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Discussione: I Ministeri nella Liturgia (istituiti, di fatto, straordinari e altri)

  1. #1
    marcolino24
    visitatore

    I Ministeri nella Liturgia (istituiti, di fatto, straordinari e altri)

    Citazione Originariamente Scritto da Conopeo Visualizza Messaggio
    Salve a tutti.

    Vorrei chiarire qualche dubbio che ho riguardo a dei ministeri che hanno dei ruoli specifici nella S. Messa, in partivolare il lettore e l'accolito.

    Questi sono ministeri istituiti, però, alla loro mancanza, il loro ruolo può essere svolto da un laico qualunque, anche donna.

    Che differenza vi è tra ciò che svolge un lettore o un accolito istituito e ciò che svolge un loro "collega" non istituito?

    E poi, quando ad una messa è presente un lettore istituito spetta a lui il compito di proclamare la Parola di Dio o lo può fare anche qualcun altro, come ad es. è accaduto per il funerale di Papa Giovanni Paolo II?

    il lettore e l'accolito devono indossare delle vesti liturgiche come ad es. il camice anche qundo sono laici qualunque?

    Se qualcuno mi può illuminare, gli sarò grato.

    Grazie.


    L'abito proprio del lettore e dell'accolito è veste talare e cotta, quando partecipano alla messa come laici qualcunque non devono indossare la veste.

    Che io sappia il lettore istituito può esercitare i suoi "incarichi" in qualunque celebrazione, ma di fatto lo fa quasi solo nei pontificali.

    I laici possono distribuire la comunione solo in casi particolari, è consigliato che ci sia un ministro proprio dell'Eucaristia istituito. L'accolito, a differenza di un laico, può fare la purificazione del calice dopo la comunione.

    Quello che so è questo, magari altri sono puù informati...
    Ultima modifica di Marcianus; 11-08-2007 alle 10:49 Motivo: Aggiunta del messaggio (ormai cancellato) di Conopeo

  2. #2
    PierCs70
    visitatore
    sono ministro istituito laico
    dal 18/10/'03 al 09/02/'04 lettore & dal 10/02/'04 accolito per que ke sò l'abito liturgico per un ministro cm me é il camice e non tanto talare & cotta ke spettano ai seminaristi. inoltre il lettore nn proclama la parola di DIO da solo ma una delle letture (in domenica) oppure il salmo. l'accolito oltre a poter purificare il calice dopo la comunione puòpreparare la mensa [corporale, vino nel calice e cosa ke nn ho compreso bn (in quanto ki dice si e ki dice no) anke l'aqua (nn ho ben capito ciò poikè nn può pronunciare le paroline: l'acqua unita al vino...............)] ma sempre in assenza del diacono ke sia esso transeunte o permanente
    cmq l'abito liturgico é buona norma indossarlo (anke da ministro straord.) quando si assiste la celebrazione sul presbiterio affianco al celebrante.
    Ultima modifica di Gerensis; 10-08-2015 alle 21:20

  3. #3
    Thomas76
    visitatore
    Per quanto riguarda i ministeri istituiti, il lettorato e l'accolitato, ridisciplinati con la riforma liturgica, è da dire che raramente li si osserva attivati nelle parrocchie, più di frequente essi vengono conferiti in via transeunte ai candidati al diaconato (permanente o transeunte), convenzionalmente sei mesi prima dell'ordinazione.

    Esistono poi i cosiddetti ministeri "di fatto" rappresentati dalle figure del ministrante, del ministro straordinario della Comunione e dal lettore, tutti esercitabili tanto da uomini che da donne. Sono questi ultimi, più di frequente, a supplire ai ministeri istituiti, con una prassi che difficilmente trova una propria ratio teologico-liturgica e che andrebbe disincentivata. Il caso più equivoco consiste nella sovrapposizione tra il ministero istituito di accolito e quello di fatto di ministro della comunione: le competenze del primo consistono nell'aiutare il sacerdote e il diacono all'altare. "In casi particolari egli può preparare l'altare e i vasi sacri e distribuire come ministro straordinario l'eucarestia ai fedeli" (Institutio generalis. Principi e norme per 'uso del Messale Romano, 4/12/1993,n° 65)

    Compiti normali dell'accolito sono quelli di portare la croce nella processione d'ingresso, sostenere il libro al sacerdote o al diacono durante la celebrazione e offrire loro i saervizi necessari. In assenza di un diacono l'accolito porta all'altare il corporale, il purificatoio e il messale; inoltre aiuta il sacerdote a ricevere eventuali doni dell'assemblea, porta all'altare il pane e il vino e glieli consegna. Se si fa uso dell'incenso, gli porge il turibolo e lo assiste nell'incensazione dei doni e dell'altare" (ivi, nn. 143-145). Dopo la distribuzione della comunione aiuta il celebrante o il diacono a purificare e riporre i vasi. in assenza del diacono riporta i vasi alla credenza, dove li purifica e li riordina. (ivi, n. 147). In casi particolari l'accolito può aiutare a distribuire la comunione al popolo; qualora venga distribuita nelle due specie porge il calice ai fedeli o lo sorregge qualora la comunione sia distribuita mediante intinzione (ivi, n. 146). In determinate circostanze può portare la comunione ai malati e il viatico ai moribondi. In assenza del presbitero o del diacono può esporre la SS. Eucarestia al popolo e riporla, senza impartire la benedizione con l'ostensorio ("Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico"). Può inoltre celebrare la funzione domenicale in assenza del presbitero o del diacono secondo il rito previsto dal "Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico". Ora si noti come le funzioni di servizio all'altare (esclusi forse l'infusione di vino ed acqua nel calice e la purificazione dei vasi sacri) proprie dell'accolito siano normalmente espletate dai ministranti (di varia età) e quelle ben più onerose inerenti il culto eucaristico siano consentite anche ai Ministri straordinari della Comunione (secondo il detto Rituale).

    Evidentemente non vi è stato un coordinamento ed una disciplina sufficientemente dettagliata per lasciare maggior discrezionalità agli usi delle singole diocesi; ora credo che, proprio in quanto il ministero straordinario della Comunione è "de facto", occorrerà valutare il ruolo che il ministro ricopre nel servizio alla parrocchia, per valutare quale responsabilità conferirgli, fermo restando che "de iure" egli è lecitamente abilitato a svolgere tutte le funzioni di cui sopra. Per quanto riguarda la veste liturgica, come già è stato detto in questo forum, quella propria di ogni ministro che serve l'altare è la veste talare con la cotta o, in sostituzione, il camice. Io credo che ciò valga tanto per i seminaristi quanto per gli altri ministri (non essendoci più la tonsura sono "clerici" secondo l'antica denominazione preconciliare anche i ministri straordinari della Comunione, purché di sesso maschile, è implicito).

    Io sono ministro della Comunione e studente di S. Teologia (anche se non seminarista) e indosso abitualmente l'abito talare, oltre che nelle funzioni liturgiche, anche per portare la comunione agli ammalati. Molto dipende, naturalmente, dalle circostanze e dagli usi delle singole diocesi. Diversa, invece, è la posizione del ministrante (o ministro della comunione) donna, per le quali non sembra opportuno l'utilizzo di un abito liturgico. Gradirei sapere che cosa ne pensate.
    Ultima modifica di Gerensis; 10-08-2015 alle 21:34 Motivo: Divisione in capoversi per una migliore leggibilità.

  4. #4
    marcolino24
    visitatore
    In casi particolari l'accolito può aiutare a distribuire la comunione al popolo
    Non penso proprio in casi particolari, è proprio questo il compito più importante dell'accolito!
    Diversa, invece, è la posizione del ministrante (o ministro della comunione) donna, per le quali non sembra opportuno l'utilizzo di un abito liturgico. Gradirei sapere che cosa ne pensate.
    Io non sono mai stato d'accordo nella mia parrocchia di avere ministranti femmine, e tutt'ora siamo solo maschi, tuttavia è comunque necessario un abito liturgico per le chierichette. Per quanto riguarda i ministri della comunione donne penso che siate tutti d'accordo che non abbiano alcun diritto ad un abito liturgico, a meno che siano suore che abbiamo dato i voti quindi indossano l'abito proprio del loro ordine.
    Ultima modifica di Gerensis; 10-08-2015 alle 21:23

  5. #5
    chierichetto87
    visitatore
    Io non sono mai stato d'accordo nella mia parrocchia di avere ministranti femmine, e tutt'ora siamo solo maschi, tuttavia è comunque necessario un abito liturgico per le chierichette.
    giusto e veste e cotta non mi sembra adatta, meglio un camice o la cosidetta tarcisiana... poi di vesti bislacche ne ho viste...

    Io sono ministro della Comunione e studente di S. Teologia (anche se non seminarista) e indosso abitualmente l'abito talare, oltre che nelle funzioni liturgiche, anche per portare la comunione agli ammalati.
    cioè? esci in veste e cotta? non solo in veste.
    Ultima modifica di Gerensis; 10-08-2015 alle 21:23

  6. #6
    PierCs70
    visitatore
    Lettore Accolito Ministro straordinario della Comunione

    Dal latino ministerium: “servizio”. Seguendo Cristo, “venuto non per essere servito, ma per servire” (Mt 20,289), la Chiesa, nella celebrazione della liturgia, utilizza una serie di ministeri, o servizi, per il bene di tutto il popolo di Dio riunito. Non tutti hanno la stessa importanza, ma ciascuno contribuisce all’integralità del “servizio” divino.

    I Ministeri Ordinati
    Il ministero ordinato dei Vescovi, dei sacerdoti, dei Diaconi, rappresentanti di Cristo, è ordinariamente necessario alla celebrazione della liturgia. Il ministero istituito degli accoliti e dei lettori è legato al servizio dell’altare e della parola, sotto la responsabilità dei ministri ordinati. Nella Chiesa incontriamo anzitutto i ministeri ordinati, ossia i ministeri che derivano dal sacramento dell’ordine. Sono stati tramandati dagli Apostoli e dai loro successori, e costituiscono la gerarchia ecclesiastica. Per questo vengono detti anche ministeri gerarchici. Essi, prima ancora che per coloro che li ricevono, sono, come sacramenti “voluti da Dio”, una grazia immensa per la vita e la missione di tutta la Chiesa.
    I Ministeri Istituiti
    Attorno ai ministeri ordinati, la vita e l’insegnamento della Chiesa hanno sempre visto e ammesso l’esistenza di altri ministeri, appunto i ministeri non ordinati, che, varianti secondo le epoche e le necessità, abbracciano quelli istituiti e quelli di fatto. Pertanto bisognerà tenere presenti, con maggiore proprietà e attenzione, questi diversi riferimenti e significati del medesimo termine di “ministero”. Soffermandoci ora sui ministeri “istituiti”, si deve anzitutto dire che essi non nascono dal sacramento dell’ordine, ma sono appunto istituiti dalla Chiesa sulla base dell’attitudine che i fedeli hanno, in forza del battesimo, a farsi carico di speciali compiti e mansioni nella comunità. Costituiscono anch’essi una grazia, ossia un dono che lo Spirito Santo concede per il bene della Chiesa; e comportano pure, per quanti li assumono, una grazia, non sacramentale, ma invocata e meritata dalla intercessione e dalla benedizione della Chiesa. I ministeri attualmente istituiti dopo il concilio, sono finora due: il Lettorato e l’Accolitato. Hanno riferimento al libro e all’altare, ossia all’amministrazione della Parola di Dio e del Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo e di conseguenza della carità: i divini tesori custoditi dalla Chiesa ne di cui la Chiesa è debitrice all’umanità. Questi ministeri istituiti esistevano prima come tappe spirituali l’itinerario verso i ministeri ordinati; ora godono di una loro autonomia e stabilità, anche se riceverli ed esercitarli è obbligatorio per i candidati ai ministeri dell’ordine sacro.
    I Ministeri di fatto
    I ministeri istituiti, quelli già istituiti dalla S. Sede e quelli che in seguito saranno dalla stessa istituiti su proposta delle Conferenze Episcopali per le esigenze delle Comunità ecclesiali, non esauriscono la ricchezza ministeriale che può fiorire attorno ai ministeri ordinati a sostegno e sviluppo della ministerialità della Chiesa. I ministeri istituiti di cui parliamo si caratterizzano per il rito liturgico del loro conferimento, che tuttavia non le limita l'esercizio alla sfera strettamente liturgica. Il rito liturgico, d'altra parte, non è l'unico modo di approvazione e di investitura dei ministeri. Accanto al rito, ed equivalente nella sostanza, può esservi il riconoscimento canonico, oppure il tacito ed effettivo consenso dell'autorità ecclesiastica. In questo ultimo caso si hanno i cosiddetti ministeri di fatto, quei ministeri cioè che senza titoli ufficiali compiono, nella prassi pastorale, consistenti e costanti servizi pubblici alla Chiesa. Il pensiero corre spontaneamente ad alcune categorie di fedeli, che si trovano nelle condizioni indicate per l'esplicazione di ministeri di fatto. Uno degli esempi più evidenti è quelli dei catechisti, che è tra i più fiorenti in non poche chiese locali.
    Ultima modifica di Gerensis; 10-08-2015 alle 21:35

  7. #7
    PierCs70
    visitatore
    II ministero liturgico del lettore

    1. L'ambone, mensa della parola
    Secondo il desiderio del concilio Vaticano II (SC 51), nelle celebrazioni liturgiche bisogna preparare « la mensa della parola di Dio » con maggiore abbondanza e di¬schiudere così più profondamente la ricchezza della Scrittura (introd. al Messale, n. 34); « infatti nelle letture... Dio parla al suo popolo... e offre un nutrimento spirituale» (ivi, n. 33). I cristiani debbono lasciarsi formare « dalla parola di Dio », così come « si nutrono alla mensa del corpo del Signore » (SC 48). L'architettura della chiesa deve perciò riservare il giusto spazio e la giusta collocazione alla sede del sacerdote, all'altare e all'ambone. Questo, quale luogo della proclamazione della parola di Dio, esige « nella chiesa un luogo adatto..., verso il quale, durante la liturgia della parola, spontaneamente si rivolga l'attenzione dei fedeli ». Tenuta presente la struttura di ogni chiesa, esso « deve essere disposto in modo tale che i ministri possano essere comodamente visti e uditi dai fedeli » (introd. al Messale, n. 272). L'ambone serve esclusivamente alla predicazione e al¬la proclamazione: al lettore per le letture, al diacono e al sacerdote per il vangelo e l'omelia.

    2. Un ministero liturgico
    II lettore, uomo o donna, fa parte nell'assemblea liturgica degli « uffici particolari » (introd. al Messale, n. 65ss), che sono « un vero ministero liturgico » (SC 29). Egli « è istituito per proclamare le letture della sacra Scrittura, eccetto il vangelo; può anche proporre le intenzioni della preghiera universale e, in mancanza del salmista, recitare il salmo interlezionale» (introd. al Messale, n. 66).
    Che il lettore non agisca su delega, ma in qualità di « laico » eserciti un « proprio compito », è confermato dall'esplicito rilievo ch'egli deve svolgerlo anche se so¬no presenti un sacerdote e un diacono (ivi, n. 66, cfr. anche n. 34). Ciò vale, per esempio, anche quando l'eucaristia viene concelebrata da più sacerdoti.
    L'abilitazione a svolgere il proprio compito egli la riceve fondamentalmente dai sacramenti dell'iniziazione cristiana e dell'incorporazione nella Chiesa. Ogni cri¬stiano battezzato e confermato contribuisce a ogni celebrazione liturgica, perché partecipa al sacerdozio uni¬versale di tutti i fedeli. L'« ufficio particolare » allude alla partecipazione piena, cosciente e attiva di tutta l'assemblea cultuale e la promuove. L'ufficio del lettore mette anche in luce il dovere di tutti i mèmbri del popolo di Dio di dedicarsi alla evangelizzazione, alla predicazione e alla testimonianza del messaggio della salvezza.

    3. Il servizio della parola, servizio per la fede del popolo di Dio
    L'ufficio del lettore non consiste solo nel leggere ad alta voce, ma significa e richiede: che uno si impegni con tutte le forze a capire un testo; metta a disposizione la propria voce come uno strumento; si metta al servizio della parola di Dio. Esso è un servizio particolare reso alla fede del popolo di Dio, dal momento che questa è radicata nella parola di Dio. Perciò i lettori di una parrocchia dovrebbero costituire un gruppo, che si raduna regolarmente. Tali riunioni non servono solo a stabilire i turni, ma soprattutto ad approfondire la formazione liturgica, al fine di contribuire responsabilmente e comunitariamente con gli altri ministranti alla buona riuscita delle celebrazioni liturgiche parrocchiali. Importante è lo studio e la discussione di questioni fondamentali della scienza biblica, e della fede, nonché lo studio delle letture scritturistiche da proclamare. Oltre a continuare lo studio della liturgia e della Bibbia e ad approfondire la formazione spirituale, bisogna prestar continuamente attenzione anche all'educazione della voce. Alcune parti della formazione dei lettori possono essere più facilmente svolte di tempo in tempo a livello di forania o di diocesi. L'ufficio del lettore è di norma un ufficio che sta in rapporto alla comunità. I responsabili della parrocchia eventualmente d'accordo o su sollecitazione del gruppo dei lettori - invitano altri cristiani, che partecipa¬no alla vita parrocchiale, ad assumersi questo servizio. I nuovi lettori vengono debitamente presentati la prima volta all'assemblea. In tali occasioni è opportuno spiegare il significato e il senso dei diversi ministeri liturgici.
    Noi pensiamo qui ai lettori che lavorano abitualmente in questo modo nelle nostre parrocchie, non a quelli che vengono istituiti in qualità di candidati all'ordinazione sacerdotale. Per tutti vale comunque la direttiva dell'istituzione: « Mentre annunziate agli altri la parola di Dio, sappiate accoglierla in voi stessi con piena docilità allo Spirito Santo; meditatela ogni giorno per acquistarne una conoscenza sempre più viva e penetrante, ma soprattutto rendete testimonianza con la vostra vita al nostro salvatore Gesù Cristo ». E nella preghiera di benedizione leggiamo: « Fa' che nella meditazione assidua della tua parola ne siano intimamente illuminati per diventarne fedeli annunziatori ai loro fratelli ».

    4. Le funzioni particolari del lettore
    Affinché « la stessa disposizione della celebrazione manifesti la Chiesa costituita nei suoi diversi ordini e ministeri » (introd. al Messale, n. 58), il lettore dovrebbe svolgere nel corso di una medesima celebrazione liturgica solo questa funzione (e non operare contemporaneamente, per esempio, da ministro straordinario della comunione). Durante la processione d'ingresso può portare l'evangeliario, precedendo direttamente il sacerdote. Dopo la venerazione dell'altare (di solito con un inchino) ve lo depone sopra e prende posto nel presbiterio con gli altri ministri (cfr. introd. al Messale, n. 148s). In certi luoghi egli rimane nella navata della chiesa e si dirige all'ambone solo al momento della lettura. Nelle chiese grandi ciò viene spesso sentito come un disturbo. E la stessa cosa dovrebbe ripetersi per la preghiera dei fedeli? Inoltre, va imponendosi sempre più l'usanza di far indossare vesti liturgiche ai ministranti, vesti che sono già state introdotte in varie forme anche per le donne. Ciò significa che tutti questi ministeri liturgici costituiscono assieme al sacerdote un gruppo di membri della comunità, che si impegnano a svolgere durante la celebrazione un servizio particolare a favore del¬l'assemblea. Il lettore « proclama all'ambone le letture che prece¬dono il vangelo. In mancanza del salmista può anche proclamare il salmo responsoriale dopo la prima lettura », nonché « suggerire le intenzioni della preghiera universale» (introd. al Messale, n. 150s). È conveniente che più letture siano proposte da più lettori, anche se bisogna sempre tener conto della situazione pastorale della parrocchia.

    5. Formazione dei lettori
    II ministero della mensa della parola riesce bene solo se si verificano determinate condizioni e si soddisfano determinate esigenze per cui è indispensabile dedicarsi alla formazione dei lettori. 1. Il lettore deve conoscere bene l'ordinamento delle letture e dei lezionari, almeno per quanto riguarda le domeniche e le feste degli anni A, B e C; i giorni feriali dell'anno I e II (anni dispari e anni pari); le messe dei santi (che offrono spesso varie possibilità di scelta). 2. Inoltre deve sapere che tra i libri biblici e in uno stesso libro esistono generi letterari diversi: storia, lettere, profezia, poesia...; esistono diversi modi di esprimersi: affermazioni, professioni di fede, racconti, parabole. 3. È utile che pensi agli uditori e si regoli su di essi. Col suo modo di parlare, guardare e comportarsi deve stabilire un certo contatto con essi, creare una comunicazione. Dato che si ascoltano in maniera diversa le persone cui ci si sente legati, bisogna tener conto della relazione fra lettore e comunità. Tale relazione esiste già in una certa misura a motivo dei rapporti comunitari, che sono stati stretti nella vita quotidiana al di fuori della celebrazione. Esiste tutto un tessuto di relazioni tra coloro che si radunano per la celebrazione. Si tratta di una cosa da tenere a mente, sfruttare e perfezionare.
    4. È necessario conoscere l'uso del microfono. Mantenere una distanza dai 20 ai 30 cm. Parlare direttamente nella sua direzione (regolare l'altezza e l'angolatura). Non troppo forte, in maniera chiara e disciplinata. 5. La preparazione è indispensabile: leggere ad alta voce a casa; approfondire il testo, renderselo familiare; pensare a quello che si legge; quello che non capisco non posso neppure comunicarlo in maniera comprensibile. 6. Articolare il testo. Fare le debite pause: la punteggiatura non è sempre un criterio attendibile.
    7. Controllare, soprattutto le prime volte, col registratore il ritmo della lettura, le pause, il volume, il tono della voce, l'articolazione, la respirazione, la melodia della frase, la cadenza, le inflessioni dialettali. 8. Non accentuare troppo. Porre solo un accento principale nella proposizione. Non evidenziare gli aggettivi, le negazioni e la finale della frase. Vedere le connessioni e le relazioni. 9. Prima di un'affermazione importante è utile fare una pausa per aumentare la tensione. 10. Accedere con calma all'ambone. Aspettare che tutti si siano seduti e sistemati. Respirare profondamente. Cominciare a parlare lentamente. 11. Alla fine terminare con calma. Breve pausa di silenzio prima di cominciare il salmo responsoriale. Nella benedizione dei lettori leggiamo: « Benedici questi tuoi figli eletti al ministero di lettori. Fa' che nella meditazione assidua della tua parola ne siano intimamente illuminati per diventarne fedeli annunziatori ai loro fratelli ». E nella consegna della sacra Scrittura: « ...Trasmetti fedelmente la parola di Dio, perché germogli e fruttifichi nel cuore degli uomini ».
    Ultima modifica di Gerensis; 10-08-2015 alle 21:36

  8. #8
    PierCs70
    visitatore
    II ministero liturgico dell'accolito

    1. Il termine accolito deriva dal greco. La forma verbale corrispondente significa: andare dietro, seguire, accompagnare. Nel linguaggio del Nuovo Testamento essa riveste il senso vasto e profondo di sequela di Gesù. Dell'accolito in senso liturgico sentiamo parlare per la prima volta nel secolo III. In una lettera indirizzata a Fabiano di Antiochia, papa Cornelio afferma che nella Chiesa romana vi sono quarantasei presbiteri, sette diaconi, sette suddiaconi, quarantadue accoliti e cinquantadue esorcisti, lettori e ostiari. Liste simili ne troviamo anche in seguito. Documenti liturgici veri e propri relativi all'accolitato risalgono tuttavia solo a un periodo più recente e trovano infine il loro riconoscimento ufficiale nel rito di ordinazione del secolo Vili. Secondo questo rito il candidato veniva chiamato a svolgere il servizio dell'accolito con una preghiera di benedizione e la consegna di un sacchetto di lino destinato a contenere l'eucaristia. L'accolito la porgeva dentro di esso al sacerdote per la frazione e la portava ai malati. Più tardi troviamo un rito cambiato e ampliato, che prevedeva nella sua parte centrale la consegna di un candeliere con le candele spente e dell'ampollina vuota. Ma non solo il rito fu cambiato, pure il servizio all'eucaristia come aiutante del sacerdote e del diacono fu ridimensionato. In questa forma l'accolitato costituì fino a pochi anni or sono il grado più alto degli « ordini minori ». Il ministero dell'accolito, una volta autonomo e permanente, era diventato nel corso del tempo una tappa verso l'ordinazione sacerdotale. Per quanto fosse cosa ragionevole che un sacerdote venisse preparato in maniera graduale ai compiti del suo ufficio, tuttavia in questo modo i ministeri liturgici persero la loro indipendenza e il loro senso originario. Essi furono conferiti solo più a chierici e in previsione della loro futura ordinazione sacerdotale; appunto per questo furono anche detti « ordini minori » e considerati come articolazione del sacramento dell'ordine. I ministeri liturgici veri e propri, come ad esempio il servizio all'altare, furono svolti da altri, senza che avesse luogo una iniziazione e una investitura liturgica per queste funzioni. Si ebbero così ordini, cui non corrispondeva alcuna funzione, e funzioni che mancavano dell' «ordine».

    2. Il ministero dell'accolito fu ripristinato nel 1972. Nella lettera apostolica « Ministeria quaedam » leggiamo: « L'accolito è istituito per aiutare il diacono e per fare da ministro al sacerdote. È dunque suo compito curare il servizio dell'altare, aiutare il diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della santa messa; inoltre distribuire, come ministro straordinario, la santa comunione tutte le volte che i ministri, di cui al can. 845 del Codice di diritto canonico, non vi sono o non possono farlo per malattia, per l'età avanzata o perché impediti da altro ministero pastorale, oppure tutte le volte che il numero dei fedeli, i quali si accostano alla sacra mensa, è tanto elevato che la celebrazione della santa messa si protrarrebbe troppo a lungo. Nelle medesime circostanze straordinarie potrà essere incaricato di esporre pubblicamente all'adorazione dei fedeli il sacramento della santa eucaristia e poi di riporto; ma non di benedire il popolo » (VI). Un confronto tra i compiti precedenti e quelli attuali non lascia trasparire grandi differenze; va considerata come nuova solo la facoltà di distribuire la santa comunione in casi particolari. Ma pure questo, come abbiamo visto, ripristina semplicemente un compito spettante all'accolito nella Chiesa antica.

    3. La rinuncia al concetto di « ordini minori » (con contemporanea loro riduzione a due, per la scomparsa dell'ostiariato e dell'esorcistato), nonché l'introduzione del concetto di « istituzione liturgica », facilitano l'inquadramento teologico del ministero dell'accolitato. Il concetto precedente sembrava presentare l'accolitato come articolazione dell'ordine, invece la terminologia attuale induce a concepirlo come una concretizzazione del compito battesimale e cresimale. Di conseguenza viene anche detto che esso (unitamente al lettorato) può essere conferito pure a laici; l'accolitato e il lettorato non sono più riservati ai candidati all'ordinazione sacerdotale (« Ministeria quaedam » III).
    L'istituzione viene conferita dal vescovo o, nel caso di ordini e congregazioni religiose clericali, dal superiore maggiore. Il rito consiste nella consegna della patena con il pane o del calice con il vino da consacrare, mentre il vescovo pronuncia le parole: « Ricevi il vassoio con il pane (il calice con il vino) per la celebrazione dell'eucaristia, e la tua vita sia degna del servizio alla mensa del Signore e della Chiesa ». Nella preghiera di benedizione sui candidati imploriamo: « Benedici questi tuoi figli eletti al ministero di accoliti. Fa' che, assidui nel servizio dell'altare, distribuiscano fedelmente il pane della vita ». In queste parole è contenuta una breve descrizione del ministero dell'accolito.

    4. Nella scia della riforma liturgica la posizione e il servizio dell'accolito sono stati regolati in maniera nuova, ma nel culto normale gli accoliti compaiono rara¬mente. In realtà non ce n'è bisogno, perché le loro funzioni sono in gran parte identiche con quelle dei ministranti, anche se il n. 142 dei « Principi e norme per l'uso del Messale romano » prevede una suddivisione degli uffici fra di essi. D'altra parte il compito di aiutante nella distribuzione della santa comunione viene svolto nelle parrocchie dal ministro straordinario della comunione. Se si volesse riservare questo servizio agli accoliti, si introdurrebbe una limitazione che nel caso del ministro straordinario della comunione non esiste più. Accoliti, infatti, possono essere istituiti soltanto gli uomini (cfr. « Ministeria quaedam » VII). I candidati al diaconato permanente e al presbiterato debbono ricevere l'istituzione a (lettori e) accoliti: in questo caso i due ministeri servono a preparare i candidati ai compi¬ti futuri relativi alla parola di Dio e all'altare.
    Perciò il ministero particolare dell'accolito rimarrà limitato a luoghi e circostanze particolari: alle celebra¬zioni liturgiche nel seminario maggiore e nella cattedrale, nonché alle parrocchie originarie dei candidati al presbiterato.

    Diamo ora uno sguardo ai compiti dell'accolito, così come essi risultano dai « Principi e norme per l'uso del Messale romano ».

    5. Compito fondamentale dell'accolito è quello di aiutare il sacerdote e il diacono all'altare. In casi particolari egli può preparare l'altare e i vasi sacri e distribuire come ministro straordinario l'eucaristia ai fedeli (cfr. ivi, n. 65). Per il resto i suoi compiti sono di varia natura. Può succedere che nella medesima celebrazione si debbano svolgere più servizi. In tal caso è opportuno suddividerli fra più individui. Se tuttavia è presente un solo accolito, tocca a lui adempiere personal¬mente i più importanti e lasciare i rimanenti ad altri ministranti (cfr. ivi, n. 142).

    6. Compiti normali dell'accolito sono quelli di por¬tare la croce nella processione di ingresso, sostenere il libro al sacerdote o al diacono durante la celebrazione e offrire loro i servizi necessari. In assenza di un diacono, l'accolito porta all'altare il corporale, il purificatoio e il messale; inoltre, aiuta il sacerdote a ricevere eventuali doni dell'assemblea, porta all'altare il pane e il vino e glieli consegna. Se si fa uso dell'incenso, gli porge il turibolo e lo assiste nella incensazione dei doni e dell'altare (cfr. ivi, nn. 143-145). Dopo la distribuzione della comunione aiuta il celebrante o il diacono a purificare e riporre i vasi. In assenza del diacono, riporta i vasi alla credenza, dove li purifica e li riordina (cfr. ivi, n. 147).

    7. In casi particolari l'accolito può aiutare a distribuire la comunione al popolo. Qualora si distribuisca la comunione sotto le due specie, porge il calice ai fedeli o lo sorregge, qualora la comunione sia distribuita mediante intinzione (cfr. ivi, n. 146). Porgendo il calice al comunicando dice: « II sangue di Cristo », e, dopo che questi ha risposto: « Amen », gli porge il purificatoio e il calice, quindi asterge il labbro esterno del calice col purificatoio (cfr. ivi, n. 244). Se la comunione è distribuita sotto le due specie mediante intinzione, egli sta col calice in mano accanto al sacerdote.

    8. In determinate circostanze l'accolito può portare la comunione ai malati e il viatico ai moribondi. Il « Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico » contiene a questo scopo alcuni formulari. In assenza di un sacerdote e di un diacono, o qualora questi ne siano impediti, può esporre pubblicamente la santa eucaristia all'adorazione e riporla. Per fare l'esposizione apre il tabernacolo, depone eventualmente la pisside (ciborio) sull'altare oppure inserisce l'ostia nell'ostensorio. Terminata l'adorazione, ripone il santo sacramento nel tabernacolo. Non può invece impartire la benedizione col Santissimo (cfr. ivi, n. 99).

    9. L'accolito è destinato a servire in primo luogo l'altare, ed aiutando il diacono e il sacerdote. Inoltre, può aiutare l'uno e l'altro anche in altre celebrazioni liturgiche, ad esempio nell'amministrazione dei sacramenti, nelle celebrazioni della parola di Dio e di pii esercizi. Infine, qualora sia necessario, può istruire altri fedeli che hanno l'incarico temporaneo di aiutare il sacerdote o il diacono nelle celebrazioni liturgiche portando il messale, la croce, le candele ecc. o compiendo altri simili uffici (cfr. « Ministeria quaedam » VI).
    Ultima modifica di Gerensis; 10-08-2015 alle 21:36

  9. #9
    PierCs70
    visitatore
    II ministro straordinario della comunione

    Affine al ministero dell'accolitato, il servizio straordinario della distribuzione dell'eucaristia se ne differenzia per il campo più ristretto e per le circostanze eccezionali in cui può essere svolto. È un incarico straordinario, non permanente, concesso in relazione a particolari e vere necessità di situazioni, di tempi e di persone. Ministro straordinario della comunione eucaristica può essere tanto l'uomo quanto la donna. Riceve la facoltà di «comunicarsi direttamente, distribuire la comunione ai fedeli, portarla ai malati e agli anziani, recarla come viatico ai moribondi » (istr. Immensae caritatis ). La possibilità di questo servizio è un gesto di squisita bontà nella Chiesa, « perché non restino privi della luce e del conforto di questo sacramento i fedeli che desiderano partecipare al banchetto eucaristico » (« Immensae caritatis ») e ai frutti del sacrificio di Cristo. Il profitto spirituale e pastorale, che proviene da questa comprensiva dispensazione della Chiesa, è anch'esso considerevole, sia per i singoli fedeli sia per i gruppi delle case religiose, degli ospedali, degli istituti e simili: un profitto che si riflette naturalmente e si riversa su tutta la comunità (Documento pastorale della CEI « Evangelizzazione e ministeri», 15.8.1977).

    1. Presentazione del Ministro straordinario dell'eucaristia
    La prima volta che esercita questo ministero, il ministro straordinario della comunione viene presentato dal presidente della celebrazione eucaristica e, inoltre, è ricordato nella preghiera dei fedeli. In questa occasione il celebrante dovrebbe porgergli davanti all'assemblea la pisside, da cui distribuirà per la prima volta l'eucaristia.

    2. La veste liturgica
    II ministro della santa comunione indossa la veste liturgica adottata nella sua regione, o una veste che si addica a questo sacro ministero e sia approvata dall'Ordinario. In un'epoca in cui la secolarizzazione minaccia di spazzare via l'abito festivo, tanto importante per la pietà domenicale (i francesi hanno un verbo apposito, « s'endimancher » = vestirsi per la domenica), i ministri straordinari della comunione potrebbero dare al riguardo un esempio all'assemblea, davanti alla quale si presentano.

    3. Il gesto di presentare
    Nel distribuire la comunione sotto la specie del pane. anche il ministro straordinario deve osservare quanto il n. 117 dei «Principi e norme per l'uso del Messale romano » prescrive in questo caso al sacerdote: « Eleva alquanto l'ostia e la presenta a ciascuno, dicendo: II corpo di Cristo. Il comunicando risponde: Amen, e... riceve il sacramento ». Il gesto di porgere è preceduto da un (breve) gesto di presentazione, affinché non si riduca a un'azione meccanica.

    4. Comunione al calice
    Presentando il calice, il ministro della comunione dice a ogni comunicando: « II sangue di Cristo ». Poi gli porge il calice, affidandolo preferibilmente alle sue mani. Asterge col purificatoio il punto da cui il comunicando ha bevuto e poi gira leggermente il calice, in modo che il comunicando successivo beva da un altro punto.

    5. La formula della distribuzione
    Mentre l'ostia viene presentata a ciascun comunicando, il ministro dice: « II corpo di Cristo » e il comunicando risponde: « Amen ». L'usanza di accompagnare la distribuzione dell'eucaristia con una formula risale alla più antica cristianità. Tale usanza sta a indicare che il singolo viene preso seriamente in questa azione. In Oriente ogni comunicando è invitato a sussurrare al ministro il proprio nome, affinché questi lo possa pronunciare nella formula di distribuzione.

    6. Il rispetto
    Pur con tutta la necessaria sveltezza (non frettolosità), il ministro della comunione deve mostrare con tutto il proprio comportamento di esser cosciente di quel che fa. Nelle liturgie orientali troviamo questo invito rivolto ai diaconi: « Tremate, perché dispensate fuoco vivo » (dal secolo IV i siriani chiamano l'ostia consacrata « anthrax » = carbone ardente).

    7. Prendere sul serio ogni singolo comunicando
    In conformità alla prescrizione citata nel numero 3, il ministro straordinario della comunione è tenuto a usare la formula esplicativa, che in seguito alla riforma è stata recuperata dall'uso cristiano antico: « II corpo (il sangue) di Cristo ». Tuttavia il suo servizio dovrebbe essere animato dallo spirito della formula invocativa precedente, formula mediante cui il ministro invocava per ogni singolo comunicando, quale ultimo frutto dell'eucaristia, la vita eterna: « II corpo (il sangue) del nostro Signore Gesù Cristo ti custodisca per la vita eterna ».

    8. Dopo la distribuzione della comunione
    Se il ministro straordinario ha distribuito la comunione col sacerdote, pensa questi a purificare i vasi. Se l'ha distribuita da solo, ripone la pisside, che contiene ancora ostie, nel tabernacolo, si inginocchia davanti al tabernacolo aperto, lo chiude e porta la chiave nel luogo in cui deve essere custodita. Se nella pisside svuotata o sulla patena sono ancora visibili alcune particelle di pane consacrato, le fa scendere attentamente nel vasetto con acqua pronto per la purificazione e poi ripone di lato la pisside o la patena; le particelle più grandi o qualche singola ostia rimasta le consuma lui stesso.
    Ultima modifica di Gerensis; 10-08-2015 alle 21:37

  10. #10
    Thomas76
    visitatore
    cioè? esci in veste e cotta? non solo in veste.
    Naturalmente la cotta la indosso solo per le funzioni liturgiche. Per uscire solo la veste.

    Io non sono mai stato d'accordo nella mia parrocchia di avere ministranti femmine, e tutt'ora siamo solo maschi, tuttavia è comunque necessario un abito liturgico per le chierichette. Per quanto riguarda i ministri della comunione donne penso che siate tutti d'accordo che non abbiano alcun diritto ad un abito liturgico, a meno che siano suore che abbiamo dato i voti quindi indossano l'abito proprio del loro ordine.
    Condivido tutto. Per le chierichette femmine sono d'accordo nel consentire la tarcisiana o una semplice alba.

    5. Compito fondamentale dell'accolito è quello di aiutare il sacerdote e il diacono all'altare. In casi particolari egli può preparare l'altare e i vasi sacri e distribuire come ministro straordinario l'eucaristia ai fedeli (cfr. ivi, n. 65). 7. In casi particolari l'accolito può aiutare a distribuire la comunione al popolo.
    Non penso proprio in casi particolari, è proprio questo il compito più importante dell'accolito!
    In linea di principio sono d'accordo con te, Marcolino24, ma come già dicevo, è proprio questa flessibilità che da un lato fa assimilare de facto i ministri straordinari (maschi) agli accoliti e dall'altro non incentiva l'istituzione ufficiale di accoliti in molte diocesi, che preferiscono avvalersi di ministri straordinari (spesso donne) cui non vengono neppure riconosciute tutte le prerogative canoniche... E' un problema che "de iure condendo" andrebbe riconsiderato!
    Ultima modifica di Gerensis; 10-08-2015 alle 21:24

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