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Cronista di CR
Cronaca della Arcidiocesi Metropolitana di Modena-Nonantola - Anno 2023
CRONACA DELL'ARCIDIOCESI METROPOLITANA DI MODENA-NONANTOLA
Anno 2023

(L'antichissima Pieve di Trebbio nell'Appennino Modenese - Foto di Carpense)
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Cronista di CR
Le cronache degli anni passati
CRONACHE DEGLI ANNI DECORSI
Per consultare le cronache degli anni precedenti vedasi in: "L'osservatorio dei Cattolici Romani" - Indice delle cronache delle Diocesi - Regione Ecclesiastica Emilia-Romagna
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Cronista di CR
Storia e territorio
Dati statistici
§ Abitanti circa 567000 (al 2016)
§ Superficie 2089 kmq
§ Parrocchie 243
§ sacerdoti 219, di cui 167 secolari e 52 regolari
§ Religiosi 55 uomini e 295 donne
§ Diaconi permanenti 79
Storia
L’attuale circoscrizione ecclesiastica dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola è compresa nel territorio della Provincia di Modena, nella quale hanno sede anche la Diocesi di Carpi, parte della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla e parte della Diocesi di Bologna. Ecclesiasticamente fa parte della Regione Pastorale dell’Emilia-Romagna ed è la Sede Metropolitana della Provincia Ecclesiastica Emiliana.
Le origini della Chiesa modenese vengono fatte risalire alla predicazione di S. Apollinare di Ravenna (Patrono della Regione Emilia-Romagna), ma la sua costituzione come comunità cristiana può essere documentata soltanto a partire dal IV secolo. Probabilmente un primo vescovo, Cleto, è stato a capo della comunità cristiana di Modena subito dopo l’editto di Costantino (313).
Nel 350 si ha la certezza storica di un vescovo, Antonio, a cui successe S. Geminiano (Patrono dell’Arcidiocesi), contemporaneo di S. Ambrogio di Milano e che partecipò, come suffraganeo, al Concilio di Milano, nel 390. Nel 1148, da Papa Eugenio III, a causa dei continui contrasti con la vicina Abbazia di Nonantola, Modena fu privata della Sede episcopale e le sue parrocchie sottoposte alla giurisdizione dei vescovi limitrofi. Rappacificata con la Sede Apostolica, venne nuovamente riconosciuta nel 1154.
Dal 1150 fin verso la fine del 1500, venne amministrata (tramite vicari) da vescovi abitualmente non residenti poiché, allora, la residenza non era obbligatoria.
Di essi, il più celebre fu il Card. Giovanni Morone (o Moroni, 1564 -1571) un protagonista del Concilio di Trento.
Dipendente da Milano, la Diocesi, in seguito, divenne suffraganea di Ravenna e dal 1582 al 1855, della Metropolitana di Bologna.
Nel 1855, dal Pontefice Pio IX, la Sede di Modena venne elevata a Metropolitana, costituendosi così la Provincia Ecclesiastica Estense (poi Emiliana) e le vennero assegnate quali Sedi suffraganee le Diocesi di Reggio Emilia, Massa Carrara, Carpi e Guastalla e, nel 1902, l’Abbazia “Nullius” di Nonantola.
Nel 1926, la Diocesi di Massa Carrara venne aggregata alla Metropolitana di Pisa.
Nel 1976, con la nuova ristrutturazione, alla Provincia Ecclesiastica Emiliana (oltre le Diocesi di Reggio Emilia, Carpi e Guastalla), vennero aggregate le Diocesi di Piacenza, Fidenza e Parma.
L’Abbazia “Nullius” di Nonantola ha una interessante storia di vita religiosa e monastica nonché di centro culturale e sociale (ad es. la “Partecipanza Agraria” istituita dall’Abate Gottescalco nel 1058, primo nucleo di Comune rurale).
Fu fondata nel 752 da S. Anselmo, primo Abate, già duca del Friuli e cognato di Astolfo, re dei Longobardi, dal quale aveva avuto in assegnazione vasti territori di confine fra le zone dominate dai Longobardi e quella ancora sotto il governo bizantino (La “Romandiola”).
Fino al 1449 venne amministrata da Abati regolari. Dal 1449 al 1780, da Abati Commendatari, fra i quali i più celebri furono il Card. Giuliano Della Rovere (1484 -1503) poi Papa Giulio II e S. Carlo Borromeo (1560 -1566), fondatore del locale Seminario.
Nel 1769 venne soppressa dal Pontefice Clemente XIII. Alla definitiva partenza dei Monaci Cistercensi (1769) subentrati ai Monaci Benedettini, si costituì un Consorzio di sacerdoti, primo nucleo del Collegio Canonicale, definitivamente costituito nel 1929.
Ristabilita dal Papa Pio VII nel 1821, venne affidata in Commenda al Vescovo pro-tempore di Modena. Nel 1926, venne unita in perpetuo in forma “aeque principaliter” alla Metropolitana di Modena.
Nel 1986, con la nuova ristrutturazione delle Diocesi italiane, il territorio dell’Abbazia è stato unito al territorio dell’Arcidiocesi di Modena, costituendo un unico territorio ecclesiastico denominato “Arcidiocesi di Modena-Nonantola”.
All’Arcivescovo di Modena è stato conservato il titolo di “Abate”.
Con decreto arcivescovile del 24-11-1986, S. Silvestro I, Papa, già patrono dell’Abbazia, è stato dichiarato celeste Patrono dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola, unitamente a S. Geminiano, Vescovo.
L’Arcidiocesi di Modena-Nonantola è stata eretta in Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto, con decreto del Sig. Ministro dell’Interno, in data 31 gennaio 1987 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – Supplemento Straordinario – n. 55 del 7 marzo 1987.
Santi Patroni primari - San Geminiano Vescovo e San Silvestro I Papa
Santuari diocesani – Santuario Basilica della B.V. del Castello in Fiorano Modenese

(Basilica Abbaziale di Nonantola, S.Anselmo fondatore del Monastero - Foto eseguita da Carpense)
Ultima modifica di Carpense; 02-01-2023 alle 17:52
Virtus ex Alto
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Cronista di CR
Cronotassi dei Vescovi

(Stemma dell'Arcivescovo-Abate Mons. Erio Castellucci sul frontale del Palazzo Abbaziale di Nonantola - Foto scattata da Carpense)
SERIE DEI VESCOVI E ARCIVESCOVI DI MODENA :
Cleto
Dionisio
Antonino (343)
Geminiano (350c.-397)
Teodulo (397c.-423)
Geminiano II (458)
Gregorio (482)
Bassiano (501-503)
Pietro (680)
Giovanni I (744)
Lopicino (749)
Geminiano III (782)
Gisone (796-811)
Martino (812)
Deodato (813-828)
Giona (840-856)
Arnido (861-863)
Walperto (865-869)
Leodoino (871-892)
Giovanni II (898)
Gamenolfo (898)
Gotifredo (902-933)
Ardingo (943)
Guido (944-968)
Ildebrando (969-993)
Giovanni III (994-1001)
Varino (1003-1020)
Ingone (1023-1038)
Viberto (1039-1054)
Eriberto (1054-1085)
Benedetto (1086-1096)
Egidio (1097-1099)
Dodone (1100-1136)
Ribaldo (1136-1148)
Ildebrando Grassi (1148-1156)
Enrico (1156-1173)
Ugo (1174-1179)
Ardizzone (1179-3 dicembre 1194)
Egidio Garzoni (1194-1207)
Martino (1207-18 settembre 1221)
Guglielmo di Savoia (maggio 1222-21 settembre 1233)
Alberto Boschetti (3 aprile 1234-29 febbraio 1264)
Matteo de’ Pii (1264-7 novembre 1276)
Ardizzo Conti (23 dicembre 1281-1287)
Filippo Boschetti (1287-1290)
Jacopo (1290-26 maggio 1311)
Bonadamo Boschetti (3 giugno 1311-24 gennaio 1313)
Buonincontro da Fiorano (4 febbraio 1313-19 gennaio 1318)
Guido de Guisi (1 marzo 1318-16 settembre 1334)
Rolando (Orlando) (1329-1330)
Bonifacio (10 maggio 1336-6 novembre 1340)
Alamanno Donati (18 luglio 1342-4 giugno 1352)
Aldobrandino d'Este (18 gennaio 1353-1380)
Guido de Baiso (10 ottobre 1380-1382)
Dionisio Restani(1383-1400)
Pietro Boiardo (1400-24 gennaio 1401)
Nicolò Boiardo (24 gennaio 1401-1414)
Carlo Boiardo (30 aprile 1414-1436)
Scipione Manenti (17 ottobre 1436-1444)
Jacopo Antonio della Torre (19 ottobre 1444-24 settembre 1463)
Delfino della Pergola (24 settembre 1463-1465)
Nicolò Sandonnini (7 giugno 1465-15 novembre 1479)
Gian Andrea Boccaccio (15 novembre 1479-1495)
Giambattista Ferrari (11 settembre 1495-27 luglio 1502)
Francesco Ferrari (20 luglio 1502-1507)
Ippolito d'Este (1507-3 settembre 1520)
Ercole Rangoni (12 settembre 1520-25 agosto 1527)
Pirro Gonzaga (5 settembre 1527-28 gennaio 1529)
Giovanni Girolamo Morone (7 aprile 1529-23 maggio 1550)
Egidio Foscarari (23 maggio 1550-22 dicembre 1564)
Giovanni Girolamo Morone (23 dicembre 1564-16 novembre 1571)
Sisto Visdomini (16 novembre 1571-27 settembre 1590)
Giulio Canani (8 febbraio 1591-27 novembre 1592)
Gaspare Silingardi (19 febbraio 1593-13 luglio 1607)
Lazzaro Pellicciari (1 ottobre 1607-1610)
Pellegrino Bertacchi (22 marzo 1610-22 agosto 1627)
Alessandro Rangoni (28 febbraio 1628-aprile 1640)
Opizzone d'Este (19 novembre 1640-agosto 1644)
Roberto Fontana (12 giugno 1645-16 agosto 1654)
Ettore Molza (2 agosto 1655-2 maggio 1679)
Carlo Molza (27 novembre 1679-24 dicembre 1690)
Ludovico Masdoni (12 novembre 1691-giugno 1716)
Stefano Fogliani (12 aprile 1717-26 giugno 1742)
Ettore Molza (20 maggio 1743-1 gennaio 1745)
Giuliano Sabbatini (8 marzo 1745-3 giugno 1757)
Giuseppe Maria Fogliani (19 dicembre 1757-18 ottobre 1785)
Tiburzio Cortese (3 aprile 1786-30 dicembre 1823)
Giuseppe Emilio Sommariva (12 luglio 1824-7 marzo 1829)
Adeodato Caleffi (5 luglio 1830-5 agosto 1837)
Luigi Reggianini (12 febbraio 1838-9 gennaio 1847)
Luigi Ferrari (3 luglio 1848-19 aprile 1851)
Francesco Emilio Cugini (18 marzo 1852-22 gennaio 1872)
Giuseppe Maria Guidelli dei conti Guidi (6 maggio 1872-24 maggio 1889)
Carlo Maria Borgognoni † (24 maggio 1889-20 agosto 1900)
Natale Bruni (17 dicembre 1900-14 aprile 1926)
Giuseppe Antonio Ferdinando Bussolari (7 maggio 1926-12 dicembre 1939)
Cesare Boccoleri (28 marzo 1940-31 ottobre 1956)
Giuseppe Amici (23 dicembre 1956-7 febbraio 1976)
Bruno Foresti (2 aprile 1976-7 aprile 1983)
Bartolomeo Santo Quadri (31 maggio 1983-12 aprile 1996)
Benito Cocchi (12 aprile 1996-27 gennaio 2010)
Antonio Lanfranchi (27 gennaio 2010-17 febbraio 2015)
Erio Castellucci (dal 3 giugno 2015).
CRONOTASSI DEGLI ABATI NONANTOLANI
1. S. Anselmo 752 – 803
2. Pietro 804 – 824
3. Ansfrido 825 – 837
4. Ratperto 838 – 839
5. Ratichildo 839 – 842
6. Giselprando 842 – 851
7. Linetefredo 851 – 855
8. Leone I 855 – 856
9. Pietro II 856 – 865
10. Vanefrido 865 – 869
11. Regimbaldo 869 – 870
12. Teodorico 870 – 887
13. Landefrido 890 – 895
14. Leopardo 895 – 907
15. Pietro III 907 – 913
16. Gregorio Beato 913 – 929
17. Ingelberto 929 – 941
18. Gerlone 941 – 947
19. Gottifredo 947 – 958 circa
20. Guido Vescovo di Modena 959 – 969 circa
21. Umberto Vescovo di Parma 969 – 974 circa
22. Giovanni I Archimandrita 982 – 995 circa
23. Leone II 996 – 998
24. Giovanni II 998 – 1000
25. Leone III 1000 – 1002
26. Rodolfo I 1002 – 1032
27. Rodolfo II 1035 – 1053
28. Gottescalco 1053 – 1059 circa
29. Landolfo I 1060 – 1072
30. Damiano 1086 – 1112
31. Giovanni III 1112 – 1128
32. Ildebrando 1129 – 1140
33. Andrea 1140 – 1144 circa
34. Alberto I 1144 – 1154
35. Alberto II 1154 – 1178
36. Bonifacio 1179 – 1201
37. Raimondo 1201 – 1250 circa
38. Cirsacco 1250 – 1255
39. Buonaccorso 1255 – 1262
40. Landolfo II 1263 – 1275
41. Guido 1286 – 1309
42. Nicolò Baratti 1309 – 1329
43. Bernardo 1330 – 1334
44. Guglielmo 1337 – 1347
45. Federico 1347 – 1348
46. Diodato 1348 – 1356
47. Lodovico 1357 – 1361
48. Ademaro 1363 – 1369
49. Tommaso de’ Marzapesci 1369 – 1385
50. Nicolò d’ Assisi 1386 – 1398
51. Battista Gozzadini 1398 – 1400
52. Delfino Gozzadini 1400 – 1405
53. Giangaleazzo Pepoli 1407 – 1449
ABATI COMMENDATARI
54. Gurone d’Este 1449 – 1484
55. Giuliano Card. Della Rovere 1485 – 1503
56. Giuliano Card. Cesarini 1505 – 1510
57. Gianmatteo Sertorio 1510 – 1516 circa
58. Gianjacopo Sertorio 1516 – 1527 circa
59. Gianmatteo Sertorio (nuov.) 1527 – 1531
60. Antonio Maria Sertorio 1531 – 1550
61. Giulio Sertorio 1550 – 1560
62. S. Carlo Borromeo 1560 – 1566
63. Gianfrancesco Bonomi 1573 – 1582
64. Guido Card. Ferreri 1573 – 1582
65. Filippo Card. Gustavillani 1582 – 1587
66. Girolamo Card. Mattei 1587 – 1603
67. Alessandro Mattei 1603 – 1621
68. Ludovico Card. Lodavisi 1621 – 1632
69. Antonio Card. Barberini 1632 – 1671
70. Jacopo Card. Rospigliosi 1671 – 1684
71. Jacopo Card. De Angelis 1687 – 1695
72. Sebastiano Antonio Card. Tanara 1695 – 1724
73. Alessandro Card. Albani 1724 – 1779
74. Francesco Maria d’Este 1780 – 1821
ABATI COMMENDATARI VESCOVI ED ARCIVESCOVI DI MODENA
75. Tiburzio Marchese Cortese 1822 – 1828
76. Giuseppe Marchese Sommariva 1828 – 1830
77. Adeodato Caleffi O.S.B. 1830 – 1838
78. Luigi Reggianini 1838 – 1848
79. Luigi Ferrari 1848 – 1852
80. Francesco Emilio Cugini 1852 – 1872
81. Giuseppe Maria Conte Guidelli 1872 – 1889
82. Carlo Maria Borgognoni 1889 – 1901
83. Natale Bruni 1901 – 1926
84. Giuseppe Antonio Ferdinando Bussolari O.F.M. 1926 – 1939
85. Cesare Boccoleri 1940 – 1956
86. Giuseppe Amici 1957 – 1976
87. Bruno Foresti 1976 – 1983
88. Bartolomeo Santo Quadri 1983 – 1986
ARCIVESCOVI ABATI DI MODENA -NONANTOLA
88. Bartolomeo Santo Quadri 1986 – 1996
89. Benito Cocchi 1996 – 2010
90. Antonio Lanfranchi 2010 – 2015
91. ERIO CASTELLUCCI DAL 2015
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Cronista di CR
L'Arcivescovo Metropolita Abate di Modena – Nonantola e Vescovo di Carpi
S.E.R. MONS. ERIO CASTELLUCCI

(S.E. Mons. Erio Castellucci - Proprietario foto: Carpense)
Nato a: Roncadello (FC)
il: 08/07/1960
Ordinato Sacerdote il: 05/05/1984
Eletto alla Chiesa di Modena-Nonantola il: 03/06/2015
Ordinato Vescovo il: 12/09/2015
Solenne ingresso nell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola il: 13/09/2015
Nato a Roncadello di Forlì l’8 luglio 1960, ha studiato a Bologna al Pontificio seminario regionale “Benedetto XIV”, quindi a Roma presso la Pontificia università gregoriana, concludendo il dottorato con una tesi su Dimensione cristologica ed ecclesiologica del presbitero nel Concilio Vaticano II (1988). Ordinato sacerdote il 5 maggio 1984 a Forlì, è stato parroco a Durazzanino (1984-1992) e a San Giovanni Evangelista di Forlì (2009-2015), svolgendo nel frattempo diversi incarichi diocesani: delegato per il Diaconato e i Ministeri (1988-2008); direttore del Centro diocesano universitari (1990-2004), del Centro diocesano vocazioni (1992-2000) e del Centro per la pastorale giovanile (1996-2008); Vicario episcopale per la Cultura, l’Università e la Scuola, la Famiglia, i Giovani, le Vocazioni e il Turismo (2009-2015); Assistente diocesano dell’Agesci-SCOUT (dal 1993).
E’ stato inoltre docente di Teologia presso lo Studio Teologico Accademico Bolognese (1988-2004), poi Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna (dal 2005), di cui è stato preside dal 2005 al 2009, e presso l’Istituto superiore di scienze religiose Sant’Apollinare di Forlì. Ha pubblicato numerosi saggi di argomento teologico e pastorale, e ha all’attivo molti interventi a conferenze e corsi di formazione.
Nominato dal Santo Padre papa Francesco Arcivescovo di Modena-Nonantola il 3 giugno 2015, è stato insignito del Pallio dei metropoliti il 29 giugno a Roma, e ordinato vescovo da S.E. Mons. Lino Pizzi il 12 settembre a Forlì. In data 7/12/2020 a conclusione del mandato di Amministratore Apostolico (26.06.2019-7.12.2020) è stato nominato Vescovo di Carpi, essendo da tale data le Diocesi di Modena-Nonantola e di Carpi unite “in persona episcopi”.
S.E. Mons. Erio Castellucci è consultore del Sinodo dei Vescovi e Vicepresidente C.E.I. per il Nord Italia.
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Cronista di CR
La martire Luisa Guidotti è Venerabile
CAUSA IN CORSO - VENERABILITÀ
- Venerabile Serva di Dio - Luisa Guidotti Mistrali - (1932 - 1979)
- Promulgazione 17 dicembre 2022 - Papa Francesco
"LAICA CONSACRATA DELL’ASSOCIAZIONE FEMMINILE MEDICO-MISSIONARIA; SIN DAGLI ANNI GIOVANILI, CREDETTE IN MANIERA FERMA NELLE VERITÀ RIVELATE DA GESÙ CRISTO ED INSEGNATE DALLA CHIESA, TROVANDO IN ESSE UN INSOSTITUIBILE PUNTO DI RIFERIMENTO E COLTIVANDO CON IMPEGNO LA PROPRIA VITA SPIRITUALE"
BIOGRAFIA
Servì il Signore in terra africana, dedicandosi con tutta se stessa ai bisognosi ed esponendosi a gravi rischi, culminati poi con la morte
<< La Venerabile Serva di Dio Luisa Guidotti nacque a Parma (Italia) il 17 maggio 1932. Dopo la morte della madre, avvenuta nel 1947, insieme alla famiglia, andò a vivere a Modena, dove fu accolta dalla zia materna Maria Mistrali, che in seguito l’adottò e di cui assunse giuridicamente il cognome. Nel 1951 fu nominata Presidente della Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica della parrocchia di San Domenico a Modena. Il 29 febbraio 1960 conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia e, nel marzo successivo, l’abilitazione all’esercizio della professione di Medico-Chirurgo. Il 19 maggio 1960 fece la richiesta d’ingresso nell’Associazione Femminile Medico Missionaria (oggi Associazione Sanitaria Internazionale), fondata da Adele Pignatelli nel 1954, con lo scopo di offrire a medici e paramedici l’opportunità di servire Dio e i poveri, vivendo da laici nella comunità cristiana e mettendo in comune ogni cosa. Dopo aver ottenuto la specializzazione in Radiologia e Terapia fisica, nel 1966, ricevette il “crocifisso missionario” dalle mani dell’Arcivescovo di Modena, Mons. Giuseppe Amici, e partì per Chirundu, in Rhodesia (attuale Zimbabwe), dove l’Associazione gestiva l’Ospedale “Paolo VI”, annesso alla missione. Nel febbraio 1967 si trasferì a Salisbury, nell’ospedale governativo per acquisire una migliore preparazione a livello professionale. Nello stesso anno ritornò in Europa e il 12 settembre emise la professione temporanea a Metten, in Germania.
Nei primi mesi del 1969 fu mandata nell’Ospedale di “Regina Coeli Mission” a Njanga District, nei pressi del confine con il Mozambico, per completare la sua preparazione professionale. Nel dicembre di tale anno fu trasferita a Mutoko, dove cominciò a lavorare nell’Ospedale della missione di “All Souls”. Le fu anche affidato il servizio al vicino lebbrosario di Mtemwa e al pronto soccorso di Chikwizo, sempre vicino al confine con il Mozambico.
Nel 1972 partì di nuovo per l’Europa e, il 14 settembre 1975, emise la professione perpetua a Rimini. Nel febbraio del 1976 rientrò in Rhodesia, dove già dal 1964 infuriava la guerra civile, provocata dalla rivolta dei guerrieri locali contro il governo razzista di Ian Smith. Il 28 giugno dello stesso anno fu arrestata con l’accusa di aver curato un ragazzo, presunto guerrigliero, senza averlo segnalato alle autorità governative. Fu liberata alla fine di agosto, dopo le forti pressioni esercitate dalla Santa Sede e dal Governo italiano a livello internazionale. Sebbene le fu concesso di tornare nel suo Ospedale, svolse la sua attività medica in un clima di ostilità da parte delle autorità governative.
Nonostante la situazione politica si aggravasse sempre di più, non volle abbandonare la missione per non privare di assistenza i numerosi malati e bisognosi del luogo. Fu uccisa da una pattuglia di soldati governativi a Mtoko (Rhodesia, attuale Zimbabwe), il 6 luglio 1979, mentre tornava da sola in ambulanza dall’ospedale di Nyadiri, dove aveva accompagnato una partoriente in condizioni gravi.
La Venerabile Serva di Dio, sin dagli anni giovanili, credette in maniera ferma nelle verità rivelate da Gesù Cristo ed insegnate dalla Chiesa, trovando in esse un insostituibile punto di riferimento e coltivando con impegno la propria vita spirituale. La sua fede emergeva anche dal modo di rapportarsi con i malati, curandoli con il proprio impegno e affidandoli con fiducia al Signore.
In riferimento all’esercizio eroico della speranza, volle permanere nell’Associazione femminile Medico-Missionaria, affrontando con grande serenità le numerose prove inerenti la vita di missione. La speranza in Dio e nella vita eterna, si rendeva visibile ogni volta che battezzava i bambini morenti e nel modo di pregare per i malati terminali.
Faceva tutto per amore di Dio, perché vedeva Dio in ogni persona. Nel venire incontro alle esigenze del prossimo, non faceva alcuna distinzione né di razza, né di religione, né di idee politiche.
Servì il Signore in terra africana, dedicandosi con tutta se stessa ai bisognosi ed esponendosi a gravi rischi, culminati poi con la morte.>>
Le sue spoglie riposano nella Basilica Metropolitana di Modena
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Testo ripreso con adattamenti dal sito dell'Arcidiocesi
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Cronista di CR
Omelia nella Messa della Notte di Natale

(Cattedrale di Modena, Antonio Begarelli "Natività", particolare, foto scattata da Carpense)
L'INTENSA OMELIA DEL NOSTRO ARCIVESCOVO
<<La storia umana è un intreccio tra i pochi che contano e i molti che sono contati. I pochi che contano, nell’episodio della nascita di Gesù, sono: Cesare Augusto, l’Imperatore, e Quirinio, il Governatore della Siria sotto il cui territorio si collocava anche la Palestina e, dunque, Betlemme. Tra i molti che erano contati, cioè che vennero censiti in quella statistica messa in piedi ogni tanto dagli imperatori nei loro territori, ci sono: Giuseppe, Maria e Gesù. Dei molti che sono contati non sappiamo nulla dalla storia, o quasi nulla; dei pochi che contano invece sappiamo molto: l’Imperatore Cesare Augusto, che si chiamava Caio Giulio Cesare Ottaviano, è il primo degli Imperatori romani; ha regnato per oltre quarant’anni, e quando nacque Gesù regnava già da una ventina d’anni. Venne chiamato Augusto, perché, ancora vivente, fu considerato dal Senato romano: eccelso, altissimo, nobilissimo. E lo è stato davvero: sotto di lui si è realizzata quella che comunemente è chiamata la pace romana: non ci sono state grosse guerre, qualche sommovimento – guarda caso in Palestina – ma tutto sommato, rispetto ai confini dell’Impero, si trattava di battaglie da poco. La pace romana venne celebrata, proprio a metà del lungo impero di Augusto, con monumenti che ancora si ammirano a Roma, alcuni dei quali sono datati attorno agli anni della nascita di Gesù. Questo imperatore pare abbia indetto tre censimenti, sotto uno dei quali è caduto anche Gesù. Il piccolo Gesù dunque è stato censito, è stato contato.
Di molto minore importanza è Quirinio, il secondo tra i personaggi che contano indicati nel Vangelo. Un bravo governatore che aveva sotto di sé alcune legioni, come negli altri territori delle province, per tenere a bada i popoli assoggettati.
E poi c’è un piccolo elenco dei personaggi contati: Giuseppe, Maria e Gesù, personaggi che non contavano. Se non fossero la sacra famiglia, se non ci fossero i Vangeli, se non fosse successo quello che sappiamo con Gesù, nessuno si sarebbe ricordato di questi popolani: erano tre personaggi minori dell’Impero, insieme a tante altre decine e decine di migliaia che vennero registrate in quel censimento. Ma questi personaggi minori immediatamente capovolgono la gerarchia; in qualche modo ci costringono a darci un altro ordine di importanza: evidentemente nell’anagrafe di Dio, a differenza dell’anagrafe dell’Imperatore, coloro che non contavano erano coloro che davvero contavano. Perché Gesù ribalta questa scala e i personaggi elencati dal Vangelo assumono un’importanza esattamente inversa rispetto a quella che avevano nella storia civile.
Per capire l’importanza di questo elenco allora dovremmo cominciare dall’ultimo, Gesù, che è un neonato: e come tale nella mentalità dell’epoca non contava nulla, perché i bambini non erano considerati ancora veri e propri esseri umani, bensì degli esseri in divenire. Eppure è in assoluto il più importante di tutti. E a seguire Maria, che nella scala civile contava molto meno di Giuseppe, perché Giuseppe era un uomo e Maria era una donna, Giuseppe era il capo-famiglia e Maria invece era subordinata al marito, Giuseppe era della casa di Davide – la casa della discendenza regale – e Maria invece era discendente di una tribù secondaria. Eppure nel registro di Dio Maria è più importante di Giuseppe. E’ la Madre, è l’Immacolata. E poi Giuseppe, la cui importanza sta proprio nel partecipare, senza capire, al mistero di Dio. E poi, ultimi nell’anagrafe di Dio, arrivano l’Imperatore e il governatore.
La nascita di questo bimbo sovverte le scale gerarchiche umane, ci fa capire che ciò che conta agli occhi di Dio è ciò che spesso non conta agli occhi degli uomini e viene semplicemente contato; ci fa capire come ogni singola persona che sembra valere poco, che si colloca ai margini della società, che appare così laterale come era Betlemme (un piccolo villaggio di pastori) rispetto a Roma (la grande capitale)… questi piccoli personaggi sono in realtà grandi davanti a Dio: anzi, Dio ama proprio ciò che è lasciato da parte dagli uomini.
Ancora oggi noi facciamo tanti conteggi, e a volte dimentichiamo che coloro che vengono contati hanno dei volti, delle storie. Noi contiamo gli affamati nel mondo: più di 820 milioni; contiamo gli assetati: più di un miliardo e mezzo; continuiamo a contare ogni giorno coloro che sono colpiti dalla pandemia, contiamo il numero dei profughi, i caduti delle guerre e così via: ma non sempre pensiamo che dietro questi numeri ci sono dei volti, delle storie. E questo bambino si è identificato proprio con coloro che vengono contati e che contano poco. La scala di Dio non mette al primo posto la superbia, l’orgoglio, l’imponenza, l’affermazione di sé, la violenza, ma mette al primo posto l’umiltà, la ricerca della verità, la pace.
Gli angeli che compaiono alla nascita di Gesù annunciano ai pastori “gloria a Dio nell’alto dei cieli”, e non “gloria sulla terra”; agli uomini danno un altro metro, che non è la gloria, ma la pace. Lo specchio terreno della gloria di Dio non è l’innalzamento, il potere sulla terra, è la pace in terra agli uomini che egli ama. Siamo specchio della gloria di Dio nella misura in cui costruiamo la pace, a partire dalle nostre relazioni quotidiane, dal nostro piccolo, dalla nostra Betlemme. Certo vorremmo la pace anche da Roma, dai centri degli Imperi, ma tante volte gli imperatori non cercano la pace, cercano di innalzarsi, cercano l’affermazione di sé, cercano la gloria; mentre coloro che sono contati e che contano poco cercano la pace perché sono le prime vittime delle guerre.
Chiediamo al Signore il dono della pace e impegniamoci sempre di più – credo che ne siamo tutti convinti, soprattutto dopo questo anno così devastante – per costruirla a partire dal nostro piccolo. Non possiamo invocare la pace da Roma se non la costruiamo a Betlemme. Non possiamo pensare che la pace parta dal palazzo dell’Imperatore senza che parta dalla grotta del nostro cuore.>>
+ Erio Castellucci
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(Testo ripreso dal sito della Diocesi di Carpi)
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Cronista di CR
Solennità della Epifania - Omelia dell’Arcivescovo
SOLENNITÀ DELLA EPIFANIA
6 gennaio 2023 – ore 18,00
Omelia dell’Arcivescovo - Basilica Metropolitana di Modena
"IL SIGNORE CI AIUTI A VIVERE OGNI GIORNO IL VIAGGIO DEI MAGI: È IL VIAGGIO DELLA GIOIA, È IL VIAGGIO DELLA SALVEZZA DAL MALE, È LA RICERCA DEL SENSO DELLA NOSTRA ESISTENZA, È IL DESIDERIO DI UN INCONTRO AUTENTICO CHE IL SIGNORE NON CI FA MAI MANCARE, SE NOI LO CERCHIAMO SINCERAMENTE."
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<<Vennero da Oriente a Gerusalemme. Da Oriente, da lontano, da molto lontano, centinaia di chilometri dalla Terra Santa, il luogo eletto da Dio; dunque: stranieri, popoli pagani. Di solito noi ci collochiamo invece tra i vicini, tra quelli che attorniavano la casa di Gesù, e ci sentiamo accoglienti nei confronti dei lontani; diciamo giustamente che il Vangelo va annunciato a tutti i popoli, ai lontani, identificando i Magi con gli stranieri. Se però entriamo nella proposta del vangelo di Matteo (l’unico che ci i racconta l’episodio dei Magi) dobbiamo cambiare collocazione, perché i Magi, i lontani, gli stranieri, siamo proprio noi.
Gesù cioè, dice Matteo, non è venuto solamente per il suo popolo – il popolo ebraico – ma è venuto per tutti i popoli, ed è proprio questo il motivo per cui ci siamo anche noi. Noi facciamo parte di tutti i popoli, noi siamo al di fuori della cerchia del popolo eletto, e se noi ci siamo messi in cammino come i Magi è proprio perché Gesù si è rivolto a tutti: per questo ci siamo dentro anche noi. In questo modo il Vangelo immediatamente ci invita a non parlare di noi e degli altri (in tal caso noi saremmo gli altri), ma a parlare di una salvezza che ha una apertura universale; dice San Paolo nella lettera agli Efesini che Gesù, venendo nel mondo, ha abbattuto il muro di separazione tra ebrei e pagani.
E’ il nostro viaggio allora quello dei Magi; un viaggio che non è mosso dalla curiosità, né tanto meno dal desiderio di fuga: è mosso da una stella, è mosso cioè da un sogno grande, è mosso da una ricerca autentica: i Magi dovevano essere dei saggi babilonesi, abitanti nella zona tra il Tigri e l’Eufrate, dove i sapienti erano proprio dediti all’osservazione del cielo, a coglierne i segnali, a studiarli. Sono uomini in ricerca, che si muovono per desiderio di conoscere e di riconoscere la presenza di Dio nei segni che vedono. Ma sbagliano strada, come noi tante volte sbagliamo strada. Sbagliano strada forse perché attratti dalla capitale, da Gerusalemme, e impossibilitati a immaginare che questa stella che annunciava un Re, potesse condurli in un villaggio sperduto di pastori. Avranno ragionato così: “questo grande segno che si muove, ci dovrà condurre sicuramente verso una reggia, verso la capitale”. Entrano per questo nella città sbagliata e trovano l’uomo più sbagliato che potessero incontrare: il re Erode; perché nel nostro viaggio verso il Signore a volte incontriamo anche il male - Erode spesso è dentro di noi - e incontriamo l’invidia, la menzogna, la diffidenza e l’odio: “dite anche a me dove abita questo re, dove è nato, così posso venire anch’io ad adorarlo”.
Dicevo che un incontro peggiore non potevano farlo: Erode proprio l’anno della nascita di Gesù - lui morirà quattro anni dopo - aveva ucciso due dei suoi figli, per il
sospetto che intendessero soffiargli il trono; e complessivamente questo re uccise una decina di familiari per lo stesso motivo. Questi uomini, i Magi, mossi da desiderio autentico, da ricerca religiosa sincera, incontrano il male, perché chiunque cerca nella sua vita incontra anche il male: lo incontra fuori di sé, lo incontra dentro di sé; però non si scoraggiano, anche se la stella pare si sia spenta su Gerusalemme: il male infatti spegne le stelle, abbassa gli orizzonti, crea il buio... tant’è vero che la stella si riaccende poco dopo, quando escono da Gerusalemme e vanno verso il paese giusto: Betlemme. Non si scoraggiano perché la stella dunque continua a guidarli: il sogno è più grande del male; vanno avanti e arrivano tra queste caverne di pastori, o piccole case di pietra e di legno, e trovano il Re. Non trovano una reggia, non una capitale e nemmeno un adulto: si imbattono in un re molto diverso da come lo avevano immaginato, per questo non l’hanno trovato subito: è un bimbo in una casetta, figlio di due popolani, non di stirpe nobile, non avvolto di vesti sontuose. Un bimbo normale.
La nostra ricerca di Dio spesso approda ad una meta diversa da come la avevamo immaginata; forse qualche volta pensiamo che Dio abiti nella straordinarietà delle cose e delle persone, o magari nelle esperienze emotivamente forti, mentre il Signore si fa trovare di preferenza nell’ordinario, nelle cose normali, nei piccoli, nei fragili. Arrivano finalmente allo scopo del loro pellegrinaggio, che ingenuamente avevano confessato a Erode: “Siamo venuti per adorarlo”. Allora - perché la stella si ferma lì - riconoscono in questo bambino il Re che deve essere adorato, si prostrarono e lo adorarono. E’ questa la meta del loro viaggio: l’adorazione del Re, che è un bimbo.
E quando il nostro viaggio ha buon esito, quando riusciamo ad incontrare il Signore, viene fuori il meglio di noi stessi: i Magi offrono oro, incenso e mirra, aprono i loro scrigni e tirano fuori cose preziose che Erode non aveva visto, perché il male lascia comunque chiusi gli scrigni del cuore, mentre il bene, la relazione di dono, ci invita a tirare fuori le risorse più belle dal nostro cuore. Solo quando viviamo relazioni autentiche emerge il meglio di noi.
Tornano però per una strada diversa: “per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”, in seguito a un sogno. Chi incontra davvero il Signore, e fa un’esperienza di dono, chi lo adora, chi lo incontra nei piccoli, ha anche l’accortezza e il coraggio di cambiare strada, non ha paura di avventurarsi per sentieri nuovi, perché sente che il Signore lo accompagna sempre. Non rimangono a Betlemme, non diventano i discepoli di Gesù - e nemmeno lui lo chiede loro - ma ritornano alla loro vita di prima: arricchiti però dell’incontro con lui, dell’esperienza del dono.
Il Signore ci aiuti a vivere ogni giorno il viaggio dei Magi: è il viaggio della gioia, è il viaggio della salvezza dal male, è la ricerca del senso della nostra esistenza, è il desiderio di un incontro autentico che il Signore non ci fa mai mancare, se noi lo cerchiamo sinceramente.>>
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- Dal sito dell'Archidiocesi -
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Cronista di CR
Tra Modena e Carpi
PASTORALE FAMILIARE, CORSO DI FORMAZIONE PER “COPPIE GUIDA”
Il percorso formativo “a due a due” evolve in una nuova proposta di incontro e formazione che vede unite l’arcidiocesi di Modena- Nonantola e la diocesi di Carpi. IL PRIMO INCONTRO SI È GIÀ SVOLTO IL 14 GENNAIO 2023 PRESSO LA PARROCCHIA DI GESÙ REDENTORE ED È STATO GUIDATO DAL VESCOVO ERIO per dare conferma della centralità delle proposte di coinvolgimento di sposi e operatori della pastorale familiare nella cura del cammino della coppia lungo tutto il suo ciclo di maturazione. Il titolo del ciclo di incontri del 2023 “Da cuore a cuore – a due a due” pone al centro dell’attenzione pastorale l’atteggiamento chiave della “cura”: gli sposi stessi, con il loro reciproco amore, diventano testimonianza di un Amore più grande che li anima ad essere disponibili per altre coppie nell’ascolto e nel dialogo sulle vicende quotidiane rischiarate dalla luce del Vangelo. PROSSIMI INCONTRI IN DATA 26 FEBBRAIO E 19 MARZO 2023.
La famiglia ha nella Chiesa un’importanza che è difficile minimizzare, tanto che esiste nelle diocesi un ufficio per la pastorale familiare. Anche nella nostra diocesi esiste un gruppo di persone, soprattutto coppie di sposi, che si interessano in maniera specifica di questo ambito, anche se abbiamo deciso di mantenere un profilo piuttosto “leggero”. Cioè abbiamo pensato di agire non tanto inventando nuove iniziative per le famiglie, quanto funzionando come stimolo dei gruppi e organizzazioni che già esistono proponendo approfondimenti sui temi della vita familiare e in particolare della spiritualità della coppia. Il prossimo anno, ad esempio, vedrà un approfondimento sul tema della trasmissione della fede in famiglia, in particolare ai preadolescenti, organizzato assieme alla diocesi di Modena e ad altri uffici della diocesi. Presto partirà anche un percorso per coppie che desiderano affiancarsi ad altre coppie per cammini di formazione. Naturalmente ci sono anche iniziative specifiche molto importanti come la preparazione immediata dei fidanzati al matrimonio che nella nostra diocesi funziona molto bene da tanti anni e permette di incontrare tanti giovani in un momento bello della loro vita. Altrettanto preziosa è la possibilità di incontrare le coppie in difficoltà e le persone che vivono una nuova relazione dopo la fine del rapporto precedente, per questo esiste da anni un gruppo a Mirandola ed è pronto a partire un gruppo anche a Carpi.
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Fonte: sito diocesano Carpi, con integrazioni.
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Cronista di CR
Comunicato dell'Arcidiocesi
COMUNICATO DELLA DIOCESI in merito alla vicenda della Parrocchia di San Pietro di Modena
In relazione alle avvilenti notizie che, di tanto in tanto, la stampa locale riporta sulla gestione di un cospicuo fondo testamentario destinato alla Chiesa Abbaziale cittadina di San Pietro(fulgido monumento modenese e un tempo florida abbazia), la Curia Arcivescovile ha emesso il seguente comunicato:
"In merito alle informazioni pubblicate sulla stampa locale e sui social circa la vicenda riguardante presunte irregolarità nella gestione di un’eredità da parte dei Padri Benedettini del Monastero di San Pietro in Modena, l’Arcidiocesi esprime gratitudine alla Guardia di Finanza e alla Procura della Repubblica, confermando la propria completa disponibilità, per arrivare alla chiarezza e onorare le volontà della persona che ha disposto il lascito testamentario."
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Cfr: sito dell'Arcidiocesi
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