Mi permetto di intervenire per una chiarificazione.
L'uso di molte suppellettili nella liturgia ha un valore simbolico: il velo, secondo me, non ha un valore puramente pratico ("per l'igiene"...), ma serve a celare alla vista il calice e la patena con l'ostia, quindi a dare loro un significato diverso; li "toglie" dalla realtà quotidiana per trasformarli in oggetti carichi di "mistero", e quindi di "sacralità/santità". Occorre insomma uscire da una prospettiva puramente funzionalista (che pure talvolta è all'origine delle suppellettili, o dei gesti che si compiono) per entrare in una dimensione di "mistero". Nella liturgia bizantina, i santi doni (il calice con il vino e l'acqua, il diskon con i pezzetti di pane e l'asteriskon) vengono coperti da appositi veli, durante il rito della "prothesis" o preparazione; vengono lasciati sull'altare della preparazione fino alla Grande Entrata, quando, ancora coperti, vengono portati solennemente dal sacerdote (e dal diacono se c'è, insieme al turiferario, ai candelieri e ai "cherubini"...) all'altare, dove vengono mostrati al popolo prima di essere introdotti nel presbiterio e posti sull'altare. Solo quando non sono più visibili "da tutti" vengono scoperti. Perchè tutta questa complicazione della vita? per la ragione che ho indicato sopra... Talvolta la curiosità rubricale sembra avere il sopravvento, ma la Liturgia non può essere ridotta ai suoi meri aspetti funzionali. "Dentro" la Liturgia c'è di più di quel che si vede "fuori".
Detto questo, anch'io celebro tutti i giorni in cattedrale, dove non sanno neppure cosa siano il velo e la borsa, e penso pure io che la validità della messa non dipende dall'uso o meno di queste suppellettili. Il loro non-uso non è una questione di validità, ma di mancata o limitata valorizzazione del linguaggio dei segni. Portando il discorso agli estremi, si potrebbe fare a meno dei paramenti, della gestualità, di tutto. In fin dei conti, per celebrare una messa valida basta un prete, un pezzo di pane e un bicchiere di vino...
E' vero che ci sono tanti altri problemi: ma il culto di Dio e la santificazione del suo popolo è compito della Chiesa non meno che l'annuncio profetico della Parola e la testimonianza concreta nella società umana... (In realtà la crisi è più ampia: perchè oggi è andato "in tilt" non solo il valore simbolico del linguaggio liturgico, ma del linguaggio "tout court").
Don Fabio gc
(«gc? e che vuol dire?» ...è la sigla della mia congregazione, i preti diocesani... noi siamo stati fondati direttamente da Gesù Cristo)