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Discussione: Visita di Benedetto XVI ad Assisi (17 giugno 2007):programma, omelie, foto e commenti

  1. #1
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    Visita di Benedetto XVI ad Assisi (17 giugno 2007):programma, omelie, foto e commenti

    Il Papa sulle orme di Francesco il 17 giugno 2007

    L'arcivescovo di Assisi: «Ratzinger incontrerà i giovani e pregherà nei luoghi del Poverello»

    Di Lorenzo Rosoli



    Domenica 17 giugno 2007 Benedetto XVI si recherà ad Assisi. Per Ratzinger, il primo pellegrinaggio da Papa nei luoghi del Poverello. «La visita si svolgerà nell'anno che la nostra diocesi dedica all'ottavo centenario della conversione di san Francesco - spiega l'arcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, Domenico Sorrentino -. Fra noi la gioia e l'entusiasmo sono grandi. E ci ha commossi la richiesta del Papa di annunciare la sua visita nel giorno dell'Immacolata: come a ribadire il grande amore di Francesco per Maria. Proprio in Santa Maria degli Angeli si chiuderà la giornata del Papa, che prima sosterà in preghiera nella Porziuncola, poi incontrerà i giovani nel piazzale della Basilica».

    Il programma della visita, dunque, è già delineato?
    «In linea di massima, sì - risponde Sorrentino -. Le prime tappe, nella mattinata di domenica 17 giugno, il Papa le dedicherà alla preghiera personale in San Damiano e poi in Santa Chiara. Alle 10,30 sarà nella basilica di San Francesco, dove celebrerà la Messa. Qui incontrerà i vescovi dell'Umbria e la comunità del Sacro Convento. Nel pomeriggio, nella cattedrale di San Rufino, riceverà l'abbraccio del clero e dei religiosi della diocesi. È previsto anche un incontro con le monache cappuccine tedesche, che, da cardinale, Ratzinger amava visitare quando veniva ad Assisi. Infine alle 17,30 sarà in Santa Maria degli Angeli».

    Come vi preparerete all'incontro con il Pontefice? Che cosa attendete dalla sua visita?
    «Il Papa sarà fra noi nell'anno che la nostra diocesi dedica all'ottavo centenario della conversione di Francesco; un percorso che va dall'ottobre 2006 all'ottobre 2007 quale prima tappa di un triennio che ho delineato nella lettera Francesco, va', ripara la mia casa, che in seguito ci vedrà impegnati sui temi della comunione e della missione. La visita del Papa ci aiuterà a riscoprire, nella prospettiva della conversione a Cristo e in Cristo, la radice più autentica della figura e del messaggio di Francesco: la sua relazione vitale con Gesù, il Crocifisso Risorto».

    Da cosa nasce il desiderio di tornare alla «radice» del messaggio francescano?
    «Il 31 agosto scorso, rivolgendosi ai sacerdoti della diocesi di Albano, il Papa disse loro: Francesco è e resta un modello per tutti noi, in particolare per i nostri giovani. Ma non va ridotto ad alcuni aspetti, sia pure importanti e attuali, come l'amore per la pace e per il creato; egli, prima di tutto, è un uomo convertito. In altri termini: Francesco - prima di essere apprezzato come precursore del pacifismo, dell'ambientalismo o del dialogo fra i popoli e le religioni - va compreso quale alter Christus: un uomo che si sentì talmente amato da Gesù da innamorarsene senza riserve. Una relazione d'amore che ha cambiato per sempre la sua vita. Proprio questo è il respiro dell'anno della conversione intrapreso dalla Chiesa di Assisi; un cammino che il Papa ha mostrato di apprezzare parlando, quel giorno, ai sacerdoti di Albano, e poi in altre occasioni».

    In che modo la visita del Papa ad Assisi potrà rilanciare questo orizzonte?
    «Attendendo di ascoltare le parole di Benedetto XVI, possiamo già pregustare il significato di alcuni suoi gesti. È un fatto eloquente, ad esempio, che nel programma della visita vi siano tre momenti per la preghiera personale: come a ribadire la centralità della relazione orante con Cristo, dell'ascolto interiore, della contemplazione».

    Come stanno rispondendo, i giovani della diocesi di Assisi, all'«anno della conversione»?
    «Fra Pasqua e Pentecoste, in San Damiano, si è svolto un ciclo di incontri ai quali hanno partecipato due-trecento giovani; sempre per loro abbiamo organizzato un pellegrinaggio alla Verna, che ha avuto una bella adesione. Francesco continua ad affascinare i giovani perché è l'innamorato di Cristo; per questo dobbiamo saper essere fedeli alla pienezza del suo messaggio e della sua vita, senza riduzionismi».

    fonte: Avvenire, 8 dicembre 2006

  2. #2
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    Il papa ad Assisi. Aperte le prenotazioni per l'incontro con i giovani

    di Mattia Bianchi/ 28/04/2007


    Procede a ritmo spedito la preparazione della visita di Benedetto XVI del 17 giugno. Un pellegrinaggio nei luoghi della vita del santo che si concluderà a Santa Maria degli Angeli con un incontro con i giovani. Le indicazioni per partecipare.

    Da quando lo scorso 8 dicembre, il vescovo mons. Domenico Sorrentino ha annunciato la visita del papa del 17 giugno, il clima dell'attesa ad Assisi è palpabile. Sentimenti trasversali che coinvolgono soprattutto i giovani, protagonisti di un incontro ad hoc con il pontefice, previsto nel pomeriggio a Santa Maria degli Angeli. Il motivo del pellegrinaggio è legato all'VII centenario della conversione di San Francesco, "chiave di lettura della sua vita, - ha spiegato mons. Sorrentino - del suo messaggio, della sua attualità".

    Ed è proprio in questa prospettiva (Francesco cambiò vita a 25 anni) che si inserisce l'incontro del papa con i giovani, fissato per le ore 18 nel piazzale della basilica di Santa Maria degli Angeli. Un evento importante a cui i giovani di Assisi si sono preparati durante l'anno con un ciclo di catechesi e di incontri di Lectio Divina. Ad accogliere il papa ci saranno almeno 10mila ragazzi, non solo della diocesi, dato che l'incontro è aperto a gruppi di tutta Italia. Basta prenotarsi con anticipo e ricevere un pass gratuito, inviando una e-mail a giovaniassisi@virgilio.it con il numero di persone e i dati del referente del gruppo, oppure contattando don Michele Zullato via fax al numero 075/8198805.

    L'incontro con i giovani sarà l'ultimo impegno della visita. Benedetto XVI arriverà ad Assisi in elicottero alle ore 8.50 e sarà accolto da mons. Sorrentino e da altre autorità religiose e civili. Immediato il trasferimento in auto nella chiesa di San Damiano (ore 9.30) e poi nella Basilica di Santa Chiara (ore 9.50) per una breve sosta di preghiera in privato. Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa alle 10.30 nella basilica inferiore di San Francesco, per poi pranzare alle ore 13, nel Sacro Convento, insieme ai vescovi dell’Umbria, alla comunità religiosa dei Frati minori conventuali e al seguito. Nell'occasione, il papa saluterà anche le suore Clarisse Cappuccine tedesche. Alle 16,30, nella cattedrale di San Rufino, si terrà l’incontro con il clero e i religiosi, mentre alle 17,30, visita in privato alla Porziuncola. All'uscita, l’incontro con i giovani, a cui seguirà il rientro a Roma.

    Con la visita di Benedetto XVI, saranno 17 i pontefici che hanno reso omaggio a San Francesco nel corso della storia (18 se si considera la presenza, ma solo da novizio, di Giulio II). Nel Medioevo, per esempio, diversi papi hanno più volte soggiornato ad Assisi, anche per lunghi periodi. Nella storia recente, da ricordare le visite di Giovanni XXIII (il 4 ottobre del 1962) e quelle di Giovanni Paolo II: il 5 novembre 1978, pochi giorni dopo la sua elezione; il 12 marzo 1982; il 27 ottobre 1986 per la prima, storica, giornata di preghiera interreligiosa per la pace; il 9 e 10 gennaio 1993 per la pace nella ex Jugoslavia; il 3 gennaio 1998 per la visita alla basilica dopo il terremoto; il 24 gennaio 2002 per una nuova preghiera per la pace.

    fonte: korazym.org

  3. #3
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    PROGRAMMA DELLA VISITA DEL PAPA IN ASSISI

    17 GIUGNO 2007

    Ore 8.20 Arrivo a Rivotorto in elicottero con atterraggio al campo sportivo.

    Ore 8.30 Il Santo Padre arriva al Santuario Francescano di Rivotorto
    Breve visita in privato al Santuario che custodisce il Sacro Tugurio, modesto riparo scelto da S. Francesco come dimora per sé e i suoi compagni.

    Ore 9.00 San Damiano: Visita privata (chiesa chiusa al pubblico)

    Ore 9.30 Arrivo a Santa Chiara
    Visita privata (chiesa chiusa al pubblico) nella Cappella delle Monache, adorazione del santissimo Sacramento e venerazione del “Crocifisso di S. Damiano”.
    Terminata la visita il Santo Padre raggiugne la Cappella PP. Cappuccini, in via San Francesco e si prepara per la celebrazione eucaristica.

    Ore 10.00 Piazza Inferiore di San Francesco - Concelebrazione Eucaristica
    Saluto di S.E. mons. Domenico Sorrentino - omelia del Papa – Angelus.

    Ore 12.15 Visita in privato alla tomba di S. Francesco.

    Ore 13.00 Sacro Convento - Pranzo e riposo

    Ore 16.15 Il Santo Padre incontra i partecipanti al Capitolo Generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Conventuali e la comunità del Sacro Convento.

    Ore 16.45 Cattedrale di San Rufino - Cappella del Santissimo Sacramento: momento di adorazione (il Papa passa davanti al Fonte battesimale in cui furono battezzati S. Francesco e S. Chiara)
    Saluto di mons. Domenico Sorrentino - Discorso del Papa
    Nella cattedrale sono presenti: il clero diocesano, i religiosi e le religiose.

    Ore 17.30 Il Santo Padre lascia la Cattedrale per raggiungere S. Maria degli Angeli - Breve sosta all’Istituto Serafico per la benedizione ai ragazzi non vedenti e sordomuti.

    Ore 17.45 Arrivo a Santa Maria degli Angeli il Santo Padre saluta i giovani e entra in basilica per la visita privata alla Porziuncola e incontra la comunità dei Frati Minori

    Ore 18.00 Piazzale antistante la basilica: Il Santo Padre incontra i giovani

    Ore 18.45 Il Santo Padre raggiugnge in auto Rivotorto: campo sportivo partenza in elicottero per Roma

    fonte: Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino

  4. #4
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    Un viaggio molto bello, breve ma intensissimo, che prevede molti momenti privati di visita e di preghiera...trovo questo molto bello e necessario per visitare come si conviene i luoghi così carichi di spiritualità e misticismo dove vissero Francesco e Chiara...

  5. #5
    papalino
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    io sarò ad assisi per la visita del Papa del 17 giugno, sarà la prima volta che vedrò Benedetto XVI dal vivo!!! Ci andrò con il viaggio organizzato dalla diocesi di Foligno, penso che sarà un esperienza entusiasmante!!!

  6. #6
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    Ci saremo...

    Anche io ci sarò con il pellegrinaggio dell'UNITALSI di Napoli, che avevamo programmato dal 15 al 17 giugno prenotando con largo anticipo e da prima dell'annuncio ufficiale della visita, e questo ci ha dato le lieta inaspettata sorpresa di poter incontrare il Santo Padre.

  7. #7
    papalino
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    Citazione Originariamente Scritto da Cardinale Acton Visualizza Messaggio
    Anche io ci sarò con il pellegrinaggio dell'UNITALSI di Napoli, che avevamo programmato dal 15 al 17 giugno prenotando con largo anticipo e da prima dell'annuncio ufficiale della visita, e questo ci ha dato le lieta inaspettata sorpresa di poter incontrare il Santo Padre.
    che fortuna che avete! avevate prenotato ancora prima di sapere che in quei giorni ci sarebbe stata la visita papale...

  8. #8
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    Il vescovo di Assisi: non si comprende Francesco senza Cristo

    di Giampaolo Mattei/ 15/06/2007


    Il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, spiega all'Osservatore Romano il significato della visita di Benedetto XVI nella città del patrono d'Italia. Il testo integrale dell'intervista di Giampaolo Mattei.


    Eccellenza, Benedetto XVI domenica 17 giugno sarà ad Assisi: che significato ha questa visita?
    "L'occasione della Visita del Papa è data dall'ottavo centenario della conversione di Francesco. Una commemorazione che ci porta al cuore della scelta di vita del Santo di Assisi. Conversione dice Cristo. Non si comprende Francesco senza Cristo. Credo sia questo che il Papa voglia fortemente sottolineare. Quando ho proposto al Santo Padre di visitare Assisi, in questo anno speciale dedicato alla conversione, sono rimasto impressionato dall'immediatezza con cui egli ha accettato il mio invito. In più d'una occasione, anche pubblicamente, Benedetto XVI è tornato a manifestare il suo interesse per Francesco. Se il messaggio del Poverello ha molteplici valenze che lo rendono attuale, ad esempio sul versante della pace e del rispetto della natura, ciò non deve far dimenticare che egli è innanzitutto un "convertito": un uomo afferrato dal Mistero di Dio".

    Che cosa significa per la Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino accogliere il Successore di Pietro?
    "Benedetto XVI è l'ultimo di una lunga serie di Papi che hanno visitato la nostra Città. È per noi un onore e una gioia grande poterlo accogliere. La nostra Comunità ecclesiale si sta preparando a questa Visita del Santo Padre soprattutto sul piano spirituale. Il ricordo della conversione di Francesco, e in particolare delle parole a lui dette dal Crocifisso di San Damiano - "Va', Francesco, ripara la mia casa" -, ci ha suggerito di delineare il nostro piano pastorale a partire da questo tema, traendone spunti di rinnovamento personale e comunitario. La stessa comunità civile si sta dimostrando molto sensibile".

    Quali sono i passi di questa breve ma intensissima Visita Pastorale del Santo Padre?
    "Il Santo Padre si fa pellegrino sulle orme di Francesco, quasi a rivivere le tappe salienti della sua conversione. Lo vedremo così, nel suo passaggio per Rivotorto, rievocare quanto Francesco dice a proposito degli inizi della sua conversione segnata dal servizio ai lebbrosi. Nella visita a San Damiano e a Santa Chiara riemergerà soprattutto il dialogo con il Crocifisso che orientò la sua vita. Nella Piazza di San Francesco, presso la grande Basilica in cui si venerano le sue spoglie mortali, ci sarà la Concelebrazione, ed emergerà la dimensione eucaristica particolarmente evidente nella spiritualità del Poverello. Nella Cattedrale di San Rufino si conserva il Battistero che lo vide nascere alla vita cristiana. L'incontro con sacerdoti e religiosi metterà in evidenza la chiamata alla santità, il senso della comunione, la bellezza del ministero sacerdotale, per il quale Francesco nutriva speciale venerazione. Nella sosta conclusiva, all'ombra della Basilica di Santa Maria degli Angeli, dov'è custodita la Porziuncola, si sentirà pulsare il cuore mariano del francescanesimo. Lì il Papa vorrà presentare ai giovani di oggi Francesco come ideale di vita".

    Quale messaggio viene consegnato all'Italia intera, in questo particolare momento storico, con questo Pellegrinaggio?
    "Il messaggio di un cristianesimo che, dopo duemila anni di storia, sa mostrare ancora la freschezza delle origini. Nella figura del Santo di Assisi il Vangelo assume la forma della concretezza, del vissuto, della profezia. Riemerge Cristo come verità dell'uomo e senso della storia. Un messaggio che è anche invito alla speranza, nella linea di quanto la Chiesa italiana ha sottolineato nel recente Convegno di Verona".

    Assisi "parla" con un linguaggio universale, comprensibile al mondo intero: qual è oggi l'attualità della testimonianza di San Francesco?
    "C'è oggi un grande bisogno di ritorno all'essenziale. Il mondo ha raggiunto risultati straordinari sul versante delle sue possibilità scientifiche, tecniche, economiche, eppure arranca tra vistose contraddizioni, soprattutto nell'incertezza morale, nella perdita di valori, nello scetticismo deprimente, nell'incapacità di costruire la fraternità e la pace. Francesco mostra che la conversione a Gesù Cristo dà senso all'uomo e alla storia. Nel suo Testamento dà questa testimonianza: passai dall'amarezza alla dolcezza. Era il frutto del suo abbraccio a Cristo nel lebbroso. Francesco ci indica in Gesù la via della vera letizia".

    Qual è la grande "ricchezza" di Assisi, che cosa attrae questo ininterrotto "fiume" di gente da ogni parte del mondo?
    "Assisi è una Città con una grande storia, anche di santità. I Santi di Assisi non si limitano a Francesco: basterebbe pensare a Santa Chiara, ma non solo. Indubbiamente Francesco l'ha segnata in un modo indelebile. Il mondo guarda ad Assisi per lui. Ed è per lui che questa Città è diventata un'oasi dello spirito e un laboratorio della pace, della salvaguardia della natura, del dialogo tra i popoli. Oggi se ne parla in termini di "spirito di Assisi". Il Papa viene a ricordarci che, alla base di tutto questo, ci fu un cambiamento di vita, nel nome di Cristo".

    Può presentarci un quadro della realtà della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino: i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi, il laicato, le caratteristiche principali della vostra azione pastorale?
    "La Diocesi, com'è ora configurata, deriva dall'unione di precedenti Chiese particolari, ciascuna delle quali ha una ricca storia. Quando si supera il Monte Subasio e si va nelle zone di Nocera Umbra e di Gualdo Tadino, si respira, in certo senso, un'altra aria. Si sentono, ad esempio, altri nomi di Santi, come San Rinaldo, a Nocera, e il Beato Angelo, a Gualdo. Questa diversità di storie va unificandosi sempre di più. Qualcosa di simile deve dirsi di Assisi come Città fervida e insieme complessa, dove il Motu Proprio "Totius Orbis" del Santo Padre ha stabilito che le grandi tradizioni pastorali delle due Basiliche Papali servite dai Conventuali, da una parte, e dai Minori, dall'altra, confluissero nell'unica pastorale diocesana. Il cammino di comunione si sta sviluppando con una serenità di fondo che promette grandi frutti. La Diocesi purtroppo risente, non meno dell'Umbria e dell'Italia nel suo insieme, delle tentazioni proprie di un tempo di secolarizzazione e divaricazione dalle radici cristiane. I sacerdoti lavorano con impegno, ma l'età avanza e le vocazioni sono poche. L'impegno dei laici e la presenza dei religiosi sono una grande risorsa e una grande speranza. Ma occorre indubbiamente rinnovare qualcosa per rispondere alle nuove sfide. In particolare bisogna insistere sulla pastorale giovanile e vocazionale. Quanto stiamo facendo, con il piano pastorale che, radicandosi sul tema della conversione, continuerà con le prospettive non meno esigenti della comunione e della missione".

    Un incontro "speciale" il Santo Padre lo ha voluto riservare alle nuove generazioni. Può illustrarcene il significato?
    "Francesco si convertì da giovane, rimase "giovane" di spirito e parla con efficacia al cuore dei giovani. Il Papa una volta ha detto con forza: la Chiesa è "giovane"! Qui ad Assisi lo si sente. Per il questo il Santo Padre ha voluto dedicare ai giovani l'apice del suo pellegrinaggio assisano. I giovani stanno rispondendo bene. Ad Assisi si sono preparati con una "Lectio Divina" in cui la Parola di Dio è stata accostata camminando sulle orme di Francesco. Verranno all'incontro col Papa giovani da tutta l'Umbria, e anche da altre regioni d'Italia, accompagnati da animatori francescani. Mi pare che il Santo Padre, desiderando questo incontro particolare, voglia riconsegnare Francesco ai giovani nella sua autentica esperienza di Cristo. L'incontro di Assisi è anche un ponte verso l'"Agorà dei giovani italiani" che si terrà a Loreto ai primi di settembre, sempre con la presenza paterna di Benedetto XVI".

    Eccellenza, lei ha pubblicato in questi giorni un volume intitolato "L'esperienza di Dio" che mercoledì scorso ha donato al Santo Padre. Anche alla luce di questa sua riflessione, può confidarci che cosa sente nel suo cuore di Pastore mentre si appresta ad accogliere il Papa in Visita?
    "In questo libro - che è dedicato al Santo Padre Benedetto XVI e pubblicato in occasione dell'VIII centenario della conversione di San Francesco - ho voluto riflettere sulle dinamiche della spiritualità cristiana, lasciandomi ispirare da tutta la storia della santità. Francesco vi svolge un ruolo speciale: il libro parte dall'evocazione della sua conversione, con le parole dettate dal Santo stesso nel suo Testamento. Un libro di teologia del "vissuto", e Francesco è indubbiamente un grande "teologo" del vissuto. Ho trovato provvidenziale che il volume potesse venire alla luce proprio nel quadro della Visita papale, e mi è sembrato naturale dedicarlo a Benedetto XVI. Il mio cuore è colmo di gratitudine. L'auspicio è che la Visita si riveli una grande ondata di grazia dalla quale scaturiscano frutti di conversione e di santità".

    intervista pubblicata dall'Osservatore Romano e ripresa da korazym.org

  9. #9
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    15/06/2007 12.40.01
    Ad Assisi cresce l'attesa per la prossima visita pastorale, che Benedetto XVI compirà domenica prossima nella città francescana



    E’ tutto pronto ad Assisi per ricevere Benedetto XVI, che domenica prossima giungerà per la sua prima visita pastorale nella città di San Francesco e Santa Chiara. Dopo aver celebrato la messa nel Piazzale della Basilica Inferiore di San Francesco ed aver guidato la preghiera dell’Angelus, il Papa visiterà in privato la tomba del Poverello, accompagnato dal padre Vincenzo Coli, Custode del Sacro Convento. Stefano Leszczynski lo ha intervistato:


    R. - C’è una grande attesa a tutti i livelli e certamente più sentita a livello ecclesiale, e più ancora in ambito francescano perché, tra l’altro, quest’anno stiamo celebrando il Capitolo generale ordinario dell’Ordine dei Frati minori conventuali.

    D. - Il Papa visiterà e sosterà in preghiera sulla tomba di San Francesco, sarà proprio lei ad accompagnarlo…
    R. - Quelle emozioni sono sempre grandi quando si tratta di accompagnare un Pontefice giù, nella cripta. Poi, ho già vissuto l’esperienza con Giovanni Paolo II per cui una certa preparazione spero di averla, ma credo pure che siano cose irripetibili e dunque ogni volta si tratta di un’esperienza tutta particolare: e questo anche perché, come Francescani, pensiamo al grande amore che Francesco ha avuto per il Sommo Pontefice e per la Chiesa.

    D. - Questa visita avrà anche un momento culminante nell’incontro con i giovani ad Assisi. Assisi è un centro molto importante: simbolo di pace, simbolo di dialogo…
    R. - Io penso che un incontro con il Santo Padre e i giovani sia sempre molto significativo, lo testimoniano ad esempio le Giornate mondiali della gioventù. Ma credo che, fatto in Assisi, questo incontro acquisti un valore tutto particolare, perché anche chi viene qui senza motivi di fede, per esempio i laici più sensibili, dice di sentire in qualche modo “parlare le pietre”. Io immagino che il Santo Padre richiamerà ad essere come Francesco e capaci di decidersi per Cristo. Questo lo può dire in tutte le parti del mondo, ma detto qui acquisterà sicuramente una risonanza tutta particolare. Questa è un po’ la mia esperienza e la mia convinzione profonda.

    D. - Assume un significato particolare proprio per la conversione…
    R. - In Assisi, il messaggio di Francesco sembra avere, secondo l’esperienza tanto dei credenti quanto dei non credenti, delle risonanze tutte particolari, sia nella mente, sia nel cuore delle persone che si avvicinano a questo grande uomo, a questo grande Santo.

    D. - Benedetto XVI arriva da Papa ma ha già dimostrato in passato una forte vicinanza con Assisi…
    R. - Io ho incontrato diverse volte il Papa come cardinale già negli anni ’80, ma poi anche ultimamente quando è venuto per la celebrazione della festa di Santa Chiara. Evidentemente, il Papa ha sempre dimostrato un particolare riguardo sia per Chiara come per Francesco, perché si tratta di due persone che hanno voluto vivere l’invito di Cristo fino in fondo, spendendo tutte le loro energie e con l’ardire di vivere il Vangelo come nessun altro. Credo che ciò sia importante per noi e per l’esperienza che il Santo Padre ha fatto allora. La visita sarà un motivo per rinnovare quella esperienza e prendere spunto per invitare sia uomini che donne, soprattutto i giovani, a guardare a San Francesco e Santa Chiara come a punti di riferimento per dare un senso più bello e più profondo alla propria esistenza.

    fonte: Radio Vaticana

  10. #10
    Teino
    visitatore
    CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA PIAZZA INFERIORE DI SAN FRANCESCO AD ASSISI

    Alle ore 10, il Santo Padre Benedetto XVI presiede la Celebrazione Eucaristica nella Piazza Inferiore di San Francesco ad Assisi.
    Concelebrano con il Santo Padre, tra gli altri: l’Em.mo Card. Attilio Nicora, Legato Pontificio per le Basiliche di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli, i Vescovi dell’Umbria e i Ministri Generali degli Ordini Francescani. Nel corso della Santa Messa, introdotta dal saluto dell’Arcivescovo-Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, S.E. Mons. Domenico Sorrentino, dopo la proclamazione del Santo Vangelo il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:

    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle,
    che cosa ci dice oggi il Signore, mentre celebriamo l’Eucaristia nel suggestivo scenario di questa piazza, in cui si raccolgono otto secoli di santità, di devozione, di arte e di cultura, legati al nome di Francesco di Assisi? Oggi tutto qui parla di conversione, come ci ha ricordato Mons. Domenico Sorrentino, che ringrazio di cuore, per le gentili parole a me rivolte. Saluto con lui tutta la Chiesa di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, nonché i Pastori delle Chiese dell’Umbria. Un grato pensiero va al Cardinale Attilio Nicora, mio Legato per le due Basiliche papali di questa Città. Un saluto affettuoso rivolgo ai figli di Francesco, qui presenti con i loro Ministri generali dei vari Ordini. Esprimo il mio cordiale ossequio al Presidente del Consiglio dei Ministri e a tutte le Autorità civili che hanno voluto onorarci della loro presenza.
    Parlare di conversione, significa andare al cuore del messaggio cristiano ed insieme alle radici dell’esistenza umana. La Parola di Dio appena proclamata ci illumina, mettendoci davanti agli occhi tre figure di convertiti. La prima è quella di Davide. Il brano che lo riguarda, tratto dal secondo libro di Samuele, ci presenta uno dei colloqui più drammatici dell’Antico Testamento. Al centro di questo dialogo c’è un verdetto bruciante, con cui la Parola di Dio, proferita dal profeta Natan, mette a nudo un re giunto all’apice della sua fortuna politica, ma caduto pure al livello più basso della sua vita morale. Per cogliere la tensione drammatica di questo dialogo, occorre tener presente l’orizzonte storico e teologico in cui esso si pone. È un orizzonte disegnato dalla vicenda di amore con cui Dio sceglie Israele come suo popolo, stabilendo con esso un’alleanza e preoccupandosi di assicurargli terra e libertà. Davide è un anello di questa storia della continua premura di Dio per il suo popolo. Viene scelto in un momento difficile e posto a fianco del re Saul, per diventare poi suo successore. Il disegno di Dio riguarda anche la sua discendenza, legata al progetto messianico, che troverà in Cristo, "figlio di Davide", la sua piena realizzazione.
    La figura di Davide è così immagine di grandezza storica e religiosa insieme. Tanto più contrasta con ciò l’abiezione in cui egli cade, quando, accecato dalla passione per Betsabea, la strappa al suo sposo, uno dei suoi più fedeli guerrieri, e di quest’ultimo ordina poi freddamente l’assassinio. È cosa che fa rabbrividire: come può, un eletto di Dio, cadere tanto in basso? L’uomo è davvero grandezza e miseria: è grandezza perché porta in sé l’immagine di Dio ed è oggetto del suo amore; è miseria perché può fare cattivo uso della libertà che è il suo grande privilegio, finendo per mettersi contro il suo Creatore. Il verdetto di Dio, pronunciato da Natan su Davide, rischiara le intime fibre della coscienza, lì dove non contano gli eserciti, il potere, l’opinione pubblica, ma dove si è soli con Dio solo. "Tu sei quell’uomo": è parola che inchioda Davide alle sue responsabilità. Profondamente colpito da questa parola, il re sviluppa un pentimento sincero e si apre all’offerta della misericordia. Ecco il cammino della conversione.
    Ad invitarci a questo cammino, accanto a Davide, si pone oggi Francesco. Da quanto i biografi narrano dei suoi anni giovanili, nulla fa pensare a cadute così gravi come quella imputata all’antico re d’Israele. Ma lo stesso Francesco, nel Testamento redatto negli ultimi mesi della sua esistenza, guarda ai suoi primi venticinque anni come ad un tempo in cui "era nei peccati" (cfr 2 Test 1: FF 110). Al di là delle singole manifestazioni, peccato era il suo concepire e organizzarsi una vita tutta centrata su di sé, inseguendo vani sogni di gloria terrena. Non gli mancava, quando era il "re delle feste" tra i giovani di Assisi (cfr 2 Cel I, 3, 7: FF 588), una naturale generosità d’animo. Ma questa era ancora ben lontana dall’amore cristiano che si dona senza riserve. Com’egli stesso ricorda, gli sembrava amaro vedere i lebbrosi. Il peccato gli impediva di dominare la ripugnanza fisica per riconoscere in loro altrettanti fratelli da amare. La conversione lo portò ad esercitare misericordia e gli ottenne insieme misericordia. Servire i lebbrosi, fino a baciarli, non fu solo un gesto di filantropia, una conversione, per così dire, "sociale", ma una vera esperienza religiosa, comandata dall’iniziativa della grazia e dall’amore di Dio: "Il Signore – egli dice – mi condusse tra di loro" (2 Test 2: FF 110). Fu allora che l’amarezza si mutò in "dolcezza di anima e di corpo" (2 Test 3: FF 110). Sì, miei cari fratelli e sorelle, convertirci all’amore è passare dall’amarezza alla "dolcezza", dalla tristezza alla gioia vera. L’uomo è veramente se stesso, e si realizza pienamente, nella misura in cui vive con Dio e di Dio, riconoscendolo e amandolo nei fratelli.
    Nel brano della Lettera ai Galati, emerge un altro aspetto del cammino di conversione. A spiegarcelo è un altro grande convertito, l’apostolo Paolo. Il contesto delle sue parole è il dibattito in cui la comunità primitiva si trovò coinvolta: in essa molti cristiani provenienti dal giudaismo tendevano a legare la salvezza al compimento delle opere dell’antica Legge, vanificando così la novità di Cristo e l’universalità del suo messaggio. Paolo si erge come testimone e banditore della grazia. Sulla via di Damasco, il volto radioso e la voce forte di Cristo lo avevano strappato al suo zelo violento di persecutore e avevano acceso in lui il nuovo zelo del Crocifisso, che riconcilia i vicini ed i lontani nella sua croce (cfr Ef 2,11-22). Paolo aveva capito che in Cristo tutta la legge è adempiuta e chi aderisce a Cristo si unisce a Lui, adempie la legge. Portare Cristo, e con Cristo l’unico Dio, a tutte le genti era divenuta la sua missione. Cristo "infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro della separazione …" (Ef 2,14). La sua personalissima confessione di amore esprime nello stesso tempo anche la comune essenza della vita cristiana: "Questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2, 20b). E come si può rispondere a questo amore, se non abbracciando Cristo crocifisso, fino a vivere della sua stessa vita? "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Gal 2, 20a).
    Parlando del suo essere crocifisso con Cristo, San Paolo non solo accenna alla sua nuova nascita nel battesimo, ma a tutta la sua vita a servizio di Cristo. Questo nesso con la sua vita apostolica appare con chiarezza nelle parole conclusive della sua difesa della libertà cristiana alla fine della Lettera ai Galati: "D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo" (6,17). E’ la prima volta, nella storia del cristianesimo, che appare la parola ‘stigmate di Gesù’. Nella disputa sul modo retto di vedere e di vivere il Vangelo, alla fine, non decidono gli argomenti del nostro pensiero; decide la realtà della vita, la comunione vissuta e sofferta con Gesù, non solo nelle idee o nelle parole, ma fin nel profondo dell’esistenza, coinvolgendo anche il corpo, la carne. I lividi ricevuti in una lunga storia di passione sono la testimonianza della presenza della croce di Gesù nel corpo di San Paolo, sono le sue stigmate. Non è la circoncisione che lo salva: le stigmate sono la conseguenza del suo battesimo, l’espressione del suo morire con Gesù giorno per giorno, il segno sicuro del suo essere nuova creatura (cfr Gal 6,15). Paolo accenna, del resto, con l’applicazione della parola ‘stigmate’, all’uso antico di imprimere sulla pelle dello schiavo il sigillo del suo proprietario. Il servo era così ‘stigmatizzato’ come proprietà del suo padrone e stava sotto la sua protezione. Il segno della croce, iscritto in lunghe passioni sulla pelle di Paolo, è il suo vanto: lo legittima come vero servo di Gesù, protetto dall’amore del Signore.
    Cari amici, Francesco di Assisi ci riconsegna oggi tutte queste parole di Paolo, con la forza della sua testimonianza. Da quando il volto dei lebbrosi, amati per amore di Dio, gli fece intuire, in qualche modo, il mistero della "kenosi" (cfr Fil 2,7), l’abbassamento di Dio nella carne del Figlio dell’uomo, da quando poi la voce del Crocifisso di San Damiano gli mise in cuore il programma della sua vita: "Va, Francesco, ripara la mia casa" (2 Cel I, 6, 10: FF 593), il suo cammino non fu che lo sforzo quotidiano di immedesimarsi con Cristo. Egli si innamorò di Cristo. Le piaghe del Crocifisso ferirono il suo cuore, prima di segnare il suo corpo sulla Verna. Egli poteva veramente dire con Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me".
    E veniamo al cuore evangelico dell’odierna Parola di Dio. Gesù stesso, nel brano appena letto del Vangelo di Luca, ci spiega il dinamismo dell’autentica conversione, additandoci come modello la donna peccatrice riscattata dall’amore. Si deve riconoscere che questa donna aveva osato tanto. Il suo modo di porsi di fronte a Gesù, bagnando di lacrime i suoi piedi e asciugandoli con i capelli, baciandoli e cospargendoli di olio profumato, era fatto per scandalizzare chi, a persone della sua condizione, guardava con l’occhio impietoso del giudice. Impressiona, al contrario, la tenerezza con cui Gesù tratta questa donna, da tanti sfruttata e da tutti giudicata. Ella ha trovato finalmente in Gesù un occhio puro, un cuore capace di amare senza sfruttare. Nello sguardo e nel cuore di Gesù ella riceve la rivelazione di Dio-Amore!
    A scanso di equivoci, è da notare che la misericordia di Gesù non si esprime mettendo tra parentesi la legge morale. Per Gesù, il bene è bene, il male è male. La misericordia non cambia i connotati del peccato, ma lo brucia in un fuoco di amore. Questo effetto purificante e sanante si realizza se c’è nell’uomo una corrispondenza di amore, che implica il riconoscimento della legge di Dio, il pentimento sincero, il proposito di una vita nuova. Alla peccatrice del Vangelo è molto perdonato, perché ha molto amato. In Gesù Dio viene a donarci amore e a chiederci amore.
    Che cosa è stata, miei cari fratelli e sorelle, la vita di Francesco convertito se non un grande atto d’amore? Lo rivelano le sue preghiere infuocate, ricche di contemplazione e di lode, il suo tenero abbraccio del Bimbo divino a Greccio, la sua contemplazione della passione alla Verna, il suo "vivere secondo la forma del santo Vangelo" (2 Test 14: FF 116), la sua scelta della povertà e il suo cercare Cristo nel volto dei poveri.
    È questa sua conversione a Cristo, fino al desiderio di "trasformarsi" in Lui, diventandone un’immagine compiuta, che spiega quel suo tipico vissuto, in virtù del quale egli ci appare così attuale anche rispetto a grandi temi del nostro tempo, quali la ricerca della pace, la salvaguardia della natura, la promozione del dialogo tra tutti gli uomini. Francesco è un vero maestro in queste cose. Ma lo è a partire da Cristo. È Cristo, infatti, "la nostra pace" (cfr Ef 2,14). È Cristo il principio stesso del cosmo, giacché in lui tutto è stato fatto (cfr Gv 1,3). È Cristo la verità divina, l’eterno "Logos", in cui ogni "dia-logos" nel tempo trova il suo ultimo fondamento. Francesco incarna profondamente questa verità "cristologica" che è alle radici dell’esistenza umana, del cosmo, della storia.
    Non posso dimenticare, nell’odierno contesto, l’iniziativa del mio Predecessore di santa memoria, Giovanni Paolo II, il quale volle riunire qui, nel 1986, i rappresentanti delle confessioni cristiane e delle diverse religioni del mondo, per un incontro di preghiera per la pace. Fu un’intuizione profetica e un momento di grazia, come ho ribadito alcuni mesi or sono nella mia lettera al Vescovo di questa Città in occasione del ventesimo anniversario di quell’evento. La scelta di celebrare quell’incontro ad Assisi era suggerita proprio dalla testimonianza di Francesco come uomo di pace, al quale tanti guardano con simpatia anche da altre posizioni culturali e religiose. Al tempo stesso, la luce del Poverello su quell’iniziativa era una garanzia di autenticità cristiana, giacché la sua vita e il suo messaggio poggiano così visibilmente sulla scelta di Cristo, da respingere a priori qualunque tentazione di indifferentismo religioso, che nulla avrebbe a che vedere con l’autentico dialogo interreligioso. Lo "spirito di Assisi", che da quell’evento continua a diffondersi nel mondo, si oppone allo spirito di violenza, all’abuso della religione come pretesto per la violenza. Assisi ci dice che la fedeltà alla propria convinzione religiosa, la fedeltà soprattutto a Cristo crocifisso e risorto non si esprime in violenza e intolleranza, ma nel sincero rispetto dell’altro, nel dialogo, in un annuncio che fa appello alla libertà e alla ragione, nell’impegno per la pace e per la riconciliazione. Non potrebbe essere atteggiamento evangelico, né francescano, il non riuscire a coniugare l’accoglienza, il dialogo e il rispetto per tutti con la certezza di fede che ogni cristiano, al pari del Santo di Assisi, è tenuto a coltivare, annunciando Cristo come via, verità e vita dell’uomo (cfr Gv 14,6), unico Salvatore del mondo.
    Francesco di Assisi ottenga a questa Chiesa particolare, alle Chiese che sono in Umbria, a tutta la Chiesa che è in Italia, della quale egli, insieme con Santa Caterina da Siena, è patrono, ai tanti che nel mondo si richiamano a lui, la grazia di una autentica e piena conversione all’amore di Cristo.
    [00885-01.01][Testo originale: Italiano]

    LE PAROLE DEL PAPA ALLA RECITA DELL’ANGELUS

    Al termine della Celebrazione Eucaristica nella Piazza Inferiore di San Francesco ad Assisi, il Papa introduce la preghiera mariana dell’Angelus con le seguenti parole:

    Cari Fratelli e Sorelle!
    Otto secoli or sono, difficilmente la città di Assisi avrebbe potuto immaginare il ruolo che la Provvidenza le assegnava, un ruolo che la rende oggi una città così rinomata nel mondo, un vero "luogo dell’anima". A darle questo carattere fu l’evento che qui accadde, e che le impresse un segno indelebile. Mi riferisco alla conversione del giovane Francesco, che dopo venticinque anni di vita mediocre e sognatrice, improntata alla ricerca di gioie e successi mondani, si aprì alla grazia, rientrò in se stesso e gradualmente riconobbe in Cristo l’ideale della sua vita. Il mio pellegrinaggio oggi in Assisi vuole richiamare alla memoria quell’evento per riviverne il significato e la portata.
    Mi sono soffermato con particolare emozione nella chiesetta di San Damiano, in cui Francesco ascoltò dal Crocifisso la parola programmatica: "Va’, Francesco, ripara la mia casa" (2 Cel I, 6, 10: FF 593). Era una missione che iniziava con la piena conversione del suo cuore, per diventare poi lievito evangelico gettato a piene mani nella Chiesa e nella società. A Rivotorto ho visto il luogo dove, secondo la tradizione, erano relegati quei lebbrosi ai quali il Santo si avvicinò con misericordia, cominciando così la sua via di penitente, ed anche il Santuario dove è evocata la povera dimora di Francesco e dei suoi primi fratelli. Sono passato nella Basilica di Santa Chiara, la "pianticella" di Francesco, e oggi pomeriggio, dopo la visita alla Cattedrale di Assisi, sosterò nella Porziuncola, da cui Francesco guidò, all’ombra di Maria, i passi della sua fraternità in espansione, e dove esalò l’ultimo respiro. Lì incontrerò i giovani, perché il giovane Francesco, convertito a Cristo, parli al loro cuore.
    In questo momento, dalla Basilica di San Francesco dove riposano le sue spoglie mortali, desidero soprattutto fare miei i suoi accenti di lode: "Altissimo, Onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedizione" (Cantico di Frate Sole 1: FF263). Francesco d’Assisi è un grande educatore della nostra fede e della nostra lode. Innamorandosi di Gesù Cristo egli incontrò il volto di Dio-Amore, ne divenne appassionato cantore, come vero "giullare di Dio". Alla luce delle Beatitudini evangeliche si comprende la mitezza con cui egli seppe vivere i rapporti con gli altri, presentandosi a tutti in umiltà e facendosi testimone e operatore di pace.
    Da questa Città della pace desidero inviare un saluto agli esponenti delle altre confessioni cristiane e delle altre religioni che nel 1986 accolsero l’invito del mio venerato Predecessore a vivere qui, nella patria di San Francesco, una Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace. Considero mio dovere lanciare da qui un pressante e accorato appello affinché cessino tutti i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione! Sentiamo spiritualmente qui presenti tutti coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della guerra e delle sue tragiche conseguenze, in qualunque parte del mondo. Il nostro pensiero va particolarmente alla Terra Santa, tanto amata da San Francesco, all’Iraq, al Libano, all’intero Medio Oriente. Le popolazioni di quei Paesi conoscono, ormai da troppo tempo, gli orrori dei combattimenti, del terrorismo, della cieca violenza, l’illusione che la forza possa risolvere i conflitti, il rifiuto di ascoltare le ragioni dell’altro e di rendergli giustizia. Solo un dialogo responsabile e sincero, sostenuto dal generoso sostegno della Comunità internazionale, potrà mettere fine a tanto dolore e ridare vita e dignità a persone, istituzioni e popoli.
    Voglia San Francesco, uomo di pace, ottenerci dal Signore che si moltiplichino coloro che accettano di farsi "strumenti della sua pace", attraverso i mille piccoli atti della vita quotidiana; che quanti hanno ruoli di responsabilità siano animati da un amore appassionato per la pace e da una volontà indomita di raggiungerla, scegliendo mezzi adeguati per ottenerla. La Vergine Santa, che il Poverello amò con cuore tenero e cantò con accenti ispirati, ci aiuti a scoprire il segreto della pace nel miracolo d’amore che si compì nel suo grembo con l’incarnazione del Figlio di Dio.
    [00886-01.01] [Testo originale: Italiano]

    fonte: bollettino della Santa Sede

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