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Discussione: Papa Francesco e l'Islam

  1. #1
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    Papa Francesco e l'Islam

    Al fine di proseguire il dialogo con l’Islam, secondo Papa Francesco, “Come credenti ci vediamo provocati a tornare alle nostre fonti per concentrarci sull’essenziale: l’adorazione di Dio e l’amore del prossimo, in modo tale che alcuni aspetti della nostra dottrina, fuori dal loro contesto, non finiscano per alimentare forme di disprezzo, di odio, di xenofobia, di negazione dell’altro. La verità è che la violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali, bensì nelle loro deformazioni”. (enc. Fratelli tutti)
    I musulmani, da parte loro, persistono nell’irriducibile accanimento nel rinnegare Gesù Cristo come “Figlio di Dio, crocifisso, morto e risorto per la nostra salvezza”, espressione che costituisce, per i cattolici, secondo il nostro Credo, l’elemento essenziale ed imprescindibile fonte della nostra fede.
    In tale obbiettivo contesto, risulta molto problematico che cattolici e musulmani possano riunirsi insieme in preghiera, come, invece, avvenuto, dato che, per i cattolici la preghiera è sempre centrata su Gesù Cristo; la chiesa prega infatti “per Cristo, con Cristo ed in Cristo” e lo stesso Gesù disse: “se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome egli ve la darà” (Gv. 16: 23).
    Quanto, poi, all’incontro di Papa Francesco con l’imam al-Tayyeb appare inappropriato il riferimento, fatto da Papa Francesco, all’analogo incontro avvenuto 800 anni fa tra San Francesco d’Assisi ed il Sultano d’Egitto (“il mio pellegrinaggio ha seguito le orme di Francesco d’Assisi”……..”vengo a voi per camminare insieme, nello spirito di Francesco d’Assisi”).
    L’incontro di Papa Francesco con l’imam al-Tayyeb ha avuto, infatti, come finalità esplicitamente dichiarata, quella di proseguire nel dialogo tra cattolici e musulmani per superare definitivamente le esistenti incomprensioni: finalità perseguita con la ricerca di elementi condivisi da entrambe le parti (“adorazione di Dio e l’amore del prossimo”) escludendo, quindi, dal dialogo, “aspetti della nostra dottrina”, anche se, come sopra, essenziali ed imprescindibili. Non mi sembra che il silenzio possa costituire un idoneo mezzo per superare le esistenti incomprensioni su tali aspetti, almeno che tale silenzio voglia significare la loro rinunzia.
    Per San Francesco, invece, scopo del suo viaggio per incontrare il Sultano d’Egitto era quello di convertirlo al cristianesimo, tentativo attuato con amorevole rispetto verso l’interlocutore. Tentativo, comunque, fallito che costrinse San Francesco a rientrare ad Assisi, dopo aver decisamente rifiutato cospicui doni offerti dal Sultano a favore dei poveri di Assisi.

  2. #2
    Moderatore e Cronista di CR L'avatar di Abbas S:Flaviae
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    Non vanno fraintese le parole e le intenzioni del Papa, che non sono certamente di finalità sincretista.
    Il suo intervento va letto sulla base dei diversi gradi di espressione della fede. Il modo, infatti, in cui l'uomo si è approcciato nel tempo con il Divino ha diversi livelli, e più indietro si va nei livelli più è possibile trovare un punto comune in tutte le religioni.
    Nel caso specifico il livello è quello del Monoteismo, la fede nel Dio unico, che è sostanzialmente il Dio che si è rivelato ai Patriarchi e ai Profeti, è ciò che accomuna ebrei, cristiani e musulmani. E' necessario quindi risalire a questo livello per trovare un linguaggio comune, anche un linguaggio di preghiera.
    I cristiani, come gli ebrei e i musulmani, si rivolgono all'unico Dio (anche per noi cattolici tutte le orazioni della Liturgia, escludendone pochissime, sono rivolte al Padre), è quindi possibile pregare insieme quell'unico Dio. Poi la preghiera cristiana vede il volto di questo Dio in modo perfetto, come Uno e Trino, mentre ebrei e musulmani ne hanno una visione imperfetta, ma questo non impedisce di poter innalzare insieme la preghiera. E' come se tre persone avessero una diversa confidenza e conoscenza con una certa persona e si rivolgessero a lui come "Martino", "Dottore", "Tizio".
    Per quanto, poi, riguarda la mediazione universale di Cristo, per cui, con cui e in cui si esprime ogni preghiera cristiana, questa c'è anche se preghiamo insieme a persone appartenenti a un'altra religione.
    Detto questo rimane compito fondamentale dei cristiani quello di testimoniare la verità e, quindi, è necessario essere chiari sul fatto che, sebbene ebrei, cristiani e musulmani si rivolgano al medesimo Dio, la conoscenza che di tale Dio è presente in ciascuna religione è differente e solo in Cristo si ha una rivelazione piena.
    Per quanto riguarda, poi, il voler convertire il sultano, dobbiamo considerare i tempi attuali, che richiedono una diversa forma di testimonianza e missionarietà, che non può essere quella (fra l'altro in quel caso fallimentare) di san Francesco; il Papa oggi deve aprire e condurre un dialogo, dove si parli a tu per tu, dove non c'è uno che vuole convincere l'altro. Un dialogo dove ci si ascolta e in cui la testimonianza naturale, non indotta da motivazioni proselitistiche, potrà far riflettere l'interlocutore. La missionarietà oggi dev'essere un aiutare a comprendere con l'esempio e la testimonianza non un cercare di convincere e plagiare.
    vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo.

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