
Originariamente Scritto da
Vox Populi
“Caso Rupnik”: le dichiarazioni del cardinale vicario Angelo De Donatis
La Diocesi di Roma, fedele alla sua missione di presiedere nella carità, confortata dal discernimento del suo Pastore Supremo, sente doveroso pronunciarsi su un caso, ormai conclamato, di accusa a livello mediatico ad un chierico,
P. Marko Ivan Rupnik S.J., membro della Compagnia di Gesù, Istituto Religioso di Diritto Pontificio, incolpato di pesanti abusi di vario genere, protratti nel tempo, a danno di diverse persone, a partire dall’inizio degli anni Novanta, in Slovenia e in Italia.
L’attuale pronuncia del Vicariato di Roma si deve intendere rispettosa delle competenze e decisioni dei legittimi Superiori di P. Rupnik, nonché delle determinazioni di tutte le Istanze che si sono occupate del suo caso, soprattutto negli ultimi mesi, in particolare del Dicastero per la Dottrina della Fede.
Invero, il chierico finora ha avuto un rapporto di carattere pastorale a più livelli con la Diocesi di Roma, ma non si trova in una posizione di sottomissione gerarchica al Cardinale Vicario a livello disciplinare ed eventualmente penale.
P. Rupnik finora aveva prestato numerosi e preziosi servizi di carattere ministeriale alla Chiesa di Roma: tra i tanti, che hanno segnato la sua diuturna collaborazione, il cui inizio risale a molti anni orsono, spiccano in particolare l’attività di predicatore di ritiri ed esercizi, soprattutto al Clero romano, e l’attività artistica che lo ha portato fra l’altro a decorare anche la Cappella del Seminario Romano Maggiore.
Tutta la Diocesi, di fronte a questa sconcertante comunicazione, soprattutto mediatica, che disorienta il Popolo di Dio, sta vivendo con preoccupazione e sgomento queste ore, consapevole dell’estrema delicatezza della situazione, che – va ribadito – è stata ampiamente trattata in sedi giudiziali che esulano del tutto dalla competenza del Cardinale Vicario, e che ora viene gestita autonomamente dai legittimi Superiori di P. Rupnik, come ci è stato comunicato in data 16 dicembre u.s., Prot. DIR-SOLI 22/006, a firma del Delegato DIR, P. Johan Verschueren S.J.
La Diocesi di Roma, che non era consapevole fino a tempi recenti delle problematiche sollevate, non può entrare nel merito delle determinazioni assunte da altri, ma assicura, anche a nome del suo Vescovo, ogni supporto necessario per l’auspicabile soluzione positiva del caso, che risani le ferite inferte alle persone e al corpo ecclesiale, portando per quanto possibile a fare piena luce e verità sull’accaduto: quella verità che sola ci rende liberi (Gv 8,32).
È dovere della Chiesa applicare i criteri della verità, che sono quelli di Dio, con i quali Lui ci guarda e ci giudica. Essa ha due mandati inalienabili che sono al contempo anche doveri: stare vicino a chi soffre e attuare i criteri di verità e di giustizia desunti dal Vangelo. Nel caso che la sta scuotendo è bene si proceda secondo una strada certa: noi ministri di Cristo non possiamo essere meno garantisti e caritatevoli di uno Stato laico, trasformando de plano una denuncia in reato. I giudizi che vediamo diffondersi da parte di molti con particolare veemenza, non sembrano manifestare né un criterio evangelico di ricerca della verità, né un criterio di base su cui si fonda ogni stato di diritto, a verbis legis non est recedendum.
Diocesi di Roma[/I]