Lo Staff del Forum dichiara la propria fedeltà al Magistero. Se, per qualche svista o disattenzione, dovessimo incorrere in qualche errore o inesattezza, accettiamo fin da ora, con filiale ubbidienza, quanto la Santa Chiesa giudica e insegna. Le affermazioni dei singoli forumisti non rappresentano in alcun modo la posizione del forum, e quindi dello Staff, che ospita tutti gli interventi non esplicitamente contrari al Regolamento di CR (dalla Magna Charta). O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te.
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Discussione: Viaggio Apostolico di Benedetto XVI in Austria (7-8-9 settembre 2007)

  1. #11
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    Vienna, la certezza di Schönborn: "L'arrivo del Pontefice darà vita ad una festa della fede"

    Dall’inviato
    Bruno Volpe


    VIENNA - Il Cardinale Arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn (nella foto), a tutto campo: dall’arrivo di Benedetto XVI al maltempo, dal motu proprio sulla Messa in latino alla scomparsa di Luciano Pavarotti (“un grande artista”), passando per il clima, che non finisce di fare le bizze ("chiediamo un miracolo, che finisca di piovere”, dice ridendo il porporato). “Quella del Papa - ha sottolineato Schönborn durante un’affollata conferenza stampa - sarà una festa della fede, un pellegrinaggio; è perciò sbagliato definire una semplice visita quella che il Pontefice ha deciso di fare in Austria”. Un pellegrinaggio sull’esito del quale il Cardinale non se la sente di sbilanciarsi: "Non so cosa lascerà la presenza del Papa, non ho l'elettrocardiogramma per esaminare il cuore degli austriaci, ma sono convinto che il Santo Padre lascerà il segno". Il porporato, interpellato dai giornalisti, è intervenuto anche sulle polemiche relative alla Radio Maryja polacca: "Premesso che la cosa non è di mia competenza ma di quella dei vescovi polacchi, racconto un aneddoto: un rabbino mi ha chiesto di scrivere ai responsabili di questa emittente, che tiene una condotta antisemita, per chiedere se sia giusto e sensato che direttore abbia posizioni antigiudee quando ha poi intitolato la Radio a Maria che, come è noto, era ebrea". Un cronista ha chiesto a Schönborn la sua opinione sui casi di pedofilia nel clero: "Non e' la sede adatta per parlarne; in ogni caso, la Chiesa fa tutto quello che può per limitare i danni e condannare il fenomeno". Da parte del Cardinale, uno dei porporati più vicini alle posizioni di Benedetto XVI, pure un accenno all’entrata in vigore, il 14 settembre, del motu proprio per la liberalizzazione della Messa in latino secondo il rito di San Pio V così come modificato da Giovanni XXIII. "Qui a Vienna, grazie al Cardinale König, in tema di messa tridentina non abbiamo mai avuto problemi, la celebriamo regolarmente, e per questo riteniamo che sia quanto mai opportuno che i preti sappiano sempre meglio il latino. In quanto alle critiche di antisemitismo al messale tridentino e al motu proprio, esse non hanno ragione di esistere: l’invocazione per la conversione dei “perfidi giudei” è già stata abrogata da tempo”. Intanto si apprende che a Mariazell saranno presenti 70 cardinali e vescovi di Polonia, Cecoslovacchia, Slovenia, Croazia, Sud Tirolo e Italia.


    In Austria il Santo Padre troverà il fratello Georg con uno sguardo a Mosca

    Dall’inviata
    Angela Ambrogetti


    VIENNA - Non sarà solo un pellegrinaggio in Austria, ma anche un incontro di famiglia per Benedetto XVI. A Vienna ci sarà infatti pure Georg Ratzinger. Dopo aver trascorso qualche tempo a Castel Gandolfo, il fratello del Papa è rientrato a Regensburg la scorsa settimana rinunciando al concerto di martedì sera della Orchestra sinfonica di Basmberga, pur di essere a Mariazzell con Benedetto. In effetti i fratelli Ratzinger sono molto legati all’Austria e in particolare al Santuario mariano di Mariazell che compie 850 anni. Le origini della famiglia Ratzinger rimandano alla cultura austriaca, e del periodo vissuto a Traunstein il Papa ricorda l’atmosfera “salisburghese” impregnata di Mozart. Nella lettera inviata alle diocesi austriache, Benedetto ricorda proprio la grande passione familiare per i pellegrinaggi ai santuari bavaresi ma anche austriaci : ”Amo questo Paese, che mi è vicino dalla mia infanzia, dal tempo delle passeggiate domenicali, che all’inizio degli anni trenta facevamo con nostra madre a Ostermiething, a Sankt Radegund e in altri luoghi sulla sponda austriaca del Salzach. Nella mia cappella privata, c'è una copia della Madre di Dio di Mariazell, che papa Giovanni Paolo II portò a casa proprio da lì. Quando prego il mio breviario o rimango nella cappella per pregare, mi guarda il volto buono della Madre di Dio di Mariazell, e allo stesso tempo sento qualcosa della sicurezza che viene trasmessa dalla familiare figura di san Giuseppe al Bambino Gesù. Ecco così che con i santi, è sempre con me anche l’Austria, il Paese nel cuore centrale dell’Europa, che ha dato alla fede forme così multiple e luminose, da toccare persino uomini, che non o non più condividono la fede, ma amano la bellezza che essa ha prodotto”. Per i fratelli Ratzinger sarà un po’ come tornare ai tempi felici dell’infanzia. Intanto Vienna si prepara all’arrivo del Papa anche attraverso i diffusissimi giornali parrocchiali e diocesani. Nella cattedrale di Santo Stefano i fedeli possono trovare il settimanale della parrocchia “Pfarrblatt”, che fin dalla primavera ha preparato i parrocchiani alla visita con articoli e interviste dedicate al magistero e alla persona di Benedetto XVI. Certo, l’Austria del 2007 non ha più l’atmosfera di serena cattolicità dei tempi del giovane Ratzinger. Vienna ospita numerose istituzioni internazionali, e nella città vivono molti immigrati, e si costruiscono nuovi musei. Ma appena usciti di città l’atmosfera dei santuari e delle abbazie riporta il visitatore indietro nel tempo. E a collegare i cattolici ci sono i tanti giornali diocesani come Der Sonntag in Corinzia, o Kirchenzeitung a Linz. Saranno il canale di diffusione del messaggio del Papa in ogni parte della nazione, insieme alle molte radio cattoliche locali, la maggior parte delle quali impegnatissime sul fronte dell’ecumenismo. Del resto fu proprio il monastero cistercense di Heiligenkreutz, che il Papa visiterà domenica pomeriggio, il luogo dove si riuscì quasi a concretizzare l’incontro tra Giovanni Paolo II e Alessio II, patriarca di Mosca. Chissà che questo pellegrinaggio nel santuario mariano di Marizzell, caro a germanici e slavi, non porti il frutto di un incontro tra Roma e Mosca.


    fonte (di entrambi gli articoli): www.papanews.it

  2. #12
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    VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN AUSTRIA IN OCCASIONE DELL’850° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL SANTUARIO DI MARIAZELL (7-9 SETTEMBRE 2007) (I)

    LA PARTENZA DA ROMA

    Ha inizio questa mattina il 7° Viaggio internazionale del Santo Padre Benedetto XVI che lo porta in pellegrinaggio in Austria in occasione dell’850° anniversario della fondazione del Santuario di Mariazell.

    L’aereo con a bordo il Santo Padre - un Airbus 321 dell’Alitalia - parte dall’aeroporto di Ciampino (Roma) alle ore 9.30.

    L’arrivo all’aeroporto internazionale di Wien-Schwechat è previsto per le ore 11.15.

    [01221-01.01]


    TELEGRAMMI A CAPI DI STATO

    Nel momento di lasciare il territorio italiano, e nel sorvolare poi la Croazia e la Slovenia, il Papa Benedetto XVI fa pervenire ai rispettivi Capi di Stato i seguenti messaggi telegrafici:

    A SUA ECCELLENZA
    ON. GIORGIO NAPOLITANO
    PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
    PALAZZO DEL QUIRINALE
    00187 ROMA

    NEL MOMENTO IN CUI MI ACCINGO A PARTIRE PER LA VISITA APOSTOLICA IN AUSTRIA MI È GRADITO RIVOLGERE A LEI SIGNOR PRESIDENTE E A TUTTI GLI ITALIANI IL MIO AFFETTUOSO E BENEAUGURANTE SALUTO CHE ACCOMPAGNO CON OGNI PIÙ CORDIALE ED ORANTE AUSPICIO DI PACE E DI SERENITÀ

    BENEDICTUS PP. XVI

    [01222-01.01] [Testo originale: Italiano]



    NJEGOVOJ EKSCELENCIJI GOSPODINU STJEPANU MESIĆU
    PREDSJEDNIKU REPUBLIKE HRVATSKE

    PROLAZEĆI ZRAČNIM PROSTOROM REPUBLIKE HRVATSKE NA PUTU MOGA PASTIRSKOGA POHODA AUSTRIJI ŽELIM VAM GOSPODINE PREDSJEDNIČE UPUTITI SRDAČAN POZDRAV TE DOK NA LJUBLJENI HRVATSKI PUK ZAZIVAM MIR I BLAGOSTANJE RADO UDJELJUJEM APOSTOLSKI BLAGOSLOV

    BENEDIKT PP. XVI

    [A SUA ECCELLENZA IL SIG. STJEPAN MESIĆ
    PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI CROAZIA

    NEL SORVOLARE LO SPAZIO AEREO DELLA REPUBBLICA DI CROAZIA IN VIAGGIO PER LA MIA VISITA PASTORALE IN AUSTRIA DESIDERO RIVOLGERE A LEI SIGNOR PRESIDENTE UN CORDIALE SALUTO E MENTRE INVOCO SULL’AMATA POPOLAZIONE CROATA I DONI DELLA PACE E DELLA PROSPERITÀ VOLENTIERI IMPARTO LA BENEDIZIONE APOSTOLICA]

    [01223-AA.01] [Testo originale: Croato]



    NJEGOVI EKSCELENCI DOKTORJU JANEZU DRNOVŠKU
    PREDSEDNIKU REPUBLIKE SLOVENIJE
    LJUBLJANA

    ROMANJE V MARIJINO CELJE V AVSTRIJI ME VODI PREKO REPUBLIKE SLOVENIJE ZATO VAM GOSPOD PREDSEDNIK Z VESELJEM POŠILJAM ODLIČNE POZDRAVE. OBENEM KLIČEM NA VAS IN NA VSE PREBIVALCE VAŠE DEŽELE BOŽJI BLAGOSLOV

    BENEDIKT XVI.

    [A SUA ECCELLENZA DOTTOR JANEZ DRNOVŠEK
    PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI SLOVENIA
    LJUBLJANA

    ATTRAVERSANDO IL TERRITORIO DELLA REPUBBLICA DI SLOVENIA NEL MIO PELLEGRINAGGIO VERSO MARIAZELL IN AUSTRIA RIVOLGO A LEI SIGNOR PRESIDENTE DISTINTI SALUTI ED INVOCO SU DI LEI E SU TUTTI GLI ABITANTI DI CODESTO PAESE LA BENEDIZIONE DEL SIGNORE]

    [01224-AA.01] [Testo originale: Sloveno]

    [B0456-XX.01]

    fonte: Sala Stampa della Santa Sede

  3. #13
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    VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN AUSTRIA IN OCCASIONE DELL’850° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL SANTUARIO DI MARIAZELL (7-9 SETTEMBRE 2007) (II)


    CERIMONIA DI BENVENUTO ALL’AEROPORTO INTERNAZIONALE DI WIEN/SCHWECHAT

    All’arrivo all’aeroporto internazionale di Wien/Schwechat, previsto per le ore 11.15, il Santo Padre Benedetto XVI è accolto dal Presidente della Repubblica, S.E. il Sig. Heinz Fischer, dal Cancelliere della Repubblica, Sig. Alfred Gusembauer, da numerose Autorità politiche e civili, e dall’Arcivescovo di Wien, Em.mo Card. Christoph Schönborn, con i Vescovi austriaci.

    Dopo il saluto del Presidente dell’Austria, S.E. il Sig. Heinz Fischer, il Papa pronuncia il discorso che riportiamo di seguito:

    DISCORSO DEL SANTO PADRE
    TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

    Signor Presidente Federale,
    Signor Cancelliere Federale,
    venerato Signor Cardinale,
    cari Confratelli nell’Episcopato,
    illustri Signore e Signori,
    cari giovani amici!

    Con grande gioia metto oggi piede, per la prima volta dopo l’inizio del mio Pontificato, in terra d’Austria, in un Paese che mi è familiare a causa della vicinanza geografica al luogo della mia nascita, e non soltanto per questo. La ringrazio, Signor Presidente Federale, per le cordiali parole con cui, in nome dell’intero Popolo austriaco, mi ha rivolto il Suo benvenuto. Lei sa quanto mi senta legato alla Sua Patria e a molte persone e luoghi del Suo Paese. Questo spazio culturale nel centro dell’Europa supera frontiere e congiunge impulsi e forze di varie parti del Continente. La cultura di questo Paese è essenzialmente permeata dal messaggio di Gesù Cristo e dall’azione che la Chiesa ha svolto nel suo nome. Tutto ciò e ancora molte altre cose mi danno la viva impressione di essere tra voi, cari Austriaci, un po’ “a casa”.

    Il motivo della mia venuta in Austria è l’850o anniversario del luogo sacro di Mariazell. Tale Santuario della Madonna rappresenta in certo qual modo il cuore materno dell’Austria e possiede da sempre una particolare importanza anche per gli Ungheresi e per i Popoli slavi. È simbolo di un’apertura che non supera solo frontiere geografiche e nazionali, ma nella persona di Maria rimanda ad una dimensione essenziale dell’uomo: la capacità di aprirsi alla Parola di Dio ed alla sua verità.

    Con questa prospettiva, durante i prossimi tre giorni, desidero compiere qui in Austria il mio pellegrinaggio verso Mariazell. Negli ultimi anni si costata con gioia un crescente interesse da parte di tante persone per il pellegrinaggio. Nell’essere in cammino durante un pellegrinaggio, proprio anche i giovani trovano una via nuova di riflessione meditativa; fanno conoscenza gli uni degli altri e insieme si ritrovano davanti alla creazione, ma anche davanti alla storia della fede che, non di rado, inaspettatamente sperimentano come una forza per il presente. Intendo il mio pellegrinaggio verso Mariazell come un essere in cammino insieme ai pellegrini del nostro tempo. In questo senso inizierò fra poco al centro di Vienna la preghiera comune che, quasi come pellegrinaggio spirituale, accompagnerà queste giornate in tutto il Paese.

    Mariazell rappresenta non solo una storia di 850 anni, ma in base all’esperienza della storia – e soprattutto in virtù del rimando materno della Statua miracolosa a Cristo – indica anche la strada verso il futuro. In questa prospettiva vorrei oggi, insieme con le Autorità politiche di questo Paese e con i rappresentanti delle Organizzazioni internazionali, gettare ancora uno sguardo sul nostro presente e sul nostro futuro.

    Il giorno di domani mi porterà per la festa della Natività di Maria, la Festa patronale di Mariazell, a quel Luogo di grazia. Nella Celebrazione eucaristica davanti alla Basilica ci riuniremo, secondo l’indicazione di Maria, intorno a Cristo che viene in mezzo a noi. A Lui chiederemo di poterLo contemplare sempre più chiaramente, di riconoscerLo nei nostri fratelli, di servirLo in loro e di andare insieme con Lui verso il Padre. Come pellegrini al Santuario, nella preghiera e attraverso i mezzi di comunicazione, saremo uniti a tutti i fedeli e agli uomini di buona volontà qui nel Paese e ampiamente oltre i suoi confini.

    Pellegrinaggio non significa soltanto cammino verso un Santuario. Essenziale è anche il cammino di ritorno verso la quotidianità. La nostra vita quotidiana di ogni settimana comincia con la Domenica – dono liberatorio di Dio che vogliamo accogliere e custodire. Celebreremo così questa Domenica nella Basilica di Santo Stefano – in comunione con tutti coloro che nelle parrocchie dell’Austria e in tutto il mondo si raccoglieranno per la Santa Messa.

    Signore e Signori! So che in Austria la Domenica, in quanto giorno libero dal lavoro, ed anche i tempi liberi in altri giorni della settimana vengono in parte usati da molte persone per un impegno volontario a servizio degli altri. Anche un simile impegno, offerto con generosità e disinteresse per il bene e la salvezza degli altri, segna il pellegrinaggio della nostra vita. Chi “guarda” al prossimo – lo vede e gli fa del bene – guarda a Cristo e Lo serve. Guidati ed incoraggiati da Maria vogliamo aguzzare il nostro sguardo cristiano in vista delle sfide da affrontare nello spirito del Vangelo e, pieni di gratitudine e di speranza, da un passato a volte difficile, ma sempre anche ricco di grazia, ci incamminiamo verso un futuro colmo di promesse.

    Signor Presidente Federale, cari amici! Mi rallegro di queste giornate in Austria e all’inizio del mio pellegrinaggio saluto Lei e tutti voi con un cordiale “Grüß Gott!”.

    [01229-01.02] [Testo originale: Tedesco]

    fonte: Sala Stampa della Santa Sede

  4. #14
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    Beh, gli è andata sempre meglio che a Giovanni Paolo II durante il viaggio in non ricordo quale Paese sudamericano negli anni 80, quando, durante la Messa. un gruppo di "dissidenti" (li fecero passare per tali, ma poi si scoprì che erano stati pagati dal governo locale per fare ciò), attraverso microfoni collegati abusivamente all'impianto audio, coprirono le parole dell'omelia del Papa con slogan politici

  5. #15
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    VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN AUSTRIA IN OCCASIONE DELL’850° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL SANTUARIO DI MARIAZELL (7-9 SETTEMBRE 2007) (III)


    PREGHIERA ALLA MARIENSÄULE NELLA PIAZZA "AM HOF" A WIEN


    Alle ore 12.30 il Santo Padre Benedetto XVI si trasferisce in auto dal Convento delle Suore Salesiane della Visitazione di Maria alla Mariensäule (colonna di Maria) nella Piazza "Am Hof" a Wien, prima tappa del Suo pellegrinaggio verso Mariazell.
    Accolto dal Sindaco di Wien davanti alla Chiesa "Am Hof dei Nove Cori Angelici", il Papa è accompagnato dal Rettore della Chiesa all’interno del tempio, dove sono raccolti un migliaio di fedeli e un coro.
    Dalla loggia della facciata della chiesa, introdotto dall’indirizzo di omaggio dell’Arcivescovo di Wien, Em.mo Card. Christoph Schönborn, il Papa dà inizio alla liturgia, alla quale prendono parte tutti i Vescovi dell’Austria.
    Dopo il saluto ai fedeli e la preghiera a Maria, il Santo Padre rientra in chiesa per la veglia di preghiera e l’adorazione del Santissimo Sacramento in preparazione alla festa di domani e che sarà portata avanti dai giovani per tutta la durata del viaggio.
    Di seguito riportiamo il testo del saluto del Papa con la preghiera alla Mariensäule:

    SALUTO DEL SANTO PADRE
    TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

    Venerato Signor Cardinale,
    onorevole Signor Sindaco,
    cari fratelli e sorelle!

    Come prima tappa del mio pellegrinaggio verso Mariazell ho scelto la Mariensäule, per riflettere un momento con voi sul significato della Madre di Dio per l’Austria del passato e del presente, come anche sul suo significato per ciascuno di noi. Saluto di cuore tutti voi convenuti qui per la preghiera ai piedi della Mariensäule. Ringrazio Lei, caro Signor Cardinale, per le calorose parole di benvenuto all’inizio di questa nostra celebrazione. Saluto il Signor Sindaco e tutte le Autorità presenti. Un particolare saluto rivolgo ai giovani e ai rappresentanti delle comunità di lingue straniere nell’Arcidiocesi di Vienna, che dopo questa liturgia della Parola si raccoglieranno nella chiesa, dove fino a domani rimarranno in adorazione davanti al Santissimo. Così essi realizzeranno in modo molto concreto ciò che in questi giorni vogliamo fare tutti noi: con Maria guardare a Cristo.

    Con la fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, si collega sin dai primi tempi una venerazione particolare per sua Madre, per quella Donna, nel cui grembo Egli assunse la natura umana partecipando perfino al battito del suo cuore, la Donna che accompagnò con delicatezza e rispetto la sua vita fino alla sua morte in croce, e al cui amore materno Egli alla fine affidò il discepolo prediletto e con lui tutta l’umanità. Nel suo sentimento materno Maria accoglie anche oggi sotto la sua protezione persone di tutte le lingue e culture, per condurle insieme, in una multiforme unità, verso Cristo. A Lei possiamo rivolgerci nelle nostre preoccupazioni e necessità. Da Lei, però, dobbiamo anche imparare ad accoglierci a vicenda con lo stesso amore con cui Ella accoglie tutti noi: ciascuno nella sua singolarità, voluto come tale e amato da Dio. Nella famiglia universale di Dio, nella quale per ogni persona è previsto un posto, ciascuno deve sviluppare i propri doni per il bene di tutti.

    La Mariensäule, eretta dall’imperatore Ferdinando III come ringraziamento per la liberazione di Vienna da un grande pericolo e da lui inaugurata proprio 360 anni fa, deve essere anche per noi oggi un segno di speranza. Quante persone, da allora, si sono fermate presso questa colonna e, pregando, hanno levato gli occhi verso Maria! Quanti hanno sperimentato nelle difficoltà personali la forza della sua intercessione! Ma la nostra speranza cristiana si estende ben oltre la realizzazione dei nostri desideri piccoli e grandi. Noi leviamo gli occhi verso Maria, che ci mostra a quale speranza siamo stati chiamati (cfr Ef 1, 18); Lei, infatti, personifica ciò che l’uomo è veramente!

    L’abbiamo appena sentito nel brano della Lettera agli Efesini: già prima della creazione del mondo, Dio ci ha scelti in Cristo. Egli conosce ed ama ciascuno di noi fin dall’eternità! E a quale scopo ci ha scelti? Per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità! E ciò non è un compito inattuabile: in Cristo Egli ce ne ha già donato la realizzazione. Noi siamo redenti! In virtù della nostra comunione col Cristo risorto, Dio ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale. Apriamo il nostro cuore, accogliamo l’eredità preziosa! Allora potremo intonare, insieme a Maria, la lode della sua grazia. E se continueremo a portare le nostre preoccupazioni quotidiane davanti alla Madre immacolata di Cristo, Lei ci aiuterà ad aprire le nostre piccole speranze sempre verso la grande, vera speranza che dà senso alla nostra vita e può colmarci di una gioia profonda ed indistruttibile.

    In questo senso vorrei ora, insieme a voi, levare gli occhi verso l’Immacolata, affidare a Lei le preghiere che poc’anzi avete pronunciate e chiedere la sua protezione materna per questo Paese e per i suoi abitanti:

    Santa Maria, Madre Immacolata del nostro Signore Gesù Cristo, in te Dio ci ha donato il prototipo della Chiesa e del retto modo di attuare la nostra umanità. A te affido il Paese d’Austria e i suoi abitanti: aiuta tutti noi a seguire il tuo esempio e ad orientare la nostra vita totalmente verso Dio! Fa che, guardando a Cristo, diventiamo sempre più simili a Lui: veri figli di Dio! Allora anche noi, pieni di ogni benedizione spirituale, potremo corrispondere sempre meglio alla sua volontà e diventare così strumenti di pace per l’Austria, per l’Europa e per il mondo. Amen.

    [01231-01.01] [Testo originale: Tedesco]


    SOSTA AL MEMORIALE PER LE VITTIME AUSTRIACHE DELLA SHOAH NELLA "JUDENPLATZ" A WIEN

    Conclusa la liturgia alla Mariensäule, alle 13.30 il Santo Padre Benedetto XVI raggiunge il Memoriale per le vittime austriache della Shoah nella "Judenplatz". Accolto dal Gran Rabbino e dal Presidente della Comunità ebraica, il Papa si raccoglie in preghiera.

    Quindi si reca in auto alla Nunziatura Apostolica di Wien dove pranza con i Membri del Seguito.

    [01242-01.01]

    [B0458-XX.01]

    fonte: Sala Stampa della Santa Sede

  6. #16
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    CONVERSAZIONE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON I GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO L’AUSTRIA (7 SETTEMBRE 2007)

    Riportiamo di seguito la trascrizione della conversazione del Santo Padre Benedetto XVI con i giornalisti del Volo Papale nella mattinata di ieri, venerdì 7 settembre, durante il viaggio aereo verso l’Austria:

    Padre Federico Lombardi. Ringraziamo il Santo Padre di venirci a salutare all’inizio di questo viaggio in Austria. Io presento ora alcune delle domande che voi mi avete dato nei giorni scorsi perché le proponessi al Santo Padre.

    D. – Questo viaggio porta il Santo Padre in un Paese che conosce dalla sua infanzia. Quale importanza attribuisce a questo ritorno in Austria?

    Papa. – Il mio viaggio vuole essere soprattutto un pellegrinaggio; vorrei inserirmi in questa lunga fila di pellegrini nel corso dei secoli – sono 850 anni – e così, pellegrino con i pellegrini, pregare con loro che pregano. E mi sembra importante questo segno dell’unità che crea la fede: unità tra i popoli, perché è un pellegrinaggio di molti popoli, unità tra i tempi e quindi un segno della forza unificante, della forza di riconciliazione che c’è nella fede. In questo senso vuol essere un segno della universalità della comunità di fede della Chiesa, un segno anche dell’umiltà e soprattutto anche un segno della fiducia che abbiamo in Dio, della priorità di Dio, che Dio c’è, che abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio. E naturalmente, anche espressione dell’amore per la Madonna. Quindi vorrei semplicemente confermare questi elementi essenziali della fede, in questo momento della storia.

    D. – La Chiesa austriaca negli anni Novanta ha attraversato un periodo difficile e inquieto, con tensioni pastorali e contestazioni. Il Santo Padre ritiene che queste difficoltà siano superate? Pensa con questa visita di aiutare a sanare le ferite e promuovere l’unità nella Chiesa, anche tra quelli che si sentono ai margini della Chiesa?

    Papa – Innanzitutto, vorrei dire grazie a tutti quelli che hanno sofferto in questi ultimi anni. So che la Chiesa in Austria ha vissuto tempi difficili: tanto più sono grato a tutti – laici, religiosi e sacerdoti – che sono rimasti, in tutte queste difficoltà, fedeli alla Chiesa, alla testimonianza a Gesù, che nella Chiesa dei peccatori hanno tuttavia riconosciuto il Volto di Cristo. Non direi che sono già totalmente superate queste difficoltà: la vita in questo nostro secolo – ma questo vale un po’ per tutti i secoli – rimane difficile; anche la fede vive sempre in contesti difficili. Ma spero di potere un po’ aiutare nella guarigione di queste ferite, e vedo che c’è una nuova gioia della fede, c’è un nuovo slancio nella Chiesa, e vorrei in quanto posso confermare questa disponibilità ad andare avanti con il Signore, ad avere fiducia che il Signore nella sua Chiesa rimane presente e che così, proprio vivendo la fede nella Chiesa, possiamo anche noi stessi arrivare alla meta della nostra vita e contribuire ad un mondo migliore.

    D. – L’Austria è un Paese di tradizione profondamente cattolica, eppure mostra anche segni di secolarizzazione. Con quale messaggio di incoraggiamento spirituale il Santo Padre si rivolgerà alla società austriaca?

    Papa – Ecco, io vorrei semplicemente confermare la gente nella fede, ché proprio anche oggi abbiamo bisogno di Dio, abbiamo bisogno di un orientamento che dia una direzione alla nostra vita. Si vede che una vita senza orientamenti, senza Dio, non riesce: rimane vuota. Il relativismo relativizza tutto e alla fine, bene e male non sono più distinguibili. Quindi, vorrei semplicemente confermare in questa convinzione, che diventa sempre più evidente, del nostro avere bisogno di Dio, di Cristo e della grande comunione della Chiesa che unisce i popoli e li riconcilia.

    D. – Vienna è sede di molte organizzazioni internazionali, tra cui anche l’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica, ed è luogo tradizionale d’incontro fra Oriente e Occidente. Il Santo Padre intende inviare messaggi anche sulla politica internazionale e sulla pace, o sui rapporti con l’ortodossia e l’islam, per superare divergenze e polemiche?

    Papa – Il mio non è un viaggio politico, è un pellegrinaggio, come ho detto. Sono solo due giorni – inizialmente, era previsto solo il pellegrinaggio a Mariazell, adesso abbiamo giustamente più tempo per essere anche a Vienna, per essere con diverse componenti della società austriaca. Non sono previsti immediatamente, in questo tempo così breve, incontri con le altre confessioni o religioni; solo un momento davanti al monumento della Shoah per mostrare – diciamo – la nostra tristezza, il nostro pentimento e anche la nostra amicizia verso i fratelli ebrei, per andare avanti in questa grande unione che Dio ha creato con il suo popolo. Immediatamente, quindi, non sono previsti tali messaggi. Solo all’inizio, nell’incontro con il mondo politico, vorrei parlare un po’ di questa realtà che è l’Europa, delle radici cristiane dell’Europa, del cammino da prendere. Ma è ovvio che tutto facciamo sempre poggiando sul dialogo sia con gli altri cristiani sia anche con i musulmani e con le altre religioni; il dialogo è sempre presente: è una dimensione del nostro agire, anche se in questa circostanza non va tanto esplicitato a causa del carattere specifico di questo pellegrinaggio.

    Padre Federico Lombardi. Santità, noi la ringraziamo moltissimo di queste parole e le facciamo tutti insieme gli auguri migliori per il buon successo di questo pellegrinaggio. Grazie tante a Lei.

    [01250-01.01] [Testo originale: Italiano]

    [B0463-XX.01]

    fonte: Sala Stampa della Santa Sede

  7. #17
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    VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN AUSTRIA IN OCCASIONE DELL’850° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL SANTUARIO DI MARIAZELL (7-9 SETTEMBRE 2007) (IV)


    INCONTRO CON LE AUTORITÀ E CON IL CORPO DIPLOMATICO, NELL’HOFBURG DI WIEN


    Conclusa la visita di cortesia, il Presidente della Repubblica accompagna il Papa nella Sala dei Ricevimenti dell’Hofburg di Wien per l’incontro con le Autorità e con il Corpo Diplomatico. Sono presenti anche esponenti del mondo della Cultura, tra cui i Rettori delle Università austriache.

    Dopo una breve introduzione musicale a cui fa seguito il discorso di S.E. il Sig. Heinz Fischer, Presidente della Repubblica, il Santo Padre Benedetto XVI pronuncia il discorso che pubblichiamo di seguito:

    DISCORSO DEL SANTO PADRE

    TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

    Onorevole Signor Presidente Federale,
    Onorevole Signor Cancelliere Federale,
    Illustri Membri del Governo Federale,
    Onorevoli Deputati del Parlamento nazionale e Membri del Senato Federale,
    Illustri Presidenti Regionali,
    Stimati Rappresentanti del Corpo diplomatico,
    Illustri Signore e Signori!

    Introduzione

    È per me una grande gioia e un onore incontrarmi oggi con Lei, Signor Presidente Federale, con i Membri del Governo Federale, come anche con i Rappresentanti della vita politica e pubblica della Repubblica d’Austria. In questo incontro nella Hofburg si rispecchia il buon rapporto, caratterizzato da fiducia vicendevole, tra il Vostro Paese e la Santa Sede, di cui Lei, Signor Presidente, ha parlato. Di questo mi rallegro vivamente.

    Le relazioni tra la Santa Sede e l’Austria rientrano nel vasto complesso dei rapporti diplomatici, che trovano nella città di Vienna un importante crocevia, perché qui hanno sede anche vari Organismi internazionali. Sono lieto della presenza di molti Rappresentanti diplomatici, ai quali va il mio deferente saluto. Vi ringrazio, Signore e Signori Ambasciatori, per la vostra dedizione non solo al servizio dei Paesi che rappresentate e dei loro interessi, ma anche della causa comune della pace e dell’intesa tra i popoli.

    Questa è la mia prima visita come Vescovo di Roma e Pastore supremo della Chiesa cattolica universale in questo Paese, che, però, conosco da molto tempo e per numerose visite precedenti. È – permettetemi di dirlo – veramente una gioia per me trovarmi qui. Ho qui molti amici e, come vicino bavarese, il modo di vivere e le tradizioni austriache mi sono familiari. Il mio grande Predecessore di beata memoria, Papa Giovanni Paolo II, ha visitato l’Austria tre volte. Ogni volta è stato ricevuto dalla gente di questo Paese con grande cordialità, le sue parole sono state ascoltate con attenzione e i suoi viaggi apostolici hanno lasciato le loro tracce.

    Austria

    L’Austria negli ultimi anni e decenni ha registrato successi, che ancora due generazioni fa nessuno avrebbe osato sognare. Il Vostro Paese non ha solo vissuto un notevole progresso economico, ma ha sviluppato anche un’esemplare convivenza sociale, di cui il termine "solidarietà sociale" è diventato un sinonimo. Gli austriaci hanno ogni ragione di esserne riconoscenti, e lo manifestano avendo un cuore aperto verso i poveri e gli indigenti nel proprio Paese, ma essendo anche generosi quando si tratta di dimostrare solidarietà in occasione di catastrofi e di disgrazie nel mondo. Le grandi iniziative di "Licht ins Dunkel" – "Luce nelle tenebre" – prima di Natale e "Nachbar in Not" – "Vicino nel bisogno" – sono una bella testimonianza di questi sentimenti.

    Austria e l’ampliamento dell’Europa

    Ci troviamo qui in un luogo storico, dal quale per secoli è stato governato un impero che ha unito ampie parti dell’Europa centrale e orientale. Questo luogo e quest’ora offrono, pertanto, un’occasione provvidenziale per fissare lo sguardo sull’intera Europa di oggi. Dopo gli orrori della guerra e le esperienze traumatiche del totalitarismo e della dittatura, l’Europa ha intrapreso il cammino verso un‘unità del Continente, tesa ad assicurare un durevole ordine di pace e di giusto sviluppo. La divisione che per decenni ha scisso il Continente in modo doloroso è, sì, superata politicamente, ma l’unità resta ancora in gran parte da realizzare nella mente e nel cuore delle persone. Anche se dopo la caduta della cortina di ferro nel 1989 qualche speranza eccessiva può essere rimasta delusa e su alcuni aspetti si possono sollevare giustificate critiche nei confronti di qualche istituzione europea, il processo di unificazione è comunque un’opera di grande portata che a questo Continente, prima corroso da continui conflitti e fatali guerre fratricide, ha portato un periodo di pace da tanto tempo sconosciuto. In particolare, per i Paesi dell’Europa centrale e orientale la partecipazione a tale processo è un ulteriore stimolo a consolidare al loro interno la libertà, lo stato di diritto e la democrazia. Vorrei ricordare, a tale proposito, il contributo che il mio predecessore Papa Giovanni Paolo II ha dato a quel processo storico. Pure l’Austria, che si trova al confine tra l’Occidente e l’Oriente di allora ha, come Paese-ponte, contribuito molto a questa unione e ne ha anche – non bisogna dimenticarlo – tratto grande profitto.

    Europa

    La "casa Europa", come amiamo chiamare la comunità di questo Continente, sarà per tutti luogo gradevolmente abitabile solo se verrà costruita su un solido fondamento culturale e morale di valori comuni che traiamo dalla nostra storia e dalle nostre tradizioni. L’Europa non può e non deve rinnegare le sue radici cristiane. Esse sono una componente dinamica della nostra civiltà per il cammino nel terzo millennio. Il cristianesimo ha profondamente modellato questo Continente: di ciò rendono testimonianza in tutti i Paesi e particolarmente in Austria non solo le numerose chiese e gli importanti monasteri. La fede ha la sua manifestazione soprattutto nelle innumerevoli persone che essa, nel corso della storia fino ad oggi, ha portato ad una vita di speranza, di amore e di misericordia. Mariazell, il grande Santuario nazionale austriaco, è al contempo un luogo d’incontro per vari popoli europei. È uno di quei luoghi nei quali gli uomini hanno attinto e attingono tuttora la "forza dall’alto" per una retta vita.

    In questi giorni la testimonianza di fede cristiana al centro dell’Europa viene espressa anche mediante la "Terza Assemblea Ecumenica Europea" in Sibiu/Hermannstadt (in Romania) posta sotto il motto: "La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e di unità in Europa". Viene spontaneo il ricordo del "Katholikentag" centro-europeo che nel 2004, sotto il motto "Cristo – speranza dell’Europa", ha radunato tanti credenti a Mariazell!

    Oggi si parla spesso del modello di vita europeo. Con ciò si intende un ordine sociale che collega efficacia economica con giustizia sociale, pluralità politica con tolleranza, liberalità ed apertura, ma significa anche conservazione di valori che a questo Continente danno la sua posizione particolare. Questo modello, sotto i condizionamenti dell’economia moderna, si trova davanti ad una grande sfida. La spesso citata globalizzazione non può essere fermata, ma è un compito urgente ed una grande responsabilità della politica quella di dare alla globalizzazione ordinamenti e limiti adatti ad evitare che essa si realizzi a spese dei Paesi più poveri e delle persone povere nei Paesi ricchi e vada a scapito delle generazioni future.

    Certamente – lo sappiamo – l’Europa ha vissuto e sofferto anche terribili cammini sbagliati. Ne fanno parte: restringimenti ideologici della filosofia, della scienza ed anche della fede, l’abuso di religione e ragione per scopi imperialistici, la degradazione dell’uomo mediante un materialismo teorico e pratico, ed infine la degenerazione della tolleranza in una indifferenza priva di riferimenti a valori permanenti. Fa però parte delle caratteristiche dell’Europa la capacità di autocritica che, nel vasto panorama delle culture del mondo, la distingue e la qualifica.

    La vita

    È nell’Europa che, per la prima volta, è stato formulato il concetto di diritti umani. Il diritto umano fondamentale, il presupposto per tutti gli altri diritti, è il diritto alla vita stessa. Ciò vale per la vita dal concepimento sino alla sua fine naturale. L’aborto, di conseguenza, non può essere un diritto umano – è il suo contrario. È una "profonda ferita sociale", come sottolineava senza stancarsi il nostro defunto Confratello, Cardinale Franz König.

    Nel dire questo non esprimo un interesse specificamente ecclesiale. Vorrei piuttosto farmi avvocato di una richiesta profondamente umana e portavoce dei nascituri che non hanno voce. Con ciò non chiudo gli occhi davanti ai problemi e ai conflitti di molte donne e mi rendo conto che la credibilità del nostro discorso dipende anche da quel che la Chiesa stessa fa per venire in aiuto alle donne in difficoltà.

    Mi appello in questo contesto ai responsabili della politica, affinché non permettano che i figli vengano considerati come casi di malattia né che la qualifica di ingiustizia attribuita dal Vostro ordinamento giuridico all’aborto venga di fatto abolita. Lo dico mosso dalla preoccupazione per i valori umani. Ma questo non è che un lato di ciò che ci preoccupa. L’altro è di fare tutto il possibile per rendere i Paesi europei di nuovo più aperti ad accogliere i bambini. Incoraggiate, Vi prego, i giovani, che con il matrimonio fondano nuove famiglie, a divenire madri e padri! Con ciò farete del bene a loro medesimi, ma anche all’intera società. Vi confermo anche decisamente nelle Vostre premure politiche di favorire condizioni che rendano possibile alle giovani coppie di allevare dei figli. Tutto ciò, però, non gioverà a nulla, se non riusciremo a creare nei nostri Paesi di nuovo un clima di gioia e di fiducia nella vita, in cui i bambini non vengano visti come un peso, ma come un dono per tutti.

    Una grande preoccupazione costituisce per me anche il dibattito sul cosiddetto "attivo aiuto a morire". C’è da temere che un giorno possa essere esercitata una pressione non dichiarata o anche esplicita sulle persone gravemente malate o anziane, perché chiedano la morte o se la diano da sé. La risposta giusta alla sofferenza alla fine della vita è un’attenzione amorevole, l’accompagnamento verso la morte – in particolare anche con l’aiuto della medicina palliativa – e non un "attivo aiuto a morire". Per affermare un accompagnamento umano verso la morte occorrerebbero però delle riforme strutturali in tutti i campi del sistema sanitario e sociale e l’organizzazione di strutture di assistenza palliativa. Occorrono poi anche passi concreti: nell’accompagnamento psicologico e pastorale delle persone gravemente malate e dei moribondi, dei loro parenti, dei medici e del personale di cura. In questo campo la "Hospizbewegung" fa delle cose grandiose. Tutto l’insieme di tali compiti, però, non può essere delegato soltanto a loro. Molte altre persone devono essere pronte o essere incoraggiate nella loro disponibilità a non badare a tempo e anche a spese nell’assistenza amorosa dei gravemente malati e dei moribondi.

    Il dialogo della ragione

    Fa parte dell’eredità europea, infine, una tradizione di pensiero, per la quale è essenziale una corrispondenza sostanziale tra fede, verità e ragione. Si tratta qui, in definitiva, della questione se la ragione stia al principio di tutte le cose e a loro fondamento o no. Si tratta della questione se la realtà abbia alla sua origine il caso e la necessità, se quindi la ragione sia un casuale prodotto secondario dell’irrazionale e nell’oceano dell’irrazionalità, in fin dei conti, sia anche senza un senso, o se invece resti vero ciò che costituisce la convinzione di fondo della fede cristiana: In principio erat Verbum – In principio era il Verbo – all’origine di tutte le cose c’è la Ragione creatrice di Dio che ha deciso di parteciparsi a noi esseri umani.

    Permettetemi di citare in questo contesto Jürgen Habermas, un filosofo quindi che non aderisce alla fede cristiana. Egli afferma: "Per l’autocoscienza normativa del tempo moderno il cristianesimo non è stato soltanto un catalizzatore. L’universalismo ugualitario, dal quale sono scaturite le idee di libertà e di convivenza solidale, è un’eredità immediata della giustizia giudaica e dell’etica cristiana dell’amore. Immutata nella sostanza, questa eredità è stata sempre di nuovo fatta propria in modo critico e nuovamente interpretata. A ciò fino ad oggi non esiste alternativa".

    I compiti dell’Europa nel mondo

    Dall’unicità della sua chiamata deriva, tuttavia, per l’Europa anche una responsabilità unica nel mondo. A questo riguardo essa innanzitutto non deve rinunciare a se stessa. Il continente che, demograficamente, invecchia in modo rapido non deve diventare un continente spiritualmente vecchio. L’Europa inoltre acquisterà una migliore consapevolezza di se stessa se assumerà una responsabilità nel mondo che corrisponda alla sua singolare tradizione spirituale, alle sue capacità straordinarie e alla sua grande forza economica. L’Unione Europea dovrebbe pertanto assumere un ruolo guida nella lotta contro la povertà nel mondo e nell’impegno a favore della pace. Con gratitudine possiamo costatare che Paesi europei e l’Unione Europea sono tra coloro che maggiormente contribuiscono allo sviluppo internazionale, ma essi dovrebbero anche far valere la loro rilevanza politica di fronte, ad esempio, alle urgentissime sfide poste dall’Africa, alle immani tragedie di quel Continente, quali il flagello dell’AIDS, la situazione nel Darfur, l’ingiusto sfruttamento delle risorse naturali e il preoccupante traffico di armi. Così pure l’impegno politico e diplomatico dell’Europa e dei suoi Paesi non può dimenticare la permanente grave situazione del Medio Oriente, dove è necessario il contributo di tutti per favorire la rinuncia alla violenza, il dialogo reciproco e una convivenza veramente pacifica. Deve anche continuare a crescere il rapporto con le Nazioni dell’America latina e con quelle del Continente asiatico, mediante opportuni legami di interscambio.

    Conclusione

    Onorevole Signor Presidente Federale, illustri Signore e Signori! L’Austria è un Paese ricco di molte benedizioni: grandi bellezze paesaggistiche che, anno dopo anno, attirano milioni di persone per un soggiorno di riposo; un’inaudita ricchezza culturale, creata e accumulata da molte generazioni; molte persone dotate di talento artistico e di grandi forze creative. Dappertutto si possono vedere le testimonianze delle prestazioni prodotte dalla diligenza e dalle doti della popolazione che lavora. È questo un motivo di gratitudine e di fierezza. Ma certamente l’Austria non è un’"isola felice" e neppure crede di esserlo. L’autocritica fa sempre bene e, senz’altro, è diffusa in Austria. Un Paese che ha ricevuto tanto deve anche dare tanto. Può contare molto su se stesso e anche esigere da se stesso una certa responsabilità nei confronti dei Paesi vicini, dell’Europa e del mondo.

    Molto di ciò che l’Austria è e possiede, lo deve alla fede cristiana ed alla sua ricca efficacia sulle persone. La fede ha formato profondamente il carattere di questo Paese e la sua gente. Deve perciò essere nell’interesse di tutti non permettere che un giorno in questo Paese siano forse ormai solo le pietre a parlare di cristianesimo! Un’Austria senza una viva fede cristiana non sarebbe più l’Austria.

    Auguro a Voi e a tutti gli Austriaci, soprattutto agli anziani e ai malati, come anche ai giovani che hanno la vita ancora davanti a sé, speranza, fiducia, gioia e la benedizione di Dio! Vi ringrazio.

    [01232-01.02] [Testo originale: Tedesco]


    fonte: Sala Stampa della Santa Sede

  8. #18
    Barnaba
    visitatore

    Il Pissidone del Santo Padre

    Non ho visto molto della Messa dal Santuario di Mariazell; l'unica cosa che ho notato è che al momento di partire dall'altare per andare a distribuire la Comunione il S. Padre si è reso conto di non poter tenere con una mano l'enorme 'bacinella' dorata che era stata predisposta per lui.
    Si è visto benissimo il suo disappunto e che si è rivolto al martiranese per dirgli una cosa del tipo: "Cos'è st'arnese?. Mentre l'Arcivescovo imbarazzato non sapeva che pesci pigliare, il Papa ha afferrato una pisside più piccola predisposta per un concelebrante , ha tolto il coperchio e si è avviato a distribuire la S. comunione.

    Non è il Marini che approva anche i vasi sacri per le cerimone pontificie?
    Mi sà che stavolta un rimprovero gli arriva!

  9. #19
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    Non ho visto molto della Messa dal Santuario di Mariazell; l'unica cosa che ho notato è che al momento di partire dall'altare per andare a distribuire la Comunione il S. Padre si è reso conto di non poter tenere con una mano l'enorme 'bacinella' dorata che era stata predisposta per lui.
    L'ho vista anch'io la scena

    infatti, se guardate questa foto, vedete che il Papa sta comunicando uno dei ministranti con un'Hostia magna e non le normali particole, proprio perché quella pisside era stata predisposta per la comunione dei Cardinali e Vescovi concelebranti

    Ultima modifica di Vox Populi; 08-09-2007 alle 13:43

  10. #20
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    VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN AUSTRIA IN OCCASIONE DELL’850° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL SANTUARIO DI MARIAZELL (7-9 SETTEMBRE 2007) (V)

    VISITA DI PREGHIERA AL SANTUARIO DI MARIAZELL


    Alle ore 8 di questa mattina, lasciata la Nunziatura Apostolica di Wien, il Santo Padre si reca in auto al Santuario di Mariazell, situato tra i monti della Stiria, al confine della Bassa Austria, nel territorio della Diocesi di Graz-Seckau.

    Salutato al suo arrivo dal Vescovo di Graz-Seckau, S.E. Mons. Egon Kapellari, dal Presidente della Repubblica, S.E. il Signor Heinz Fischer, dai Presidenti delle Province del Wienerwald e della Bassa Austria e dal sindaco della città, il Papa giunge intorno alle ore 9.45 all’ingresso della Basilica dove è accolto dall’Abate benedettino di St. Lambrecht, dal Superiore e dal Rettore del Santuario.

    Dopo aver salutato i fedeli presenti, il Santo Padre Benedetto XVI entra in chiesa e si raccoglie in preghiera nella Cappella del Santissimo Sacramento dove è anche esposta la statua della Madonna di Mariazell.

    [01244-01.01]


    SANTA MESSA IN OCCASIONE DELL’850° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DEL SANTUARIO DI MARIAZELL

    Alle ore 10.30, all’esterno della Basilica, il Santo Padre presiede la Celebrazione Eucaristica per l’850° anniversario di fondazione del Santuario, nella Solennità della Natività della Beata Vergine Maria, festa patronale di Mariazell.

    Nel corso della Santa Messa, introdotta dal saluto del Vescovo di Graz-Seckau, S.E. Mons. Egon Kapellari, dopo la proclamazione del Vangelo il Papa pronuncia l’omelia che riportiamo di seguito:


    OMELIA DEL SANTO PADRE

    TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle,

    con il nostro grande pellegrinaggio a Mariazell celebriamo la festa patronale di questo Santuario, la festa della Natività di Maria. Da 850 anni vengono qui persone da vari popoli e nazioni, persone che pregano portando con sé i desideri dei loro cuori e dei loro Paesi, le preoccupazioni e le speranze del loro intimo. Così Mariazell è diventata per l’Austria, e molto al di là delle sue frontiere, un luogo di pace e di unità riconciliata. Qui sperimentiamo la bontà consolatrice della Madre; qui incontriamo Gesù Cristo, nel quale Dio è con noi, come afferma oggi il brano evangelico - Gesù, di cui nella lettura del profeta Michea abbiamo sentito: Egli sarà la pace (cfr 5,4). Oggi ci inseriamo nel grande pellegrinaggio di molti secoli. Facciamo una sosta dalla Madre del Signore e la preghiamo: Mostraci Gesù. Mostra a noi pellegrini Colui che è insieme la via e la meta: la verità e la vita.

    Il brano evangelico, che abbiamo appena ascoltato, apre ulteriormente il nostro sguardo. Esso presenta la storia di Israele a partire da Abramo come un pellegrinaggio che, con salite e discese, per vie brevi e per vie lunghe, conduce infine a Cristo. La genealogia con le sue figure luminose e oscure, con i suoi successi e i suoi fallimenti, ci dimostra che Dio può scrivere diritto anche sulle righe storte della nostra storia. Dio ci lascia la nostra libertà e, tuttavia, sa trovare nel nostro fallimento nuove vie per il suo amore. Dio non fallisce. Così questa genealogia è una garanzia della fedeltà di Dio; una garanzia che Dio non ci lascia cadere, e un invito ad orientare la nostra vita sempre nuovamente verso di Lui, a camminare sempre di nuovo verso Cristo.

    Andare in pellegrinaggio significa essere orientati in una certa direzione, camminare verso una meta. Ciò conferisce anche alla via ed alla sua fatica una propria bellezza. Tra i pellegrini della genealogia di Gesù ce n’erano alcuni che avevano dimenticato la meta e volevano porre sé stessi come meta. Ma sempre di nuovo il Signore aveva suscitato anche persone che si erano lasciate spingere dalla nostalgia della meta, orientandovi la propria vita. Lo slancio verso la fede cristiana, l’inizio della Chiesa di Gesù Cristo è stato possibile, perché esistevano in Israele persone con un cuore in ricerca – persone che non si sono accomodate nella consuetudine, ma hanno scrutato lontano alla ricerca di qualcosa di più grande: Zaccaria, Elisabetta, Simeone, Anna, Maria e Giuseppe, i Dodici e molti altri. Poiché il loro cuore era in attesa, essi potevano riconoscere in Gesù Colui che Dio aveva mandato e diventare così l’inizio della sua famiglia universale. La Chiesa delle genti si è resa possibile, perché sia nell’area del Mediterraneo sia nell’Asia vicina e media, dove arrivavano i messaggeri di Gesù, c’erano persone in attesa che non si accontentavano di ciò che facevano e pensavano tutti, ma cercavano la stella che poteva indicare loro la via verso la Verità stessa, verso il Dio vivente.

    Di questo cuore inquieto e aperto abbiamo bisogno. È il nocciolo del pellegrinaggio. Anche oggi non è sufficiente essere e pensare in qualche modo come tutti gli altri. Il progetto della nostra vita va oltre. Noi abbiamo bisogno di Dio, di quel Dio che ci ha mostrato il suo volto ed aperto il suo cuore: Gesù Cristo. Giovanni, con buona ragione, afferma che Lui è l’Unigenito Dio che è nel seno del Padre (cfr Gv 1,18); così solo Lui, dall’intimo di Dio stesso, poteva rivelare Dio a noi – rivelarci anche chi siamo noi, da dove veniamo e verso dove andiamo. Certo, ci sono numerose grandi personalità nella storia che hanno fatto belle e commoventi esperienze di Dio. Restano, però, esperienze umane con il loro limite umano. Solo LUI è Dio e perciò solo LUI è il ponte, che veramente mette in contatto immediato Dio e l’uomo. Se noi cristiani dunque lo chiamiamo l’unico Mediatore della salvezza valido per tutti, che interessa tutti e del quale, in definitiva, tutti hanno bisogno, questo non significa affatto disprezzo delle altre religioni né assolutizzazione superba del nostro pensiero, ma solo l’essere conquistati da Colui che ci ha interiormente toccati e colmati di doni, affinché noi potessimo a nostra volta fare doni anche agli altri. Di fatto, la nostra fede si oppone decisamente alla rassegnazione che considera l’uomo incapace della verità – come se questa fosse troppo grande per lui. Questa rassegnazione di fronte alla verità è, secondo la mia convinzione, il nocciolo della crisi dell’Occidente, dell’Europa. Se per l’uomo non esiste una verità, egli, in fondo, non può neppure distinguere tra il bene e il male. E allora le grandi e meravigliose conoscenze della scienza diventano ambigue: possono aprire prospettive importanti per il bene, per la salvezza dell’uomo, ma anche – e lo vediamo – diventare una terribile minaccia, la distruzione dell’uomo e del mondo. Noi abbiamo bisogno della verità. Ma certo, a motivo della nostra storia abbiamo paura che la fede nella verità comporti intolleranza. Se questa paura, che ha le sue buone ragioni storiche, ci assale, è tempo di guardare a Gesù come lo vediamo qui nel santuario di Mariazell. Lo vediamo in due immagini: come bambino in braccio alla Madre e, sull’altare principale della basilica, come crocifisso. Queste due immagini della basilica ci dicono: la verità non si afferma mediante un potere esterno, ma è umile e si dona all’uomo solamente mediante il potere interiore del suo essere vera. La verità dimostra se stessa nell’amore. Non è mai nostra proprietà, un nostro prodotto, come anche l’amore non si può produrre, ma solo ricevere e trasmettere come dono. Di questa interiore forza della verità abbiamo bisogno. Di questa forza della verità noi come cristiani ci fidiamo. Di essa siamo testimoni. Dobbiamo trasmetterla in dono nello stesso modo in cui l’abbiamo ricevuta, così come essa si è donata.

    „Guardare a Cristo", è il motto di questo giorno. Questo invito, per l’uomo in ricerca, si trasforma sempre di nuovo in una spontanea richiesta, una richiesta rivolta in particolare a Maria, che ci ha donato Cristo come il Figlio suo: „Mostraci Gesù!" Preghiamo oggi così con tutto il cuore; preghiamo così anche al di là di questa ora, interiormente alla ricerca del Volto del Redentore. „Mostraci Gesù!". Maria risponde, presentandoLo a noi innanzitutto come bambino. Dio si è fatto piccolo per noi. Dio non viene con la forza esteriore, ma viene nell’impotenza del suo amore, che costituisce la sua forza. Egli si dà nelle nostre mani. Chiede il nostro amore. Ci invita a diventare anche noi piccoli, a scendere dai nostri alti troni ed imparare ad essere bambini davanti a Dio. Egli ci offre il Tu. Ci chiede di fidarci di Lui e di imparare così a stare nella verità e nell’amore. Il bambino Gesù ci ricorda naturalmente anche tutti i bambini del mondo, nei quali vuole venirci incontro. I bambini che vivono nella povertà; che vengono sfruttati come soldati; che non hanno mai potuto sperimentare l’amore dei genitori; i bambini malati e sofferenti, ma anche quelli gioiosi e sani. L’Europa è diventata povera di bambini: noi vogliamo tutto per noi stessi, e forse non ci fidiamo troppo del futuro. Ma priva di futuro sarà la terra solo quando si spegneranno le forze del cuore umano e della ragione illuminata dal cuore – quando il volto di Dio non splenderà più sopra la terra. Dove c’è Dio, là c’è futuro.

    „Guardare a Cristo": gettiamo ancora brevemente uno sguardo al Crocifisso sopra l’altare maggiore. Dio ha redento il mondo non mediante la spada, ma mediante la Croce. Morente, Gesù stende le braccia. Questo è innanzitutto il gesto della Passione, in cui Egli si lascia inchiodare per noi, per darci la sua vita. Ma le braccia stese sono allo stesso tempo l’atteggiamento dell’orante, una posizione che il sacerdote assume quando nella preghiera allarga le braccia: Gesù ha trasformato la passione – la sua sofferenza e la sua morte – in preghiera, e così l’ha trasformata in un atto di amore verso Dio e verso gli uomini. Per questo le braccia stese del Crocifisso sono, alla fine, anche un gesto di abbraccio, con cui Egli ci attrae a sé, vuole racchiuderci nelle mani del suo amore. Così Egli è un’immagine del Dio vivente, è Dio stesso, a Lui possiamo affidarci.

    „Guardare a Cristo!" Se questo noi facciamo, ci rendiamo conto che il cristianesimo è di più e qualcosa di diverso da un sistema morale, da una serie di richieste e di leggi. È il dono di un’amicizia che perdura nella vita e nella morte: „Non vi chiamo più servi, ma amici" (cfr Gv 15,15), dice il Signore ai suoi. A questa amicizia noi ci affidiamo. Ma proprio perché il cristianesimo è più di una morale, è appunto il dono di un’amicizia, proprio per questo porta in sé anche una grande forza morale di cui noi, davanti alle sfide del nostro tempo, abbiamo tanto bisogno. Se con Gesù Cristo e con la sua Chiesa rileggiamo in modo sempre nuovo il Decalogo del Sinai, penetrando nelle sue profondità, allora ci si rivela come un grande, valido, permanente ammaestramento. Il Decalogo è innanzitutto un „sì" a Dio, a un Dio che ci ama e ci guida, che ci porta e, tuttavia, ci lascia la nostra libertà, anzi, la rende vera libertà (i primi tre comandamenti). È un "sì" alla famiglia (quarto comandamento), un "sì" alla vita (quinto comandamento), un "sì" ad un amore responsabile (sesto comandamento), un "sì" alla solidarietà, alla responsabilità sociale e alla giustizia (settimo comandamento), un "sì" alla verità (ottavo comandamento) e un "sì" al rispetto delle altre persone e di ciò che ad esse appartiene (nono e decimo comandamento). In virtù della forza della nostra amicizia col Dio vivente noi viviamo questo molteplice "sì" e al contempo lo portiamo come indicatore di percorso in questa nostra ora del mondo.

    „Mostraci Gesù!". Con questa domanda alla Madre del Signore ci siamo messi in cammino verso questo luogo. Questa stessa domanda ci accompagnerà quando torneremo nella nostra vita quotidiana. E sappiamo che Maria esaudisce la nostra preghiera: sì, in qualunque momento, quando guardiamo verso Maria, lei ci mostra Gesù. Così possiamo trovare la via giusta, seguirla passo passo, pieni della gioiosa fiducia che la via conduce nella luce – nella gioia dell’eterno Amore. Amen.

    [01233-01.02] [Testo originale: Tedesco]


    SALUTO AI FEDELI PROVENIENTI DA DIVERSE NAZIONI

    Prima della conclusione della Celebrazione Eucaristica per l’850° anniversario di fondazione del Santuario di Mariazell, il Papa rivolge il suo saluto ai fedeli provenienti da vari Paesi dell’Europa orientale, presenti per onorare la Madonna di Mariazell, venerata - oltre che come Magna Mater Austriae - anche come Magna Hungarorum Domina e Mater Gentium Slavorum.
    Queste le parole di saluto del Santo Padre Benedetto XVI:

    PAROLE DEL SANTO PADRE

    Kedves magyar zarándokok, ismerem ragaszkodástokat a Mariazelli Szűzanyához. Kérem az Ő pártfogását Mindannyiotok számára. Dicsértessék a Jézus Krisztus.
    [Cari pellegrini ungheresi, conosco la vostra tradizionale devozione alla Madonna di Mariazell. Invoco la sua protezione su tutti voi. Sia lodato Gesù Cristo.]



    Dragi bratje in sestre iz Slovenije, naj Devica Marija vedno varuje vaše družine in vaš narod. Hvaljen Jezus!
    [Cari fratelli e sorelle venuti dalla Slovenia, la Vergine Maria protegga sempre il vostro popolo e le vostre famiglie. Sia lodato Gesù Cristo.]



    Od srca pozdravljam i vas dragi hrvatski hodočasnici! Neka vas prati moćni zagovor i pomoć Blažene Djevice Marije, da uvijek ostanete vjerni Kristu i njegovoj Crkvi! Hvaljen Isus i Marija!
    [Di cuore saluto anche voi, cari pellegrini croati! Vi accompagnino la potente intercessione e il soccorso della Beata Vergine Maria, affinché rimaniate sempre fedeli a Cristo e alla sua Chiesa. Siano lodati Gesù e Maria!]



    Srdečně zdravím též poutníky z České republiky. Svěřuji vás všechny do mateřské ochrany Panny Marie. Chvála Kristu!
    [Saluto cordialmente anche i pellegrini della Repubblica Ceca. Vi affido tutti alla materna protezione della Beata Vergine Maria. Sia lodato Gesù Cristo.]



    Srdečne pozdravujem slovenských pútnikov. Drahí priatelia, Mater Gentium Slavorum – Matka slovanských národov nech vám pomáha ostať vždy vernými Kristovi a Cirkvi.
    [Saluto cordialmente i pellegrini slovacchi. Cari amici, la Mater Gentium Slavorum vi aiuti a rimanere sempre fedeli a Cristo e alla Chiesa.]



    Pozdrawiam Polaków przybyłych do Mariazell w pielgrzymce wiary i jedności. Przez wstawiennictwo Maryi proszę o Boże błogosławieństwo dla Was i waszych rodzin.
    [Saluto i polacchi pervenuti a Mariazell in un pellegrinaggio di fede e di unione. Tramite l’intercessione di Maria chiedo a Dio la benedizione per voi e per le vostre famiglie.]

    [01246-XX.01] [Testo originale: Plurilingue]


    MANDATO DEL SANTO PADRE AI MEMBRI DEI CONSIGLI PARROCCHIALI

    Al termine della Santa Messa, alcuni rappresentanti dei Consigli Parrocchiali eletti nel 2007 nelle diocesi austriache ricevono dalle mani del Papa i due libri del Nuovo Testamento scritti da Luca: il Vangelo e gli Atti degli Apostoli.

    Pubblichiamo di seguito le parole con cui il Santo Padre conferisce loro il Mandato:

    PAROLE DEL SANTO PADRE

    TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

    TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

    Carissimi fratelli e sorelle,
    membri dei Consigli Pastorali Parrocchiali
    delle Chiese diocesane dell’Austria:
    sono grato a tutti voi
    chiamati a svolgere un impegnativo servizio
    nelle rispettive comunità ecclesiali di appartenenza.

    Accogliete e vivete la Parola di Dio:
    sia essa ad orientare sull'esempio di Maria le vostre scelte
    nella famiglia, nel lavoro e nella comunità cristiana.

    Continuate a camminare nella fede
    e, fedeli al mandato che vi e stato affidato,
    andate con sollecitudine e letizia
    verso tutte le creature per comunicare loro i doni della salvezza.

    Ricordatevi che siete inseriti in una storia
    e in una tradizione ricca di testimoni fedeli a Dio e al Vangelo.

    Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo
    per essere lievito di nuova vita,
    sale della terra
    e luce del mondo.

    Vi sia di conforto e di incoraggiamento
    la benedizione del Signore, nostra pace.

    [01234-01.01] [Testo originale: Tedesco]


    PENSIERO DEL SANTO PADRE PER LE PERSONE COLPITE DALLE ALLUVIONI

    A conclusione della Santa Messa celebrata questa mattina all’esterno della Basilica di Mariazell, prima del saluto ai fedeli nelle diverse lingue, il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto un pensiero alle persone colpite in questi giorni dalle alluvioni in Austria.

    Riportiamo di seguito le parole del Papa:

    PAROLE DEL SANTO PADRE

    TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

    Cari fratelli e sorelle!

    Prima dell’incontro con i Consigli parrocchiali e prima di consegnarvi il Vangelo e gli Atti degli Apostoli, vorrei riprendere quanto è già stato detto nelle intenzioni di preghiera. Sono molte le persone che qui in Austria stanno soffrendo, in questi giorni, a causa delle alluvioni ed hanno subito danni. Vorrei rassicurare tutte queste persone della mia preghiera, della mia compassione e del mio dolore e sono certo che tutti coloro che ne avranno la possibilità, mostreranno solidarietà e li aiuteranno.

    Poi vorrei ricordare anche i due pellegrini che sono morti qui, oggi – li ho compresi nella mia preghiera durante la Santa Messa. Possiamo confidare che la Madre di Dio li abbia condotti direttamente al cospetto di Dio, dato che erano venuti in pellegrinaggio per incontrare Gesù insieme con Lei.

    [01251-01.01] [Testo originale: Tedesco]

    Al termine della Celebrazione, il Papa pranza presso il Santuario di Mariazell con i Vescovi della Conferenza Episcopale Austriaca e con i Cardinali e i Vescovi del Seguito.

    [B0461-XX.03]

    fonte: Sala Stampa della Santa Sede
    Ultima modifica di Vox Populi; 08-09-2007 alle 20:16

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