Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: Cronaca della Arcidiocesi Metropolitana di Modena-Nonantola - Anno 2023

  1. #51
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    Domenica 4 giugno 2023 Solennità della SS. Trinità Anno - (A)

    "DIO HA TANTO AMATO IL MONDO DA DARE IL FIGLIO, UNIGENITO, PERCHÉ CHIUNQUE CREDE IN LUI NON VADA PERDUTO, MA ABBIA LA VITA ETERNA. " (Gv 3, 16-18)

    Riflessione di don Erio Castellucci, Arcivescovo Metropolita di Modena – Nonantola e Vescovo di Carpi.

    https://youtu.be/Hh4k8tuL7z0
    __________________
    - Sito dell'Arcidiocesi -
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  2. #52
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    SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO - Solennità

    CORPUS DOMINI CITTADINO.

    Quest'anno la ricorrenza a livello diocesano presso una popolosa parrocchia periferica cittadina

    il doppio appuntamento dell'Arcivescovo Castellucci, che alle 19,00 celebrerà la medesima solennità a Carpi

    Giovedì 8 giugno 2023 ore 20,30
    Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo Mons. Erio Castellucci

    c/O PARROCCHIA REGINA PACIS (VIA IX GENNAIO 1950, 135 LOC. SALICETO PANARO – MO)

    A seguire la Processione lungo il percorso:
    via 9 Gennaio 1950, viale Caduti sul Lavoro, viale dell’Indipendenza, via 9 Gennaio 1950

    La processione terminerà sul sagrato della chiesa di Regina Pacis dove verrà impartita la Solenne
    Benedizione Eucaristica.
    _______________________________
    Con integrazioni dal sito dell'Arcidiocesi
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  3. #53
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    Vangelo clip

    DOMENICA 11 GIUGNO 2023 SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI

    "CHI MANGIA QUESTO PANE VIVRÀ IN ETERNO".(Gv 6, 51-58), con una riflessione di don Erio Castellucci, Arcivescovo Metropolita Abate di Modena-Nonantola e Vescovo di Carpi

    https://youtu.be/HXU3tmknVxM

    (Sito dell'Arcidiocesi)
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  4. #54
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    Prosegue la riorganizzazione territoriale delle comunità parrocchiali

    LE PARROCCHIE: SANTI ANGELI CUSTODI E BEATA VERGINE ASSUNTA SONO CANONICAMENTE UNITE


    DAL 4 GIUGNO, LE PARROCCHIE DEI SANTI ANGELI CUSTODI, IN FORMICA – GAROFALO, E DELLA BEATA VERGINE ASSUNTA, IN SAVIGNANO SUL PANARO, SONO CANONICAMENTE UNITE.

    La comunicazione è stata data ai fedeli al termine delle Messe di domenica 28 maggio.

    L’unione prevede l’incorporazione della parrocchia dei Santi Angeli custodi con la parrocchia Beata Vergine Assunta. Ora, la denominazione è: PARROCCHIA BEATA VERGINE ASSUNTA, CON SEDE IN SAVIGNANO SUL PANARO, VIA DOCCIA, 170/G.

    La chiesa dei Santi Angeli custodi non perde la sua “parrocchialità” nell’ambito pastorale della parrocchia Beata Vergine Assunta: sarà cura del parroco, dei diaconi e dei loro collaboratori valorizzare, nelle debite forme pastorali, esigenze e richieste dei fedeli.

    La decisione è stata presa dopo il parere dei consigli parrocchiali e vicariali, così come del Consiglio presbiterale, di quello episcopale e del presbiterio diocesano, in vista di una riorganizzazione territoriale dovuta ai cambiamenti verificati, da diversi anni, nella vita delle comunità.
    ___________________
    (Dal sito dell'Arcidiocesi)
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  5. #55
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    DON GIORGIO GOVONI - Nuova presa di posizione dell'Arcidiocesi

    DON GIORGIO GOVONI COMITATO “VOCI VERE”, LA PRESA DI POSIZIONE E LA REPLICA DELL’ARCIVESCOVO E DELL’AVV. AMODEO

    COMUNICATO STAMPA

    In merito alla duplice presa di posizione ufficiale da parte del Comitato “Voci Vere” sulla Nota che l’Arcidiocesi (non: “la Curia”) di Modena-Nonantola ha pubblicato nel suo sito il 22 maggio u.s. circa i procedimenti processuali di don Giorgio Govoni, replicano Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola (I.) e l’avv. Serafino Amodeo, uno dei legali incaricati dall’Arcidiocesi (II.).

    I.
    Gentile Presidente ing. Bindi, La ringrazio per l’attenzione riservata alla Nota dell’Arcidiocesi. Benché i toni della Sua reazione mi siano apparsi scomposti, e lasciando ai legali incaricati dalla Diocesi la replica circa le questioni di carattere tecnico (ved. parte II), Le chiedo di dirmi quando avrei “rifiutato di incontrare le vittime”, come da Lei dichiarato.

    Preciso che tale eventuale incontro non sarebbe stato comunque rilevante in ordine alla ricerca affidata ai suddetti legali, perché questa ha ripercorso unicamente gli atti processuali, specialmente le sentenze, per precisare ciò che si poteva dire o meno del ruolo svolto da don Giorgio, a fronte di molte supposizioni. Lei, tra l’altro, rilancia opinioni già riportate nel sito di “Voci Vere”, tese a screditarlo come sacerdote e parroco, mentre coloro che lo hanno conosciuto come pastore smentiscono concordemente queste voci, dando buona testimonianza di lui e della sua opera ancora oggi.

    Lascio poi da parte il processo alle mie intenzioni, da Lei frettolosamente intentato, quando immagina che io abbia assunto “il teorema di Veleno” e che “la Chiesa” (questo è detto con più chiarezza nel Comunicato stampa di “Voci Vere” del 5 giugno, benché si continui ad usare l’improprio soggetto “la Curia”) esprima con questa sua Nota una “innegabile solidarietà” a “coloro che furono condannati per reati gravissimi e un totale disinteresse per le vittime”. Si tratta di una dichiarazione irricevibile, al limite della diffamazione. Lei evidentemente non sa quanto e cosa stiamo facendo come Chiesa per le vittime – tutte le vittime, non solo quelle di reati perpetrati in ambienti ecclesiali o che coinvolgono ministri e operatori pastorali – e quindi La invito a moderare i toni e i giudizi.

    Ma torno, e finisco, sulla mia domanda: quand’è che avrei “rifiutato di incontrare le vittime”? Non ho mai rifiutato di farlo in nessun caso, se richiesto, e non l’avrei certamente fatto in questa circostanza. Ricordo un’unica proposta in questo senso, da parte del Comitato “Voci Vere”, nell’autunno del 2019. E ricordo che accolsi la richiesta, incontrando in arcivescovado a Modena una delegazione, insieme ad alcuni di coloro che all’epoca dei fatti erano bambini, sabato 2 novembre 2019. Dovrebbe ricordarsene anche Lei, se non altro per il fatto che era presente. Di altre richieste non ho traccia: se ho perso un passaggio, mi documenti pure la lacuna e farò ammenda senza alcun problema.

    Infine, come già alla fine della Nota del 22 maggio, esprimo nuovamente piena “solidarietà ai parenti e amici di don Govoni e a tutti coloro che – in primis i bambini di allora e le loro famiglie – sono stati in qualsiasi modo vittime, in queste drammatiche vicende”. Forse questa conclusione Le era sfuggita.

    Erio Castellucci

    II.
    In primo luogo, si rileva che le indagini svolte sulle sentenze riguardanti i tre processi dei c.d. “diavoli della bassa” si sono concentrate sull’analisi della posizione di don Giorgio Govoni e non di tutte le persone coinvolte. Dalle sentenze dei tre processi risulta che solo nel c.d. “processo pedofili della bassa bis” ci siano capi di imputazione a carico di don Giorgio Govoni. Non si è mai negato che altre persone in tali processi abbiano subito delle condanne; non si condivide quindi l’assunto del Comitato “Voci Vere” secondo cui se in uno o più processi, variamente connessi tra loro, alcune persone vengono condannate automaticamente anche le altre (coimputate o imputate anche per altri reati) devono considerarsi colpevoli.

    Ad onor del vero, nei vari giudizi relativi al caso dei “diavoli della bassa” ci sono state condanne ed assoluzioni. Nel c.d. “processo pedofili della bassa ter”, ad esempio, una coppia di coniugi che era stata imputata per aver commesso atti sessuali nei confronti dei loro figli, dopo un lungo iter giudiziario, è stata assolta in via definitiva per non aver commesso il fatto. Ancora, nel processo “pedofili bis” uno dei genitori imputato per atti sessuali nei confronti della figlia è stato assolto, dopo un lungo iter giudiziario, “per non aver commesso il fatto quanto al concorso morale negli abusi sessuali con altri e perché il fatto non sussiste con riferimento agli abusi sessuali commessi direttamente” (Corte d’Appello di Bologna, sentenza n. 899 depositata il 6 giugno 2006).

    Passando al merito della posizione di don Giorgio, si rileva quanto segue. L’ing. Bindi afferma che nella Nota dell’Arcidiocesi (non: “della Curia”) del 22 maggio 2023 si sarebbe affermato che, poiché i coimputati con il sacerdote per i riti cimiteriali sono stati assolti, allora si può presumere che anche don Giorgio Govoni sarebbe stato assolto. Quanto scritto in quella Nota è ben diverso da quanto sostenuto dall’ing. Bindi sui social. Leggendo la sentenza della Corte d’Appello di Bologna (sentenza n. 1657 depositata l’8 ottobre 2001, cfr. pagg. 111 e ss.) se ne deduce che secondo la Corte i riti cimiteriali non hanno avuto luogo. La Corte, in particolare, ha rilevato l’assoluta carenza di prove elencando (in via esemplificativa) l’inverosimiglianza di alcuni dettagli relativi a tali episodi che qui si riportano:

    1) non sono stati individuati i luoghi esatti ove tali riti avrebbero trovato compimento “a causa delle stesse indicazioni spesso generiche dei minori” (pag. 111);

    2) non sono state rinvenute tracce ematiche o di sommovimento della terra cimiteriale o di spostamento di lapidi (pag. 112);

    3) nessuna testimonianza è stata assunta a suffragio anche indiziario dell’esistenza di questi riti asseritamente avvenuti “peraltro in più cimiteri e ad opera di più persone, in paesi, oltretutto, di poche migliaia di abitanti” (pag. 112);

    4) è ineludibile l’inverosimiglianza delle modalità dei racconti con riferimento a detti rituali (pagg. 113 – 116);

    5) non hanno trovato alcun riscontro le uccisioni riferite dai diversi minori, vuoi in relazione ai numerosi bambini sacrificati, vuoi con riguardo ad un uomo che sarebbe stato colpevole di essere stato troppo curioso per quanto accadeva nel cimitero cittadino. Nessuna denuncia di persona scomparsa è stata inoltre mai presentata in quel periodo, né di adulti, né tantomeno di minori (pagg. 116 – 117);

    6) nessun valido e convincente indizio ha consentito di porre in collegamento il gruppo dei c.d. “finalesi” e quelli di Mirandola (pagg. 117 – 118);

    7) non vi è riscontro incrociato tra le dichiarazioni dei minori circa la presenza degli stessi (pagg. 118 – 120);

    8) nessun seguito giudiziario hanno avuto le dichiarazioni dei bambini circa gli omicidi asseritamente da loro commessi insieme agli adulti (pag. 120).

    Quindi, riportandosi a quanto motivato nella suddetta sentenza, è ragionevole affermare che non vi sono stati riscontri probatori sullo svolgimento dei riti cimiteriali e, conseguentemente, che don Giorgio Govoni non può avere partecipato ad eventi che… non si sono svolti. Non solo, seguendo la logica del comunicato di “Voci Vere”, se si accettasse l’assunto secondo cui l’assoluzione dei coimputati con il sacerdote per i riti cimiteriali non può escludere la colpevolezza del sacerdote, si affermerebbe implicitamente la possibilità che sia stato solo don Giorgio a celebrare i riti satanici. Ma se così fosse, ne deriverebbe uno scenario differente da quello narrato dai bambini circa la presenza di più persone a tali eventi.

    L’Arcidiocesi ed i suoi legali non hanno inteso screditare nessuno dei bambini coinvolti in tali vicende, essendosi invece limitati a prendere atto di quanto deciso dalla magistratura su tali eventi.

    Il comunicato del 5 giugno 2023 del Comitato “Voci Vere” nulla riferisce circa l’imputazione a carico di don Govoni e di un insegnante in relazione al prelievo di un minore dalla scuola frequentata da quest’ultimo. Secondo la Corte d’Appello di Bologna tale episodio non ha trovato evidenze. In particolare, è stato affermato che l’episodio è rimasto privo di adeguato riscontro in quanto, tra le altre cose, è apparso improbabile che la presenza di “Giorgio Uno” e “Giorgio Due” all’interno della struttura scolastica nell’aprile 1998 non abbia potuto lasciare alcuna traccia in termini di testimoni oculari (cfr. sentenza della Corte d’Appello di Bologna n. 1657 depositata l’8 ottobre 2001, pagg.156-161).

    Per quanto riguarda il capo di imputazione relativo a presunte violenze sessuali perpetrate dal sacerdote nei confronti di due minori nel dicembre 1996, in prossimità delle festività natalizie, la sentenza della Corte d’Appello non si è pronunciata per l’intervenuta morte dell’imputato. Ad ogni modo, si evidenzia che uno dei minori asseritamente coinvolti non narrò nulla su tale episodio e di recente entrambi i minori (oggi adulti) hanno ritrattato le loro narrazioni. A questo riguardo, il Comitato “Voci Vere” sul proprio sito cita le sentenze nn. 1207 e 1208 del 22.9.2020 della Corte d’Appello di Ancona e la sentenza n. 16566 del 11.1.2022 della Corte di Cassazione, con le quali sarebbero “avallate le istanze sempre sostenute dal nostro Comitato Voci Vere” anche in relazione alla credibilità dei minori (ved. https://www.vocivere.org/i-processi-recenti). Prefigurandosi che sul punto verranno citate queste sentenze, si invita il Comitato a condividere tali pronunce, al fine di vagliarne l’intero contenuto e non solo alcuni stralci selezionati.

    Serafino Amodeo
    Modena, 19 giugno 2023
    _____________________
    Fonte: sito dell'Arcidiocesi
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  6. #56
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    Viaggio dell’ arcivescovo erio castellucci in madagascar

    «UN’OCCASIONE PER MOSTRARE SOSTEGNO AI MISSIONARI IMPEGNATI NELL’ISOLA E PER CONSOLIDARE LEGAMI DI FRATERNITÀ TRA CHIESE SORELLE»

    Come annunciato sul l Settimanale diocesano Nostro Tempo, l’arcivescovo Castellucci È PARTITO OGGI 26 GIUGNO , ALLE 15.25, DA BOLOGNA PER GIUNGERE, ALLE 13.40 DI MARTEDÌ, ORA LOCALE, AD ANTANANARIVO, IN MADAGASCAR. L’ARCIVESCOVO SI TRATTERRÀ FINO AL 6 LUGLIO E RIENTRERÀ A BOLOGNA IN DATA SUCCESSIVA.

    Durante la sua visita, Castellucci sosterrà dei colloqui con l’arcivescovo Fulgence Rabemahafaly a Fianantsoa e il vescovo Alfredo Caires a Mananjaray e incontrerà alcuni missionari presenti nell’Isola, tra i quali: Emanuele Barani, Maria Teresa Gambigliani e Debora Gualtieri, in servizio presso la Casa della Carità di Ampasimanjeva, oltre a suor Elisabetta Calzolari, impegnata da più di cinquant’anni a servizio dei poveri.

    «QUESTA VISITA HA LA FINALITÀ DI MOSTRARE LA NOSTRA VICINANZA AI MISSIONARI MODENESI IMPEGNATI A SERVIZIO DEGLI ULTIMI E CONSOLIDARE I LEGAMI CHE GIÀ ESISTONO TRA LA NOSTRA ARCIDIOCESI E LA CHIESA MALGASCIA» SPIEGA L’ARCIVESCOVO CASTELLUCCI.

    «L’iniziativa è nata poco più di un anno fa, durante la Veglia di Pentecoste – commenta l’arcivescovo –. Tra i molti giovani che ricevettero il mandato missionario, in vista di un’esperienza estiva, c’erano Maria Teresa Gambigliani ed Emanuele Barani, da poco sposati e in partenza per un anno abbondante di missione in Madagascar. Alla fine della celebrazione, a sorpresa, entrambi hanno lanciato, a me e ai giovani dell’ufficio missionario, l’invito ad andarli a trovare».

    Viaggerà in compagnia di Francesco Panigadi, direttore del Centro missionario, che ha sottolineato l’importanza della visita nel Paese: «Incontreremo un altro stile di Chiesa e sarà un’esperienza da cui potremo uscire arricchiti, specialmente riguardo al pluralismo religioso e il dialogo con le diversità». «Il 2 luglio l’arcivescovo terrà un ritiro sul tema del Sinodo con alcuni missionari italiani presenti nell’Isola» aggiunge il direttore del Centro missionario. A ospitare il ritiro sarà la Ferme de Saint François d’Assise, dove riposa la tomba di Luciano Lanzoni, missionario laico originario di Bomporto, spentosi il 18 giugno 2021 all’età di 63 anni.

    Il Madagascar ha una popolazione di 27 milioni di abitanti e sono diciotto i gruppi etnici principali. L’81% degli abitanti vive sotto la soglia della povertà e oltre il 40% fatica a procurarsi del cibo. Nell’Isola, i cristiani rappresentano il 45% della popolazione: metà di loro si professa cattolica e l’altra metà protestante.
    ___________________
    Dal sito dell'Archidiocesi
    Virtus ex Alto

  7. #57
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    Controreplica al Comunicato del Comitato “Voci Vere” del 23 giugno 2023

    NUOVA PRESA DI POSIZIONE DELL'ARCIDIOCESI

    Il Comitato “Voci Vere Italia” (d’ora in poi per brevità C.V.V.I.) ha replicato, con un suo comunicato del 23 giugno u.s., al comunicato dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola, nel quale si rispondeva alla duplice presa di posizione, da parte dello stesso C.V.V.I., rispetto alla Nota emessa dall’Arcidiocesi il 22 maggio u.s. circa il ruolo di don Giorgio Govoni nei “fatti della Bassa”, quale si può dedurre dalle sentenze della Magistratura nei vari procedimenti. Rispondono l’arcivescovo (I.) e uno degli avvocati incaricati (II.).

    I.

    La replica, affidata all’Avv. Annalisa Lucarelli, è apprezzabile per il tono pacato e argomentativo, ben diverso da quello dei due comunicati precedenti, confusi e scomposti. Il punto focale di tale replica riguarda la mia reazione all’affermazione che avrei “rifiutato di incontrare le vittime”, da cui si deduceva che “la Chiesa” non abbia la volontà di ascoltare le vittime. L’avv. Lucarelli ammette, e la ringrazio, che un incontro con il Comitato, presenti alcuni dei “bambini” di allora, c’è stato; ed è quello del 2 novembre 2019, del quale non era stata fatta alcuna menzione nei due comunicati precedenti.

    Ritiene tuttavia che l’espressione utilizzata dal Presidente Bindi, riguardante il mio presunto “rifiuto” di incontrare le vittime, si riferisse ad un’altra richiesta, quella del 15 ottobre 2022, avanzatami dal Comitato in seguito all’iniziativa annunciata dall’Arcidiocesi di affidare a dei legali la verifica degli atti processuali riguardanti don Govoni. L’Avv. Lucarelli, ipotizzando che “tale richiesta” mi sia sfuggita, conclude che “era rimasta senza esito”. La realtà appare molto diversa. Con PEC del 15 ottobre 2022, l’Avv. Lucarelli mi riferiva di aver appreso da un articolo pubblicato sul “Panaro.net” del 12 ottobre, e da un altro pubblicato su “Il Resto del Carlino” del giorno successivo, che “la Curia” (in realtà l’Arcidiocesi) modenese aveva intenzione di ricostruire quanto era accaduto due decenni fa nella vicenda relativa a don Govoni. Per conto del C.V.V.I. mi chiedeva un incontro “per chiarire i motivi che hanno portato a questa decisione della Curia e le finalità che la stessa intende perseguire da questa ricostruzione storica”. Il 17 ottobre le rispondevo così: “La ringrazio per l’interesse manifestato verso l’iniziativa della Diocesi. A suo tempo esprimerò le mie valutazioni, terminato il lavoro di ricognizione degli Atti del Processo. Al momento non ritengo di dovere dare altre spiegazioni”.

    Interpretare la mail dell’Avv. Lucarelli, alla quale comunque era stato dato riscontro (e dunque non era “rimasta senza esito”: il che farebbe pensare ad una mancata risposta), come richiesta di “incontrare le vittime”, e quindi la mia risposta come “rifiuto di incontrare le vittime” è una manipolazione. La richiesta, come esplicitamente dichiarato nella mail, era quella di chiarire i motivi che hanno portato all’iniziativa dell’Arcidiocesi e le finalità che questa ricostruzione storica intende perseguire; e non quella di ascoltare – per una seconda volta – le vittime. Non ho ritenuto opportuno incontrare (ancora) il C.V.V.I., perché ho ritenuto questa richiesta incongrua rispetto all’analisi degli atti processuali, che era ed è stato l’intento, dichiarato fin dall’inizio, dell’incarico dato dall’Arcidiocesi ai legali.

    Il mio rifiuto di incontrare (nuovamente) il Comitato fu determinato anche dal disappunto con il quale avevo letto nella pagina Facebook del C.V.V.I. il ripetuto avvertimento che chiude diversi comunicati con questa formula: “Il Comitato Voci Vere diffida chiunque voglia ancora diffondere pubblicamente notizie false o fuorvianti sulla vicenda processuale del sacerdote don Giorgio Govoni, nonché di conseguenza sui nostri figli”… (diffida ripetuta in diversi post: ad es. il 12.10.2022 e il 16.10.2022; ribadito poi il 28.11.2022), esplicitando in un post precedente l’estensione di tale diffida a: “giornalisti, politici, uomini di Chiesa, ecc.” (18.01.2022). Questa “diffida” mi è sembrata subito inopportuna: primo, perché in Italia esiste libertà di parola e di opinione, quando si resta entro i limiti stabiliti dalle norme civili e penali; secondo, perché sulla vicenda processuale di don Giorgio non esiste alcuna “esclusiva” di nessun Comitato, né di nessuna Diocesi o di chicchessia; terzo, perché l’indagine su tale vicenda riguarda prima di tutto lui, e poi le altre persone implicate nelle tristi vicende (bambini di allora, famiglie coinvolte, parenti e parrocchiani di don Giorgio). Con quale diritto un Comitato può esprimere questa “diffida”? Questo sottofondo ha acuito in me la sensazione che la richiesta giunta via mail fosse incongrua. E confermo questa sensazione. Con ciò respingo anche nuovamente l’accusa, contenuta “in coda” al Comunicato dell’Avv. Lucarelli – unica caduta di stile – che “la Chiesa non abbia reale volontà di ascoltare le vittime”; affermazione gratuita, che parte da una mancanza di conoscenza della realtà. In questa vicenda, poi, “le vittime” sono comunque molte, stando alle sentenze: e a tutte, come ripetutamente dichiarato, va la solidarietà e l’ascolto.

    Non è infine vero che l’Arcidiocesi abbia dato priorità a “voci di paese”, rispetto a quelle dei “bambini”; semplicemente i legali incaricati hanno messo puntualmente in fila le sentenze riguardante il sacerdote e hanno tratto le conclusioni che sono apparse più appropriate e che sono state messe a disposizione di tutti. Ciascuno poi se ne farà un’idea, confrontando questa posizione con le altre. Piuttosto, rileggendo alcuni post della pagina Facebook del C.V.V.I., noto – lì sì – “voci di paese” tutte da dimostrare, anzi francamente screditanti: “contrariamente a quanto si vuol far intendere, risulta che il don Govoni non fosse un sacerdote così amato dalle sue comunità e neanche dalla chiesa di allora. Passava la maggior parte del suo tempo a fare il camionista con la ditta di famiglia, e quando qualcuno aveva bisogno di lui per qualche servizio religioso doveva cercarlo sul lavoro, non in chiesa, oppure nel bar o nella trattoria, dove era solito trattenersi (…). L’imputato però morì improvvisamente poco prima della sentenza di primo grado. Le circostanze della sua morte risultarono singolari: il don Govoni telefona al suo avvocato per chiedergli un incontro urgente e mentre era in sala di attesa fu colto da improvviso infarto. Le cause della morte furono: crepacuore? vergogna? altro? … chi può dirlo? Però ci possiamo domandare: che cosa aveva di tanto importante da riferire al suo legale?” (post del 28.11.2022). Mi fermo qui, perché questa serie di insinuazioni nulla hanno a che vedere con una ricostruzione seria delle vicende processuali di don Govoni, e quindi sono fuori dall’interesse di questo comunicato.

    Lascio all’Avv. Amodeo, che conosce bene gli atti processuali, ulteriori specificazioni. Non ci saranno altre repliche da parte dell’Arcidiocesi, per non ripetere di nuovo quanto già detto. Se il C.V.V.I. intende proseguire nel confronto – cosa sempre utile a tutti, se mantenuta nei limiti del rispetto reciproco e degli argomenti di ragione – possiamo considerare l’ipotesi avanzata nel comunicato vocale dell’Ing. Bindi: un incontro pubblico, nel quale sia possibile parlarsi “alla pari” e relativamente alla sola vicenda di don Govoni.

    Erio Castellucci

    II.

    Preciso e ribadisco che mi è stato affidato l’incarico di esaminare le sentenze riguardanti la posizione di don Giorgio Govoni nei processi che lo hanno coinvolto e di riferire all’Arcidiocesi. Così ho fatto.

    Per quanto riguarda i riti cimiteriali, evidenzio che la Corte di Appello di Bologna nella già citata sentenza emessa nel processo “bis” ha tenuto in considerazione tutte le prove a sua disposizione, incluse le dichiarazioni dei bambini. Dopo aver (ri)vagliato tutte le prove, la Corte ha formulato le sue motivazioni che l’hanno condotta alle relative assoluzioni in relazione ai riti cimiteriali. Lo stesso vale per l’asserito rapimento ai danni di un minore all’interno di un edificio scolastico.

    Rilevo che non mi sono mai permesso di “insegnare” nulla circa la differenza tra accuse false e accuse non provate, limitandomi invece a prendere atto di quanto statuito nelle sentenze esaminate. Se alcune delle dichiarazioni dei bambini sono state false o non provate non sta al sottoscritto deciderlo. Sta di fatto che se qualcuno, ad esempio, afferma di aver ucciso o aver visto uccidere una certa persona ed il cadavere non si trova, la differenza tra accusa falsa e non provata rileva ben poco e non ritengo che, stando all’esempio, possa rimanere “sempre un’ombra” sul presunto assassino.

    Per quanto riguarda il tema delle ritrattazioni dei due bambini asseritamente coinvolti in un episodio di abuso da parte del sacerdote, si tratta di un fatto successivo all’emissione delle sentenze che ho ritenuto opportuno segnalare all’Arcidiocesi. Non è “sfuggita” ai legali dell’Arcidiocesi la presentazione di un ricorso da parte di una persona condannata per pedofilia nei processi di cui si discute per la riapertura del suo caso, ed infatti ho richiesto l’invio delle sentenze nella disponibilità del C.V.V.I. Rinnovo, pertanto, l’invito a trasmettermi il testo integrale delle sentenze nn. 1207 e 1208 del 22.9.2020 della Corte d’Appello di Ancona e la sentenza n. 16566 del 11.1.2022 della Corte di Cassazione così che io possa prendere visione integrale dei testi citati dal C.V.V.I.

    Serafino Amodeo

    Modena, 26 giugno 2023

    - Dal sito dell'Arcidiocesi -
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  8. #58
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    L'Arcivescovo Erio padre sinodale


    (Scatto di Carpense)

    Grande soddisfazione si coglie nelle comunità diocesane di Modena - Nonantola e di Carpi a seguito della diretta designazione da parte del Santo Padre Francesco di Mons Erio Castellucci come componente della XVI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Nomina non scontata, che conferma la grande considerazione del Sommo Pontefice nei confronti dell'Arcivescovo Metropolita di Modena-Nonatola nonché Vescovo di Carpi.
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  9. #59
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    Cammino sinodale e lavoro, incontro del Vescovo con i sindacati

    SECONDO APPUNTAMENTO DEL CANTIERE SINODALE SUL LAVORO: INCONTRO DEL VESCOVO ERIO CON I RAPPRESENTANTI DEL MONDO SINDACALE. L’INIZIATIVA È STATA PROMOSSA DAI CENTRI DI PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO DI MODENA E DI CARPI

    Lunedì 10 luglio si è svolto a Modena il secondo cantiere sinodale sul lavoro promosso dei Centri di pastorale sociale e del lavoro di Modena e di Carpi.

    Hanno partecipato Daniele Dieci, segretario generale di Cgil Modena, Rosamaria Papaleo, segretario generale Cisl Emilia centrale, e Roberto Rinaldi, coordinatore Uil Modena con alcuni dei loro collaboratori.

    L’incontro, preceduto da uno analogo con alcune associazioni imprenditoriali, aveva lo scopo di aprire un dialogo sulle principali criticità del lavoro, sulle strade per rendere il lavoro strumento di realizzazione personale e collettiva e sul ruolo della chiesa.

    Nelle due ore di incontro, introdotto dall’arcivescovo Erio Castellucci e da una breve relazione dei centri e al quale ha partecipato il vicario generale dell’Arcidiocesi di Modena don Giuliano Gazzetti, sono emerse tutte le criticità del momento.

    In particolare, è stato evidenziato che il lavoro non è più una chiave di accesso ai diritti universali delle persone e strumento di realizzazione personale. O almeno non lo è per tutti perché il mondo del lavoro si è decomposto per settore, territorio, genere, età… creando un blocco della mobilità sociale.

    Anche Modena è attraversata da disuguaglianze: ci sono eccellenze politiche, sociali, simboliche… ma ci sono anche spaccature in termini geografici, tra giovani e anziani, uomini e donne, italiani e stranieri.

    Nella nostra provincia il lavoro non manca: il divario tra offerta e domanda di lavoro c’è e non riguarda solo le competenze alte.

    Dalla crisi Covid in poi la situazione però è cambiata: c’è il fenomeno delle grandi dimissioni. I lavoratori non sono più disposti ad accontentarsi, non solo in termini di retribuzione, ma di bilanciamento tra vita privata e lavoro.

    È ancora diffuso il lavoro non di qualità, anche in termini di sicurezza, caratterizzato da contratti precari e polverizzati.

    Questo riguarda soprattutto i giovani che vivono una condizione di sfiducia entrando nel mondo del lavoro con contratti precari e innesca i processi migratori verso l’estero e la conclamata depressione demografica.

    Nella realtà modenese le persone si qualificavano per il lavoro svolto. La crisi economica del 2008 è diventata crisi di identità, anche se le persone cercano ancora la realizzazione nel lavoro, ma in modo diverso dal passato. Peraltro, anche nell’incontro con le associazioni datoriali è emerso chiaramente che il luogo di lavoro è visto come luogo di senso per le persone.

    È stato inoltre evidenziato il radicamento della chiesa sul territorio, situazione che riguarda anche le organizzazioni sindacali, e il suo ruolo di indirizzo e formazione.

    C’è quindi un tema educativo al quale le organizzazioni sindacali sono interessate anche collaborando con le realtà ecclesiali.

    È emersa la consapevolezza che le organizzazioni sindacali hanno affrontato le condizioni materiali del lavoro mentre oggi sono quelle immateriali da affrontare, anche se questo crea ulteriori difficoltà in termini di soggettività.

    Le conclusioni del Vescovo e di don Gazzetti hanno messo in evidenza la connessione tra i vari temi: economia, ecologia, lavoro, digitale, nuove tecnologie…

    La chiesa può dare un contributo nella formazione creando una cultura personalistica e non individualistica proponendo quindi un modello di società che va verso la solidarietà e il bene comune.

    La vera crisi del lavoro è quella del senso del lavoro. Alcuni lavori sembrano senza senso perché non si vede il lavoro come servizio: su questo deve orientarsi l’azione formativa, anche della chiesa.

    Tutti hanno convenuto sull’utilità dell’iniziativa che potrebbe sfociare in un incontro annuale di riflessione comune.

    (Alessandro Monzani) – Centro di pastorale sociale e del lavoro Modena

    - Fonte: dal sito della Diocesi di Carpi (sito sempre aggiornato tempestivamente !) -
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    Ultimo appuntamento estivo all’ombra dell’Abbazia di Nonantola


    Facciata della Basilica Abbaziale di Nonantola (scatto fotografico di Carpense)

    ESPLORANDO UNA GRANDE STORIA: FEDE E CIVILTÀ !

    A grande richiesta dopo il successo dei due appuntamenti di luglio, torna – per l’ultima volta in questa stagione estiva – l’evento speciale per conoscere il patrimonio abbaziale di Nonantola in uno scenario suggestivo.

    GIOVEDÌ 31 AGOSTO L’ABBAZIA ED IL MUSEO BENEDETTINO E DIOCESANO D’ARTE SACRA A NONANTOLA APRONO LE LORO PORTE AI VISITATORI IN ORARIO SERALE, CON LA POSSIBILITÀ DI PARTECIPARE AD UN PICNIC NELLA CORNICE ESCLUSIVA DEL GRANDE GIARDINO E, A SEGUIRE, AD UNA VISITA GUIDATA.

    Dalle ore 19 si potrà accedere al giardino abbaziale per gustare il picnic con il cestino fornito direttamente all’arrivo (su prenotazione è possibile richiedere un menù vegetariano), poi si potrà ammirare, sul far della sera, il complesso abbaziale valorizzato dal nuovo sistema di illuminazione realizzato grazie ai fondi ministeriali del “Giubileo della luce”.
    Alle ore 20.30 si svolgerà la visita alla prestigiosa basilica abbaziale, concattedrale dell’Arcidiocesi di Modena-Nonantola, e al Museo Benedettino e Diocesano, dove il visitatore sarà condotto alla scoperta del patrimonio millenario ancora oggi conservato a Nonantola.
    Si potranno ammirare importanti opere pittoriche (come il grande Polittico quattrocentesco di Michele di Matteo, la Pala di San Carlo Borromeo di Ludovico Carracci e la tela della Madonna e san Lorenzo del Guercino), pergamene di Carlo Magno, Matilde di Canossa, Federico Barbarossa, codici medievali miniati ed il Sacro Tesoro Abbaziale con preziosi oggetti a partire dall’anno Mille.

    Per i bambini dai 6 agli 12 anni, al posto della visita guidata, è previsto un laboratorio creativo e divertente.
    Il costo è di 20€ per gli adulti, 13€ per i bambini dai 6 ai 12 anni, gratuito fino a 5 anni e comprende un cestino con cibo e bevande per persona, ingresso al museo e visita guidata.
    L’iniziativa è a numero limitato ed è quindi necessario inviare la propria prenotazione, indicando il numero di partecipanti, alla mail museo@abbazianonantola.it o chiamare per informazioni il numero telefonico 059/549025.
    _____________________
    (Dal sito dell'Archidiocesi)
    Virtus ex Alto

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