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Risultati da 1 a 10 di 73

Discussione: Notizie di Santi poco conosciuti

  1. #1
    Nuovo iscritto L'avatar di Ut Gigas
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    SantaVenera, detta anche Veneranda o Venerina, (Aci, odierna Acireale, 100 circa - 143 circa) è venerata come santa martire dalla Chiesa cattolica. Non ci sono notizie documentabili sull'esistenza storica di questo personaggio e generalmente si pensa che la figura di santa Venera sia stata creata per cercare di sostituire il culto locale della dea Venere. La sua storia inoltre s'intreccia e si sovrappone a quella di altre sante omonime, rendendone difficoltosa l'identificazione.

  2. #2
    emmegiemme
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    Citazione Originariamente Scritto da Alessandro Palermo. Visualizza Messaggio
    ci sono diversi dubbi sull'esistenza di una santa Venera ma nella sicilia è particolarmente venerata, soprattutto ad Acireale e ad Avola.

    Infatti ricordo che molti anni ad Acireale avevo assistito alla conferenza di un importante studioso dell'Università di Atene, specialista di letteratura agiografica bizantina, che aveva parlato delle vite medievali di Santa Venera e del fatto che queste contenevano molti elementi leggendari. Uno del pubblico, un locale era insorto e aveva polemizzato vigorosamente, affermando che il relatore straniero era venuto a seminare confusione.

  3. #3
    emmegiemme
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    Citazione Originariamente Scritto da Seby Visualizza Messaggio
    Santa Venera è la patrona di Acireale!
    Scusate, mi ero dimenticato di specificarlo!

  4. #4
    panzerkardinal
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    Citazione Originariamente Scritto da aldo12 Visualizza Messaggio
    Volevo sapere se nella storia della Chiesa e dei Santi c'e' stato un santo di colore.
    San Murizio!

  5. #5
    Iscritto L'avatar di Castelbuono
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    ce ne sono moltissimi di colore...anche più antichi come San Calogero

  6. #6
    Veterano di CR L'avatar di fede
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    Citazione Originariamente Scritto da aldo12 Visualizza Messaggio
    Volevo sapere se nella storia della Chiesa e dei Santi c'e' stato un santo di colore.
    San Zeno vescovo di Verona.

  7. #7
    Veterano di CR L'avatar di fede
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    Chi sa qualcosa su Santa Panafleta, molto venerata nelle mia parrocchia?

  8. #8
    Iscritto L'avatar di Castelbuono
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    Citazione Originariamente Scritto da Alessandro Palermo. Visualizza Messaggio
    Nella tradizione della Chiesa ci sono diversi dubbi sull'esistenza di una santa Venera ma nella sicilia è particolarmente venerata, soprattutto ad Acireale e ad Avola.

    La mia Chiesa Madre, ex Collegio dei Gesuiti, fin da sempre ha in posseso parte del corpo di questa Santa. Questa erano poste sotto un'altare ed erano contrassegnate da una iscrizione che porta proprio il nome di una martire Veneriae in lingua latina. Dopo i lavori di restauro queste osse sono state tolte e custodite nella sacrestia.
    Adesso è mia intenzione intanto dare giusto ricordo e rispetto a questo corpo ma soprattutto conoscere se realmente esiste una santa che porta il nome di Venera e se ci sono altre reliquie di codesta.
    Mi rivolgo soprattutto agli abitanti di Acireale ed Avola e a tutti quelli che conosco o hanno in possesso di informazioni.
    Grazie fatemi sapere.

    a quanto ne sappia Santa Venera è una martire dei primi secoli. sempre secondo alcune fonti che ho sottomano la Santa sarebbe esistita e la Chiesa ne ammette l'esistenza. tuttavia probabilmente nella vita di Santa Venera si intreccia, come spesso capitava nel medioevo, la vita si un'altra Santa con lo stesso nome.

  9. #9
    Phantom
    visitatore
    Citazione Originariamente Scritto da aldo12 Visualizza Messaggio
    Volevo sapere se nella storia della Chiesa e dei Santi c'e' stato un santo di colore.
    Santa Giuseppina Bakhita.

  10. #10
    Adriana 53
    visitatore

    Una delle mie Sante preferite

    Nasce nel Sudan nel 1869, rapita all'età di sette anni, venduta più volte, conosce indicibili sofferenze fisiche e morali. Nel 1882 viene comprata a Kartum dal Console Italiano Calisto Legnani. Nel 1885 viene in Italia dove, a Genova, il Console l'affida alla famiglia del suo amico Augusto Michieli e diventa la bambinaia della loro figlia. Quando la famiglia Michieli si sposta sul Mar Rosso, Bakhita resta con la loro bambina presso le Suore Canossiane di Venezia. Qui, il 9 gennaio 1890, richiede il battesimo prendendo il nome di Giuseppina. Nel 1893 decide di farsi suora canossiana per servire Dio che le aveva dato tante prove del suo amore. Divenuta suora, nel 1896 è trasferita a Schio (Vicenza) dove muore l'8 febbraio del 1947. Per cinquant'anni ricoprì compiti umili e semplici offerti con generosità e virtù eroiche, le consorelle la stimarono per la sua bontà e carità. E' stata beatificata da Giovanni Paolo II il 17 maggio 1992 e canonizzata il I ottobre 2000.



    Nacque nel Sudan nel 1869 e morì a Schio (Vicenza) nel 1947. Fiore africano, che conobbe le angosce del rapimento e della schiavitù, si aprì mirabilmente alla grazia in Italia, accanto alle Figlie di S. Maddalena di Canossa.
    La Madre Moretta
    A Schio (Vicenza), dove visse per molti anni, tutti la chiamano ancora 'la nostra Madre Moretta'. Il processo per la causa di Canonizzazione iniziò dodici anni dopo la sua morte e il 1 dicembre 1978 la Chiesa emanò il decreto sull'eroicità delle sue virtù. La divina Provvidenza che 'ha cura dei fiori del campo e degli uccelli dell'aria', ha guidato questa schiava sudanese, attraverso innumerevoli e indicibili sofferenze, alla libertà umana e a quella della fede, fino alla consacrazione di tutta la propria vita a Dio per l'avvento del regno.

    In schiavitù
    Bakhita non è il nome ricevuto dai genitori alla sua nascita. La terribile esperienza le aveva fatto dimenticare anche il suo nome. Bakhita, che significa 'fortunata', è il nome datole dai suoi rapitori. Venduta e rivenduta più volte sui mercati di El Obeid e di Khartoum conobbe le umiliazioni, le sofferenze fisiche e morali della schiavitù.

    Verso la libertà
    Nella capitale del Sudan, Bakhita venne comperata da un Console italiano, il signor Callisto Legnani. Per la prima volta dal giorno del suo rapimento si accorse, con piacevole sorpresa, che nessuno, nel darle comandi, usava più lo staffile; anzi la si trattava con maniere affabili e cordiali. Nella casa del Console, Bakhita conobbe la serenità, l'affetto e momenti di gioia, anche se sempre velati dalla nostalgia di una famiglia propria, perduta forse, per sempre. Situazioni politiche costrinsero il Console a partire per l'Italia. Bakhita chiese ed ottenne di partire con lui e con un suo amico, un certo signor Augusto Michieli.

    In Italia
    Giunti a Genova, il Signor Legnani, su insistente richiesta della moglie del Michieli, accettò che Bakhita rimanesse con loro. Ella seguì la nuova 'famiglia' nell'abitazione di Zianigo (frazione di Mirano Veneto) e, quando nacque la figlia Mimmina, Bakhita ne divenne la bambinaia e l'amica. L'acquisto e la gestione di un grande hotel a Suakin, sul Mar Rosso, costrinsero la signora Michieli a trasferirsi in quella località per aiutare il marito. Nel frattempo, dietro avviso del loro amministratore, Illuminato Checchini, Mimmina e Bakhita vennero affidate alle Suore Canossiane dell'Istituto dei Catecumeni di Venezia. Ed è qui che Bakhita chiese ed ottenne di conoscere quel Dio che fin da bambina 'sentiva in cuore senza sapere chi fosse'. 'Vedendo il sole, la luna e le stelle, dicevo tra me: Chi è mai il Padrone di queste belle cose? E provavo una voglia grande di vederlo, di conoscerlo e di prestargli omaggio'.

    Figlia di Dio
    Dopo alcuni mesi di catecumenato Bakhita ricevette i Sacramenti dell'Iniziazione cristiana e quindi il nome nuovo di Giuseppina. Era il 9 gennaio 1890. Quel giorno non sapeva come esprimere la sua gioia. I suoi occhi grandi ed espressivi sfavillavano, rivelando un'intensa commozione. In seguito la si vide spesso baciare il fonte battesimale e dire: 'Qui sono diventata figlia di Dio!'. Ogni giorno nuovo la rendeva sempre più consapevole di come quel Dio, che ora conosceva ed amava, l'aveva condotta a sè per vie misteriose, tenendola per mano. Quando la signora Michieli ritornò dall'Africa per riprendersi la figlia e Bakhita, quest'ultima, con decisione e coraggio insoliti, manifestò la sua volontà di rimanere con le Madri Canossiane e servire quel Dio che le aveva dato tante prove del suo amore. La giovane africana, ormai maggiorenne, godeva della libertà di azione che la legge italiana le assicurava.

    Figlia di Maddalena
    Bakhita rimase nel catecumenato ove si chiarì in lei la chiamata a farsi religiosa, a donare tutta se stessa al Signore nell'Istituto di S. Maddalena di Canossa. L'8 dicembre 1896 Giuseppina Bakhita si consacrava per sempre al suo Dio che lei chiamava, con espressione dolce, 'el me Paron'. Per oltre cinquant'anni questa umile Figlia della Carità, vera testimone dell'amore di Dio, visse prestandosi in diverse occupazioni nella casa di Schio: fu infatti cuciniera, guardarobiera, ricamatrice, portinaia. Quando si dedicò a quest'ultimo servizio, le sue mani si posavano dolci e carezzevoli sulle teste dei bambini che ogni giorno frequentavano le scuole dell'Istituto. La sua voce amabile, che aveva l'inflessione delle nenie e dei canti della sua terra, giungeva gradita ai piccoli, confortevole ai poveri e ai sofferenti, incoraggiante a quanti bussavano alla porta dell'Istituto.

    Testimone dell'amore
    La sua umiltà, la sua semplicità ed il suo costante sorriso conquistarono il cuore di tutti i cittadini scledensi. Le consorelle la stimavano per la sua dolcezza inalterabile, la sua squisita bontà e il suo profondo desiderio di far conoscere il Signore. 'Siate buoni, amate il Signore, pregate per quelli che non lo conoscono. Sapeste che grande grazia è conoscere Dio!'. Venne la vecchiaia, venne la malattia lunga e dolorosa, ma M. Bakhita continuò ad offrire testimonianza di fede, di bontà e di speranza cristiana. A chi la visitava e le chiedeva come stesse, rispondeva sorridendo: 'Come vol el Paron'.

    L'ultima prova
    Nell'agonia rivisse i terribili giorni della sua schiavitù e pi? volte supplicò l'infermiera che l'assisteva: 'Mi allarghi le catene...pesano!'. Fu Maria Santissima a liberarla da ogni pena. Le sue ultime parole furono: 'La Madonna! La Madonna!', mentre il suo ultimo sorriso testimoniava l'incontro con la Madre del Signore. M. Bakhita si spense l'8 febbraio 1947 nella casa di Schio, circondata dalla comunità in pianto e in preghiera. Una folla si riversò ben presto nella casa dell'Istituto per vedere un'ultima volta la sua 'Santa Madre Moretta' e chiederne la protezione dal cielo. La fama di santità si è ormai diffusa in tutti i continenti.

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