Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: Cronache della Diocesi di Roma - 2023

  1. #31
    Cronista di CR L'avatar di gabrielearcangelo
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    Clero romano: la penitenziale con padre Albanese

    Appuntamento il 23 febbraio a San Giovanni in Laterano.
    De Donatis: «Occasione favorevole per offrire insieme un segno forte di comunione, all’inizio della Quaresima»

    Nella diocesi di Roma è «ormai è tradizione vivere, il giovedì dopo il Mercoledì delle ceneri, una liturgia penitenziale» per il clero. A ricordarlo è il cardinale vicario Angelo De Donatis, che scrive a tutti i sacerdoti e ai diaconi della diocesi per invitarli all’appuntamento di quest’anno: la liturgia penitenziale avrà luogo giovedì 23 febbraio nella basilica di San Giovanni in Laterano, a partire dalle 10.

    Come negli anni passati,
    sarà dedicato ampio spazio alle confessioni. Quindi interverrà padre Giulio Albanese, missionario comboniano, che offrirà alcuni spunti di riflessione per vivere bene il tempo di preparazione alla Pasqua, meditando in particolare sul Messaggio per la Quaresima 2023 di Papa Francesco e sull’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di san Paolo VI, «che ci accompagnerà nella preghiera quotidiana dell’Ufficio delle letture», sottolinea il vicario. Che non manca di invitare alla partecipazione: sarà «l’occasione favorevole – è l’auspicio del porporato – per offrire tutti insieme, sacerdoti e diaconi, un segno forte di comunione, di preghiera, di perdono e di riconciliazione all’inizio del tempo della Quaresima».

    Padre Giulio Albanese è
    sacerdote e giornalista. Ordinato nel 1986, ha diretto il New People Media Centre di Nairobi e fondato nel 1997 la Missionary Service News Agency, successivamente divenuta Missionary International Service News Agency (Misna), nonché collaborato con numerose testate giornalistiche, in particolare per i temi legati all’Africa e al Sud del mondo, come Avvenire, Limes, Nigrizia, Città Nuova, Messaggero di Sant’Antonio, Italia – Caritas, Radio Vaticana, Radio Svizzera, Radio Rai, Osservatore Romano. È stato docente alla Pontificia Università Gregoriana (Pug) e ha diretto le riviste missionarie delle Pontificie opere missionarie Missio Italia, Popoli e Missione e Il Ponte d’Oro. È anche autore di alcuni saggi legati alla geopolitica, al giornalismo e alla teologia missionaria. Nel luglio del 2003 il presidente Carlo Azeglio Ciampi lo ha insignito del titolo di Grande ufficiale della Repubblica italiana per meriti giornalistici nel Sud del mondo. Negli anni ha vinto numerosi premi giornalistici e letterari.




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  2. #32
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    De Donatis: «La strada della pace è l’unica che può costruire il futuro»

    Nella basilica lateranense la diocesi di Roma si è raccolta in preghiera insieme alla comunità ucraina, a un anno dall’invasione russa dell’Ucraina.
    Il vescovo Ambarus: «Solo il Signore può lenire le lacrime versate dalle spose, dalle madri, dai figli»




    Il fumo dell’incenso sale dal braciere acceso davanti all’altare. Sale silenzioso, come la preghiera commossa delle centinaia di fedeli riuniti ieri sera, 24 febbraio, nella basilica di San Giovanni in Laterano, per la veglia a un anno dall’inizio della guerra scatenata dall’invasione russa in Ucraina. Sulle sedie, come sul presbiterio, rami di ulivo, perché la pace è frutto di un lavoro faticoso, di cura costante. «All’inizio della Quaresima – ha detto il cardinale vicario Angelo De Donatis, che ha presieduto la celebrazione promossa dalla diocesi di Roma – ci raduniamo insieme per invocare il dono della pace, la nostra speranza è posta in colui che attraverso la risurrezione ha abbattuto il muro dell’inimicizia».

    La Chiesa di Roma e la comunità ucraina ieri non si sono unite per «festeggiare qualcosa, perché non c’è niente da festeggiare», ha ricordato il vescovo Benoni Ambarus. Ma «per fare silenzio per le vittime della guerra in Ucraina e di tutti i conflitti, perché solo il Signore può lenire le lacrime versate dalle spose, dalle madri, dai figli». Implorare la pace, dopo 365 giorni di massacri e violenze, è l’arte di chi sa sperare. È lo “scandalo” di chi crede in un Dio delle «beatitudini». Un Dio che è «principe della pace», come scritto nel brano di Isaia, letto all’inizio della veglia.


    «Grande sarà il suo
    dominio e la pace non avrà mai fine», ascoltano in preghiera i sacerdoti greco cattolici di Ucraina, i profughi fuggiti dal conflitto, l’esarca Dioniso Lachovicz. Con loro anche fedeli provenienti da altre zone di guerra, come i giovani del Congo. Poi il Vangelo delle Beatitudini, che ha guidato il momento delle testimonianze, toccanti come solo la vita che vince sulla morte sa essere. «Il 24 febbraio 2022 ho scritto sul mio diario: “Non cedere alla paura, diffondi l’amore”», ha esordito Ieroslava, 21 anni, fuggita da Kharkiv. Poi la storia di Oxana e quella di Olya, psicologa ucraina che dall’Italia continua a fornire supporto psicologico ai connazionali rimasti in patria. La quarta voce è stata quella del vescovo cattolico croato Pero Sudar, ausiliare di Sarajevo dal 1993 al 2019, per ricordare che ogni conflitto lascia in eredità solo distruzione. «Per la guerra giusta ci vorrebbero gli eserciti giusti e quelli non esistono. La peggiore pace è meglio che la guerra migliore, perché la guerra migliore non esiste».


    È stata anche la veglia degli «operatori di pace», tutti quegli uomini e quelle donne che lavorano al servizio del bene comune e, in questo caso, di chi fugge dalla violenza delle armi. In basilica c’erano infatti anche la Comunità di Sant’Egidio, il Centro Astalli, l’Opera Don Calabria, gli Scalabriniani, i Comboniani, i Vincenziani. «Vorrei rivolgermi agli operatori di pace: – ha commentato De Donatis – non scoraggiatevi! La strada più difficile è l’unica che può costruire il futuro, quella della pace. Oggi dobbiamo togliere la guerra dalla storia umana, come ricorda il Papa, altrimenti sarà la guerra a togliere dalla storia l’umanità. Il Signore renderà giustizia agli oppressi».

    Alla fine della veglia,
    la preghiera solenne per tutti i Paesi sconvolti dalla guerra e dalle violenze, nominati uno per uno. Dall’Afghanistan al Messico, dalla Nigeria all’Ucraina. Una litania che sembrava non finire mai. Come la vicinanza e la commozione di tutti, nella speranza viva di un mondo in cui «la pace non avrà fine» per cui ciascuno può fare la sua parte.


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  3. #33
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    Il grazie della diocesi di Roma a don Insero

    Dopo le ricostruzioni di alcuni media, il Vicariato chiarisce che il sacerdote,
    concluso il secondo mandato da direttore delle Comunicazioni sociali, ha scelto la docenza

    Dopo le nuove nomine annunciate dal cardinale Angelo De Donatis riguardo alcuni uffici del Vicariato, la diocesi di Roma interviene a fare chiarezza sulle ricostruzioni apparse su alcuni organi di informazione tra ieri, giovedì 2 marzo, e oggi, venerdì 3, relative a monsignor Walter Insero, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali del Vicariato di Roma dal 1° febbraio 2011 al 31 ottobre 2022.

    Al termine del suo secondo
    mandato quinquennale, si precisa nella nota, «monsignor Insero ha optato per dedicarsi a tempo pieno alla docenza presso la Pontificia Università Gregoriana, dove è professore incaricato associato». Di qui la lettera che De Donatis ha inviato al rettore della Gregoriana padre Nuno Da Silva Gonçalves, il 25 luglio scorso, trasmessa in allegato alla nota stampa. «Come convenuto precedentemente – scrive il porporato -, sono a comunicarle che monsignor Insero, alla fine del secondo quinquennio che scadrà il 1° novembre 2022, non sarà più direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato, né responsabile editoriale di Romasette.it, pertanto la Facoltà potrà procedere alla modifica del suo rapporto contrattuale, rendendolo a tempo pieno e indeterminato».

    Niente di più lontano da «quanto riportato da alcuni organi di informazione», che «non risponde assolutamente a verità ed è frutto di ricostruzioni prive di qualsiasi fondamento», si legge ancora nella nota del Vicariato. Anzi, «il cardinale vicario e la comunità diocesana di Roma ringraziano monsignor Insero per il lavoro svolto in questi anni, nei quali si è distinto per le sue doti sacerdotali e professionali», è la conclusione.

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  4. #34
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    “In Ecclesiarum communione”, missione e sinodalità

    I principi fondanti della costituzione apostolica sul Vicariato di Roma al centro dell’incontro per il clero romano
    alla Lateranense con i cardinali De Donatis e Ghirlanda


    «Nell’accoglienza della nuova costituzione apostolica sull’ordinamento del Vicariato di Roma non si può prescindere dall’orizzonte dell’evangelizzazione». La riflessione con cui il cardinale vicario Angelo De Donatis ha concluso l’incontro per i sacerdoti e i diaconi in servizio nella diocesi di Roma sulla “In Ecclesiarum communione” evidenzia uno dei principi fondanti del documento di Papa Francesco diffuso il 6 gennaio scorso, accanto a quello della sinodalità. L’approfondimento dell’articolato giuridico della costituzione è stato al centro della mattinata di giovedì 2 marzo nell’aula magna della Pontificia Università Lateranense.

    De Donatis ha sottolineato
    come «la novità portata dal Signore richiede un cammino di conversione costante, lo esige», e in questa luce va letta la “In Ecclesiarum communione”: sbaglieremmo prospettiva se pensassimo a operazioni di mero restauro esteriore sia se considerassimo utopica, e quindi inattuabile, la proposta. L’orizzonte teologico in cui si colloca è la sacramentalità». Una sacramentalità che la Chiesa di Roma «apprende nel rapporto vivo con la città». E la Chiesa di Roma, ha affermato il vicario del Papa, «ha anche un carattere di esemplarità per le altre. Esemplarità richiama responsabilità, non affidata alle capacità dei singoli, ma alla comunità credente e neppure frutto dell’impegno volontaristico (pelagiano) individuale, ma espressione della “grazia” che agisce in tutti e in ciascuno». Da qui l’invito «ad attuare la costituzione, in maniera graduale, ma determinata, senza facili nostalgie di un passato che non ritornerà».

    Il cardinale Gianfranco Ghirlanda
    gesuita, autorevole canonista, ha avuto il compito di entrare nel vivo della costituzione apostolica e dei suoi principi fondanti, a partire da quello della missionarietà. La riorganizzazione sancita dal documento è vista dal Papa come un’opportunità affinché il Vicariato sia «un canale adeguato per l’evangelizzazione» e non per «l’autopreservazione», nell’ottica di un passaggio a una pastorale «decisamente missionaria», come più volte invocato da Francesco in vari contesti. Sulla scia della riforma della Curia Romana attuata con la Praedicate Evangelium.

    «L’urgenza di un nuovo impulso
    di evangelizzazione nella riforma della Curia Romana – ha spiegato Ghirlanda – è espressa nel fatto che il primo Dicastero che viene trattato nella Praedicate Evangelium, subito dopo la Segreteria di Stato, è il Dicastero per l’Evangelizzazione». E la «necessità di un autentico risveglio missionario di tutta la Chiesa, la In Ecclesiarum communione la concretizza nella considerazione delle diverse realtà ecclesiali nella diocesi di Roma».

    Quindi, l’aspetto della sinodalità
    e della partecipazione. Papa Francesco, ha detto il cardinale gesuita, «amplia la nozione di sinodalità a tutta la Chiesa» rispetto a Giovanni Paolo II che «identificava sinodalità e collegialità episcopale». Il porporato ha usato le immagini della “piramide rovesciata” utilizzata da Francesco nel discorso per la commemorazione dei 50 anni del Sinodo dei vescovi e della visione sinodale articolata in “tutti” (i battezzati), “alcuni” e “uno”, a cerchi concentrici, proposta dalla Commissione teologica internazionale nel 2018, immagini che valgono per la Chiesa universale, per quelle particolari e per le parrocchie. Da qui la valorizzazione della dignità battesimale e l’impegno, anche per gli uffici del Vicariato, di «far crescere la partecipazione nella responsabilità di tutti i battezzati». La riorganizzazione del Vicariato, ha sottolineato Ghirlanda, è un invito del Papa a tutte le Chiese particolari a rinnovare la loro organizzazione, Francesco vuole incoraggiare i vescovi diocesani ad esercitare il ministero in uno stile sinodale».

    Dopo un dibattito animato
    da alcune domande, le conclusioni del vicegerente, il vescovo Baldo Reina: «Siamo all’interno di un cantiere. Ogni novità disorienta ma proviamo a metterci in discussione. Può essere una stagione favorevole per questa Chiesa. La sfida che ci troviamo di fronte è una possibilità di crescita».

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  5. #35
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    Roma sette - Avvenire - Numero 8 - Domenica 26 febbraio 2023

    2023_02_26.pdf (romasette.it)
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  6. #36
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    Essendo stato chiuso il settore del sito dedicato a Benedetto XVI, ritengo doveroso pubblicare in quest'altra rubrica, chiedendo scusa, permesso ed ospitalità a gabrielearcangelo, questa bella notizia, divulgata e diffusa da un comunicato-stampa del Vicariato:

    https://www.diocesidiroma.it/a-santa...alare-in-dono/

    A Santa Maria Consolatrice una targa in onore di Benedetto XVI e la sua talare in dono



    ....
    A ricordare questo speciale legame tra la comunità e il Papa emerito, scomparso il 31 dicembre scorso, sarà una targa commemorativa, che verrà scoperta la prossima domenica 19 marzo. A benedirla sarà monsignor Georg Gänswein, al termine della celebrazione che presiederà nella chiesa parrocchiale, alle ore 10. Monsignor Gänswein, in quell’occasione, consegnerà alla parrocchia anche una talare appartenuta a Benedetto XVI.
    ....

  7. #37
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    Il rito della Consecratio virginum sabato 25 a San Giovanni in Laterano

    Danielle Domo, Maria Grazia Borgese, Rita Tomasi, Susanna Valotto. Quattro donne diverse per età, esperienza, storia, ma con la stessa fede e lo stesso proposito: sabato 25 marzo, alle 11, saranno consacrate secondo il rito della Consecratio virginum.

    Entreranno cioè a far parte dell’Ordo Virginum della diocesi di Roma. La celebrazione si terrà nella basilica di San Giovanni in Laterano e sarà presieduta dal vescovo ausiliare Paolo Ricciardi, delegato diocesano per l’Ordo Virginum.
    Il rito della consacrazione delle vergini è l’azione liturgica con cui la Chiesa celebra la decisione (il propositum) di una vergine cristiana di consacrare a Cristo la propria verginità e, invocando su di lei il dono dello Spirito, la dedica per sempre al servizio del Signore e a una diaconia di amore in favore della comunità ecclesiale, pur restando nel suo ordinario contesto di vita. La consecratio virginum si caratterizza come solenne rito nuziale, in virtù del quale, la vergine «diventa persona consacrata, immagine della Sposa di Cristo», come precisano i Praenotanda al Rito di consacrazione.

    Il carisma e l’impegno specifico della vergine è quindi anzitutto e al di sopra di tutto quello di tendere alla perfezione della santità (LG 40) nella castità perfetta, con la caratteristica della sponsalità che consente a quante sono chiamate in questo cammino di vivere, nella fede, quella realtà misteriosa che è la risposta all’amore nuziale e fecondo del Signore Gesù per la sua Chiesa e di anticipare così, nella fede e in un regime di segni, la vocazione ultima dell’umanità intera: la partecipazione alle nozze dell’Agnello. Nel senso più alto, l’unico servizio è quello a Cristo Signore; il servizio è lode, contemplazione, offerta, dedizione, imitazione, identificazione.

    Esso poi si specifica nelle diverse diaconie, nei vari ministeri. In una cultura spesso troppo presa dal fare piuttosto che dall’essere, la vergine consacrata ha come primo, fondamentale “obbligo”, quello di testimoniare nella vita la donazione totale a Colui nel quale possiede tutto, perché ha scelto Lui solo al di sopra di tutto, e che dev’essere per lei la gioia, l’onore e l’unico volere (Preghiera di consacrazione).
    «Partecipare a questo sacramentale della Chiesa – dice il vescovo Ricciardi – nella solennità dell’Annunciazione del Signore, in cui contempliamo il concepimento del Verbo, l’Incarnazione di Dio nella nostra umanità, è gettare lo sguardo nella storia dell’alleanza fedele tra Dio e il suo popolo. Una relazione che ha radici lontane e che vuole sbocciare in una confessione pubblica di amore da far risuonare in ogni angolo della terra e da far risplendere in una vita consacrata al servizio di Dio e dei fratelli»

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  8. #38
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    Roma sette - Avvenire - Numero 10 - Domenica 19 marzo 2023



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  9. #39
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    Benedetto XVI a Santa Maria Consolatrice «si sentiva a casa»

    Lo ha riferito il suo segretario particolare Georg Gänswein, inaugurando una targa in memoria della «premurosa presenza» di Ratzinger,
    che ne era cardinale titolare dal 1977. Portata in dono anche una casula bianca con lo stemma del Papa tedesco



    Negli ultimi anni Benedetto XVI «raccontava spesso delle sue visite nella bella parrocchia di Santa Maria Consolatrice» della quale divenne cardinale titolare nel 1977. «Era il suo primo amore e dal primo amore si torna sempre volentieri. Non a caso fu la prima parrocchia romana che visitò in qualità di vescovo di Roma», il 18 dicembre 2005. Lo ha raccontato l’arcivescovo Georg Gänswein, segretario particolare del Papa emerito dal 2013 fino alla morte il 31 dicembre scorso. Ieri mattina, 19 marzo, quarta domenica di Quaresima, padre Georg, prefetto della Casa Pontificia, ha presieduto la celebrazione eucaristica nella parrocchia di Casal Bertone in occasione dell’inaugurazione e benedizione di una targa in memoria della «premurosa presenza» dell’affetto e del legame che Ratzinger «ha mantenuto con la “sua casa”» anche da pontefice. «Ricordo questi incontri come fosse ieri – ha proseguito Gänswein -. Qui si sentiva a casa, in famiglia. Era come il padre di una bella, grande e proficua famiglia».

    Al momento don
    Georg è in attesa di ricevere da Papa Francesco un nuovo incarico «al servizio della Chiesa universale», e, in qualità di esecutore testamentario, si sta occupando delle ultime volontà di Benedetto XVI. Tra queste, la distruzione delle lettere private che lo stesso Ratzinger ha «ben» selezionato. Parlando con i giornalisti al termine della celebrazione, il prefetto della Casa Pontificia ha confessato di aver detto al Papa emerito che «era un peccato distruggerle» ma questi ha replicato di farlo «senza scappatoie». Manoscritti, spartiti musicali e altri oggetti appartenuti a Joseph Ratzinger andranno all’Istituto Papa Benedetto XVI a Ratisbona, in quella che fu la sua residenza privata a Pentling e nella casa in cui nacque a Marktl am Inn. Don Georg ha scoperto che Ratzinger aveva cinque cugini ancora in vita. «Pensavo fossero due, invece sono cinque – ha detto -. Come prevede la legge vaticana e quella italiana, ora devo scrivere a questi parenti per chiedere se accettano o meno l’eredità, nello specifico, le liquidità che rimangono sul conto corrente personale».



    .
    Di certo c’è che una casula bianca con ricamato lo stemma di Benedetto XVI rimarrà per sempre nella parrocchia Santa Maria Consolatrice. È stato lo stesso Gänswein ad annunciarlo durante la celebrazione eucaristica. Il Papa emerito, ha spiegato l’esecutore testamentario, ha lasciato scritto che «una delle sue casule, quella da lui usata per molti anni, doveva essere donata al parroco della “sua” parrocchia. Eccola», ha detto consegnandola nelle mani di don Luigi Lani. La casula «va ad aggiungersi ai tanti doni fatti negli anni dal Papa alla parrocchia – ha spiegato il parroco -, compresa la veste liturgica che utilizzò nel 2005 in occasione della sua visita da vescovo di Roma». Don Lani ricorda inoltre che anche quest’anno il presbiterio aveva inviato al Papa emerito gli auguri per un Sereno Natale. «Un bigliettino di risposta con la firma autografa di Benedetto – afferma – è arrivato il giorno dopo la celebrazione dei suoi funerali».

    L’affetto che lega la
    comunità di Casal Bertone con il «semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore», come Benedetto XVI si presentò al mondo dopo la sua elezione il 19 aprile 2005, è tangibile fin dall’arrivo in parrocchia. All’esterno, sulla recinzione, è affisso uno striscione bianco con la fotografia di Ratzinger e la scritta “La tua casa prega per te”, nel corridoio poi ci sono molte fotografie che ricordano le visite a Santa Maria Consolatrice. Durante la celebrazione eucaristica Gänswein ha presieduto anche il rito della vestizione di sette bambini, sei maschietti e una femminuccia, che si sono preparati per diventare ministranti. È il primo gruppo che torna a servire all’altare dopo la pandemia.

    Nell’omelia don
    Georg si è inoltre soffermato sulla figura di san Giuseppe, anche se quest’anno la solennità è stata spostata al lunedì essendo il 19 marzo domenica di Quaresima. ?Lo ha descritto come «uomo retto, sobrio, fidato, profondamente umano. La sua giustizia – ha detto – è anche bontà. La Legge per lui non è uno strumento per rivendicare i propri diritti, il proprio profitto: la Legge è nella sua vita il mezzo di una bontà sincera, retta e generosa, senza grandi parole». Ha quindi esortato a prendere esempio da lui per «svolgere con fedeltà e semplicità il compito che la Provvidenza ci ha assegnato». Ha invitato i genitori ad «apprezzare la bellezza di una vita semplice, coltivando con premura la relazione coniugale e compiendo con entusiasmo la grande e non facile missione educativa. Ai sacerdoti, che esercitano la paternità nei confronti della comunità ecclesiale – ha aggiunto -, san Giuseppe ottenga di amare la Chiesa con affetto e dedizione e sostenga le persone consacrate nella loro fedele e gioiosa osservanza dei consigli evangelici». Allo Sposo di Maria ha chiesto anche di proteggere i lavoratori affinché «contribuiscano con le loro varie professioni al progresso dell’intera umanità».

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  10. #40
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    La Chiesa di Roma prega per il suo vescovo, il Papa

    In una nota, «vicinanza e affetto» per il pontefice, ricoverato al Gemelli per un’infezione respiratoria.
    La «preghiera incessante» e l’augurio di «una pronta guarigione»


    «La Chiesa di Roma esprime tutta la propria vicinanza e il proprio affetto al suo vescovo Papa Francesco, e assicura la preghiera incessante augurandogli una pronta guarigione». È la nota diffusa dal Vicariato, dopo il ricovero del pontefice al Policlinico Gemelli, nel pomeriggio di ieri, 29 marzo, per alcuni «controlli medici», come aveva spiegato il direttore della Sala stampa della Santa Sede Matteo Bruni.

    L’esito dei controlli,
    ha riferito il portavoce vaticano, «ha evidenziato un’infezione respiratoria (esclusa l’infezione da Covid 19) che richiederà alcuni giorni di opportuna terapia medica ospedaliera».

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