
Il contesto difficile del dopoguerra fu segnato dall’uccisione di don Francesco Venturelli, parroco di Fossoli, a opera di ex partigiani.
Mons. Dalla Zuanna cercò di salvaguardare la «scelta religiosa» su cui si era attestato nello scontro epocale con il comunismo.
La difesa della comunità di Nomadelfia, posta in liquidazione con pesanti contraccolpi a livello ecclesiale, fu infine all’origine del suo allontanamento dalla diocesi, col classico “promoveatur ut amoveatur” , venendo elevato alla diocesi titolare di Morcisso col titolo di Arcivescovo.
Il successore Mons.Artemio Prati (1953-1983), già parroco di Salsomaggiore, avviò la normalizzazione, puntando alla valorizzazione delle strutture tradizionali della Chiesa.
Negli anni del suo lungo episcopato, che vide la crescita imponente della città e dell’economia locale, conobbe un sensibile irrobustimento l’associazionismo laicale.
Vescovo affabile, semplice e prudente, ottimamente inserito nell’ambiente locale, contrariamente a quanto a Bologna e Modena fecero gli Arcivescovi Lercaro e Amici, accolse con cautela e circospezione le novità conciliari.
Il breve episcopato del dotto vescovo ambrosiano Mons.Alessandro Maggiolini, teologo particolarmente in auge sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II, si segnalò per una vigorosa dialettica a livello locale con le amministrazioni al governo della città. Più tranquillo e conformato sulle esigenze locali della nuova evangelizzazione il ministero del lodigiano Mons.Bassano Staffieri (1989/99)
Il bolognese Mons. Elio Tinti (2000/2011), iterruppe la serie dei “vescovi di passaggio” e da subito amò intensamente la Chiesa di Carpi, che conquistò con la sua sapientia cordis, restando tuttora molto rimpianto. Il discusso episcopato del successore, il romagnolo Mons.Francesco Cavina (2012/19), si caratterizzò per la efficace azione promossa nella ricostruzione degli edifici religiosi nel dopo sisma, e in particolare per la messa in sicurezza della grande cattedrale e, non ultimo, per la visita memorabile di Papa Benedetto XVI nel 2012 e di Papa Francesco nel 2017.
DAL 26 GIUGNO 2019 PER EFFETTO DELLE CLAMOROSE E IMPREVISTE DIMISSIONI DI MONS. CAVINA, LA DIOCESI È STATA RETTA IN VESTE DI AMMINISTRATORE APOSTOLICO DA MONS. ERIO CASTELLUCCI, ARCIVESCOVO METROPOLITA DI MODENA – NONANTOLA SINO AL 7 DICEMBRE 2020. IL GENEROSO ED ELEVATO MAGISTERO DI “DON ERIO”. È STATO DA SUBITO SEGUITO CON FECONDA E SERENA COLLABORAZIONE E PRONTA DISPONIBILITÀ SIA DAL CLERO SIA DAL LAICATO, MENTRE ALL’ORIZZONTE SI PROFILAVA, DAI PIÙ ACCOLTA FAVOREVOLMENTE, LA UNIONE DI FATTO DELLE DUE DIOCESI, SANCITA POI UFFICIALMENTE CON LA NOMINA DELL’ARCIVESCOVO CASTELLUCCI A VESCOVO DI CARPI IL 7.12.2020, DIVENENDO PER VOLONTÀ DEL PAPA LE DIOCESI DI CAPI E MODENA UNITE “IN PERSONA EPISCOPI”: PROMETTENTE AVVIO DI UNA SEMPRE PIÙ INCISIVA TESTIMONIANZA ECCLESIALE.
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Cronista di CR
Diocesi di Carpi
CRONOTASSI DEI VESCOVI
§ Francesco Benincasa † (13 dicembre 1779 - 12 settembre 1794 deceduto)
§ Carlo Belloni † (12 settembre 1794 succeduto - 1800 deceduto)
§ Giacomo Boschi † (1808 - 1815 deceduto)
§ Filippo Cattani † (19 aprile 1821 - 3 luglio 1825 nominato vescovo di Reggio Emilia)
§ Adeodato Caleffi, O.S.B. † (1826 - 1830 nominato vescovo di Modena)
§ Clemente Maria Basetti † (28 febbraio 1831 - 12 giugno 1839 deceduto)
§ Pietro Raffaelli † (23 dicembre 1839 - 20 aprile 1849 nominato vescovo di Reggio Emilia)
§ Gaetano Maria Cattani † (7 gennaio 1850 - 28 gennaio 1863 deceduto)
§ Gherardo Araldi † (27 ottobre 1871 - 11 dicembre 1891 dimesso)
§ Andrea Righetti † (14 dicembre 1891 - 6 giugno 1924 deceduto)
§ Giovanni Pranzini † (18 novembre 1924 - 22 giugno 1935 deceduto)
§ Carlo de Ferrari, C.S.S. † (16 dicembre 1935 - 12 aprile 1941 nominato arcivescovo di Trento)
§ Vigilio Federico Dalla Zuanna, O.F.M.Cap. † (12 maggio 1941 - 24 novembre 1952 dimesso)
§ Artemio Prati † (31 dicembre 1952 - 7 aprile 1983 ritirato)
§ Alessandro Maggiolini † (7 aprile 1983 - 31 gennaio 1989 nominato vescovo di Como)
§ Bassano Staffieri (11 luglio 1989 - 10 luglio 1999 nominato vescovo di La Spezia-Sarzana-Brugnato)
§ Elio Tinti (17 giugno 2000 - 14 novembre 2011)
§ Francesco Cavina (14 novembre 2011 - 26 giugno 2019 dimesso)
o ERIO CASTELLUCCI, DAL 26 GIUGNO 2019 (AMMINISTRATORE APOSTOLICO)
O ERIO CASTELLUCCI, DAL 7 DICEMBRE 2020 VESCOVO DI CARPI E ARCIVESCOVO ABATE E METROPOLITA DI MODENA – NONANTOLA.

(S.E. Mons. Erio Castellucci - Immagine di proprietà di Carpense)
SANTI PROTETTORI DELLA CITTÀ E DELLA DIOCESI
· SAN BERNARDINO DA SIENA, CHE NELLA CITTÀ PREDICÒ DUE VOLTE NEL 1427 E NEL 1429; GLI SI ATTRIBUIRONO VARI MIRACOLI
· SAN BERNARDINO REALINO, NATO A CARPI NEL 1530
· SAN POSSIDONIO VESCOVO
· SAN VALERIANO
ALTRE FIGURE NOTEVOLI
· Beata Maddalena da Carpi, monaca servita morta nel 1546;
· Camilla Pio di Savoia, fondatrice del monastero di Santa Chiara nel 1500; è in corso il processo di beatificazione
· Marianna Saltini, detta Mamma Nina; è in corso il processo di beatificazione
· Don Zeno Saltini, fondatore di Nomadelfia; è iniziato nel 2009 il percorso di beatificazione presso la diocesi di Grosseto
· Don Dante Sala, giusto fra le Nazioni;
· Odoardo Focherini, laico e martire in un lager nazista, beatificato nel 2013.
· Francesco Venturelli, presbitero, medaglia d'oro al valor civile
CLERO DIOCESANO ELEVATO ALL'EPISCOPATO
(dal 1779, anno di costituzione della Diocesis Carpensis)
· Francesco Benincasa, Arciprete della Collegiata e poi primo Vescovo di Carpi, elevato all'episcopato nel 1780
· Filippo Cattani, nativo di Modena ma appartenente al clero carpigiano, di cui fu eletto Vescovo nel 1822
· Adeodato Caleffi eletto Vescovo della sua città, Carpi, nel 1826 e successivamente promosso alla Diocesi di Modena nel 1830
· Gaetano Maria Cattani, nativo di Modena ma appartenente al clero carpigiano, di cui fu eletto Vescovo nel 1850
· Douglas Regattieri, nativo di Vallalta di Concordia s/S, Vicario generale della diocesi di Carpi, nominato Vescovo di Cesena-Sarsina nel 2010
SANTUARI DIOCESANI
> “Madonna dei Ponticelli” a San Marino di Carpi
> “Madonna dell’Aiuto” a Santa Croce di Carpi
- Santuario interdicevano e chiesa parrocchiale di San Giuseppe - Carpi
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Significativo evento culturale
IL 6 GENNAIO CORALE REGINA NIVIS IMPEGNATA NEL CONCERTO DELL’EPIFANIA

(Foto scattata da Carpense)
IL CONCERTO SI TERRÀ NELLA SUGGESTIVA CHIESA DI SAN BERNARDINO DA SIENA ALLE ORE 16.30.
Venerdì 6 gennaio alle 16.30 l’associazione Corale Regina Nivis proporrà il Concerto dell’Epifania 2023, che andrà in scena nella bella cornice della Chiesa di San Bernardino da Siena, in cui si potrà apprezzare il suono del preziosissimo organo risalente al XVII secolo situato sotto l’abside.
Non essendo più presenti le limitazioni anti-Covid del 2022, la chiesa potrà accogliere tanti spettatori quanti sono i posti a sedere. Il Concerto sarà composto da brani musicali eseguiti in diverse modalità: da quelli solo organo eseguiti dalla maestra Elena Cattini ai brani del soprano Loredana Madeo accompagnata al pianoforte da Elena Cattini, proseguendo con i brani eseguiti dalla Corale Regina Nivis diretta dalla maestra Tiziana Santini e brani che coinvolgeranno sia il Soprano che la Corale.
(Testo ripreso e adattato da "Notizie news")
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Cronista di CR
Omelia nella Messa del Giorno di Natale

(Presepe temporaneo nella cattedrale di Carpi - Foto di Carpense)
Domenica 25 dicembre - Carpi, Cattedrale
OMELIA DELL'ARCIVESCOVO DI MODENA-NONANTOLA E VESCOVO DI CARPI
<< Il Vangelo di Giovanni inizia come la Bibbia. Il primo libro della Bibbia – il Libro della Genesi – inizia con le parole: In principio, e queste sono anche le prime parole del vangelo di Giovanni. In principio: ma quando? Genesi e Giovanni si riferiscono a due principi diversi, potremmo dire due tempi diversi, se non fosse che in Dio non c’è un tempo, almeno non un tempo come quello che scorre sulla terra.
La Genesi comincia così: “In principio Dio creò il cielo e la terra”, quindi è il principio stesso del mondo, è il principio del tempo, è il principio della nostra storia; Giovanni invece va più indietro, va oltre, va in profondità: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio”: cioè Giovanni entra nel cuore stesso di Dio, prima del tempo, prima del mondo, era il Verbo. Con il Vangelo di Giovanni si apre la possibilità di entrare nella vita di Dio prima ancora e al di sopra della creazione del mondo, della nostra storia. E c’è una sorpresa: Dio non è solo, la natura stessa di Dio è relazione, in Dio c’è il legame; si potrebbe tradurre anche così la parola Logos: Verbo, Legame, Relazione. C’è dunque comunicazione in Dio. Dio non è un essere solitario, non è tutto compreso in se stesso: Dio è legame, Dio è rapporto, ed è per esprimere la sua stessa natura che mette in moto il mondo, perché se uno è in se stesso legame, ha il desiderio di esprimere questo legame; in Dio c’è dunque anche il Verbo.
Ma poi c’è un’altra sorpresa nel Vangelo di Giovanni, una sorpresa ancora più grande per il credente; che Dio fosse legame, che ci fosse una Parola in Lui, lo avevano intuito anche alcuni filosofi, ma che questa Parola si facesse carne era del tutto inatteso: “Il Verbo si fece carne”. L’Eterno si fa corpo.
“Carne”, la parola che usa Giovanni non è semplicemente la natura umana come la intendiamo noi. Noi diciamo – e l’abbiamo sentito anche nella Colletta – che ha assunto la natura umana: però detto così sembra generico, non ci fa cogliere le sfumature di questa natura umana. Il Verbo si è fatto carne, cioè ha preso un’umanità fragile, un’umanità delicata, un’umanità ferita: ecco cosa significa che il Verbo si è fatto carne.
Oggi in Chiesa ci troviamo di fronte due immagini, che rappresentano l’inizio e la fine dell’incarnazione: l’immagine della culla e l’immagine della croce. Il Verbo si fa carne nella fragilità di un corpo, di un concepito, di un neonato: più fragile di così è difficile pensarlo. Il neonato attira affetto, tenerezza, relazione, proprio perché è il simbolo stessa della fragilità, è una calamita che attira i nostri affetti e li risveglia; non c’è nulla di più delicato di un bimbo appena nato. “Si è fatto carne”, significa che ha voluto passare attraverso il grembo e attraverso la culla; ma (sorpresa nella sorpresa!) il suo farsi carne arriva davvero fino in fondo, fino alla croce, perché la croce è l’estrema fragilità, è la ferita più grande che si possa immaginare. La croce è il segno del disprezzo, dell’esclusione dalla vita sociale, civile, religiosa; la croce è il segno della vergogna, addirittura per gli ebrei è una sorta di maledizione divina: più carne di così non poteva farsi, ha davvero condiviso tutto. E tra la culla e la croce ci sono tutte le esperienze della nostra vita: c’è la tenerezza e c’è il disprezzo, c’è l’accoglienza e c’è il rifiuto, c’è l’amore e c’è l’odio, quasi a dire che non ha lasciato fuori nulla nel suo farsi carne. Questo Verbo che è nel seno del Padre dall’eternità si è davvero giocato la vita per noi attraversando tutte le fasi e tutte le esperienze della nostra esistenza, cioè la nostra carne.
Una volta, visitando un Istituto a Ravenna – l’Istituto Santa Teresa fondato da un sacerdote un secolo fa – nel quale sono accolte alcune centinaia di persone gravemente disabili o molto malate, nel reparto dei bambini ho notato all’ingresso la raffigurazione scultorea di un bimbo che riproduceva Gesù con l’aureola, ma questo bimbo Gesù non era adagiato sulla culla, era inchiodato sulla croce. Quella è la sintesi: il Verbo si è fatto carne, ha raccolto le due esperienze più delicate e più fragili che possiamo immaginare: l’infanzia e la sofferenza: e ha espresso con queste scelte anche le proprie preferenze: il Signore cioè preferisce manifestarsi più che nelle situazioni di potenza e di gloria, nelle situazioni di fragilità e debolezza, e queste le rende manifestazioni di gloria – come abbiamo sentito anche nella seconda lettura – è irradiazione della gloria del Padre… ma entrando nella nostra carne. Questo è il miracolo che fa il Signore e che ci chiede di continuare a fare: vederlo, apprezzarlo, accoglierlo, curarlo nella carne, specialmente nei piccoli, nei fragili, negli ammalati e nei sofferenti.
La Chiesa è tanto più fedele a questo Verbo che si fa carne quanto più si china sulle ferite degli uomini: e questo il Signore lo chiede a tutti noi. Così sarà un buon Natale.>>
+ ERIO CASTELLUCCI
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(FONTE: sito diocesano)
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Cronista di CR
News diocesane
Carpi ricorda con commossa gratitudine la visita post terremoto di Benedetto XVI
BENEDETTO XVI: DECENNALE DELLA VISITA A ROVERETO
A dieci anni dal sisma in Emilia, il 26 giugno 2022 la Diocesi di Carpi ha celebrato il decennale della visita di Benedetto XVI a Rovereto sulla Secchia. Nella liturgia, presieduta da monsignor Francesco Cavina, si è ricordata con commozione la paterna vicinanza del Pontefice a tutte le comunità colpite dal terremoto
Rimane viva nella memoria collettiva, con sentimenti di profonda gratitudine, la visita di Papa Benedetto XVI a Rovereto sulla Secchia, popolosa ed operosa frazione del Comune di Novi, il 26 giugno 2012, compiuta per esprimere la propria paterna vicinanza alla popolazione colpita dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio.
SI SCELSE ROVERETO, FRAZIONE DI NOVI DI MODENA, COME LUOGO SIMBOLO DEL CRATERE DEL TERREMOTO, PER LA MORTE DEL PARROCO, DON IVAN MARTINI, AVVENUTA IL 29 MAGGIO A SEGUITO DELLA FORTE SCOSSA DELLE ORE 9.03, CHE CAUSÒ IL CROLLO DELLA CHIESA DOVE IL SACERDOTE SI TROVAVA PER UNA RICOGNIZIONE INSIEME AI VIGILI DEL FUOCO. QuiI sul sagrato, davanti ai ruderi, nel silenzio irreale di un paese evacuato dai suoi abitanti, il Pontefice sostò in commosso raccoglimento in suffragio del parroco e di tutte le vittime del sisma.
E’ così che domenica 26 giugno 2022, nell’ambito delle commemorazioni per il decennale del terremoto in Emilia, la Diocesi di Carpi, insieme alla comunità di Rovereto e Sant’Antonio in Mercadello e alle autorità civili, ha voluto ricordare il decennale della venuta di Papa Benedetto con una Messa presso il parco “Cav. Franco Ferrari”, situato dirimpetto al cimitero in cui è sepolto don Ivan. La liturgia è stata presieduta dal vescovo Francesco Cavina, che accolse il Santo Padre e lo accompagnò nel corso della visita, e concelebrata dal vicario generale della diocesi, monsignor Gildo Manicardi, e dal parroco don Alex Sessayya. Presenti, oltre a numerosi convenuti da diverse parrocchie, le autorità civili, con il sindaco di Novi di Modena, Enrico Diacci, e il suo predecessore, Luisa Turci, e i rappresentanti dell’Associazione Tutti Insieme a Rovereto e Sant’Antonio.
Nell’omelia monsignor Cavina ha richiamato, in particolare, le parole pronunciate da Papa Benedetto dieci anni fa, la preghiera, la vicinanza, la tenerezza verso tutte le comunità colpite dalla violenza del sisma. Ha inoltre ricordato come questa prossimità del Santo Padre sia stata dimostrata non solo con parole toccanti, ma anche con gesti e azioni. In proposito, ha accennato al fondo “Fides et Labor”, il progetto di finanza sociale creato dalla Diocesi di Carpi e tuttora attivo, che ebbe come primo donatore, con 100 mila euro, proprio Papa Ratzinger, dopo la sua visita a Rovereto.
Al termine della celebrazione, con un breve corteo, monsignor Cavina e le autorità si sono recati davanti all’edicola mariana, collocata nel parco Ferrari, sulla quale è stata posta la lapide commemorativa dell’evento del 26 giugno 2012.
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Testo ripreso, con integrazioni e adattamenti, dal sito diocesano.
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Cronista di CR
Sintesi dell'=melia del Vescovo in data 1.01.2023
Diocesi di Carpi comunicato stampa n° 01 del 2 gennaio 2023
Si ritiene utile riprendere direttamente dal sito diocesano il testo del comunicato stampa n.1 del 2/01/2023, offrendo esso una efficace sintesi commentata dell'omelia pronunciata dal vescovo Erio nella cattedrale nella solennità di Maria SS.ma Madre di Dio .
Il vescovo Castellucci ha celebrato la messa nella Giornata della pace ricordando gli insegnamenti di Benedetto XVI
“Possiamo contrastare la guerra prendendoci cura gli uni degli altri, cioè innestando la pace come lievito nelle nostre relazioni”. Questo il tema principale su cui ha insistito il vescovo Erio Castellucci, celebrando nella Cattedrale di Carpi la messa per la 56? Giornata della pace, domenica 1° gennaio, animata dalla Consulta diocesana per le aggregazioni laicali.
Una riflessione, quella di Castellucci, che ha unito il ricordo e il pensiero di papa Benedetto XVI con il messaggio di Francesco per la Giornata della pace 2023.
All’inizio della celebrazione, come segno dell’impegno della comunità ecclesiale nel costruire la pace, è stata deposta davanti all’altare ai piedi di un piccolo ulivo la lampada con la “Luce della pace di Betlemme”, iniziativa internazionale che ogni anno prende avvio dal luogo della nascita di Gesù.
“Gli operatori di pace sono tanti ma non fanno rumore, come il lievito della pasta fanno crescere l’umanità secondo il disegno di Dio”: nell’evidenziare questa realtà, ha commentato il vescovo Erio, “Papa Benedetto coglieva che l’immagine proposta dalla Chiesa nel primo giorno dell’anno, non è un’immagine forte, imponente, che faccia rumore, ma un’immagine dimessa, umile, è una mamma con il Bimbo in braccio, sono dei pastori, cioè gente umile, che sanno stupirsi, questa è la vera pace che il Papa paragonava al lievito, non fa rumore ma fa crescere la pasta”.
La “pace è una relazione di cura. Papa Francesco nel messaggio per la Giornata della pace parla della cura e della necessità che si costruiscano relazioni che si prendono cura dell’altro. La grande nemica della pace è l’indifferenza, il non prendersi cura dell’altro”, e ognuno ha il compito di costruire relazioni profonde perché “la guerra ama l’espansione, la pace la profondità”.
In che modo seguire lo stile che ci ha testimoniato Benedetto XVI? Certo con la preghiera e la testimonianza, ma anche curando “la profondità e la bellezza delle relazioni. Da grande teologo – ha concluso monsignor Castellucci – sapeva che il Signore passa attraverso le cose piccole, nel ‘tu per tu’, questo è lo stile del Dio cristiano che Papa Benedetto per otto anni ci ha cantato con tutte le tonalità possibili, con una grande intelligenza, con una grande passione per Cristo, per la Chiesa e per l’uomo”.
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Cronista di CR
Tra Modena e Carpi
Si intensificano le iniziative comuni - Puntare sulla formazione
“SEME DIVENTO”, CICLO DI INCONTRI SULLA PREADOLESCENZA -
IL 9 GENNAIO AL VIA LA PROPOSTA INTERDIOCESANA “SEME DIVENTO”, CICLO DI INCONTRI PER EDUCATORI, CATECHISTI E GENITORI
Nell’ambito del progetto “Seme diVento”, lanciato dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile, insieme all’Ufficio catechistico nazionale e all’Ufficio nazionale per la pastorale familiare, e in sintonia con il secondo anno di cammino sinodale, con particolare riferimento ai cantieri di Betania dedicati alla formazione e ai linguaggi, le diocesi di Modena-Nonantola e di Carpi hanno organizzato il ciclo di incontri “LA COMUNITÀ CRISTIANA CAMMINA CON I PREADOLESCENTI” RIVOLTO A EDUCATORI, CATECHISTI E GENITORI.
Il primo appuntamento, lunedì 9 gennaio, alle 20.45, nella chiesa di Gesù Redentore a Modena, sul tema “La ‘Buona Notizia’ della preadolescenza e il passaggio della Cresima che sprigiona i doni di Dio”, sarà guidato da suor Roberta Vinerba, direttrice dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi e docente di teologia morale. Seguirà lunedì 23 gennaio, sempre alle 20.45, presso la parrocchia di Sant’Agata Cibeno a Carpi, la serata condotta dalla professoressa Alessandra Augelli, docente di Pedagogia all’Università Cattolica del Sacro Cuore, “I linguaggi e l’accompagnamento pedagogico per comunicare e condividere il Vangelo nell’età del non più e del non ancora”. E’ prevista, inoltre, una serie di “incontri sul territorio”, dalle 20.30 alle 22.30, a cura del Servizio Interdiocesano per la Tutela dei Minori, con il seguente calendario: lunedì 6 febbraio, a Modena, parrocchia di Gesù Redentore; lunedì 13 febbraio, a Vignola, oratorio; lunedì 6 marzo, parrocchia di Quartirolo di Carpi; lunedì 20 marzo, Mirandola, sala della comunità in via Posta 55. “La prima fase del progetto – spiega don Carlo Bellini, vicario episcopale per la pastorale e l’evangelizzazione – prevede un momento di formazione per cercare di ascoltare, conoscere e comprendere il più possibile questa fascia d’età, quella del cosiddetto post cresima, nella sua contemporaneità. Solo da qui si potrà poi iniziare a ragionare insieme su come l’annuncio del Vangelo e l’esperienza di fede possano ancora innestarsi nella vita dei ragazzi. Dunque, oltre a sottolineare il valore dei primi due incontri, con due relatrici altamente qualificate, vorrei invitare – conclude – tutti coloro che sono interessati, catechisti, educatori, genitori e magari anche insegnanti, a proseguire l’approfondimento con gli incontri che si terranno sul territorio”.
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Dal sito della Diocesi (con note esplicative)
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Cronista di CR
Ritorno a cibeno

(Torre campanaria della Chiesa Madre di Cibeno - Foto di Carpense)
La Comunità Parrocchiale di Sant’Agata di Cibeno nel periodo delle festività natalizie ha ricevuto dal nostro Vescovo Erio, su conforme parere del Consiglio dei Consultori, un dono assai gradito: il ritorno in veste di collaboratore domenicale (e non solo) dell’ottuagenario Can. Carlo Gasperi, amatissimo e universalmente stimato parroco emerito, il cui lungo servizio pastorale dal 1977 al 2021 ha coinciso con l’impetuosa crescita, peraltro tuttora in atto, di quella che era solamente una piccola seppure antica parrocchia rurale alle porte di Carpi. Come comunicato dal parroco Don Andrea Zuarri il 5 u.s. al Consiglio Pastorale Parrocchiale e il giorno dell’Epifania a tutti i fedeli, in parrocchia si inserisce pure per un servizio continuativo il diacono Giorgio Lancellotti, finora presente solo occasionalmente. Ad entrambi giunga l’augurio di un fruttuoso servizio nella nostra comunità parrocchiale.
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