
Originariamente Scritto da
Luff
Vedo che ci sono molti temi aperti che segnano le solite due tendenze: quella conservatrice e quella piú progressista, nella risoluzione di ogni tipo di problema da liturgico a teologico. Confronto che sconfina delle volte nello scontro ideologico.
Ora, tutto questo ha caratterizzato sempre la Chiesa, ma in particolare in questi tempi, a partire dalla condanna del modernismo. La Chiesa pur condannando il modernismo tra il XIX e il XX secolo di fatto ne é stata permeata in alcuni suoi aspetti (si veda il metodo storico-critico per esempio, e altre cose a cui risponde il Concilio Vaticano II...se sbaglio ditemelo).
Alla luce di tutto questo chiedo il vostro sostegno per interpretare un argomento affascinante, fondamentale e complesso: il rapporto tra storia e Chiesa.
La veritá é in forma fissa e definitiva della Tradizione o é in costante evoluzione storica? E se é in evoluzione in che misura, e come puó quest'evoluzione non impedire l'infallibilitá della Chiesa, la sua vicinanza a Dio? Quanto i cambiamenti di sensibilitá della Chiesa la fanno essere fedele o meno a se stessa? Se la veritá é espressa sempre nei testi e nella tradizione, come si combacia lo spirito e il linguaggio dei tempi passati con la veritá di cui parlano (basti pensare al Dio del vecchio testamento e quello del nuovo)? La filosofia medioevale, per esempio, si poneva in una prospettiva di insegnamento "eterno", sempre piú spesso ci si rende conto che tutti i discorsi sono permeati da un approccio interpretativo piú complesso che tiene conto della complessa prospettiva storica e culturale; c'é sempre una maggiore attenzione al contesto.
Se ci sono documenti specifici e mirati a riguardo non lo so, e onestamente non saprei neppure che cercare nel sito tant'é vasto l'argomento.
Vi ringrazio e attendo i vostri interventi...spero puntuali, precisi; in fondo in fondo come sempre
