Il cerimoniere liturgico della mia diocesi lo usa durante le sue Messe... provo a cercare qualche documento o qualcosa di più specifico...
invece lo si usa proprio come corporale... ti spiego perchè.
sono impresse delle immagini nell'antimension. appunto ogni immagine ha un determinato significato, ad esempio sopra l'immagine raffigurante il Corpo di Cristo deposto nel sepolcro si poggia la patena e/o pisside quando le particole sono consacrate, poi il calice appena consacrato si poggia al centro dove stanno 2 angeli in adorazione e invece quando il calice è stato purificato si poggia in alto al centro dove è raffigurato Dio con i suoi angeli. poi vabbè tante altre immagini e tante altre azioni che ora non so riportare in quanto non ne sono a conoscenza. comunque appena mi informo posto subito![]()
Trovo a volo su un aureo libretto bilingue con la Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo pubblicato dalla Tipografia del Monastero Esarchico di Grottaferrata nel 1960:
Antiminsion (αντιμηνσιον: scusate ma in questo nuovo sistema che ho appena installato non ho ancora imparato a mettere spiriti e accenti)
Un quadrato di stoffa di lino o di seta consacrato dal vescovo. In esso è raffigurata la sepoltura di Gesù e vi sono cucite in piccola borsetta le reliquie di santi o martiri. Ha lo scopo di sostituire l’altare consacrato.
Cercherò di vedere meglio anch'io
Ultima modifica di Hernestus; 11-05-2007 alle 21:26 Motivo: correzione
ah ok... di quì si scopre che esistono 2 specie di antimension. il greco, ossia quello raffigurato nel mio primo post e il latino.
deduco che quello greco ha impresse delle figure perchè servono al sacerdote per posizionare calice e pisside nei vari momenti della liturgia. l'antimension greco sostituisce anzitutto l'altare consacrato, quindi la pietra sacra ed è usato anche come corporale, mentre quello latino che è semplicemente bianco, ma anch'esso contiene delle reliquie, sostituisce la sacra pietra ma non viene usato come corporale.
giusto?![]()
La mi voglia perdonare, Maestà Imperiale, vorrei capire meglio.
Nella c.d. Old Catholic Encyclopedia (1917), si ha sotto l’entrata ‘Antimensium’ un cospicuo e interessante articolo, dove si legge:
Antimensium
Also ANTIMINSION (Greek antimension, from anti, instead of, and mensa, table, altar).
Consecrated corporal of a kind used only in the Greek Rite. It is called in Russian and Slavonic antimins, and answers substantially to the portable altar of the Roman Rite.
. . . (omissis) . . .
A Greek Catholicpriest may say Mass in a Greek church upon an altar-stone, yet a Latin priest may not say Mass upon an antimensium in a Latin church, although either may use the antimensium in a Greek church (Benedict XIV, Impositu nobis).
. . . (omissis) . . .
Nella PASTORALE MUNUS (Paolo VI, 30 novembre 1963), sotto il titolo Facultates quae iure Episcopo residentiali competunt a momento canonice captae Dioecesis possessionis, quas tamen aliis, praeter quam Episcopis coadiutori et auxiliaribus atque Vicario Generali, delegare non potest, nisi in iisdem expresse dicatur, si ha sub n. 9:
“Concedendi facultatem sacerdotibus, indulto altaris portatilis fruentibus, ut, iusta et gravi de causa, pro petra sacra adhibere valeant Graecorum antimensium, vel linteum, ab Episcopo benedictum, in cuius angulo dextro sint reconditae reliquiae Sanctorum Martyrum, pariter ab Episcopo recognitae, servatis de cetero servandis iuxta rubricas, praesertim quoad tobaleas et corporale.”
Non ho sinora trovato il testo della Impositu nobis (ma forse Tu ne disponi), né so dire se tra di essa e la PASTORALE MUNUS sia intervenuta qualche altra pronuncia in tema.
Sembrerebbe dunque che nel rito latino l’antimension, da usarsi comunque (come Tu ben notavi) sempre sotto le tovaglie e il corporale (servatis de cetero servandis iuxta rubricas, praesertim quoad tobaleas et corporale), sia un’introduzione di Paolo VI.
Poi mi domando: la dizione corretta non dovrebbe essere antiminsium (come precisa Paulus VII) o antiminsion? L’originale è infatti αντιμηνσιον, non αντιμενσιον: non sarà che antimensium e antimension sono solo un portato perverso della nostra occidentale consuetudine con la pronuncia erasmiana?
Trovo presente nel Rituale Romanum 1964 (o meglio nella traduzione inglese non ufficiale accessibile sub http://www.ewtn.com/library/PRAYER/ROMAN2.TXT : non dispongo dell’editio typica) il rito per la benedizione di un antimension “che per speciale indulto Apostolico può essere usato nei territori di missione, in luogo di un altare fisso o di un altare portatile”.
Vi è l’annotazione “Approved by the Congregation of Sacred Rites, March 12, 1947”, e viene quindi da presumere che non fosse una “novità”, come ingenuamente ipotizzavo nel mio messaggio precedente.
Non ho l’editio nona del Rituale di Paolo V, e pertanto non posso fare riscontri.
Che sapete dirmi?
Scusa, Dies, ma da dove si ricava che il rito breve in questione può essere celebrato anche da un semplice sacerdote? Le rubriche recitano sempre di “Pontifex”, oppure vedo male?
Hai visto poi che, nell’indice, risultano due distinte formule ordinarie per la consacrazione di un altare portatile, “De Altaris portatilis Consecratione” e “De Altarium portatilium Consecratione”, le quali poi, in realtà, sono identiche? Forse è solo un errore dell’edizione virtuale cui rinvii?
Sul caso pratico che poni, non so dare una risposta precisa, quindi faccio mio il quesito.
Grazie! Quindi, allo stato delle acquisizioni la fonte più risalente che contempla l’antiminsion nel rito romano parrebbe sempre il Pastorale munus . . . però vorrei vedere quella SCR, 12 marzo 1947.
Ho capito, non so. Posso dirTi però che, in testa alla formula di benedizione di un antimension che si rinviene nella traduzione del RR 1964 di cui riportavo ieri, è annotato “*Reserved to a bishop but may be delegated to a priest”
Mi ero ripromesso di vedere, ma non ne ho trovato il tempo.
Comunque, in via di prima approssimazione:
CJC, Can. 1169 - § 1. Consecrationes et dedicationes valide peragere possunt qui charactere episcopali insigniti sunt, necnon presbyteri quibus iure vel legitima concessione id permittitur.
Sembrerebbe dunque che nel Tuo caso, in difetto di specifica previsione o di legittima concessione, si ponga un problema di validità, prima che di liceità
Ultima modifica di Marcianus; 21-09-2008 alle 13:11 Motivo: Uniti sei messaggi risultati consecutivi dopo la "scomparsa" di altri messaggi...
ma se uno volesse fare un oggetto simile ora, è una follia?
nel senso: che lo consacra? chi lo produce?
intendevo l' antimension, non la pietra sacra!![]()
Ultima modifica di Marcianus; 21-09-2008 alle 13:12
Anche confezionare un linteum come quello descritto dal Pastorale munus, e da S.M.I. sopra, msg 9, non dovrebbe porre soverchie difficoltà. Poi, dalla lettera del Pastorale munus, sembrerebbe - correggetemi se sbaglio - che può essere adibito allo scopo anche un manufatto greco, cioè uno dei manufatti d'uso corrente nel rito greco-bizantino, ferma ovviamente restando l'esigenza della benedizione e della recognitio delle reliquie da parte del Vescovo (di cui la prima, come ho avuto modo di riportare vuoi pure con riserva di miglior verifica, parrebbe delegabile a un presbitero, ma la seconda dubiterei)